Castalia: Giorgia /7
di Carol89
Capitolo 7
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Una delle immagini che hanno ispirato questo racconto [link]
Alcune settimane più tardi, Giorgia e Chloe avevano finalmente ottenuto un lavoro di pregio. Approfittando del mercato erano andate a proporsi presso alcuni locali di Glasbury. Sebbene la cittadina non fosse grande, aveva comunque una manciata di taverne di lusso, frequentate dai più ricchi della zona e da viandanti che potevano permetterselo.
Il più blasonato di questi locali, la Locanda dell’Orso Bianco, le aveva scritturate. Il lavoro non era proprio dietro casa, ma era pagato bene, meglio di una serata di prostituzione, e consentiva visibilità e contatti ben migliori. Giorgia coltivava la speranza di poter addirittura fare carriera, nel locale stesso o in altri simili.
Il giorno in cui doveva tenersi il lavoro partirono per Glasbury a metà pomeriggio. Si trovarono lungo la strada, provenendo ciascuna dal proprio villaggio, e procedettero insieme. Entrambe si erano vestite bene, ma indossavano lunghi mantelli di lana che tenevano allacciati: in questo modo non ebbero problemi con le guardie all’ingresso in città.
Arrivarono alla Locanda con l’anticipo necessario ad essere istruite sulle loro mansioni, prima che la serata avesse inizio e gli avventori cominciassero a frequentare il locale. Un membro del personale, probabilmente un servo ma non di basso livello, si prese cura di loro. Era un ragazzo di colore, magro, molto gentile nei modi. Si presentò educatamente e le introdusse nei camerini. Già il fatto di entrare nelle stanze del personale di una Locanda così importante elettrizzava Giorgia. Qui diede loro due sedie con relativi specchi: i loro camerini. Poterono togliersi i mantelli. Il ragazzo non parve badare al fatto che fossero vestite bene: disse loro subito di togliere pure i vestiti e rimanere nude.
Mentre le due ragazze si spogliavano lui si occupò di recuperare degli accessori. Tornò da loro con dei sandali, con il tacco piuttosto pronunciato e poche cinghiette per allacciarli, e qualche bracciale e anello per capelli. Giorgia e Chloe erano già nude, in piedi una accanto all’altra. Lui diede loro i sandali, che le ragazze calzarono, e poi le aiutò ad infilare qualche bracciale e a legare qualche anello d’oro fra i capelli. Per il resto rimasero interamente nude.
A quel punto il ragazzo le guidò nuovamente all’ingresso del locale. Le ragazze lo seguirono camminando sui tacchi, leggere e attente. La loro completa nudità le imbarazzava leggermente, ma il resto del personale non sembrava sorprendersene: vi erano evidentemente abituati. Donne molto belle giravano per quel locale, rifletté Giorgia.
Il ragazzo di colore mostrò loro una parete proprio di fronte alla porta d’ingresso. Quello sarebbe stato il loro luogo di lavoro. Andò a girare un rubinetto nascosto e da in cima alla parete iniziò a scendere una cascatella d’acqua, discreta ma estesa per circa un metro di ampiezza.
– Starete qui davanti, girate verso la parete, dando le spalle all’ingresso. Dovete stare sotto l’acqua, in modo che vi scorra addosso. Provate.
Giorgia e Chloe si addossarono alla parete, una accanto all’altra, vicine. L’acqua le colpì sulla testa iniziò a scorrere lungo i loro capelli e lungo tutto il corpo nudo di entrambe. Era tiepida, quasi calda: un contatto piacevole, che le proteggeva dal freddo.
– Molto bene, così è come dovrete stare. Voglio che i nostri avventori entrando vi vedano subito, e voglio che vi vedano il culo. È chiaro? Devono vedervi da dietro, di spalle, per tutto il tempo.
– Non dobbiamo mai girarci? – Chiese conferma Giorgia.
– No. Dovete sempre mostrare il culo, e nient’altro. Potete stare vicine, parlare fra di voi, accarezzarvi. Ridete, se vi viene da ridere. Dovete sembrare felici. Ma agli avventori dovete mostrare sempre solo il culo.
– Va bene – annuirono entrambe le ragazze. Era un compito chiaro e tutto sommato piuttosto semplice.
Iniziarono da subito. Mentre ancora il personale si occupava di preparare il locale, loro stettero in piedi sotto l’acqua, le schiene nude e inarcate lungo cui scorreva l’acqua, i culi sodi, le natiche tondeggianti anch’esse bagnate, e poi le lunghe gambe sottili, affusolate, nude. L’acqua gocciolava fino ai loro piedi seminudi, e appiccicava i loro lunghi capelli alla schiena: capelli mori e biondi, in un ravvicinato contrasto.
Mentre stavano in quella posizione le due ragazze chiacchieravano piano tra loro. Erano entrambe di buon umore, eccitate all’idea di quell’esperienza lavorativa in un locale così importante, quindi spesso sorridevano e ridevano. Senza voltarsi, osservarono però il più possibile ciò che avveniva intorno a loro: i preparativi, il personale. Compresero che il ragazzo di colore che le aveva istruite non era in realtà un servo, ma il direttore artistico del locale, uno degli impiegati di grado più elevato.
– È stato molto gentile… – commentò Chloe ammirata.
– Già… magari ha un debole per te – la canzonò Giorgia.
– Eh… magari!…
– Intanto facciamo bene il nostro lavoro, così sarà soddisfatto. Se ci faremo notare ci chiamerà di nuovo. Magari anche per altri ruoli.
Il rammarico maggiore di Giorgia era che il lavoro si svolgesse in quella stanza d’ingresso. Era la sala dove si trovavano il guardaroba e il bar d’ingresso, ma una porta con un’elegante tenda la separava dal locale vero e proprio, dove si sarebbe svolta la serata. Lei non era mai stata lì dentro quando il locale era aperto, e avrebbe pagato tutto quel che aveva per potervi entrare.
Intanto però, in quella posizione all’ingresso, tutti gli avventori del locale le avrebbero viste, nessuno escluso. E anche loro avrebbero potuto osservare tutti coloro che entravano e uscivano dal locale.
La gente iniziò ad arrivare a partire dal tramonto. D’un tratto Giorgia e Chloe si accorsero che una musica discreta, ritmata, proveniva da dentro il locale: i musici avevano iniziato a suonare. I primi clienti, gente del luogo che veniva spesso, iniziarono ad entrare.
Giorgia e Chloe stavano nude sotto l’acqua e si muovevano leggermente sulle lunghe gambette nude. Parlottavano fra loro, sorridendo e ridendo. Al terzo ingresso, Giorgia sfidò Chloe a muovere un po’ il sedere.
– Ma dai, vuoi fare proprio la scema? – rise Chloe.
– Dai, muoviamo solo un po’ il sedere!
Così dicendo Giorgia sporse di qualche centimetro il sedere nudo all’indietro, fuori dall’acqua, e ancheggiò, facendolo dondolare a destra e a sinistra.
– Dai fallo anche tu!
Chloe rise, ma imitò l’amica: sporse in fuori il culetto nudo e lo fece dondolare lateralmente, accanto al suo.
Con perfetto tempismo il nuovo cliente aveva depositato il cappotto e passò dietro di loro proprio in quel momento. Si soffermò un attimo a guardarle.
– Bambine… una magnifica visione! – disse loro, sorridendo sotto i folti baffi grigi.
Giorgia si strinse nelle spalle magre e gli sorrise appena, atteggiandosi a timida. Chloe rise, nascondendosi il volto con una mano. L’uomo passò oltre.
All’inizio furono per lo più uomini ad entrare. Tutti lanciavano una lunga occhiata ai corpi bagnati e nudi delle due ragazze. Il tempo per loro due volò, perché si divertivano e osservavano con curiosità tutti gli avventori.
Il modo in cui erano vestiti faceva capire sempre che si trattava di gente ricca. Cappotti di pelle, mantelli di cuoio e fine lana, spesso ornati da gioielli e oro lavorato in varie fogge. Tutti poi si cambiavano al guardaroba, e il loro abbigliamento si trasformava: lasciavano gli indumenti pesanti e rimanevano poco o molto poco vestiti. Cinghie di pelle, costumi ridotti, sospensori per i genitali, mutande di seta: pochi accessori mirati coprivano le parti intime, affiancati soltanto da una profusione di gioielli, bracciali, collane. Non serviva altro per entrare in quel locale.
Le prime donne iniziarono ad arrivare dopo l’ora di cena, verso le nove. Alcune erano di una certa età, anche se si spogliavano anche loro senza remore. Avevano comunque corpi molto belli, ben proporzionati e mai sovrappeso. Giorgia osservava con attenzione tutto e tutte.
Poco più tardi iniziarono ad entrare anche donne giovani e ragazze. Erano in rapporto all’incirca di uno a tre rispetto agli uomini, ma erano comunque numerose. Giorgia giudicò che molte fossero figlie dell’aristocrazia: ragazze giovani, mediamente belle, vestite con grande opulenza. Tutte si svestivano all’ingresso ed entravano poi seminude nel locale. I loro corpi erano belli, curati e in salute, ma in generale non perfetti. Non avevano le proporzioni che poteva vantare Giorgia, e nemmeno quelle di Chloe. Però erano senz’altro mediamente più belle delle ragazze che Giorgia vedeva in paese, sue coetanee.
Alcune ragazze che entrarono, poi, erano bellissime. Giorgia le identificò come combattenti, oppure modelle. Alte, significativamente più alte di lei, magre e slanciate, avevano attributi femminili di tutto rispetto: sederi alti e sodi, seni prosperosi e floridi. Muscoli tonici, ben definiti, che rivelavano un allenamento professionale e una cura del corpo totale.
Quando passarono quelle ragazze Giorgia si sentì in difetto. Avrebbe preferito non mostrarsi nuda accanto a loro, nude quasi quanto lei. La surclassavano in diversi aspetti fisici e sebbene questo non diminuisse la sua giovane bellezza, creava però automaticamente una competizione che Giorgia odiava vedersi risolvere a suo sfavore.
D’altronde non fu l’unica competizione che perse, amaramente, quella sera. Gli avventori nel passare all’ingresso buttavano tutti l’occhio sulle due ragazze: tutti le notarono, molti sorrisero loro o fecero qualche commento gentile. Quasi tutti però passarono rapidamente oltre, interessati ad entrare nel locale. Soltanto due, una coppia di amici che entrò a metà serata, si soffermò, dimostrando un interesse maggiore. Erano due uomini di mezza età, di bell’aspetto, che erano entrati vestiti con costosi mantelli di pelliccia. Quando si fermarono alle spalle delle ragazze, osservandole e commentando, Giorgia lo fece notare a Chloe e insieme risero e fecero le seduttive. Gli uomini mostrarono di gradire, al punto che, dopo aver commentato fra loro, fecero chiamare il direttore artistico del locale, il ragazzo di colore che le aveva accolte.
– Signori, posso esservi utile? Vedo che gradite le nostre ragazze del muretto…
– Ragazze del culetto, direi piuttosto – ribatté uno degli ospiti, – davvero carine e simpatiche.
– E molto ben dotate! – aggiunse l’altro. – Abbiamo notato in particolare lei, la biondina…
Il gruppetto si avvicinò e concentrò le sue attenzioni sul deretano di Chloe. Giorgia si sentì gelare, quando udì quella frase e mentre rimaneva in piedi accanto a Chloe, osservando i tre uomini che esaminavano da vicino il culetto dell’amica.
– Sono due bei culi – disse ad un tratto uno dei due clienti, – ma quello di questa bionda è più compatto e sollevato… davvero perfetto!
Giorgia guardò a sua volta il sedere nudo di Chloe. In effetti era un po’ più piccolo del suo, fatto che lei aveva sempre visto come un difetto, ma ora notava come fosse per questo anche più sferico e alto.
Gli uomini allungarono le mani con discrezione, saggiando le chiappe di Chloe, lisciando delicatamente le sue coscette sode e la schiena magra.
– Bella, belle gambe anche… niente male.
Giorgia rimase in silenzio, sorridendo doverosamente, mentre Chloe la guardava ridendo imbarazzata e lusingata da quelle attenzioni e quei commenti positivi.
Gli uomini passarono oltre e Giorgia temette che avrebbero chiamato la sua amica bionda nel locale, lasciando lei lì. Ma non accadde nulla del genere. Terminarono entrambe la serata sotto la cascata d’acqua, fino a notte fonda, quando il ragazzo di colore venne da loro e disse che potevano lasciare la posizione e andare a rivestirsi.
Le ragazze erano un po’ indolenzite dalla lunga permanenza in piedi, ma la serata era andata bene. Sostarono un momento davanti al giovane direttore, entrambe con le braccia conserte, per tenersi caldo, e dunque entrambe con il pube nudo, adornato dall’ordinata e soffice peluria che avevano ridotto a due piccole strisce verticali.
– È andata bene? – chiese Giorgia.
– Direi di sì. I clienti hanno apprezzato. È stato un gioco simpatico e ammiccante, accoglierli con la vista dei vostri corpi nudi ma senza svelare troppo. E voi siete state brave, sorridenti e divertite per tutta la serata. Proprio ciò che vi avevo chiesto.
– È stato bello anche per noi – sorrise Giorgia, stringendosi nelle spalle.
– Bene. Vi siete meritate un piccolo premio aggiuntivo sulla paga.
Le ragazze si guardarono e sorrisero compiaciute.
– La tua amica, poi – proseguì il ragazzo, – ha un sedere davvero magnifico. I clienti hanno apprezzato.
Giorgia sentì di nuovo un brivido freddo, mentre l’attenzione si spostava su Chloe.
– Chloe, giusto?
– Sì… – annuì Chloe, timida ma sorridente.
– Pensi che saresti disponibile per… del tempo da dedicare a singoli clienti?
– Io… sì…
– Anche questa sera?
– Adesso?… sì…
– Bene – annuì il ragazzo. – Se avrò delle richieste ti farò chiamare in camerino. E lo stesso vale per te, naturalmente, Giorgia.
Giorgia sorrise e annuì, anche se aveva l’amaro in bocca.
Le due ragazzine tornarono nel camerino, dove si asciugarono corpo e capelli. Poi si coprirono soltanto con i mantelli, in attesa di sapere se c’era dell’altro lavoro per loro.
– Dici che ci chiameranno? – chiese Chloe emozionata all’amica.
– Sembra che per te ci fosse dell’interesse. Può darsi di sì. E se non stasera, magari per una prossima occasione.
– Ma io non voglio andare da sola…
– Farai quel che ti chiedono – sentenziò Giorgia, in tono che non ammetteva discussioni. – Sono occasioni da non perdere. Pochissime hanno l’opportunità di lavorare in posti come questo, ricordatelo.
– Già… ed è solo grazie a te… – Chloe sorrise, si sporse e cercò le labbra di Giorgia. Si scambiarono un bacio a stampo, affettuoso.
Pochi minuti più tardi si affacciò al camerino un ragazzo, questa volta un inserviente.
– La ragazza bionda – disse, – ti vogliono in una sala privata. Vieni con me.
Le due ragazze si guardarono. Giorgia annuì, sforzandosi di sorridere all’amica, che si alzò emozionata.
– Sì… devo… vestirmi?
– No, vieni come sei. Com’eri prima.
– D’accordo…
Chloe lasciò il mantello e camminando sui tacchi seguì l’inserviente. Uscì dal camerino, poi lo seguì lungo un corridoio secondario, riservato al personale. Il ragazzo le indicò una porticina, che lei varcò chinandosi per non sbattere la testa: si ritrovò in una saletta piccola, privata, separata dal resto del locale per mezzo di una pesante tenda. La luce era bassa, solo poche candele accese. C’erano due divanetti eleganti e un tavolino basso nel mezzo.
Sui divani erano seduti gli uomini che qualche ora prima avevano lodato il posteriore di Chloe. La aspettavano. Chloe sorrise loro ed esitò. Entrambi erano seduti sullo stesso divano, entrambi con le gambe larghe, comodamente. Erano seminudi, vestiti solo di alcune cinghie di cuoio. I loro membri erano denudati, e svettavano rigidi sopra ai coglioni.
– Benvenuta, piccolina, benvenuta! Vieni avanti, ti aspettavamo. Vieni qui!
La fecero avvicinare. Chloe era tesa e un po’ impacciata, ma loro no: le allungarono subito le mani addosso, esplorando il suo giovane corpo nudo, concentrandosi in particolare su culo e cosce che tanto avevano apprezzato già prima. In breve le fecero allargare le gambe e la fecero sedere addosso a uno di loro, il cui pene s’incuneò nella giovane vagina aperta. Mentre lui la usava per strofinarselo, su e giù, l’amico se lo menava con la mano e usava l’altra per esplorare il corpo di Chloe, palpandole i seni e il culo.
Con delicatezza ma decisione l’altro uomo le afferrò la testa per i capelli, e la fece chinare di lato, a prendere in bocca il suo pene duro. Chloe si trovò così a sfregarne uno con la vagina e l’altro con la bocca, mentre i seni le sbattevano nudi sul petto, e mentre l’altro uomo le stringeva ed esplorava le chiappe e il culo.
Fu un dopo serata faticoso. La usarono in mille modi, appagando la propria voglia sul suo giovane corpo a lungo e con molta fantasia. Chloe fece alcune cose che non aveva mai fatto, ma sempre venne trattata con rispetto e gentilezza. Anche se la usarono in modo spesso umiliante, come si sarebbe fatto con un animale, all’unico scopo di darsi piacere, non fu un’esperienza spiacevole e Chloe non ebbe di che lamentarsi. In più, al termine del lavoro, la pagarono bene. Più del doppio di quanto prendeva normalmente per una serata con Giorgia.
Quando uscì dalla stanzetta, per la stessa porticina da cui era entrata, Chloe trovò ad aspettarla nel corridoio il direttore artistico del locale. La biondina era stanca, sudata e sporca più o meno ovunque di sperma. Si fermò però educatamente in piedi, con i sandali in mano, e lui si complimentò.
– Brava, hai fatto un ottimo lavoro. Ti ho vista. Sei inesperta, ma lavori bene. Sei piaciuta molto a questi clienti, e anche ad altri.
– Bene… grazie… di questa opportunità…
– Figurati. Se lavorerai sempre così bene, sarà un piacere coinvolgerti nuovamente.
Chloe annuì, felice.
– Adesso ce la fai a fare un ultimo lavoretto, prima di andar via? Diciamo… un piacere personale.
Il ragazzo tese la mano, porgendole una moneta d’argento, intera. Chloe la guardò sorpresa. Allungò la mano e la prese.
– Che cosa…?
– Vieni, inginocchiati qui – disse il ragazzo, slacciandosi contemporaneamente i calzoni, ed estraendo i propri genitali. Il pene, di notevolissime dimensioni, si stava già inturgidendo. – Soltanto un lavoro di bocca, poi ti lascio andare a casa.
Chloe annuì, concentrandosi. Lasciò a terra i sandali e si inginocchiò sul pavimento duro e freddo, con cautela. Mise delicatamente le mani sul pene e sui testicoli del ragazzo, e si sporse a prenderne in bocca il sesso.
Iniziò a lavorare di bocca, e gli fece un lungo, intenso pompino, succhiando come meglio poteva quel pene estremamente grosso. Intanto, come le aveva insegnato Giorgia, gli massaggiava le palle e la base del pene. Il ragazzo la tenne delicatamente per la testa e mostrò di apprezzare, perché nel giro di pochi minuti la sua asta crebbe dapprima fino a proporzioni straordinarie, e poi raggiunse un profondo ed appagante orgasmo, che lo fece sospirare di piacere a bocca aperta e gli scosse il corpo intero.
Lo sperma del nero si riversò interamente nella bocca di Chloe, che si concentrò e si sforzò di inghiottirlo tutto, man mano che veniva, ad occhi chiusi. Quando sentì che aveva finito, delicatamente si staccò, succhiando con cura la punta del membro e infine guardando il ragazzo dal basso in alto.
– Magnifica – disse lui, con un accenno di sorriso. – Molto ben fatto. Sei davvero una piccola troia che ama dare piacere.
Chloe sorrise, lusingata. Lui la aiutò a rialzarsi e lasciò che proseguisse per il camerino.
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