Fantasie ricorrenti

di

Lady Notte

Martedì. Sono le 8.45. Ho fatto tardi. Di nuovo. Devo presentarmi in
presidenza perché la vicepreside oggi non c’è. Il preside, un quasi
cinquantenne, non lo si vede mai e le poche volte che qualcuno è passato
da lui ne è uscito senza parlare per giorni. Chissà se sono solo
leggende metropolitane. Mi avvicino alla porta. Busso.
“Avanti. Entri” mi dice una voce imperiosa. Entro e subito… “Chiuda la porta!”. Obbedisco. Mi
avvicino alla sua scrivania. “Buon giorno sono Fxxxx Cxxxxx. Della 2 A.
Mi occorre l’autorizzazione per entrare alla seconda ora.” Silenzio. Mi
guarda impassibile. Non ho fatto nulla di male. Credo. Perciò anche se
le mie sicurezze cominciano a vacillare lo guardo dritto negli occhi.
“Ha letto il nuovo regolamento d’istituto in vigore questo anno?”
“Emmm no…”
“Allora la informo che per farsi perdonare…” pronuncia il verbo
lentamente e scandendo ogni lettera “…mi deve 6 ore di lavoro
socialmente utile qui in presidenza. Può cominciare da domani. Dalle
13.35 alle 14.35. Per una settimana. E pretendo che si vesta
dignitosamente” indicando disgustato i miei jeans strappati. Mi consegna
il modulo firmato. Che palle!!!

Mercoledì. Ore 13.35. Busso in presidenza.
“Avanti. Entri”. È sempre serio ma non ha una famiglia? Comunque entro
rassegnata immaginando di dover riordinare qualche cassetto ed invece mi
trovo lui in piedi davanti e ci vado a sbattere… ops! “Stia attenta a
dove mette i piedi” sibila nervoso. Abbasso lo sguardo.
Come previsto passo l’ora successiva a lucidare i trofei e le medaglie
della vetrina. Noto che lui è nervoso e ogni tanto lo vedo che mi guarda
severamente. Chissà perché se la prende con me. Finalmente è ora di
andare… mi avvicino alla scrivania e mi schiarisco la voce… il
preside
alza lo sguardo e mi da i brividi… non so perché ma mi mette a
disagio. “Le avevo detto di vestirsi dignitosamente”. Apro la bocca ma
non mi esce un suono. Non ho il coraggio. Ho i leggins  e un vestito,
non sono nuda… riesco solo a dire qualcosa tipo delle scuse e vado via
mortificata.

Giovedì. Ho dormito male. A lezione ero un po’  assente. Ore 13.35. Arrivo in presidenza e il preside è sulla porta.
“Mi segua”. Ci dirigiamo in biblioteca. Mi affida alla signorina Rita e
mi molla lì. Passo un’ora al pc a catalogare libri per il nuovo archivio
chiedendomi perché sia tanto arrabbiato con me o se ce l’ha contro il
mondo. Vado per andare via quando lo vedo che mi osserva da dietro la
vetrata. Uff ancora quel nodo allo stomaco. Mi guarda come se fossi
nuda. Nessuno mi guarda così.

Venerdì. Non ho dormito per niente. A lezione sono riuscita a prendere
un 5 in chimica perché la mia amica mi suggeriva le risposte e in storia
vuole che mi ripresenti la settimana prossima con 2 capitoli di
approfondimento da studiare… una tragedia… odio la storia! E devo
ancora andare in presidenza per un’ora!!!!
Arrivo con 5 massimo 6 minuti di ritardo. Lui sta passeggiando su e giù
per la stanza. “È sua abitudine tardare” quasi mi grida contro… poi mi
guarda… rimane di sasso… oggi ho un vestitino corto e gli
stivali… sembra voglia uccidermi. Io sto tremando. Chiudo la porta
appoggiandoci le spalle. Lui ha gli occhi che lampeggiano e mi viene
vicino. Troppo vicino.
Appoggia le mani alla porta chiudendomi ogni via di fuga. Si morde le
labbra. Io ho lo sguardo fisso sulla sua bocca. Si avvicina al mio
orecchio e con voce roca “Hai intenzione di provocarmi a lungo?”
Io trattengo il fiato. E muovo leggermente la testa per dire di no. Le
gambe mi stanno per cedere… “Sai come punisco le studentesse come
te?”… Ancora faccio segno di no. Lui lascia la porta e mi prende per i
fianchi facendomi voltare faccia contro il legno. E si appoggia con
tutto il suo corpo al mio. Mi alza il vestito e mi accarezza il
sedere… sposta un po’ le mutandine per
scoprire più carne… e improvvisamente mi da uno sculaccione forte con tutta la mano. Io sussulto
ma non riesco a capire cosa sta succedendo sento solo che non voglio che
smetta. Ho ancora la sua bocca vicino all’orecchio. “Lo vedi cosa mi
fai fare?”
E me ne da un altro. Poi mi accarezza dove la pelle brucia. “Allarga le gambe”. Obbedisco incapace
di fare altro. Mi sposta lo slip e mi accarezza tra le labbra. Io sono
già bagnata. “Mmmm sei proprio una troietta”. Ancora mi sculaccia forte.
Mi fa eccitare tutto questo e sentire le sue dita che sapientemente si
insinuano e che entrano ed escono dalla mia fica mi fa quasi arrivare a
godere in pochi  minuti. Ma lui si ferma. Mi rigira e mi mette quelle
dita in bocca. Io non voglio
ma lui mi tiene ferma col corpo e con l’altra mano mi blocca il viso. Mi
scendono le lacrime. Mi costringe ad assecondarlo. “Avanti fammi vedere
quanto sei brava a succhiarlo”. Simula una fellazio con le stesse dita
che prima avevo bagnato con i miei umori. Avanti e indietro sulla lingua
fino in gola. Sento che ha il respiro corto che mi vuole così tanto e
mi lascio andare chiudo gli occhi e assaporo le sue dita come se fosse
il cibo più gustoso mai assaggiato. Lui allenta la morsa e mi accarezza i
capelli “E brava la mia bambina… ora giù prendi quello vero” mi fa
mettere in ginocchio e in un attimo sostituisce le dita col suo cazzo.
In un solo colpo me
lo sento in gola. Mi tiene ferma per i capelli e spinge forte. Molto
forte. Continuano a scendermi le lacrime. Mi sento così sporca qui sul
pavimento… e a lui piace lo sento in ogni suo colpo. Gli piace
umiliarmi. Continua a dirmi ad ogni affondo …
“Tieni. Prendilo. Goditelo tutto troia. Avanti. Lo so che ti piace
essere trattata così. Adesso toccati. Fammi vedere come vieni.” Ed io
obbedisco perché ho la figa in un lago. Mi infilo 2 dita dentro e mi
sbatto con la stessa foga con cui lui me lo butta in gola…
“…dai così che ci sei quasi … fammi venire…” fino a che non mi
riempie la bocca… e mi tiene con una mano per i capelli la testa in
alto e con l’altra mi tappa la bocca… “Adesso ingoia” e io Vengo…

Sabato. Arrivo in orario. Seguo le lezioni attentamente. Prendo 8 in
storia dell’arte. Ore 13.35 mi presento alla porta della presidenza.  
Suona la sveglia… cazzo… non è la sveglia è il telefono… è Giulia
che mi chiama… “Ma dove sei? È un quarto d’ora che ti chiamo???”
“Porca miseria che ore sono?” “Le 8.40 ero preoccupata,
ieri non mi hai richiamata…” bla bla bla… non sento più nulla…
ieri… Mi riprendo “Tranquilla arrivo alla seconda ora” “Ma il preside
aveva detto che…” “Ho detto tranquilla Giù fammi preparare”. Chiudo.
Sto già correndo. Non ho dormito quasi niente. Non voglio
pensare. Doccia. Brucia. Mi infilo la tuta. Casco. Motorino. Parto. Merda. Non ho messo le mutandine…
Non riesco a fare due più due come farò il compito di fisica oggi…  Ore 9.26. Faccio ancora in tempo. Busso in presidenza.
“Avanti. Entri e chiuda la porta” non mi guarda… mi firma il
foglio… me lo allunga… vado per prenderlo e lui lo ritira a sé.
Adesso si che mi guarda. “Prima occorre che ti punisca. Lo capisci
vero?”
Rispondo di si senza respirare. Si alza va verso la porta e sento che
chiude a chiave e si avvicina alle mie spalle. “Abbassati i pantaloni
fino alle caviglie e appoggia le mani alla scrivania.” Oddio… si
accorgerà… non posso… esito. Si fa più vicino al mio orecchio.
“Subito”. In un baleno sono nuda a metà. Mi piego.
“Sai a cosa serve questo?” Mi mostra un dilatatore anale in acciaio…
Gli sussurro di si ma non dico che l’ho visto solo su internet e non ne
ho mai provato uno. Mi accarezza le natiche. Sono tornate rosa
stamattina ma dubito che lo resteranno per molto.
“Allora non devo spiegarti cosa sto per fare”… Continua a toccarmi
delicatamente ma con decisione. Improvvisamente sento qualcosa di freddo
spingere contro il buchino… lentamente si muove e mi massaggia le
natiche… continua a spingere allargandomi. È dentro. Mi rimette
dritta.  Mi alza i pantaloni. E mi accarezza la bocca socchiusa col
pollice.
“Adesso puoi andare… ci vediamo dopo”.
Sto per svenire. Non lo so se riesco a camminare con quel coso lì.  
Vado in classe. Alla ricreazione rimango seduta. Giulia insiste che
secondo lei ho la febbre. Non
mi reggono le gambe. Ho caldo. Alla quarta ora la docente vuole che vada a casa e mi manda dal
preside. Io non volevo andare così mi accompagna lei sostenendomi per un braccio. Mi sento colare
tra le gambe la mia eccitazione.
Il preside rassicura la mia insegnante che se ne occuperà lui. ho lo sguardo fisso sul pavimento.
Finalmente restiamo soli. Chiude a chiave la porta. Mi prende per un braccio e mi porta nel suo
bagno. Mi aiuta a togliere le scarpe e i pantaloni. Mi sfila la felpa.
Ho solo una canottierina piccolissima. Mi fa appoggiare al lavandino. Ho
lo specchio di fronte. Sono diversa. Il viso è arrossato, le labbra
sono gonfie e rosse e gli occhi velati di eccitazione. Non mi riconosco.

“Guarda come ti scopo”. Mi prende i seni tra le mani e stringe forte i
capezzoli… tira fuori il suo cazzo e mi penetra in un colpo. Sono così
bagnata che sembra una lama rovente nel burro. Mi sciolgo. Ansimo. Mi
tiene per i capelli costringendomi a guardare. Mi sbatte per non so
quante volte… poi esce e toglie il dilatatore. Mi tiene per i fianchi.
E riprende a fottermi. Con ancora più forza. Io vengo più e più volte.
Poi sento che anche lui non riesce più a trattenersi. Lo tira fuori mi
gira e spinge in terra  "Apri troia. Lo devi bere" mi schizza in bocca e
sul
viso.

Domenica. Silenzio. Rimango chiusa in camera mia a piangere. Non lo so nemmeno io il perché. Mi
sento usata. Sporca. Umiliata. E non vedo l’ora nonostante la paura di rivederlo. Non ho mai fatto
sesso così… anzi non ho mai fatto veramente sesso. Col mio ex era
niente in confronto… in un anno non ho mai goduto tanto come questi
due giorni.

Lunedì. La mattinata vola. Sono da lui. Sono nuda. Legata ad una sedia
con le braccia bloccate dietro, le gambe aperte e alzate sui braccioli.
Ho il dilatatore di nuovo dentro… e sono bendata. Lui non mi ha
praticamente mai rivolto la parola. Mi ha solo detto di spogliarmi poi
mi ha subito messo la benda e mi ha guidata per sedermi. Non so quanto
tempo sia qui… sento solo il suo respiro, il calore dei miei umori che
cola, e il mio cuore che batte nelle mie orecchie.
Mi penetra da davanti ma è freddo, non è il suo pene. Mi sta scopando
con qualcos’altro. Lo fa lentamente… è estenuante. Ogni tanto si ferma
e ruota il dilatatore. Ora li muove assieme… oddio non resisto…
devo venire… ma si ferma ancora. Bussano alla porta. Mi agito. Mi dice
di
fare silenzio. Sento vagamente che apre e credo che entri qualcuno ma non sono sicura. Mi ritorna vicino.
“Adesso ti slego dalla sedia ma resterai bendata. Ci siamo capiti?”
Accenno di si con la testa. Mi scioglie lasciando i suoi giochi dentro
di me. Mi sposta di qualche passo e mi fa inginocchiare su un divano
credo e mi spinge la testa sul pene… è ancora un po’ morbido ma ci
mette poco a diventare bello turgido e si ingrossa notevolmente. Sento
armeggiare con i due giochi che mi vengono tolti… non è solo! Vengo
tirata su e deposta su qualcuno. Mi tengono da dietro le braccia piegate
nella schiena. Non posso muovermi. Due mani mi alzano e
abbassano su un cazzo… è assurdo. Sento altre mani che mi stringono i
capezzoli. Un altro pene mi penetra l’ano… prima delicatamente poi con
più forza. Non posso vedere niente. Mi stanno scopando in due. Qualcuno
mi pende il viso e mi apre la bocca mettendo dentro il terzo cazzo…
ora si che o svengo o impazzisco di piacere. Ho tre uomini che mi
toccano, mi stringono, mi sbattono dappertutto… è un vortice sempre
più frenetico… ogni tanto qualcuno esce e qualcuno
rientra e sento il mio sapore in bocca… I loro membri sono sempre più
duri… sto godendo. Ma loro continuano e continuano a sfondarmi non so
per quanto tempo fino a che sento dire “Ora basta”

Si allontanano tutti mi fanno mettere in ginocchio a bocca aperta e mi vengono in faccia e io ingoio…
Silenzio. Dopo poco la porta si apre e si richiude. Il preside mi toglie
la benda “Puoi rivestirti. La settimana è finita non occorre che
ritorni. Adesso hai capito”.

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