C’era una volta una stronza in Canadà

by Alessandra V.

Capitolo 2 – Lucy (con Alex e Coraline) in the Sky with Diamonds

Il tema della serata è “Luxury & Life: il Lusso nel quotidiano”.
Sono stata invitata tramite l’agenzia di moda per cui lavoro e fa parte
di quegli eventi per giovani milionari col cervello fuso e VIP in
declino in cerca di visibilità: inutili ma nello stesso tempo
imperdibili per conoscere personaggi grotteschi, mangiare caviale e bere
champagne a sbaffo.
All’interno del gigantesco padiglione nell’area eventi di Vancouver sono
state allestite tre sezioni distinte, una per la sfilata, una per il
buffet e una di esposizione di oggetti importantissimi come il collare
per chihuahua tempestato di swarovski da 10.000 dollari o il cesso rosa
da 30.000$, opera del designer svizzero più in voga del momento.

In mezzo a tutto questo io e Cory stiamo girando divertite come fossimo
all’interno di un luna park mentre questo museo degli orrori viene reso
ancor più grottesco dagli effetti dell’LSD.

Sì perché una delle più grandi abilità di Coraline, come un sommelier
che riesce ad abbinare il giusto vino al giusto piatto, è quella di
saper trovare la droga giusta per ogni situazione, per ogni preciso
momento della serata.
Alle 18:00 abbiamo fumato erba sul balcone per rilassarci.
Alle 19:00 abbiamo tirato qualche riga per caricarci prima di uscire.
Alle 20:00 abbiamo bevuto un paio di drink per prendere confidenza con l’ambiente e
alle 21:00 Cory ha tirato fuori, come un sacro Graal, due cartoncini di acido tanto difficili da trovare in questo periodo.
Solo che il trip avrebbe dovuto terminare un’oretta fa mentre ora è
quasi mezzanotte e il maledetto figlio di puttana non accenna a
scendere.
– Dobbiamo mangiare qualcosa – conclude, e così ci spostiamo verso il
buffet cercando di mantenere un’andatura più normale possibile.
Per questa serata ho scelto una camicetta bianca con minigonna nera,
sandali con tacco e capelli raccolti in alto da bacchetta giapponese
mentre Coraline indossa scarpe con tacco di vernice e un vestito nero
scollato che la rende elegantissima e tremendamente sexy. Abituata al
suo solito look un po’ punk da SuicideGirl sembra quasi un’altra
persona.

Sedute ad un tavolo in mezzo alla sala siamo circondate da ospiti più o
meno famosi tra cui il vincitore dell’ultima edizione del Grande
Fratello canadese, una cantate pop biondina che non conosco e un
presentatore tv indicatomi da Cory che sembra la versione pakistana di
Amadeus.
Abbiamo preso due calici di champagne e cocktail di gamberetti che ci
stiamo lanciando in bocca a vicenda, proprio come Jake e Elwood, tra
sguardi curiosi, indignati e divertiti.
La folla in piedi di fianco al buffet si apre come per far passare
qualcuno di importante e quasi strabuzzo gli occhi alla vista di una
famosa stilista italiana. Distratta, perdo la concentrazione e manco il
gamberetto che mi rimbalza sulla fronte per finire nel bicchiere. Cory
allunga il collo per capire di chi si tratta: sotto gli effetti dell’LSD
il grottesco volto rifatto e stropicciato della stilista sembra quasi
deformarsi ad ogni cambio di espressione come non sorretto da una
struttura ossea ma da un qualcosa di informe. La mia amica non riesce a
trattenere una smorfia di orrore
– Mioddio, sembra un cenobite!
– Un cosa?!
– Un personaggio di un vecchio horror anni 80… – beve un sorso di
champagne – …in pratica c’è questo cubo che se viene aperto escono dei
ganci che ti si attaccano alla pelle e….  
La interrompo guardandola negli occhi
– Andiamo in bagno.
– …Ti scappa?
– No, ma se non ti bacio entro i prossimi 10 secondi impazzisco.
Mi sorride, butta il tovagliolo sul tavolo, mi prende per mano e tutte
eccitate andiamo a cercare i bagni ridacchiando e sorreggendoci a
vicenda quando stiamo per inciampare sui tacchi.

Entriamo nella toilette, Cory chiude la porta, io la prendo, la sbatto
al muro e ci infiliamo la lingua in bocca. Ci baciamo e ci tocchiamo
– Mi fai impazzire… – ci sussurriamo quasi a tempo all’orecchio mentre ci mordiamo i lobi
Cory tira fuori una bustina di coca
– Adesso? – le chiedo
– Ti prego… voglio fare un tiro dal tuo culo – mi confessa con lo sguardo perso dal desiderio.
Si abbassa, io mi volto contro il muro chinandomi in avanti, lei mi
solleva la gonna fino a scoprirmi il sedere e inizia a sistemarci sopra
due strisce di polvere bianca.
– Senti… – le chiedo guardando per aria
– …secondo te noi due diventeremo mai così?
– Così come? – mi risponde dal basso col naso bianco
– Orribili, disperate, ridicole… Come quei mostri la fuori.  
Cory sniffa e mi bacia le natiche mentre proseguo – la bellezza che se
va, il corpo che ti abbandona facendoti cadere i denti o pisciare
addosso come quando avevi 3 anni, la memoria che inizia a saltare e il
cervello che piano piano si inceppa fino a farti diventare una povera
deficiente con cui nessuno ha più voglia di parlare…
Coraline si alza, preoccupata dalle mie parole
– Io non voglio invecchiare – sussurro.
Mi viene vicino appoggiando la sua fronte contro la mia
– Noi due non invecchieremo mai – mi dice guardandomi negli occhi.
Mi bacia con tutta la passione che ha in corpo
– E adesso andiamo via da sto posto di merda.
– E dove adiamo…? – chiedo confusa
– C’è una festa a Yaletown che secondo me ti piacerà un sacco, dura tutta la notte.
– A Yaletown? Ma è dall’altra parte della città…
– Chiamiamo un taxi!

Fuori dal padiglione sono seduta sul marciapiede a fissare ipnotizzata
dall’acido i fasci di luce in lontananza di qualche discoteca giù a
downtown.
Cory, in piedi poco distante, sta armeggiando con la rubrica del
telefono sbagliando numero più volte e chiamando nell’ordine: un
ristorante cinese, sua nonna in Nuova Zelanda e una sua compagna delle
elementari che non sentiva da 15 anni.

Arrivato il taxi ci tuffiamo dentro e Cory spiega la destinazione nella
maniera più confusa possibile (ma che l’uomo, incredibilmente riesce a
capire). Siamo ancora entrambe eccitate e non riusciamo a trattenerci
dallo stare vicine e toccarci un po’ cercando di non farci vedere. Le
accarezzo la nuca, i capelli, poi scendo sul collo ad abbassare la
cerniera per infilarle una mano nel vestito e toccarle la schiena nuda.
Lei sposta la sua mano dal mio ginocchio fino alle cosce e pian piano
fin dentro la gonna per toccarmi tra le gambe. Sono così eccitata che le
strapperei i vestiti e me la scoperei qui sul sedile davanti
all’autista.

Arriviamo a destinazione che praticamente ci stiamo quasi baciando.
– Ehm… sarebbero 26 dollari…
Un po’ imbarazzate ci ricomponiamo velocemente, paghiamo e usciamo aggrappandoci l’una all’altra per non cadere.
Non ho neanche bisogno di fare mente locale per capire subito che c’è
qualcosa che non va, e cioè che siamo in una strada deserta dove l’unica
forma di vita sembra essere qualche gatto randagio in calore.
– Cory… sei sicura che sia il posto giusto?  
– Sì… cioè, credo di sì…
Mi guardo intorno un po’ spaesata: negozi chiusi, luci spente, abitazioni comuni.
– A me sembra che locali qui non ce siano…
– Aspetta, aspetta – mi fa segno di seguirla mentre inizia ad esaminare
tutte le vetrine e le entrate dal nostro lato della strada.
– Ecco, dovrebbe essere qui – aprendo un’anonima porta di metallo che sembra quella di una cantina.
Iniziamo a scendere le scale buie
– Cory… qui stiamo andando a casa di qualcuno…
– No no, fidati – mentre prosegue sicura davanti a me lasciandomi indietro.
Una voce risuona nella nell’aria
– EHI! WHO THE FUCK IS THERE?!
Vedo Cory arrivare di corsa verso di me ridacchiando con gli occhi sbarrati
– Via via! E’ casa di qualcuno! – facendomi gesto di scappare

Di nuovo in strada stiamo per perdere ormai le speranze. Coraline si gratta il capo crucciata
– Eppure dovrebbe essere qui…
Con la coda dell’occhio mi sembra di scorgere in lontananza un gruppo di ragazzi che sta uscendo da un palazzo poco distante.
Faccio segno a Cory che si illumina in un sorriso euforico
– YES! – alzando la mano per battermi il cinque

Effettivamente l’entrata del locale è totalmente identica a quella di
una cantina qualsiasi, rendendolo praticamente introvabile.
Entriamo, scendiamo le scale, mostriamo i documenti a due gorilla
davanti all’ingresso e come si apre la porta insonorizzata vengo
travolta da un’ondata di musica ad un volume impressionante.

Il club è distribuito su tre piani, ma disposti al contrario, cioè
anziché salire si scende sempre più giù e devo ammettere che è
assolutamente fantastico. Un dj di colore con una vocalist asiatica si
stanno esibendo sul palco in una specie di dubstep molto aggressivo. Il
volume è talmente alto che dobbiamo urlare. Coraline mi liquida subito
subito la band con un – QUESTI FANNO CAGARE, IL BELLO VIENE DOPO!
Mi spiega che è un afterhour fatto di tante band e dj che alternano e
sfidano sul palco tutto a tema bdsm, cioè sadomaso, e che i suoi
preferiti suonano più tardi.

Al bancone per ordinare da bere veniamo raggiunte da tre ragazzi suoi
amici, Mark, Josh e Tim, ma che potrebbero chiamarsi anche Mike, John e
Phil per quel che riesco a capire.
– EHI, PRIMA VOLTA QUI? – mi chiede Tim o Phil.
Faccio segno di sì con la testa mentre bevo il mio vodkalemon
– STRANO, MI SEMBRA DI AVERTI GIA’ VISTA…
– CERTO CHE L’HAI GIA’ VISTA SCEMO – lo interrompe Cory – STA SUI MANIFESTI DAVANTI A CASA TUA!
Gli si avvicina all’orecchio per spiegarsi meglio e con la mano fa il gesto di presentarci
– ALEX È UNA MODELLA DI VICTORIA’S SECRETS. È APPENA ARRIVATA QUI DALL’ITALIA.
– E TU DA QUANDO FREQUENTI MODELLE? – gli chiede ridendo.
Cory mostra il mio piercing al labbro.
– E’ VENUTA DA ME LA SCORSA SETTIMANA PER QUESTO…. E ABBIAMO SCOPERTO
DI AVERE UNA SACCO DI COSE IN COMUNE – mi mette un braccio intorno al
colo e mi da un bacino sulla guancia.
Il tipo fa un specie di inchino davanti a noi per congedarsi, poi si
avvicina al mio orecchio e facendosi sentire anche da Cory, mi avverte –
LA TUA AMICA E’ UNA SPORCA PERVERTITA, SCAPPA FINCHE’ SEI IN TEMPO!
e si allontana veloce ma non senza beccarsi uno schiaffo sulla testa.

Le ore successive sono un confuso collage di immagini e situazioni che
ancora adesso non sono sicura su cosa sia accaduto realmente e cosa mi
sono sognata.
Mi ricordo di Mike o Mark che mi mostra il suo ultimo tatuaggio
giapponese e di aver lasciato Cory con un suo amico per andare vicina al
palco. Poi sono al secondo piano, in una saletta semivuota ad ascoltare
una dj afro con un costume nero da scheletro che sta mettendo una drum n
bass molto d’atmosfera che penso piacerebbe molto a Giorgia. Vengo
colta da una punta di nostalgia e mi viene voglia di mandarle un
messaggio ma poi, non so come, mi ritrovo ad un tavolo a parlare delle
differenze tra tennis, squash e ping pong con un giapponese capellone
che è venuto in Canada per un torneo. Infine sono di nuovo in coda al
bar quando vengo recuperata da Cory
– VIENI, DEVI ASSOLUTAMENTE ASCOLTARE QUESTI QUI!
Mi prende per mano e mi trascina via.
La sala si fa buia mentre arriviamo al centro della pista, una scritta
“X-RX” appare sul palco e una voce femminile robotica inizia a contare –
ONE, TWO, THREE, DANCE WITH ME. ONE, TWO, THREE, FUCK ME – per poi
sfociare in un pezzo devastante che fa esplodere la sala e che Cory mi
spiegherà trattarsi di industrial rave.

Completamente rapite dalla musica trascinante, dall’alcool, dagli acidi,
e dalla libido balliamo vicine strusciandoci l’una con l’altra. Ci
tocchiamo, il viso, il collo, i fianchi, mentre le nostre bocche si
sfiorano senza mai toccarsi.
Alla quinta o sesta canzone mi prende per mano e mi porta al lato della
pista, in un angolo buio. Iniziamo a slinguarci come due adolescenti in
calore, le infilo due dita in  bocca, gliele faccio succhiare e poi
gliele metto nelle mutandine e comincio a scoparla con la mano mentre la
bacio sul collo. In pochi minuti sento le sue gambe iniziare a tremare,
il suo respiro sempre più affannoso mentre mi morde l’orecchio e con
uno grido strozzato mi viene sulle dita infradiciandomele.
Gliele faccio leccare, la bacio in bocca, poi la faccio abbassare, mi
volto verso la pista, mi alzo la gonna dietro e le metto il culo in
faccia. Cory mi sposta il perizoma e inizia a leccarmi dove sono più
bagnata. Sento il suo naso premermi contro il buco del culo mentre cerca
di infilare la lingua sempre più in fondo per scoparmi.
La sensazione di averla lì, sottomessa dietro di me a leccarmi come una
cagna, mi fa andare in estasi e mentre chiudo gli occhi per perdermi in
fantasie di umiliazioni e dominazioni che vorrei farle subire, sento
l’orgasmo arrivare e le vengo in bocca bagnandole la faccia.
Ci accasciamo sul divanetto a coccolarci, sporche e sudate.
Cory mi fa segno alla mia destra: un ragazzotto coreano identico al
leader Kim Jong-un con un collare da cane e strafatto di non so cosa
deve avere in qualche modo assistito alla scena perché se l’è tirato
fuori e si sta menando il suo cazzino davanti a tutti con lo sguardo
imbambolato verso di noi.
– Quell’articolo lì come lo vedresti al salone del Lusso? – mi chiede Cory ridendo.
Senza pensarci troppo rispondo – “Suino Asiatico di Pyongyang con Micropene per Signora di Regime”.
Ridiamo, ci baciamo, appoggio la testa indietro.
La mano di Coraline mi accarezza i capelli, alcool e acidi nella testa,
la musica mi rimbomba nel petto, sesso e sudore vibrano nell’aria.
E io mi sento davvero a casa.

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