Lezioni di sesso

di Alba6990

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“Ragazzi?”
Entrai dentro a quella specie di monolocale, dove c’erano quei due che
mi aspettavano. Come cazzo si chiamavano? Uno era… Luca, okkei. E
l’altro? Ca e qualcosa… ca… ca… Carmelo? Sì, penso di sì. Mi ricordo
che era un nome di merda e Carmelo non mi piace! Però no… non era
quello… ma che cazzo ne so!

Comunque,
entrai e quelli erano su quello che si può dire essere un divano mezzo
sfondato a giocare con la PS3. Giocavano a “Call of Duty: Black Ops II”,
questo me lo ricordo. Me lo ricordo perché dopo che mi hanno salutata
mi sono fatta dare un joystick e ho spaccato i loro culi, essendo una
nerd incallita.

Luca
e… Carim erano due miei compagni di università e vivevamo tutti e tre
in un condominio nel centro di Milano. Era uno stabile dedicato
interamente agli studenti universitari che venivano da fuori città e che
avevano una media superiore al 23. Gli appartamenti ospitavano al
massimo due persone ed erano tutti uno uguale all’altro: un salotto
piccolino che fungeva da cucina e sala da pranzo, una camera da letto
condivisa e un bagno. Luca e Carlo erano compagni di stanza.

Luca:
il classico ragazzo di buona famiglia che poteva permettersi di stare
in quel palazzo anche con la media del 18, perché i suoi tiravano fuori i
soldi, capelli neri e ricci, fisico da giocatore di rugby, pelle
olivastra, occhi neri, un bel ragazzo.

Cataldo:
un ragazzo che, nonostante avesse sempre qualche esame indietro,
riusciva sempre a recuperare con dei voti abbastanza alti, capelli
castani, occhi verdi, forse leggermente trasandato, ma comunque molto
carino.

E
mentre stavamo giocando in modalità zombie (e io stavo facendo il
record di uccisioni), finalmente Luca mi fa la domanda fatidica: “Cami,
com’è andato l’esame alla fine?”

“Quale dei due?”

“Ne avevi due stamattina?!”

“Eh
sì, avevo voglia di levarmeli subito. Almeno ho l’estate libera, mica
come voi che siete dei ritardati e avete cinque esami indietro.”

“Te sei pazza…”

“Sì sì, nel frattempo io mi vivo l’estate in santa pace e con la media del 30, voi invece dovrete studiare.”

Entrambi
mollarono il joystick di colpo, proprio nell’unico momento in cui avevo
bisogno del loro aiuto per uscire da un vicolo dove mi stava assalendo
un’orda di non morti.

“Ehi!” Dissi io quasi stizzita. Quei due mi avevano appena fatta morire.

Ca-e-qualcosa
finalmente aprì bocca: “Cioè tu…hai fatto due esami di fila
stamattina…che erano due mattonate nei coglioni…e hai preso 30 ad
entrambi?”

“Ma che è?! Ma ti sei scopata il prof per avere 30!”

“Ehi!
Non insultate il mio orgoglio e la mia intelligenza! Questi 30 me li
sono guadagnati!” Dissi io tra la stizza e il divertito. Cavolo, avevo
studiato sodo per quegli esami… poi vabbè… il prof me lo scopavo, ma
mica di quei due esami lì. Era di un’altra materia e lui mi aveva fatto
il sacrosanto favore di togliermela dalle palle senza manco fare
l’esame. Ma continuavo a scoparmelo, mica avevo aperto le gambe per il
voto. Gliel’avevo data perché semplicemente mi faceva un sesso immondo e
ne ho anche approfittato laddove potevo.

Tornando
al presente, guardai Luca e Calimero girando la testa prima da una
parte e poi dall’altra, mentre ero praticamente sdraiata sul divano in
mezzo a loro. “Sapete, io avevo voglia di festeggiarli ‘sti 30… ma se
siete così insolenti…”

“No, no! Ti chiediamo pienamente scusa, vero?”

“Ah
sì sì! Guarda, te lo chiediamo in ginocchio il perdono, ma festeggiamo
subito!” Risi compiaciuta fra me e me: quei due erano degli ottimi
compagni di sessioni di gioco online sulla PS4, ma erano bravi anche
come compagni in sessioni di…“lezioni di anatomia”. Era dall’inizio
del semestre che avevamo stretto questo rapporto, quando, avendo
scoperto che entrambi erano attratti da me e io non li reputavo certo da
buttare via, avevo festeggiato la riuscita del mio ultimo esame facendo
fare testa o croce per vedere chi mi avrebbe portata in camera da letto
quel giorno… poi il giorno dopo sarebbe stato il turno dell’altro.

Ma in questo momento non ero così stanca da non reggerne due.

“Allora,
immagino che siccome è estate e i miei ormoni sono a mille… non me ne
basterà uno solo…” dissi io mettendomi più comoda. Lanciando
un’occhiata ad entrambi, notai un guizzo estremamente famigliare nei
loro pantaloni. Anche io ebbi una reazione a quella vista, a quel quasi
impercettibile sussulto.

“Non
devi neanche chiedere.” Disse Luca, il più passionale dei due,
avventandosi sulle mie labbra. Accolsi la sua lingua subito, mentre con
le mani gli slacciavo la cintura e i jeans. Carlito non era rimasto con
le mani in mano e aveva deciso di darsi anche lui da fare: mi abbassò la
spallina della mia canottiera, insieme alla coppa del reggiseno. La mia
tetta era a completa disposizione delle sue mani, mentre le sue labbra
erano concentrate ad accarezzarmi il capezzolo rosa scuro. Sentivo che
si induriva piano nella sua bocca, come un piccolo chiodo. Esattamente
come si stava indurendo il palo di carne di Luca che avevo tra le mani.
Carne dura e pulsante che mi sembrava di plasmare con le dita.

Carson
si tolse la tuta che aveva indosso, liberando un cazzo non ancora
completamente eretto. A farlo diventare un siluro ci avrei pensato io.
Mi chinai dalla sua parte, leccandogli un po’ le labbra e cominciando a
sfiorare con le dita il suo scroto. Luca non aveva perso tempo e si era
accovacciato sul pavimento, mi aveva alzato la gonnellina che indossavo e
aveva cominciato a darmi dei piccoli baci delicati attorno alla mia
figa. Sapeva che mi piaceva far crescere il piacere piano, senza fretta
(ovviamente non alla velocità di una lumaca). E mentre lui era impegnato
a preparare il mio dolce buchino ad accoglierlo tutto, io avevo accolto
in fondo alla gola il membro di Cameron. Potevo sentirne chiaramente la
consistenza e seguirne tutte le venature con la lingua. Le sue vene
erano leggermente più in rilievo rispetto a Luca. E mentre ero intenta a
farmela leccare divinamente e a saggiare lo scroto del ragazzo seduto
accanto a me…entra la Fra sbattendo la porta!

“Cami! Cami! Ho bisogno del tuo OMIODDIO!!”

Quei
due fecero uno zompo che pensai gli fosse venuto un infarto e io alzai
di colpo la testa con aria scocciata e un’espressione caricaturale sul
volto: “Fra… quante volte te l’ho detto? Devi bussare, altrimenti ti
scandalizzi nel vedere quello che fanno i grandi!” Poi mi misi a ridere,
vedendo la sua espressione di sgomento (nonostante si coprisse mezza
faccia con le mani per non vedere quello spettacolo osceno).

Francesca
ha un anno in meno rispetto a me, ma siamo amiche da quando le nostre
mamme ci hanno sparate fuori dall’utero. Una ragazza davvero bella, con
due occhi grandi, espressivi, quasi da cerbiatto, color nocciola, i
capelli castani che le arrivavano fin poco sotto le spalle, il nasino
all’insù e le labbra a cuore come quelle di una bambola. L’unico
“problema/qualità” peculiare di Francesca? Cacciarsi nei guai o in
continue figure di merda. Come in questo momento.

“Dai, Fra. Togliti le mani dalla faccia.”

“Ma siete nudi!!”

“Eh capirai! Adamo ed Eva andavano in giro nudi, non capisco perché ci dobbiamo vergognare!”

Ma
a quanto pare ero l’unica a non vergognarsi, perché anche quei due si
erano subito coperti alla meno peggio le loro palesi erezioni.

Alzai gli occhi al cielo: “Dimmi, Fra. Però, non voglio offenderti, fai veloce, per favore. Qua sto festeggiando i miei 30!”

“Eh… ne… possiamo parlare in privato?”

“Ma proprio adesso?!”

“Ti prego! È urgente! Dieci minuti e poi ti lascio andare!”

Sbuffai,
ma in cuor mio non le avrei mai detto no. Era come una sorellina per me
e per lei ci sarei sempre stata. Mi girai verso Luca e
Ca-ho-esaurito-i-nomi: “Voi avete qualcosa da fare oggi?”

“N-no…”

“Stiamo sempre qua.”

“Ottimo!
Allora fatemi sistemare questa cosa e poi torno subito.” Schioccai un
bacio sulle labbra a entrambi e seguii Francesca fuori
dall’appartamento, andando verso il nostro…esattamente sullo stesso
pianerottolo.

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