Dal diario di Carol

Ho sempre pensato che i mondi che descriviamo nei nostri racconti, e i personaggi che li popolano, prendano davvero vita. Che vivano al di fuori di noi, oltre la penna (tastiera) dell’autore che li crea.

Ultimamente ho dovuto ricredermi. Non è proprio così.

Tutto è nato dalla richiesta di un lettore e amico virtuale: quella di scrivere nuovi capitoli per il mio racconto Seaside: Giulia.

La cosa strana, è che è la prima volta che questa richiesta mi è stata fatta, da quando ho pubblicato Giulia.

Faccio un piccolo passo indietro. Seaside: Giulia è, diciamo, il mio racconto pubblicato di maggior successo, in termini di letture. L’ho pubblicato inizialmente sul sito Racconti di Milu, e mi ha fruttato moltissime letture e molte molte email (di commento, di complimenti, di contatti). Poi l’ho ripubblicato qui su Venere, appena ho aperto il sito, e anche qui è stato letto davvero molte volte.

Il racconto si ferma a metà. Non sono più andata avanti a pubblicarlo e nemmeno a scriverlo per me stessa. E in molti mi hanno chiesto di pubblicare nuovi capitoli.

Parallelamente, nel periodo in cui ho dato vita a Venere e il Sole, ho anche avviato la mia attività di scrittrice erotica privata. E devo dire che è stata ed è un successo oltre le mie aspettative: sono davvero tante le richieste che ricevo di racconti da scrivere privatamente e su commissione.

Eppure, cosa strana, nessuno mi ha mai commissionato una prosecuzione di Giulia.

Poi finalmente, come dicevo in apertura, questa richiesta è arrivata. Appena l’ho letta ho sorriso, mi sono sgranchita le dita, mi sono data una rapida massaggiatina alla vulva (eheh) e ho detto: “Finalmente! Si parte!”.

Avevo voglia di reimmergermi in quel mondo, di ritrovare Giulia, di darle modo di vivere nuove avventure.

Ho iniziato a scrivere i primi paragrafi, certa che la storia venisse da sé.

E poi stop. Il blocco.

La pagina bianca (anzi beige, perché mi piace scrivere sul beige).

Sono passati i giorni, le settimane. Qualcosa si è mosso, ma a fatica. Ora sì, finalmente sono riuscita a procedere e sono quasi pronta per consegnare il lavoro.

Ma perché questa difficoltà?

Ecco che allora, a furia di rifletterci (io su queste cose poi ci passo le notti a pensare…), mi sono resa conto che la mia teoria era da rivedere. Non è vero che i personaggi che creiamo, e i loro mondi, vivono a prescindere da noi autori. Al contrario, sono legati da un cordone ombelicale. Vivono solo quando li pensiamo.

Vivono entro i margini della nostra coscienza.

L’analogia mi è balzata in testa quando un compagno di università mi parlava del suo nuovo Apple Watch: “Non funziona senza l’iPhone a cui è collegato”, mi spiegava, “Senza l’iPhone è come vuoto, inerte”.

Ecco, anche per i nostri personaggi è così. Per quanto ricchi, poliedrici, dettagliati possiamo renderli, restano dipendenti da noi. Ogni nuovo passo che muovono, lo muovono nella nostra testa.

Parlo di noi autori… ma anche di noi lettori. Che possiamo in qualche modo impadronircene, e diventarne autori a nostra volta.

Ma questa è un’altra storia, ne riparliamo… 😉

Baci,

Carol

Share this Post

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>
*
*