Ele /2

di Esperia

Potete contattarmi all’indirizzo:

fildispada@yahoo.it

Capitolo 2 – Qualcosa finisce bene e qualcos’altro no

Vidi come al rallentatore la ragazza che avrebbe dovuto diventare mia
moglie di lì a poco inginocchiarsi davanti a Ele, prendergli il cazzo
con le due mani e portarselo alla bocca, cercando invano di infilarselo
tutto e manifestando una straordinaria adorazione verso l’anatomia del
mio ex amico.

Io pensai che non avrei più potuto baciarla sulla bocca. Mai più.
Ele venne, a un certo punto. Spruzzando il suo sperma nella bocca di
Silvia, sul suo viso, sul suo petto… Pareva che non finisse mai di
eiaculare.

Io invece dovetti andare in bagno a vomitare. Vomitai anche il panettone di Natale. Mi sembrò di non riuscire a smettere.
Poi finalmente mi ripresi e a fatica uscii dal bagno.
In tempo per vedere la mia fidanzata sollevare la testa dalle
occupazioni che l’avevano tenuta intenta a leccare via ogni traccia
dello sperma di Ele, alzarsi e prenderlo per mano.
– Forza, mio stallone, fammi vedere che cosa sai fare in camera. – Poi mi vide e le prese un colpo.
– Marco, oddio, mi ero dimenticata. Stai bene? – era nuda dalla cintola in su e le sue tette ballavano in piena vista.
– Ti sembra che stia bene? Ho appena vomitato! Come puoi farmi questo a meno di tre mesi dal matrimonio!
– Scusa, amore! Non volevo proprio ferirti, non l’ho fatto apposta! –
intanto però non lasciava la mano di Ernesto, che, nudo, sogghignava,
con la sua mostruosità che gli penzolava tra le gambe.
– Dacci una mezz’ora, Marco. Poi sarò tutta per te. Facciamo un’ora,
dài. Giuro che poi ti farò felice per tutta la vita. È che questa cosa
la devo proprio fare, Marco. Non posso non farla, è più forte di me.

Mi rivolsi a Ernesto.
– Ele, non farmi questo. Non farlo. Ti prego.
– Marco, non sono io che voglio scoparla. È lei. È una cosa tra voi due, io non c’entro niente.
– Silvia! Che cosa stai facendo! Scoparti questo pezzo di merda è più importante del nostro matrimonio?
– Non metterla in questo modo. Marco, scendi un momento al bar, bevi
qualcosa, fai passare il tempo. Quando tornerai sarò la moglie migliore
del mondo per te, farò tutto quello che vorrai.
E così dicendo si affrettò verso la camera tirandosi dietro Ele per la mano. Lui ebbe il tempo di girarsi verso di me.
– Non prendertela! Fai come ti dice! – mi disse rivolgendomi uno sguardo
sardonico mentre io restavo allibito a guardarli senza parole. – Meglio
che te ne vada. Potrebbe gridare durante gli orgasmi e non ti
piacerebbe. Stai tranquillo, cercherò di non allargartela troppo. Ciao.

Me ne andai davvero. Ma non al bar. Tirai fuori dal garage la mia Jaguar
E type cabriolet serie 2 del 1969 e malgrado il freddo clima di
febbraio abbassai la capote e presi la Milano Meda cullato dal rombo del
motore 4.800 aspirato del mostro inglese, l’auto che mi dava emozioni
incomparabili rispetto a qualsiasi altra macchina.
Non posso certo dire di essere stato felice, ma ricordo quella notte in
macchina ancora oggi come uno dei momenti più intensi della mia vita.

Tornai verso le tre, pensando che Ele se ne fosse andato, ma vidi la sua macchina ancora nel parcheggio.
A casa incontrai Silvia, nuda, in cucina.
– Stai bene? – mi chiese.
– Cosa te ne importa?
– Beh, non farla tanto lunga. Non è che siamo già sposati o niente del
genere. Mi è capitata l’opportunità di sperimentarne uno davvero grosso e
non me la sono lasciata scappare. Certo che lui è grosso. Davvero,
davvero grosso. Incredibile. Che cosa avrei dovuto fare?
– E posso chiederti com’è stato?
– Mah… finora non una meraviglia. Mi aspettavo di più. Mi ha fatto un
po’ male. Credo che nel corso della nottata le cose potranno migliorare.

– Nel corso della nottata? Vuoi dire che non avete ancora finito?
– Proprio così, Marco. Sto preparando uno spuntino e gli ho chiesto di fermarsi per la notte, ti spiace?
– Figurati. Io allora secondo te dove dovrei dormire?
– Oddio, non ci ho pensato… Che stupida! Non puoi arrangiarti da qualche
parte, Marco? Solo per stanotte, poi da domani tutto tornerà come
prima, stai tranquillo.

La guardai con commiserazione. Girai i tacchi e me ne andai senza una parola.
– Non fare così, Marco, niente è cambiato tra noi!

Silvia però non fece neanche il gesto di accompagnarmi alla porta.
D’altra parte, nuda com’era, probabilmente non sarebbe stato il caso.

Finì che passai le poche ore che restavano della notte nell’albergo di
Ele, nella sua camera, al suo posto. Tanto lui non l’avrebbe usata.
Lasciai il mio cellulare acceso, ma nessuno mi chiamò.

La mattina successiva mi svegliai tardi, ma in tempo per andare al lavoro.
Alle undici era prevista la presentazione di Ernesto al consiglio di amministrazione.
Ci arrivai in ritardo, quando ormai un Ernesto con le borse sotto gli
occhi stava illustrando i punti salienti della sua offerta, con l’aiuto
di un power point.

Quando entrai, Franco Silvani mi presentò a lui come l’amministratore delegato dell’azienda. Ernesto sbiancò.
– Amministratore delegato? Io non avevo capito…
– Perché dici così, mio vecchio amico? Cosa non avevi capito? Che fossi
il padrone dell’azienda? Non ti saresti scopato Silvia, allora? Cosa si
prova a fottere le ragazze degli amici, eh? Ti sei divertito almeno?
– Ma scusa la tua casa è in affitto, mangiavi un panino con gli impiegati, hai detto che lavori nelle vendite…
– Sì, la casa è della compagnia e me l’affitta per un tozzo di pane. Per
le tasse, capisci? Ho un buon rapporto con i miei collaboratori e sono
il direttore delle vendite ad interim, oltre a essere il proprietario e
l’amministratore delegato.
– Quindi sono fottuto…
– Mai quanto la mia EX fidanzata…! Ah Ah! Comunque sì, sei fottuto. Non
comprerò mai le tue macchine e mi preoccuperò di fare in modo che nessun
altro te le compri. Sono piuttosto conosciuto nel mercato. Sei fritto,
amico. Quella di ieri sera è stata la scopata più costosa della tua
vita… A meno che tu non voglia fare un baratto.
– Non capisco, cosa vuoi dire?
– Stavo pensando che potresti prenderti Silvia in cambio della tua azienda.
– Cosa stai dicendo?
– La tua azienda ha del potenziale, ma tu sei troppo stupido per saperla
far fruttare, Ti propongo di vendermi il 75% e in cambio ti prendi
Silvia…
– Sei impazzito?
– No. Tu hai bisogno di soldi. Io metterò nella tua azienda 750.000
euro, ma in cambio voglio il 75% della compagnia, Inoltre ti garantirò
il contratto, anzi, lo duplicherò (e non dimenticare Silvia, per buon
peso). Ma tu diventerai un mio dipendente.
– Mi metti alle strette…
– Guarda, io devo partire per la Germania tra due giorni e starò assente
fino a sabato. Quando tornerò non vorrò più vedere Silvia in casa mia.
Prenditela, cacciala, fai ciò che vuoi, ma levamela di torno. In cambio
io farò una iniezione di denaro e mi prenderò la tua azienda. Ci stai?
Ti lascio qualche giorno di tempo per pensarci.

Ernesto non ci dovette pensare troppo. Era con l’acqua alla gola e non
aveva alternative se voleva avere ancora uno stipendio, per cui finì con
l’accettare di cedermi il 70% della compagnia, dopo lunga e accesa
trattativa.

Di Silvia non seppi più nulla, solo vaghi pettegolezzi.
Che l’avevano vista in televisione in una pubblicità degli assorbenti,
che si era messa a fare del porno-soft e qualcuno dell’ufficio aveva
visto i suoi dvd.

Ovviamente il matrimonio è saltato e i suoi genitori non ne sono stati
affatto contenti. L’avevano comunque ripresa in casa, soprattutto dopo
aver saputo che tutto era andato a monte per un problema di dimensioni
anatomiche e che Ernesto non aveva la minima intenzione di avere una
relazione stabile con lei.

Quella piccola curiosità le era costata tutto.

Peggio per lei.

Vorrei però che qualcuno mi procurasse i suoi dvd…

Share this Post

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>
*
*