Al di qua del piacere e del male

di Matt

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Il
distratto e noioso zapping alla tv fu interrotto dallo squillante
trillo del telefonino. Tra uno sbadiglio e una veloce stiracchiata,
Marco lasciò cadere il telecomando sul divano e con andare
lento e svogliato si diresse stropicciando gli occhi verso il mobile
della tv, maledicendosi per non aver tenuto il cellulare a portata di
mano.

Classico
messaggio. Sarà uno dei mille gruppi inutili, magari
dell’università, se non delle superiori. Forse una di
quelle stupide catene che ti fanno perdere solo tempo.

E
invece no. Una foto.

La
foto.

Marco
aprì l’immagine e rimase paralizzato dallo stupore. Non
poteva credere ai propri occhi e d’istinto si diede un pizzico
sul braccio per assicurarsi di essere davvero sveglio. Se fosse
entrata sua moglie Alice in quel momento, lo avrebbe trovato con una
buffa espressione e lo sguardo inebetito.

Questa
volta Giulia era andata oltre.

La
foto di lei in topless, con la doccia sullo sfondo ancora velata dal
vapore, con il volto famelico e provocante, e col seno, tondo e
prosperoso, in primo piano, andava davvero al di là dei
confini entro i quali erano riusciti a rimanere fin lì.

Nonostante
fosse completamente solo in casa, Marco si guardò intorno con
discrezione, quasi a nascondere un crimine efferato. Lasciò
passare qualche istante, chiuse la foto. La riaprì. Più
la osservava e più in lui il desiderio cresceva. L’evidente
eccitazione che lievitava sotto i pantaloncini della tuta non si
poteva più nascondere.

Preso
da un enorme senso di colpa, si limitò a un generico
complimento di risposta, ma non appena arrivò nel bagno per
sfogare tutta la propria voglia, riprese in mano la foto.

Con
una tale fonte di ispirazione, gli bastarono due minuti appena per
spargere dalle maioliche al pavimento tutto il seme di tanto
desiderio.

Giulia
era arrivata in ufficio qualche mese prima. Si erano conosciuti in
azienda molto tempo addietro, ma non avevano mai lavorato fianco a
fianco nella stessa struttura. Invero, da parte di lei c’era
molta diffidenza verso tutti i colleghi del reparto, Marco incluso.
Dietro qualche convenevole di facciata nascondeva i sospetti nei
confronti di tutti. Si sentiva tradita dal modo in cui era stata
trattata nell’ufficio precedente e in tutta l’azienda
vedeva dunque nemici ai quali porre attenzione.

Ben
presto, il clima più disteso e i ritmi meno frenetici delle
attività precedenti la fecero ricredere nei confronti dei
colleghi e, di riflesso, agli occhi degli altri appariva anche una
Giulia molto diversa, solare e allegra rispetto ai mesi precedenti.
In poco tempo si era ambientata e non diffidava più di
nessuno; anzi, aveva iniziato a legare in maniera particolare con
Marco.

Tra
i due era nata una complicità dovuta ad interessi comuni, dai
più generali come i viaggi ai più particolari come i
manga giapponesi e la narrativa erotica in genere. Il clima gioviale
dell’ufficio contribuiva poi a generare battutine e doppi sensi
a volte leggermente spinti. Marco e Giulia non si sottraevano di
certo alla goliardia e spesso qualche uscita spiritosa sconfinava in
un ammiccamento neanche tanto velato. Le battute divennero presto
complimenti e l’amicizia si consolidò anche al di fuori
del lavoro.

Nonostante
qualche anno più di lui, Giulia conservava un aspetto fisico
da ragazzina. I lineamenti del viso morbidi la rendevano davvero una
bella donna. Anch’ella sposata, non si curava molto delle
conseguenze del rapporto che aveva instaurato con Marco, anche perché
fino a quel momento erano rimasti a un livello iscrivibile alla voce
scherzi innocenti.

Già,
fino a quel momento.

Sfogato
tutto lo stupore iniziale, Marco riacquistò quel briciolo di
lucidità che gli consentì di capire appieno quanto
stava accadendo. Decise che il giorno successivo avrebbe parlato
chiaramente a Giulia. Le avrebbe detto che erano andati oltre il
lecito e si sarebbe scusato con lei qualora da parte sua fossero
partiti dei segnali sbagliati.

Puntuale
come sempre, Marco si presentò in ufficio carico di buone
intenzioni e sicuro di chiarire in un batter d’occhio la
situazione. Avrebbe approfittato del primo momento utile per prendere
da parte Giulia e parlarle in tutta franchezza. Solitamente anche lei
era puntuale; anzi, in genere erano proprio loro i primi ad arrivare,
ma non quel giorno. Quella mattina un contrattempo rallentò
Giulia, bloccata nel traffico di punta. Arrivò quando già
anche gli altri colleghi avevano preso posto alle proprie postazioni.

In
un baleno, tutte le convinzioni di Marco si sciolsero come zucchero.

Vederla
entrare dalla porta in tutto il suo splendore lo fece rimanere
basito. Il vestitino scollato e attillato lasciava ben poco
all’immaginazione, e lo spacco sulle cosce lisce e sinuose lo
lasciò a bocca socchiusa. L’immagine della sera prima
tornò a fargli visita, mentre squadrava Giulia in una
radiografia da capo a piedi. Compiaciuta da tali attenzioni, lei
lanciò un fugace sguardo provocatorio e continuò la
sfilata verso il computer.

Concentrarsi
sul lavoro sarebbe stato davvero difficile, pensò Marco.

La
giornata passò molto lentamente, tra una mail e una
telefonata, le classiche pause caffè e le inevitabili occhiate
superbe di Giulia. Finalmente il turno volgeva a termine e, più
trascorrevano i minuti, più Marco riusciva a farsi forza e a
convincersi che sarebbe riuscito a parlarle per mettere fine a un
qualcosa di molto pericoloso. Si offrì pertanto di
accompagnarla alla macchina, con una scusa, a dire il vero, assai
banale. Lei accettò, e una volta a destinazione Marco si
accomodò sul posto del passeggero colto da un moto d’orgoglio.

In
auto Giulia lo sorprese subito ed esordì con un misterioso:
«Ti fidi di me? Vorrei fare un gioco».

Un
po’ balbettante e stralunato, Marco non poté che
annuire.

«Bene,
ora chiudi gli occhi e dammi la mano. Senza fare domande. E non
sbirciare!». Marco eseguì.

Un
contatto caldo, morbido e avvolgente lo colse alla sprovvista, ma ci
mise un secondo appena a realizzare che quella sensazione d’estasi
proveniva dall’aderenza della mano al sodo e imponente seno
nudo di Giulia. Una reazione di riflesso gli fece per un istante
chiudere il palmo per godere appieno dello sfregamento contro il
capezzolo ormai duro di lei. Per Marco fu concentrato tutto in una
frazione di secondo, il tempo di realizzare quanto stava accadendo e
rimuovere velocemente il braccio. Addusse delle scuse balbettanti e
aggiunse con animo turbato che quello davvero non poteva farlo.

Giulia
non si aspettava una tale reazione; rimase anzi spiazzata dal forte
disorientamento di Marco. «Tranquillo. Pensavo solo che ti
avrebbe fatto piacere toccare quanto hai solo potuto vedere ieri
sera…» – provò a giustificarsi mortificata.

Tra
mille imbarazzi Marco si congedò e si recò verso la
propria auto. Non era riuscito nemmeno ad accennare a quanto aveva da
dirle. Anzi, la situazione adesso si era addirittura complicata.

Già
dal viaggio verso casa i pensieri si accavallavano nella testa di
entrambi. Giulia si sentiva terribilmente desolata e del tutto in
colpa nel confronti di Marco. Si fermò per strada colta dal
rimorso per scrivere un lungo messaggio di scuse. Era pronta anche a
cambiare nuovamente lavoro pur di non dargli sofferenza.

I
tormenti di Marco erano invece contrastanti: da un lato era
dispiaciuto sia verso la moglie per quanto non aveva saputo evitare,
sia nei confronti di Giulia per averla congedata in quel modo;
dall’altro era dannatamente eccitato dalla situazione. E più
si eccitava, più si sentiva in colpa per non potersi astenere
dal farlo. Il solo guidare in quelle condizioni, con i jeans che gli
opprimevano l’asta pulsante, aveva un coefficiente di
difficoltà elevatissimo.

Giunto
a casa, Marco salutò Alice con un bacio frettoloso e corse in
bagno con ancora tutti gli accessori addosso. Appoggiò il
borsello sul mobile, slacciò la cintura con furia e finalmente
si liberò dalla costrizione degli slip: in un attimo la punta
del pene saltò fino a colpirlo al basso ventre.

Subito
un suono del cellulare gli ricordò che una notifica era
arrivata qualche minuto prima. Colto da curiosità, aprì
il borsello per controllare. Era il messaggio di Giulia.

Marco
ne restò affranto.

Con
animo mesto e afflitto provò subito a darle una risposta
rassicurante, mentre non accennava a calare l’eccitazione tra
le gambe. Il solo fatto di scrivere a Giulia, fosse anche quel
messaggio intriso di tristezza, gli faceva, forse inconsciamente,
tornare il desiderio che quella donna ispirava in lui. Il calore nei
testicoli divenne un fuoco ardente, mentre la punta prese a pulsare
più impetuosa che mai.

D’istinto
aprì la fotocamera ed immortalò il membro nel suo stato
più imperioso. Per tranquillizzare Giulia era sul punto di
spedirle l’immagine: doveva in qualche modo ringraziarla per la
sera prima. Titubò qualche istante.

Poi
cliccò su invia.

Non
ebbe tempo di pentirsi: in un attimo la mano prese l’asta e la
mosse con ritmo forsennato. E non si preoccupò minimamente di
soffocare nel fazzoletto il frutto di tutte le emozioni di quella
giornata.

Dopo
una doccia gelata e tanti respiri profondi, riprese in mano il
cellulare. Che aveva fatto? Ormai era tardi per rimediare. Vi trovò
una decina di messaggi consecutivi di Giulia che andavano dallo
stupito all’arrapato. L’aveva completamente spiazzata.
Marco sorrise in particolare per una sfilza di faccine dalla bocca
spalancata seguite dalla chiosa: «Sta a te capire per cosa sta
la bocca aperta…». Seguì una serie di messaggi
dolci ed affettuosi da parte di lui che rassicurarono Giulia.

Tuttavia,
per Marco la serata passò tra mille rimorsi e sensi di colpa.
Non poteva calmare quell’angoscia opprimente per quanto
successo. Alice non meritava sicuramente tutto questo. La storia era
già andata troppo oltre e doveva assolutamente finire là.


Questa volta con Giulia sarebbe stato chiaro e deciso.

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