C’era una volta una stronza in Canadà

by Alessandra V.

Capitolo 3 – Tre orgasmi sottochiave

– Quindi si disconnette solo dopo le dieci o anche durante il pomeriggio?
Il giovane tecnico con la faccia mesta di un Matt Damon appena tradito
dalla moglie sta armeggiando col modem cercando di capire per quale
motivo la mia connessione internet, da un paio di giorni, ha deciso di
mettersi a fare schifo.
– Sì anche durante il pomeriggio… – rispondo tornando dalla cucina con uno yogurt, – …ma specialmente la sera.
Il ragazzo mi guarda con aria confusa, come se il suo cervello avesse
sempre un lag di qualche secondo prima di riuscire ad elaborare quello
che gli dico. Probabilmente è la stanchezza, avrà lavorato tutta la
giornata. O forse è che l’unica cosa che indosso è una maglietta larga
che arriva appena a coprirmi gli slip così che il 99% della sua attività
cerebrale è impegnata a mantenere un’espressione normale mentre cerca
di non fissarmi le gambe.


– Potrebbe esserci un disturbo nella linea, magari un cavo scoperto… –
si ferma ad ascoltare con lo sguardo di un segugio che non si ricorda
dove ha seppellito il suo osso.
– Cos’è questo suono?
– Quale suono?
– Tipo un ronzio.
– Un ronzio?
– Sì, mi sembra di sentire un ronzio… Ecco, lo sente?
– No.
– Non importa… sarà il frigorifero – conclude.
Richiude il modem, smanetta un po’ col portatile, poi mi chiede
– Signorina V., si ricorda se per caso queste disconnessioni sono avvenute in relazione alla visita di… certi siti?
– Quali siti? – chiedo col cucchiaino in bocca
– Beh… quei siti un po’… mi ha capito.
– No, quali?  
In realtà ho capito, ma voglio vedere fin dove arriva per evitare di dire PORNO.
– Parlo di siti…  sì insomma, per adulti…
– Tipo casinò virtuali? Non mi interessa il gioco d’azzardo.
– Ehm no… intendevo siti con contenuti di… atti sessuali espliciti.
– Ah, siti porno.
– Sì ecco, io non volevo essere troppo brutale… – ridacchia
imbarazzato, poi aggiunge – … ma poi lei è una ragazza, non sarà
sicuramente il caso.
– Perché, le ragazze non possono andare sui siti porno?
– No no, non intendevo questo! – mette subito le mani avanti.
E’ incredibile come, a differenza dell’Italia, le persone qui siano sempre così attente a non passare per razziste o misogine.
– Ovvio che una ragazza può fare quello che vuole… – continua – poi io
sono assolutamente per i diritti delle donne di… – si sta incartando
sempre di più, lo grazio togliendolo dall’imbarazzo con un – Vabè, ma
con la connessione cosa c’entra?
– Sà, a volte magari c’è un filtro famiglia impostato dal provider… – si interrompe come colto da un’illuminazione
– Ci sono altre prese adsl nella casa?
– Sì, una in camera da letto.

Entrati in camera, il mio Matt Damon dei telefoni cerca goffamente di
far finta di non guardare un paio di mutandine dimenticate sul letto e
si tuffa subito a controllare la presa.
Di nuovo viene preso da qualcosa nell’aria
– Ancora quel rumore…
– Quale, quello di prima?
– Sì, mi pare arrivare da questa stanza…
– Dalla presa internet?
– No, sembra venire da quella zona lì – indicando vicino all’armadio
– C’è per caso un condizionatore?
– Sì ma è in soggiorno. Ed è spento.
– Mmh… allora probabilmente proviene dall’appartamento adiacente.
– Probabilmente.
Si rituffa sulla presa, ci attacca una scatolina
– Provi ora.
Vado a prendere il portatile per controllare.
– SI, ORA FUNZIONA – gli urlo dall’altra stanza.
Torna da me con l’espressione compiaciuta come dopo un’impresa eroica.
– Mancava il filtro! Ecco perché saltava la connessione – si siede come
per iniziare un lungo discorso – Vede, i segnali adsl e quello del
telefono corrono sulla stesa linea, ma quando arriva una chiamata se il
segnale non viene filtrato separando la linea adsl da quella telefonica,
allora accade che…
Ecco, l’ultima cosa di cui ho bisogno ora è un pippone tecnico su una roba di cui non mi frega un cazzo
– Guardi, mi interessa solo che funzioni. Ora dovrei uscire, per cui…  
– Sìsì, mi scusi, tolgo subito il disturbo.
Lo sto accompagnando alla porta quando, proprio un attimo prima di uscire, il ragazzo viene distratto da un rumore
– Cos’è stato?
– Cosa?  
– Non ha sentito niente?
– No.
– Sembrava un lamento, dalla camera da letto.
– Un lamento?
– Una specie, tipo guaito. Ha per caso un cane?
– Direi proprio di no dato che non li sopporto.
– Oh, e come mai? – come se avessi detto una cosa talmente inaccettabile socialmente da esigere una spiegazione.
– Perché sono stupidi, mangiano la merda e non parlano la mia lingua. Arrivederci.

Chiudo la porta e con passo deciso mi reco verso camera da letto leccandomi le labbra. Mi avvicino all’armadio.  
– TOC TOC –
Un lamento soffocato mi risponde dall’interno. Sorrido e apro la porta.

Gli occhi supplicanti di Coraline mi guardano dal basso come se fossero
sull’orlo di perdere i sensi. E’ seduta a gambe incrociate,
completamente immobilizzata, legata alle caviglie e ai polsi dietro la
schiena, due pinzette sui capezzoli e una molletta sulla lingua che la
sta facendo sbavare copiosamente.
– Lo sai che ti sei quasi fatta sentire? – la rimprovero
– Unnnhhhh – cerca di risponde
– Come dici? Non capisco.
– UUNNNHH!
Mi abbasso verso di lei, con un dito tiro indietro le mutandine per
guardarci dentro e controllare i risultati dell’elaborata composizione
da me progettata per questo pomeriggio: due piccoli ovetti rosa stanno
vibrando ai lati del clitoride, un vibratore poco più in basso la sta
scopando a velocità intermittente mentre un altro, a vibrazione
regolare, le spunta dal buco del culo.
– Quante volte sei già venuta?
– Nnheehooeh…
Le tolgo la molletta dalla lingua
– Tre… tre volte…
Le mollo un ceffone.
– TRE VOLTE COSA?! COME SI DICE?!
– Tre volte… Mia Regina.
– Sbaglio o avevamo detto che non potevi venire senza il mio permesso?
– Non… non ho resistito… Mia Regina.
– E ti ricordi cosa avevamo stabilito nel caso non fossi riuscita a controllarti?
– Che…. che avrei perso l’occasione per godere con la Sua Bocca Magnifica… e sarei dovuta restare qui per altre 2 ore…
– Esattamente.
Modifico la vibrazione del vibratore n.1 da intermittente a effetto “onda” e cambio la velocità del n.2 da 4 a 10.
– Oddio… – mi dice ansimando mentre il suo battito cardiaco ha
accelerato di colpo – …così…  ho paura che tra poco vengo di
nuovo…
– Vieni pure quanto vuoi. Tanto l’occasione di oggi per avere la mia lingua te la sei giocata.
Le rimetto a posto le mutandine.
– Ti… ti prego… – mi implora – …non resisto più…  almeno la Sua Mano… almeno un ditalino…
– Ahahah, che razza di supplica patetica è mai questa?

Il suono del campanello ci interrompe .
– Ecco vedi, è già arrivato il tipo per il colloquio.
Le rimetto la molletta sulla lingua.
– Adesso te ne stai qui buona buona cercando di fare la brava senza farti sentire come prima…
Chiudo la porta dell’armadio.
– …E ci rivediamo alle sette.

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