Al di qua del piacere e del male /2

di Matt

Il
giorno seguente Marco si recò al lavoro assolutamente convinto
e carico delle migliori intenzioni, fosse anche cascato un meteorite
sull’ufficio. Piccolo dettaglio: aveva dimenticato che quel
giorno Giulia era in ferie per sbrigare delle vecchie faccende
personali. Poco male – pensò lui. Sarebbe uscito in
permesso un po’ prima del solito e si sarebbe recato a casa di
lei. Magari senza distrazioni o orecchie indiscrete sarebbe stato
ancora meglio. E così fece.

Presentarsi
a mani vuote a casa di un’altra persona era disdicevole. Era
opportuno portare un pensierino. Una scatola di cioccolatini? Meglio
di no, roba da fidanzati; e poi lei non era il tipo. Un mazzo di
fiori per scusarsi della reazione del giorno prima? Forse un po’
troppo azzardato. Optò pertanto per una semplice piantina e in
venti minuti fu sotto casa di lei.

Giulia
aveva da poco sbrigato tutte le pratiche. Il marito doveva lavorare
fino a tardi in azienda e a lei era toccato prendere un giorno di
ferie per controllare che gli operai ultimassero la ristrutturazione
del soggiorno senza danni. I lavori erano ormai finiti: doveva solo
attendere che si asciugasse l’ultima mano di pittura. Aveva
appena finito di ripulire tutto e si era concessa il lusso di una
doccia prima del meritato relax. Non poteva certo aspettarsi che
Marco si sarebbe presentato a casa sua senza preavviso! Si asciugò
in fretta, lo riconobbe dallo spioncino della porta e, ancora confusa
per il disordine in cui versava la casa fino a mezzoretta prima,
corse ad aprirgli con il solo accappatoio addosso.

«Ciao!
Come mai da queste parti? Entra pure, e scusa il casino!».

Naturalmente
la vista di lei in tale abbigliamento non lasciò Marco
indifferente. Non cominciava affatto bene la missione…

«Ciao!
Niente, volevo dirti delle cose e… Ecco, ti ho portato
questa…» rispose lui un po’ imbarazzato tentando
di guardarla negli occhi e non altrove.

«Che
gentile, grazie! Non dovevi… Scusa l’abbigliamento ma ho
corso fino ad ora. Mi cambio un attimo, metto su un caffè e ti
faccio vedere la nostra umile dimora!» aggiunse Giulia
perfettamente a proprio agio. E così dicendo lo fece
accomodare sul divano mentre corse in bagno a rivestirsi.

Nella
fretta non chiuse completamente la porta. Dalla sua posizione, grazie
allo specchio Marco poteva vedere decisamente bene tutta la scena.

Non
sapeva se avvertirla o se, semplicemente, guardare da un’altra
parte. L’istinto e la curiosità vinsero tuttavia con
estrema facilità. Che male avrebbe fatto dare un’occhiatina?

Giulia
sfilò di spalle l’accappatoio lasciando alla vista di
lui un dorso liscio e bianco, con un fondoschiena piccolo e dai
glutei sodi e definiti. Le cosce fine e sinuose completavano una
visuale da urlo. Si piegò in avanti per chiudere il mobiletto
basso rimasto aperto e offrì quindi ancor meglio a Marco lo
scorcio del posteriore teso ed invitante.

Senza
farci caso, Marco già aveva la mano impegnata in un massaggio
lento sul cavallo dei pantaloni.

Quando
Giulia si girò per tirare su gli slip, finalmente poté
vedere il suo frutto depilato e perfetto, con la sola strisciolina di
pelo che risaliva dal basso fino al pube. Il massaggio di lui aumentò
prepotentemente il ritmo.

Con
le sole mutandine addosso – bianche, di pizzo – Giulia si
girò completamente. I seni grandi e tondi che Marco aveva
potuto vedere solo in foto e toccare per un istante ad occhi chiusi
erano ora lì, a pochi metri da lui, riflessi in uno specchio
che chiamava in lui gli istinti più feroci. Slacciò
furiosamente la zip e liberò finalmente l’asta
svettante, tornata ancora una volta dura e ardente per le voglie che
Giulia sapeva instillargli. La afferrò con forza e la strinse
quasi a provare dolore.

Giulia
prese un panno e lo cinse sulla testa per asciugare un minimo i
capelli ancora gocciolanti. Finalmente la coda dell’occhio le
cade sullo specchio. Lì riflesso vi era un membro pulsante
pronto ad esplodere per lei. Per un momento trasalì. Poi
sorrise, curando di nascondere il ghigno arretrando il busto verso la
doccia.

Fece
mezzo passo indietro fingendo naturalezza e dal mobile estrasse il
flaconcino con la crema per il corpo. Regalò alla vista di
Marco il massaggio più sensuale di cui avesse mai potuto
godere, premurandosi di rialzare i seni unendoli sul petto e
solleticando i capezzoli per irrigidirli. Quando Marco stava per
scoppiare di piacere, Giulia allungò il braccio fuori dalla
porta e con un inequivocabile gesto dell’indice della mano lo
invitò ad entrare. Lui si paralizzò. Era stato scoperto
e ora le certezze diventavano timori. Iniziò a sudare freddo,
ma l’eccitazione vinse ancora una volta.

Si
fece forza e varcò la soglia del bagno.

Lo
accolse un sorriso enigmatico, a metà fra una micetta insicura
e una pantera predatrice. Giulia fece cadere l’asciugamano
dalla testa e scuotendola liberò la chioma, aumentando la
provocazione con uno sguardo di sfida. Marco aveva in tensione ogni
muscolo del corpo, incapace di sciogliere del tutto l’apprensione.
Provò a sfilare la maglietta ed abbassare del tutto i
pantaloni: l’effetto fu più simile al buffo movimento di
un automa che quello di un sensuale latin lover. La scena intenerì
Giulia, che si lasciò andare a una dolce risatina.

Fu
lei a prendere iniziativa. Col palmo della mano accarezzò il
collo di Marco, scendendo fino al petto e all’addome, resi sodi
dai primi risultati delle attività in palestra.

Giunta
all’altezza del pube, i muscoli di Marco cominciavano a
sciogliersi. Iniziava a sentirsi più a proprio agio.
L’insicurezza del volto lasciava via via strada a
un’espressione più decisa.

Finalmente
Giulia poté stringergli la punta e solleticarla scorrendo fino
alla base. Il tocco di lei portò al massimo l’irrigidimento,
e l’eccitazione di Marco prese del tutto il sopravvento sulle
sue incertezze.

Guardandola
ora con occhi voraci, Marco l’avvicinò a sé e le
strinse i glutei fino a strizzarli. Da sotto fece scendere un dito a
saggiare le umidità sempre più fluide di lei. Accarezzò
la vulva godendo dei suoi sospiri e lentamente si fece strada
all’interno. Senza alcuna difficoltà.

Una
spinta improvvisa, inaspettata e veloce del dito fece sobbalzare
Giulia di piacere. Di colpo si trovò sollevata e trascinata a
gambe aperte e sbattuta sul divano. Una lingua insaziabile corse
subito a stuzzicarle i seni, senza tregua alcuna, mentre le dita tra
le gambe aumentavano in numero e volume. Due, tre, quattro dita la
sconquassavano mentre i capezzoli venivano torturati ora dai denti,
ora di nuovo dalla lingua. Un primo rivolo di umori colò dalla
mano di Marco. Lo raccolse con la lingua stessa e prese ad attingere
poi direttamente alla fonte. Stuzzicò il clitoride sfiorandolo
appena, senza forzare per non farle male. Il tocco delicato mandò
in estasi Giulia, già ansimante e con le gambe tremanti.

Marco
insinuò la lingua tra le grandi labbra colanti spingendola a
fondo e facendola vorticare con forza, salendo poi nuovamente sul
clitoride per riscendere ancora, penetrando sempre più a
fondo.

Due
orgasmi interni liberarono l’ultimo grido di Giulia, ormai
senza fiato. Un altro tocco esterno le regalò gli ultimi
brividi incontenibili.

Fu
costretta ad allontanarlo per non soffrire di piacere.

Un
bacio, dapprima tenero e accennato, le regalò il sapore dei
propri godimenti. Poi l’intreccio di lingue si fece sempre più
veloce e intenso, e la feroce penetrazione di Marco la sorprese come
un fulmine sconquassandola nel più profondo.

Dieci,
venti, trenta colpi sempre più forti, rapidi e brutali la
lasciarono in preda a un altro lungo orgasmo, naturale sfociamento
dei piaceri intensi di qualche attimo prima.

Ormai
esausta, si sentì presa al tempo stesso con dolcezza e
decisione. Marco la alzò e la fece accomodare con il ventre
appoggiato alla spalliera del divano.

Alla
sua vista si presentava una schiena liscia e vellutata. E quei glutei
sodi e piccoli erano sotto il suo totale controllo. Si avvicinò
con ancora il membro svettante, le si accostò e la penetrò
ancora una volta, da dietro, curando di andare a fondo con tutta
l’asta, spingendo fino a farla urlare.

I
colpi del pube sul fondoschiena morbido di Giulia riecheggiavano nel
soggiorno come musica da camera. Il ticchettio sempre più
frenetico divenne un rullo di tamburi incessante, accompagnato dal
coro dei loro spasmi. Giulia si abbandonò sfinita a un ultimo
potente e dominante grido di piacere. Il calore e le contrazioni del
membro di lui si fecero incontenibili fino al punto di non ritorno.

Marco
si rialzò prima di cedere all’ultimo appagamento
liberatorio e Giulia le offrì il seno come ispirazione e
terreno fertile per il suo seme denso e copioso.

Non
mancò di raccoglierlo spalmandolo su tutto il petto e
ripulendo la punta ancora turgida di Marco prolungandogli con la
lingua sapiente il godimento fino all’estremo.

Si
lasciarono andare esausti e sorridenti con la complicità degli
sguardi. Il momento dei rimorsi poteva attendere.

FINE

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