Io, mio marito, e la passione per la fotografia /3

di Wife07

Capitolo 3 – Un giorno alle terme

Io e mio marito Enzo decidemmo di prenderci un giorno di vacanza alle
terme. Niente di più rilassante. Dedicammo un giorno intero alla cura
del corpo: fanghi, massaggi, piscina con idromassaggio. Ed Enzo non
aveva di certo dimenticato la sua macchina fotografica, la sua passione,
anzi, la nostra passione. Passò molto tempo a fotografarmi, in pose
abbastanza innocenti: i primi scatti durante il massaggio, mentre
l’esperto filippino mi massaggiava le cosce e la schiena, mentre ero
distesa a pancia sotto su un lettino bianco, completamente nuda.

Poi
dopo scattò delle fotografie mentre ero immersa nella piscina con
l’idromassaggio, ma questa volta avevo il costume nero, che le tette
sembrava volessero farlo scoppiare. C’erano alcuni anziani lì con me, in
piscina. E non facevano altro che guardarmi le tette. Uno di loro mi si
avvicinò, con molta scioltezza. Per qualche attimo mi sentii
corteggiata da quell&
#039;uomo, mentre mio marito continuava a scattare delle fotografie. Ma
non pareva molto entusiasta di quegli scatti, perchè a parte le mie
tette, non c’era altro che potesse sembrare un obiettivo interessante,
per lui. L’uomo anziano d’altronde stava lì a parlare con me, e non
potevamo certo chiedergli di accarezzarmi le bocce per far sembrare le
fotografie più interessanti.
decidemmo di rilassarci con la sauna, entrammo anche qui in costume, e
c’era un ragazzo seduto sulle panche di legno, tra il vapore che
inondava la stanza. E che ragazzo! Sembrava un modello, con un fisico da
scultura greca, con la pelle olivastra e i capelli scuri. Un telo
bianco gli copriva il pene, ma io moriva dalla voglia di vederlo. Il suo
corpo era tutto bagnato, ma tra qualche attimo lo sarebbe stato anche
il mio e quello di mio marito, con tutto quel vapore.
– Buongiorno – gli dissi con un bel sorriso misterioso.
– Ciao – mi rispose.
Mi diressi verso la panca di fronte alla sua, mio marito si mise a
sedere e posò la macchina fotografica a terra. ebbi una voglia pazzesca
di mostrare a quell’uomo le mie tette, e anche tutto il resto del mio
corpo, ma in realtà non sapevo se a mio marito la cosa avesse dato
fastidio o meno. Ma decisi che dopo le fotografie scattate in albergo,
niente sarebbe stato un problema per lui.
– Posso togliermi il costume o per te è un problema? – gli chiesi gentilmente.
– Fai pure. Anzi, se vuoi inizio prima io – rispose l’uomo, portandosi
via il telo bianco e scoprendo il suo grosso arnese penzolante
completamente depilato, come d’altronde tutto il resto del corpo.
Mio marito guardava interessato quella scena. Forse in lui stava
nascendo l’idea di un nuovo servizio fotografico. Guardai con uno
sguardo da vera porca il corpo nudo di quell’uomo, era uno spettacolo
che non mi sarei aspettato. Quella giornata alle terme stava diventando
interessante. Poi fu il mio turno, slacciai il pezzo di sopra del
costume nero, e le tette si liberarono molleggiando.
– Ehi, che bell’arsenale – mi disse l’uomo.
– Beh, anche tu stai messo molto bene – poi mi liberai dello slip del
costume, facendo respirare la mia passera scura e mettendola in luce.
Adesso ero completamente nuda davanti ai suoi occhi.
Soltanto mio marito rimase in costume, ma non lo vedevo deciso a
liberarsene. Forse per lui andava bene restare in quel modo. Mi voltai
verso il mio Enzo, ma più che altro per mostrare a quell’uomo il mio bel
culone. Mi chinai, però tenendo le cosce dritte, come per fare degli
esercizi ginnici. Ma in realtà volevo farmi guardare da lui. E mi
guardò, teneva gli occhi fissi su di me, e sul mio culo. Con le mani
allargai le natiche leggermente, per non essere troppo esplicita, volli
mostrargli il mio buchetto. Poi decisi che era arrivato il momento per
le presentazioni, quindi mi voltai di nuovo verso di lui.
– Come ti chiami?
– Mirko. Siete dei fotografi? – ci chiese guardando la macchina.
– No – rispose mio marito, – è solo una passione. E nella maggior parte dei casi fotografo mia moglie Giulia.
– Siete sposati?
– Sì – gli risposi con un sorriso malizioso.
– Interessante questa vostra passione.
– Vuoi provare a fare due scatti con noi? – gli chiese mio marito. Speravo che glielo chiedesse.
– Certo, perchè no? – rispose con un sorriso.
– A te, Giulia? Andrebbe?
– Sì dai, scatta qualche foto – andai verso Mirko, e mio marito prese la macchina fotografica.
Mi misi al suo fianco, non mi ero mai sentita così arrapata per uno
sconosciuto. Mi distesi sulla panca, con la testa appoggiata sulla sua
coscia sinistra, a poca distanza dal suo enorme arnese, ma ancora non
eretto. Guardai l’obiettivo con un sorriso malizioso, e mio marito
scattò la prima fotografia. Già immaginavo lo splendore di quelle
fotografie, la bellezza del suo corpo scolpito nel marmo accanto al mio
cicciotto e caldo.
– Non sei a tuo agio? – gli chiese mio marito, che si aspettava di vedere il cazzo di Mirko in un erezione gigantesca.
– è che avrei bisogno di un aiutino per raggiungere l’erezione – rispose.
Non me lo feci ripetere, con una mano raggiunsi il suo cazzo e lo presi
con delicatezza. La stessa mano dove portavo l’anello nuziale, la mia
fede. Lo iniziai a masturbare delicatamente, e quello diventò enorme
nella mia mano. Mi ritrovai a massaggiare un sogno di cazzo, con l’asta
dura e il glande gonfio e rosa. Spalancai gli occhi per lo stupore.
– Fantastico. Così va bene. Masturbalo con delicatezza amore – mi disse mio marito, e intanto scattava.
La mia mano scivolava sul suo arnese ormai completamente eretto e duro
come il legno. Il mio pugno chiuso scorreva dal basso dei suoi coglioni
fino a raggiungere il glande, il vapore rendeva scivolosi i nostro
corpi, e quindi anche la mia mano e il cazzo di Mirko, che un pò
guardava l’obiettivo e un pò il lavoretto della mia mano. Teneva le
gambe ben aperte, con una mano ragguiunse la mia schiena e mi accarezzò,
facendo scivolare le dita sul vapore e sulle goccioline di sudore.
– Non ti infastidisce che tua moglie mi stia menando l’uccello? – chiese
a mio marito, che intanto si era avvicinato con la macchina
fotografica, per riprendere meglio la mia mano che percorreva l’arnese
di Mirko a quattro dita di distanza dal mio viso.
– Non ci vedo niente di male. Si tratta solo di un set fotografico – gli rispose.
– Ce l’hai bello duro, mi piace da impazzire – gli dissi a bassa voce e guardandolo in faccia.
– Leccalo se ti va. Dai, facciamo qualche foto mentre me lo prendi in bocca.
A mio marito non sembrò dare fastidio quella proposta, continuava a
scattare ad ogni mio movimento, quindi pensai che avrebbe acconsentito.
Quindi lasciai momentaneamente l’uccello di Mirko e mi misi in piedi,
scendendo dalla panca di legno. Adesso ero di fronte a lui, tutta per
Mirko, che con le mani raggiunse le mie grandi tette morbide e le
accarezzò. Erano tutte bagnate e scivolose, e Mirko si divertiva a
premerle una contro l’altra. Mi baciò un capezzolo, poi mi accovacciai
ai suoi piedi, e con il busto mi spinsi tra le sue cosce. Ripresi in
mano il suo uccello masturbandolo con la stessa lentezza di prima. Con
la lingua gli solleticai il glande, e scesi verso i coglioni, e poi di
nuovo verso il glande. Mio marito ci fotografava da dietro, riprendeva
il mio corpo di spalle, con la testa abbassata sul cazzo di Mirko, e lui
che mi guardava mentre le labbra gli baciavano la cappella. Poi la feci
entrare in bocca, e me la gustai, assaporai il suo gusto
 e la sua enormità. E lo guardavo in viso anche. Mi piaceva vederlo
sorridere mentre gli tenevo il cazzo in bocca, e mentre roteavo con la
lingua intorno al glande. Mio marito si era avvicinato a noi, adesso ci
riprendeva da sinistra, con degli scatti continui. Pareva piacergli la
vista della moglie attaccata al cazzo di un altro, o forse la sua
passione per la fotografia lo disinibiva di fronte a tutto. Intanto
avevo cominciato a muovere sù e giù la mia testa, facendo affondare il
cazzp a metà asta nella bocca. Poi lo feci uscire fuori, e mentre lo
masturbavo gli leccavo la base dei testicoli, per poi ritornare al
glande, che stuzzicai con la punta della lingua. Gli sorrisi.
– Sei una vera porcella.
– So essere porca con gli uomini che mi eccitano.
– Ti va di cambiare posizione? – mi chiese Mirko.
– Cosa mi vuoi fare, maiale?
– Mettetevi al centro della stanza – ci disse mio marito. – Dai, amore, lascia stare per qualche attimo il suo uccello.
Mirko si alzò dalla panca di legno e mi prese per mano. Indietreggiò, e
io lo seguii, ma in ginocchio, e con il cazzo di Mirko che ballava
davanti ai miei occhi.
– Stenditi, con la faccia a terra e mettiti a pecorina. Facciamo qualche scatto mentre simuliamo una scopata da dietro.
Feci quello che Mirko mi diceva, appoggia le mani e il viso sul
pavimento e puntai il culo verso l’alto. Sentii il suo arnese che
sfiorava e accarezzava il buchetto del mio culone. Intanto mio marito
scattava. E io desideravo che Mirko mi penetrasse per davvero, che
quella non fosse solo una simulazione.
– Siete fantastici – disse mio marito. – Sembra che state scopando per davvero.
Mirko con le mani mi teneva il bacino, e con l’uccello era passato dallo
sfiorarmi il buchetto del culo allo sfiorarmi la mia passera, che trovò
un lago di umori. Era bagnata, e avrebbe accolto senza troppe
difficoltà il suo cazzo. Con mio stupore sentii la sua cappella che
cercava di penetrarmi, e subito fu risucchiata dentro. Dio mio, avevo il
suo glande dentro. Cosa altro sarebbe successo? Non dovevo farmi
scoprire da mio marito Enzo, perchè un pompino non era un problema, ma
addirittura farmi fottere davanti ai suoi occhi, questo certamente non
l’avrebbe accettato.Mirko con una spinta più violenta mi penetrò
completamente, il suo cazzo mi entrò dentro fino ai coglioni. Serrai gli
occhi e mi morsicai il labbro per il dolore, e per trattenere le urla.
Mirko iniziò a spingere, dentro e fuori, dentro e fuori, intanto mio
marito scattava, ma ancora non si era reso conto che quella non era una
simulazione, ma mi stava davvero s
copando. E non avevo mai accolto un cazzo di quelle dimensioni, e il
dolore maggiore fu trattenere le mie urla. Mirko mi teneva per il
bacino, e accompagnava i suoi movimenti. Il suo inguine e le sue palle
sbattevano contro la mia pelle.
– Amore, non è che ci stai prendendo gusto? – mi chiese mio marito.
– Ma cosa dici, Enzo? – chiesi, e non riuscii più a trattenere i miei
lamenti di piacere, i miei mugolii. – Non vedi che stiamo solo fingendo?
Intanto Mirko aveva cominciato a sbattermi con più prepotenza, e anche
lui ansimava. Mio marito ci fotografava, e o non sospettava niente,
oppure faceva finta di non essersene accorto, per il piacere di
fotografarmi in quella posizione, con quell’uomo dietro di me, che si
spingeva dentro di me, violandomi, in una squallida sauna. Era piacevole
sentirlo scorrere nella mia passera, come un serpente, duro da farmi
male. Chiusi gli occhi, liberai un urlo di dolore. Mirko insisteva, lo
faceva uscire e poi rientrava in maniera violenta. Mentre dalla sua
bocca uscivano lunghi sospiri. Mi accarezzò le spalle con una mano.
– Mhhh, sei il mio puledro. Montami col tuo cazzo duro, sono tua! é bellissimo! Non fermarti – dicevo.
– Avrei voglia di sborrarti dentro.
– Ehi – disse mio marito mentre scattava di continuo. – Mica te la stai scopando sul serio?
– Ma no amore, non vedi che stiamo soltanto simulando? – gli dissi per
non insospettirlo. – Ohhh, fottimi, fottimi più forte! Sto venendo!
Un fiotto liquido bagnò il suo pene, ma non si fermò, mi continuò a
scorrere nel ventre. Poi venne anche il suo turno, fece venire fuori il
suo arnese e masturbandosi per qualche secondo il suo sperma schizzò sul
mio culone, scendendo giù a metà schiena, a causa della mia pendenza.
Dopotutto ero anclora chinata con il viso al pavimento e il culo
all’aria. La sua sborra sembrava non finire più. Mio marito continuò a
scattare, mentre io riprendevo fiato, e mentre gli schizzi di Mirko si
esaurivano. La schiena era inondata del suo seme, lo sentivo scorrere,
caldo, profumato. L’avrei anche ingoiato se me l’avesse chiesto,
quell’uomo mi faceva impazzire. Mio marito si avvicinò con la macchina
fotografica alla mia schiena, per riprendere la sborra che scorreva giù,
lungo la mia schiena, mentre Mirko per ripulirsi dalle ultime gocce
sfregò il glande contro il buchetto del mio culo, attaccando la
 sborra sui piccoli peli scuri che lo circondavano.
Quando ripresi fiato mi rialzai. Enzo ci chiese di abbracciarci, così
avrebbe scattato qualche foto più romantica. Ci abbracciammo, lo baciai,
lui con le mani mi accarezzò la schiena, spalmando la sua sborra su
tutto il mio corpo, come una lozione. Poi scese fino al culo, me lo
schiaffeggiò e mi disse in un orecchio:
– Mi sarebbe piaciuto scoparti anche questo bel culone grasso.
– Chissà, magari un giorno potrai realizzare questo tuo desiderio.
Indossai di nuovo il mio costume, lui il suo telo bianco. Dopo un altro
bacio con tanto di lingua, uscii dalla sauna. Mio marito strinse
amichevolmente la mano di Mirko, e uscì con me. Ero sporca di sperma
ovunque, ma mi piaceva, aveva un bell’odore. Alcune persone che stavano
alle terme se ne accorsero, e mi guardarono come una puttana. Ma io mi
sentivo stupendamente. Mio marito mi prese per mano e mi disse che mi
avrebbe accompagnato alle docce, ma io gli risposi che era meglio
tornare a casa. Poi la doccia l’avrei fatta nel nostro appartamento. Ma
la verità era che volevo sentirmi addosso ancora la sua sborra calda, il
suo odore, la sua passione. Infatti ci rivestimmo, e andammo alla
macchina. Ancora sentivo l’odore di Mirko sul mio corpo. Mi sentivo
leggera, e avvertivo ancora le sue spinte dentro di me. Ma com’era
possibile che mio marito Enzo non si era accorto di niente? Possibile
che aveva finto di non accorgersene?

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