Un suo ordine

di Alba6990

Una storia vera di un mese fa.

L’aria gelida d’inverno m’investe il viso. Forse mettere al massimo
l’aria calda in macchina non è stata l’idea più saggia, il cambio di
temperatura è stato ancora più traumatico di quanto mi aspettassi. Di
solito sono una tipa calorosa, di quelle che anche con la neve sta con
il maglioncino e nient’altro. Ma in questi giorni, sono completamente
l’opposto: questa influenza è una maledizione. Dalle narici immagino
fuoriescano delle stalattiti ghiacciate piene di raffreddore, gli occhi
mi lacrimano a causa della grande quantità di catarro, la gola è
sull’orlo del baratro della tracheite e sono giorni che ho una relazione
piuttosto intensa e passionale con l’emicrania. Un bello spettacolo,
vero? In questo stato sono proprio come una di quelle donne che si
vedono nei film: affascinanti, belle, portamento regale, viso perfetto,
occhi seducenti…certo, come no. Eppure, nonostante le mie condizioni,
sono qui per eseguire un ordine ben specifico. Un ordine dettato dal mio
Padrone.


Il sale per terra scricchiola sotto i tacchi dei miei stivali di pelle,
mentre mi dirigo verso il supermercato situato nella strada dietro la
mia università. Spero che non ci sia nessuno. Non ho mai problemi a fare
figure di merda o a ritrovarmi in situazioni ambigue, ci rido sempre
sopra. Ma in questo caso, farei davvero una figura abbastanza strana e
meno gente c’è meglio è.
Una signora anziana esce dal supermercato. Bene. Una persona in meno.
Entro, sperando che l’aria calda possa alleviare il dolore che provo
alle orecchie a causa del vento forte che c’è fuori. Non è proprio il
massimo, ma c’è abbastanza calore da concedermi un attimo di tregua.
Mi dirigo verso il reparto di frutta e verdura. E già cominciano i primi
problemi: sono sempre stata abituata a fare la spesa in supermercati
muniti di bilance per pesare la frutta e la verdura che raccogli nei
sacchetti di plastica. Prendi ciò che ti occorre, guardi il numerino del
prodotto, vai alla bilancia, digiti il numero ed esce il codice a barre
che devi presentare in cassa. Qua non vedo alcuna bilancia. O meglio,
ne vedo una, ma osservandola bene non sembra essere funzionante, non è
munita di alcuna tastiera e sui cartelli della frutta e della verdura
non c’è scritto alcun numerino. Mi tocca chiedere aiuto al cassiere. E
io che volevo passare indisturbata e quasi in anonimato!
Il supermercato è piccolino e non ci metto molto a trovare un lavorante: un uomo biondo sulla quarantina.
“Scusi? Salve. Mi saprebbe dire dove posso trovare la bilancia per la verdura?”
“Ah no, signorina. Qua i prodotti vengono pesati alla cassa.”
“Ottimo, grazie.” Ottimo un corno! Se avessi pesato io, avrei potuto
sperare che il cassiere non si accorgesse nemmeno di quello che avevo
preso: avrebbe passato svogliatamente il codice a barre e io avrei messo
tutto via nel sacchetto. E invece qua farà ben attenzione al tipo di
verdura che ha davanti.
Torno nel reparto e mi fermo davanti alla cassetta delle zucchine. Le
osservo attentamente. Osservo la circonferenza, la lunghezza e tasto la
durezza. Devo prendere una zucchina. Una sola. E non deve essere una
qualsiasi: la circonferenza, la lunghezza e la durezza devono essere
pressoché simili a quelle del pene del mio ragazzo.
Passo una decina di minuti circa di fronte alla cassetta, poi prendo la
zucchina prescelta. Ci somiglia abbastanza, forse la circonferenza è
leggermente più grossa, ma di pochissimo.
Okkei. Ora tocca al secondo e ultimo acquisto della mattinata. Giro per
il supermercato come una scema, esplorando ogni reparto, pure quello dei
biscotti che non c’entra niente con quello che sto cercando.
Alzo gli occhi al cielo. Mi tocca di nuovo chiedere al commesso: “Ehm…Scusi di nuovo. Dove posso trovare i profilattici?”
“I profilattici sono proprio dietro la cassa, signorina.”
“Grazie.”
“Si figuri.”
Ed eccoli lì. Alla cassa, dove in ogni supermercato che ho visitato
sulla faccia del pianeta Terra si trovano merende varie della Kinder,
pacchetti di chewing-gum, pile e giornaletti vari…qua ci trovo i
preservativi. Prendo una bella e soprattutto grossa (perché più piccola
non c’era) scatola di “Durex – Settebello”.
E di nuovo devo chiamare il commesso, perché è l’unico che sta lavorando
e che quindi deve fare cassa e allo stesso tempo vagare per i vari
scaffali a controllare che sia tutto in ordine.
“Mi perdoni, giuro che poi me ne vado…”
“Sono qui per questo, mi dica pure.”
“Dovrei pagare.”
“Oh, certo. Prego.”
E come da copione: lui passa la zucchina e poi i preservativi.
Nient’altro. Lo vedo, palesemente, che fa due più due e mi lancia uno
sguardo degno dei peggiori maniaci sessuali. Uno sguardo che dice: “Ma
guarda qui. Che cosa ci devi fare con queste cosucce, cara?”.
Mio dio. Che figura. Ho sempre associato l’autoerotismo con gli ortaggi a
delle signore in là con gli anni che non sono capaci né di farsi un
uomo né di andare a comprare un vibratore, fatto apposta per questo
scopo. E ora mi sento una di loro!
Per carità, non denigro chi lo fa. Né penso che a farlo siano solo donne
molto mature. Ma non mi è mai piaciuta l’idea di dovermi masturbare con
ciò che poi mangio. Non so come spiegarmi.
Esco dal supermercato il più in fretta che posso, sentendo sulla schiena
lo sguardo del commesso…e forse anche il suo ghigno perverso.

Sono le 10.02 del mattino. Nell’atrio e nei corridoi della mia
università c’è un grande fermento, perché c’è il cambio delle lezioni.
Studenti di ogni età e facoltà entrano ed escono dalle varie aule. Nel
tragitto che mi porta verso un bagno poco affollato incontro pure i miei
compagni di corso che hanno finito la lezione di economia e si stanno
dirigendo verso l’aula della materia successiva.
È difficile trovare un bagno libero in questo bordello. Le donne,
soprattutto, approfittano del cambio dell’ora per andare a orinare o
sistemarsi il trucco e i capelli allo specchio.
Arriva una mail dal mio Padrone: “Cagnetta. Sei al bagno? Hai ciò che ti ho richiesto?”
“Sì, Padrone. Mi sto dirigendo ora al bagno.”
“Scrivimi quando sei dentro.”
Dio. Ogni volta che mi scrive è sempre la solita storia: immagino la sua
voce che mi ordina di eseguire tutti gli svariati compiti per
procurargli piacere…e sento le mutandine accartocciarsi umide tra le
mie cosce. Ha un effetto tale su di me che ogni volta che mi scrive
“Penso con la fica”, usando le sue stesse parole.
Mi ritrovo a sgomitare tra la gente in fila alle macchinette delle
bibite e merendine. Ma proprio accanto alla toilette dovevano essere
piazzate?
Mi fiondo nel primo bagno libero che mi capita. Per fortuna è quello
senza finestre, perché sono perennemente aperte e io non ho voglia di
gelarmi il culo.
“Eccomi, Padrone. Sono chiusa in bagno.”
“Bene, cagnetta. Adesso voglio che tu prenda in mano la zucchina. Mandami una foto e descrivimela.”
Faccio come dice. Prendo la zucchina fra le mani, la tasto di nuovo con
cura e parto con la descrizione: “È lunga più o meno quanto il pene del
mio ragazzo. La circonferenza è poco più grossa. È dura ed è leggermente
appiccicosa al tatto.”
“Bene. Ora voglio ascoltami attentamente: voglio che mi mandi un video
mentre metti un preservativo sulla zucchina. Non devi farlo con le mani.
Devi farlo con la bocca.”
“Sì, Padrone.”
Dentro di me sento combattere eccitazione ed imbarazzo per l’idea di
dover avere un rapporto sessuale con un ortaggio. Mi sembra un classico
cliché.
Apro la confezione dei profilattici e ne estraggo uno. Mi ero
dimenticata della sensazione di bagnato e dell’odore particolare dei
preservativi. Sono anni che non li utilizzo più.
Il cuore mi batte all’impazzata, mentre infilo la zucchina fra le
labbra, dove tengo il preservativo. Immagino che sia il membro del mio
Padrone. Certo, io lo immagino più lungo, ma ora ho questo fra le mani. E
la sensazione che mi dona questa piccola fantasia è una goccia viscosa
che mi solca le labbra della vagina.
“Brava, cagnetta. Adesso rimettetela in bocca. Immagina che sia un
cazzo. Fin dove riesci a prenderlo? Fammi vedere fin dove arrivi
segnandomi il punto con il dito.”
“Grazie, Padrone…lo faccio subito…”
Chiudo gli occhi e dietro le mie palpebre si materializza l’immagine di
un pene turgido e svettante di fronte al mio viso. Posso quasi toccare
quell’asta dura che tanto desidero dentro di me. Una goccia di pre
sperma fuoriesce dal buchino e percorre lenta…lenta…molto lenta…il
glande, il fusto e bagna una piccola parte dello scroto. Si tratta di
due coglioni tondi, gonfi e pieni. Li vedo quasi pulsare, talmente è
tanto lo sperma che anela di schizzare fuori. E mentre metto in bocca la
zucchina, immagino di prendere in bocca quello spettacolo. I miei
capezzoli quasi bucano il maglioncino e il mio sesso è oscenamente
aperto e bagnato.
Arrivo alla metà, la circonferenza più grossa mi rende più difficile farla arrivare in gola più di così.
“Bene. Adesso toccati fino all’orgasmo, senza venire. Poi penetrati con la zucchina per 30 volte.”
Mi vuole fare morire?
Mi levo completamente scarpe e pantaloni, appoggiando per terra e il
giubbotto e sedendomici sopra. (Sarò anche eccitata, ma un minimo di
contegno! Non voglio che i germi del pavimento di un bagno pubblico
entrino in contatto con il mio organo riproduttivo.)
Non devo neanche inumidire il dito medio con la mia saliva, ci pensano i
miei umori. Con una mano apro per bene le grandi labbra per scoprire al
massimo la clitoride. È già sensibilissima, gonfia, una protuberanza
dura e bagnata. E al posto del dito, c’è una lingua calda che la sta
leccando velocemente. Alternanza tra punta e lingua piatta. È questo ciò
che immagino. Sento la testa che pulsa a pari della mia figa. Il mio
corpo è come un tamburo in preda al delirio. È doloroso fermarsi a pochi
passi dal venire, mi viene quasi da piangere e dal petto fuoriesce un
lamento simile a quello di una bambina capricciosa. Come faccio a
penetrarmi 30 volte senza venire? Prendo quel peculiare oggetto di
piacere e senza pensarci su, mi penetro una volta…due
volte…tre…quattro…dio! Ho le cosce spalancate, un cazzo che mi
fotte e le ovaie che quasi esplodono. Per fortuna che il bagno è ormai
deserto (fuori il silenzio domina) e nessuno mi sente, perché sto
gemendo, forte. Da quanto non faccio sesso? Da molto, troppo tempo.
Dannata relazione a distanza. Fosse per me e per la mia figa, uscirei
dal bagno e mi fotterei l’unico professore del mio corso giovane e di
bell’aspetto.
Mi sembra quasi un cazzo vero quello che ho dentro di me ora. E il solo
pensiero sta bagnando completamente il preservativo. Mi trattengo un
sacco per non venire, stimolata come sono. Faccio di tutto per pensare
ad altro, a qualcosa di schifoso e per niente erotico ed eccitante, ma
tutto ciò che mi viene in mente sono orge, schizzate di sperma, aromi di
sessi eccitati e mi ritrovo quasi a cavalcarlo questo ortaggio che ho
fra le cosce!
Per un miracolo divino riesco ad arrivare al 30 senza venire.
“Brava cagnetta. Ora vai a lezione, ma tieni la zucchina e i preservativi, che oggi voglio fartelo usare di nuovo.”
“Grazie, Padrone. Posso venire?”
“No, devi aspettare oggi pomeriggio…se farai la brava.”
“Sì, Padrone.” Sì un pezzo di cazzo! Io voglio venire! Come faccio ad
andare a lezione con il cervello annacquato dalla voglia? Ma, ancora una
volta, devo rispettare ciò che il Padrone mi comanda. E ancora una
volta devo obbedire ad un suo ordine.

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About Alba6990

Ciao, mi chiamo Alba6990… o almeno, questo è il mio nome su Internet. In realtà il mio nome non c’entra niente con “Alba” e 69 e 90 non rappresentano la mia data di nascita, semplicemente mi piacciono moltissimo… chissà per qual motivo! Sono una ragazza che ama qualsiasi tipo di arte, ma soprattutto sono amante della cinematografia, dei romanzi e della scrittura ed è proprio questo amore per la scrittura che mi ha portata, nel 2016, a provare a scrivere il mio primo racconto erotico. L’ho fatto quasi per gioco, ma adesso non riesco proprio più a farne a meno! Credo di scrivere dei racconti abbastanza belli, o almeno… così mi hanno detto… non mi piace giudicarmi senza ascoltare le “critiche” degli altri. Per quanto riguarda il tema dei miei racconti, quindi il sesso, posso semplicemente dire che lo considero anch’esso una forma d’arte. Per chiunque volesse contattarmi può farlo scrivendomi su palmierilaura79@gmail.com (e no, manco quello è il mio nome o la mia data di nascita reale ahah)

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