Flight Club /2

di Carol89

Capitolo 2

LOUNGE

Federica si svegliò di soprassalto.
Annebbiata dal sonno, si accorse presto di due stranezze, entrambe probabilmente causa del suo risveglio: l’aereo era inclinato, stava virando stretto, e una voce stava parlando all’altoparlante. Istintivamente si agitò un attimo, ma subito percepì il tono tranquillo della voce della hostess e si tranquillizzò. Si tolse le cuffie ed ascoltò con più attenzione.
A quanto capiva si trovavano già sopra Milano – quanto aveva dormito? – ma non potevano atterrare. Neve: le piste erano invase dalla neve, nevicava troppo forte.
Capì che l’aereo stava girando in cerchio sopra l’aeroporto. Da quanto tempo? La hostess ora stava spiegando qualcosa di più complicato, si concentrò per comprendere bene il discorso in inglese: anche altri aeroporti del nord Italia erano chiusi; il più vicino agibile, che aveva confermato l’atterraggio, era in Svizzera, a Ginevra.
Ginevra!?? Ma era lontanissimo!
Mentre ancora provava ad immaginare la distanza, si rese conto che l’aereo stava riprendendo la rotta, una nuova rotta. La destinazione era ormai decisa.
Suo padre doveva essere già in aeroporto… l’avrebbero avvertito, lei avrebbe potuto parlargli solo una volta atterrata là. Di certo non sarebbe andato a prenderla in macchina quella notte stessa, non aveva senso… Qual era il modo più semplice per rientrare a casa da Ginevra?
Scorse il ragazzo di Milano, che stava consultando quella che sembrava una cartina. Allora si slacciò la cintura e lo raggiunse, accovacciandosi accanto al suo sedile.

– Scusa, è una cartina?
– Ciao… sì… stavo guardando la distanza…
– Eh, anch’io volevo capirlo. Ci saranno dei treni da Ginevra?
– Sì, credo di sì… Probabilmente è il modo migliore di rientrare, visto che gli aeroporti da noi sono tutti chiusi. Però credo che dovremo aspettare domattina per trovare un treno.
– Di sicuro. Che ore sono? Arriveremo boh… alle tre di notte.
– Eh sì, più o meno…
A quanto pareva non c’era molta scelta. Dovevano solo aspettare di atterrare e poi provare ad organizzarsi. Federica ringraziò il ragazzo, anche se non aveva fatto altro che confermare quel che già sapeva anche lei.
Mentre ritornava verso il proprio posto, notò l’uomo grasso che, seduto più indietro, le fece un richiamo con la mano. Insospettita ma incuriosita, dopo aver esitato un attimo, proseguì la camminata e si avvicinò al suo sedile.
– Salve – esordì lui, sorridente e con le labbra un po’ lucide, umidicce. – Sei italiana, vero?
– Sì – confermò lei, telegrafica.
– Bella scocciatura. Hai già pensato a come rientrare in Italia?
Federica scrollò le spalle.
– Prenderò un treno, aspetto di atterrare e poi vediamo.
– Treni ce ne sono pochi. La Svizzera la conosco. Devi aspettare domattina, e in aeroporto non è il massimo. Io ho la carta Business, mi sono già fatto prenotare una macchina dalla compagnia. Devo rientrare a Brescia, dove ho la mia azienda. Se vuoi ti posso dare un passaggio.
Federica ascoltò, notando in silenzio i pavoneggiamenti di quell’uomo un po’ viscido. Al tempo stesso, però, era segretamente lusingata dell’offerta… un’offerta che le arrivava solo perché quell’uomo era rimasto colpito dal suo corpo, in qualche modo. Questo le era piuttosto chiaro.
Decise su due piedi di rimanere sul vago.
– Non so, devo vedere come organizzarmi quando atterro.
– Ok, ne parliamo dopo allora – sorrise lui, già soddisfatto.
Senza aggiungere altro la ragazza si voltò e tornò al proprio posto. Intanto, sapeva che lui le stava nuovamente guardando il culo. Tutto questo le diede un brivido di adrenalina che non le dispiacque.

Non ci volle molto per raggiungere Ginevra. In aereo, almeno, era veloce. Quando atterrarono, Federica vide dal finestrino che anche lì stava nevicando, ma la pista era ancora agibile.
Mentre raccoglieva le proprie cose e l’aereo si dirigeva al terminal, la hostess si rimise a parlare all’altoparlante, questa volta però rivolgendosi soltanto ai passeggeri in business. Federica ascoltò con attenzione: spiegarono che la compagnia li avrebbe ospitati presso il terminal il tempo necessario ad organizzare per loro delle soluzioni alternative. Tutto piuttosto vago.
Raggiunto il terminal, tutti i passeggeri si alzarono e raccolsero i propri bagagli a mano. Per loro che erano in business la porta dell’aereo si aprì quasi subito: Federica si incolonnò con tutti gli altri.
Poco davanti a sé vide il ragazzo di Milano – ancora non sapeva come si chiamasse – che si voltò e le fece un cenno: senz’altro intendeva che l’avrebbe aspettata fuori, così che potessero verificare insieme se c’erano treni. Intanto, però, sentì una grossa mano posarsi sulla sua spalla sinistra: si voltò e vide che l’imprenditore bresciano era proprio dietro di lei. Teneva in mano una carta color oro.
– Con questa abbiamo accesso alla VIP lounge. Poltrone comode, cibo, bevande, e un desk di informazioni riservato dove puoi chiedere tutto quello che vuoi su treni e navi in partenza per l’Italia.
Federica guardò la carta. Perché non approfittarne?
– Grazie – disse semplicemente.
L’uomo sorrise e le lasciò la spalla. La seguì fuori dall’aereo e, in fondo al tunnel, la affiancò, cingendole delicatamente la vita sottile con un braccio, per indirizzarla:
– Vieni, andiamo di qua. Ecco la VIP lounge.
Federica si lasciò guidare. Vide il ragazzo di Milano che era fermo, voltato di spalle, a guardare un tabellone elettronico che presentava degli orari, forse di treni per il collegamento con la città. Loro gli sfilarono dietro, senza che lui se ne accorgesse. In pochi passi raggiunsero l’area riservata, separata da vetri che erano oscurati fino a una certa altezza. L’uomo grasso avvicinò la propria carta al sensore magnetico e le porte scorrevoli si aprirono.
La sala in cui entrarono era effettivamente molto accogliente. Le luci erano soffuse, una musica d’ambiente suonava in sottofondo. C’erano pochissime persone, disperse in un’area piuttosto ampia, arredata con gruppi di poltrone rosse radunate in piccoli cerchi. Federica si sentì un po’ fuori luogo, in scarpe da training, leggings e giacca sportiva, con una sacca dell’adidas sulle spalle come bagaglio a mano. Notò che quasi tutti gli altri clienti avevano giacca e pantaloni, compreso il bresciano che la ospitava.
– Ecco qua – disse lui, – vieni, metti giù la roba. Poi potrai andare ai desk per chiedere tutto quello che vuoi.
La guidò verso un gruppo di poltrone nell’angolo più estremo della sala, le più appartate, ed entrambi appoggiarono le proprie borse. L’uomo si tolse il cappotto e Federica lo imitò, togliendosi la giacca a vento, dato che faceva caldo. Sotto di essa indossava un’ampia felpa con cappuccio.
– Allora, vuoi qualcosa da mangiare intanto? C’è di tutto, sandwich, tramezzini…
– No, grazie. A quest’ora non mangio.
– Sei una sportiva eh? Hai una dieta da rispettare?
– Ci sto attenta – disse evasivamente lei.
– Sei un’atleta professionista?
– Quasi.
– Aah, ma brava… e di quale sport?
– Beach volley.
– Caspita… sport impegnativo. Brava, brava…
Le occhiate dell’uomo al suo corpo, mentre parlavano, non erano poi molto velate. Quella notizia sembrava averlo reso ancora più interessato.
Federica si guardò intorno e guardò verso il desk.
– Sarà il caso che vada a chiedere…
– Sì, sì, vai, chiedi tutto. Io ti prendo qualcosa da bere, intanto.
La ragazza si diresse al desk. L’uomo si diresse al buffet, e intanto tenne sott’occhio la giovane atleta, approfittandone per dare un’altra bella occhiata a quel meraviglioso culo da sportiva fasciato dai leggings.
Con l’inglese Federica se la cavava abbastanza, e l’assistente della compagnia fu molto disponibile. Le diede un quadro di tutte le opzioni che aveva, sia per il pernottamento che per il rientro in Italia. Con un paio di fogli stampati in mano, se ne tornò alle poltrone, pensierosa.
L’imprenditore bresciano era già lì, seduto in poltrona a mangiare, e due bicchieri di vino rosso erano appoggiati su un basso tavolino.
– Allora, che cosa ti hanno detto? Buone notizie?
– I treni partono tutti domani… Hanno detto che mi ospitano in albergo a spese loro, se voglio, qui vicino.
– Beh certo, ci mancherebbe. Io ho diritto anche alla macchina, perché ho la carta Business. Così rientro in Italia subito. Sono a casa prima ancora che tu arrivi in stazione a Ginevra!
– Quanto ci vuole in macchina?
– A quest’ora, senza traffico, tre orette e sono a Milano. Tu dove hai detto che abiti? A Milano?
– No, a Varese.
– Ah sì, ok, beh, ancora prima. Se vuoi un passaggio, posso lasciarti direttamente a casa tua.
Federica era tentata. Non aveva nessuna voglia di andare in un albergo solo per poche ore, per poi alzarsi nuovamente presto, raggiungere la stazione, farsi altre ore di treno e costringere suo papà a tornare a Milano a prenderla – o peggio, dover prendere un altro treno fino a casa. L’alternativa di salire subito su una comoda macchina e filare direttamente a casa era molto attraente.
E poi c’era un altro aspetto. Quello che l’attraeva era anche il fatto che quella possibilità se l’era guadagnata grazie al proprio aspetto fisico. Gratis, solo per l’interesse che aveva suscitato in quell’uomo. Un uomo un po’ viscido, ma che finora si era comportato in modo tutto sommato cortese, ed era pur sempre un imprenditore piuttosto ricco, visto che viaggiava regolarmente in business class.
– Tieni, beviti un sorso di vino intanto e siediti tranquilla, tanto puoi decidere quando vuoi. Io non ho fretta.
Lui addentò un tramezzino e intanto le porse un bicchiere con del vino rosso. Federica accettò: prese il bicchiere, sedette su una morbida poltrona in pelle rossa, perpendicolare alla sua, accavallò le lunghe gambe e bevve un sorso di vino rosso, che non era niente male.
– Io mi chiamo Gianluca – disse l’uomo tra una masticata e l’altra, e tese la mano. – Gianluca Mignoli.
Federica si sporse e gli strinse la grossa mano con la propria, molto più sottile e magra. – Federica Schiavoni.
– Allora Federica, cosa ci facevi a Dubai? Eri lì per giocare?
– Sì, per un torneo.
– Ah, bene. E come è andato? Ti sei piazzata bene?
– Non è andato. La mia partner si è infortunata prima di giocare anche solo una partita.
– Merda, che sfiga! Quindi sei andata giù per niente?
I toni e i modi di quell’uomo erano parecchio sgraziati, ma la facevano sorridere. Almeno era trasparente: non cercava di fingere uno stile che non aveva.
– Lei è rientrata subito, io mi sono fermata qualche giorno e almeno ho visto qualche partita. Ho studiato gli altri team.
– Ah, giusto… già che eri lì, certo. Ma avete uno sponsor?
– Sì. Un’azienda di Varese.
– Ah, bene, bene, interessante… anch’io sponsorizzo una squadra di rugby e qualche altro sport, ho un’azienda, sai, facciamo rubinetterie, roba di classe. Al beach volley non avevo mai pensato, ma è interessante…
– Il circuito internazionale è parecchio seguito. A questi eventi ci sono sempre televisioni, c’è un canale web dedicato, e viene parecchio pubblico alle partite.
– Ci credo, ci credo… anche perché comunque, è un bel vedere! Giocate in costume, no? – sorrise l’uomo, curioso.
– Di solito sì. Dipende dai tornei.
– A Dubai? Accettavano il costume?
– Sì, i tornei stabiliscono la divisa. A Dubai era un costume due pezzi abbastanza normale.
– Sì, lì sono di ampie vedute, rispetto al resto del medio oriente… Ah quindi tu ti guadagni da vivere sulla sabbia, a correre in bikini! Niente male…
– Ancora non sono una professionista. Sto provando a diventarlo.
– Beh, con il fisico che ti ritrovi, alta come sei… senz’altro fai un’ottima figura!
Federica sorrise e non rispose. Bevve un altro sorso di vino rosso.
– Ti alleni tanto? – riprese a indagare lui.
– Tutti i giorni – rispose la ragazza, semplicemente.
– Devo dire che si vede… ho notato subito che avevi una muscolatura da atleta. Si vede dalle gambe…
L’uomo accennò col capo alle lunghe gambe accavallate di Federica, che in effetti, fasciate dai leggings aderenti, apparivano tornite e snelle, con fasci di muscoli ben pronunciati.
L’uomo intanto aveva smesso di mangiare, si era pulito le mani in un tovagliolo e aveva preso il proprio smartphone.
– Vediamo un po’… – disse, digitando sullo schermo, – Federica Schiavoni… Ecco, eccoti qua… in divisa da lavoro!
Federica sentì un brivido. Stava guardando foto di lei su internet! Sapeva che ce n’erano, foto di partite e tornei, in cui naturalmente era in divisa da gioco. Ma non le era mai successo che un uomo si mettesse a cercarle e guardarle proprio di fronte a lei!
D’improvviso si sentì molto più nuda di quanto non fosse.
– Eh beh… – continuò lui, guardando lo schermo e sorridendo soddisfatto, – hai dei bei muscoli… perbacco! Ti alleni duramente…
– La sabbia è pesante – spiegò la ragazza, provando a riportare il discorso sul piano sportivo, – si fa molta più fatica che su un campo normale. Serve più forza.
– Certo, ci credo, ci credo… – L’uomo intanto stava guardando le lunghe gambe nude e abbronzate di Federica, impegnata su un campo da Beach. Ne sfogliò un’altra in cui la si vedeva in piedi, di fronte, abbracciata ad una compagna. – Hey, hai anche dei begli addominali!
Federica era infastidita, le sembrava quasi che l’attenzione di lui fosse stata carpita da altro e non fosse più indirizzata a lei come prima. Senza pensare, fece una cosa che probabilmente, a mente fredda, non avrebbe mai fatto: prese con una mano il bordo inferiore della felpa e della maglietta che indossava sotto e le sollevò, scoprendosi la pancia.
– Servono anche gli addominali, per muoversi in fretta sulla sabbia. Tuffarsi, rialzarsi, schiacciare – disse, guardandosi il ventre piatto e tonico, liscio, dove si notava il segno dei lunghi muscoli addominali pronti a contrarsi in caso di necessità.
L’attenzione di Gianluca venne subito calamitata da lei, e l’uomo appoggiò distrattamente da parte lo smartphone, fissandole esplicitamente la pancia nuda.
– Cazzo, certo! – disse, – Ci credo… ma… fai un allenamento specifico, per gli addominali?
Era una domanda fatta tanto per prendere tempo, e godersi quella visione estremamente sexy, benché la ragazza non stesse mostrando nessuna parte del corpo veramente “intima”.
– Faccio attrezzi, due volte a settimana.
– Perbacco… fa’ un po’ vedere, prova a contrarli?
Federica lo guardò, e docilmente eseguì. Contrasse i muscoli della pancia, mostrando un addome definito, con il segno evidente delle fibre muscolari gonfie e forti. Pur essendo ben allenato, rimaneva femminile ed estremamente sexy. Anzi ancora più sexy per Gianluca, che apprezzava particolarmente le donne forti…
– Ma guarda lì che roba… brava, brava… complimenti… davvero dei bei muscoli, ti sei fatta!
Federica non disse nulla, lo guardò con un breve sorriso e tornò ad abbassare gli indumenti, che ricoprirono la pelle nuda. Si portò il calice di vino alle labbra e bevve un altro sorso.
– È buono quel vino, eh? – chiese l’uomo, sorridendo soddisfatto.
– Sì, niente male – ammise lei, atteggiandosi ad esperta che in realtà non era.
– Aspetta, prendo la bottiglia così ce ne beviamo un altro po’.
Mentre l’imprenditore andava a prendere il vino, Federica, sola per qualche secondo, pensò di nuovo alla macchina e al treno. Le venne in mente il ragazzo di Milano: aveva lasciato intendere che si sarebbero aiutati a vicenda, invece lei l’aveva piantato in asso. Le dispiacque, si sentì un po’ stronza.
Gianluca intanto era tornato e le porse la bottiglia di vino:
– Allora, lo vuoi un altro po’ di rosso?
Lei per tutta risposta allungò il bicchiere ormai vuoto.
– Mmm, facciamo così… io te ne verso ancora, se tu in cambio mi togli una curiosità… ci stai?
Federica sollevò le spalle, accettando. L’uomo versò il vino e appoggiò la bottiglia.
– Bene, ecco la curiosità… voglio sentire se quegli addominali che hai sono davvero duri come sembrano. Provo solo con la punta delle dita…
Così dicendo Gianluca sedette sulla poltrona accanto alla sua, proteso verso di lei, in attesa.
Federica si trovò in una situazione che non aveva previsto. In qualche modo si era impegnata, anche se pensava che la curiosità in questione presupponesse una semplice domanda…
A tirarsi indietro adesso, si sarebbe sentita sciocca. Allora assecondò la richiesta. Si sollevò di nuovo felpa e maglietta, tornando a scoprire il proprio ventre, la pancia nuda e piatta.
– Ok, ora induriscili di nuovo come prima… vediamo un po’…
Federica contrasse il ventre, gonfiando i lunghi muscoli allenati.
Gianluca allungò una mano, sorridendo felice. Con la punta delle dita toccò la pelle della ragazza, e saggiò attentamente la tonicità del suo addome contratto. Spostò le dita in più punti, per un esame approfondito.
– Però… caspita! Sono duri davvero… senti qua che muscoletti…
Federica gli guardava la mano. Per non apparire nervosa, si portò il bicchiere alle labbra e bevve un altro sorso di buon vino.
L’uomo, intanto, fece un passo avanti, e appoggiò la mano di piatto sulla pancia contratta della ragazza.
– Perbacco… senti qua…
La mano dell’uomo scivolò sopra l’ombelico, in quella che di fatto era una lunga carezza alla pancia nuda della ragazza. Le sue dita premettero il ventre sotto l’ombelico.
– Anche qui, senti che roba… anche qui hai dei bei muscoli!
Le dita scivolarono ancora più avanti, e ormai erano a un passo dal bordo dei leggings. Federica aprì le labbra. Quelle sensazioni cominciavano a essere qualcosa di diverso da una prova della sua forza.
Prima che potesse pensare a dire qualcosa, la mano dell’uomo scivolò ancora più giù, e la punta delle sue dita toccò il bordo elastico dei leggings. Lui premette sulla pelle, saggiando di nuovo la muscolatura.
– Senti, senti… sei forte anche qui… fammi sentire…
Le grosse dita dell’uomo si strinsero, come a voler prendere a pinza, tra il pollice e le altre dita, i muscoli dell’addome che andavano a restringersi verso l’inguine. La sua mano scivolò rapida più in basso, la punta delle dita si infilò sotto l’elastico dei leggings, e  Federica sentì che arrivò a spostarle il bordo degli slip. Le premette il basso ventre, che ormai era praticamente inguine.
La ragazza inspirò brevemente, di scatto, ed accennò a raddrizzarsi. Lui la fermò con lo sguardo, sorridendo.
– Tutto ok, ok… si sentono i muscoli fino a qui…
La mano dell’uomo avanzò, sicura, dominante. Le dita si insinuarono oltre il bordo degli slip, sollevandolo, e dentro agli slip. Federica sentì le sue dita grosse e forti premerle attorno al monte di Venere. Lui sentì la sua peluria cortissima, ben rasata in una striscia stretta, adatta ai bikini.
– Ti alleni anche qui…? – chiese lui, guardandola, ma concentrato sulle sensazioni della mano. Federica, con le labbra socchiuse, irrigidita, lo guardò in silenzio. Aveva il cuore accelerato e il fiato che si era fatto improvvisamente corto.
Le dita dell’uomo avanzarono ancora, e raggiunsero la sua intimità. Le sentì premere sulle proprie grandi labbra, pollice da un lato e le altre dita dall’altro. Sentì che lui le tirava e gliela dilatava.
La forma della mano dell’uomo, grossa, era visibile sotto i leggings aderenti e rigonfi, e invadeva gli slip, tirandoli al massimo.
Il suo dito indice si staccò dagli altri e cercò e trovò il clitoride di Federica, che sussultò per la seconda volta.
– Vieni qui, bella maiala… – le disse lui, a bassa voce, sporgendosi in avanti. Protese la bocca e Federica non si ritrasse: ricevette le sue labbra, ancora lucide e un po’ umide, contro le proprie. Lui la baciò, e lei lasciò che le mettesse la lingua in bocca. Federica mosse la propria, assecondando debolmente la limonata.
Intanto la mano dell’uomo aveva preso possesso della sua intimità, un dito le sfregava nuovamente il clitoride, un altro si era fatto strada fra le labbra bagnate e si era tuffato in mezzo, ed ora si faceva largo dentro di lei, infilandosi nella vagina…
Federica chiuse gli occhi e sospirò, interrompendo il movimento delle loro lingue. Sospirò contro la sua bocca e subito inspirò nuovamente.
– Ti piace eh?… – mormorò lui, senza staccarsi. – Bella figa di una sportiva… – Allungò una mano a prenderle la testa, i capelli, per tenerla vicina.
Ma proprio in quel momento, quando erano ad un passo dal lasciarsi andare, le porte della vip lounge si aprirono e accadde qualcosa che sconvolse gli equilibri della sala, rompendone l’atmosfera rarefatta e intima. Oltre venti persone entrarono tutte insieme, alcune anche parlando a voce alta, pronti a invadere la sala, che improvvisamente non sembrò più così ampia, né così appartata.
Federica si voltò a fissare i nuovi arrivati e prontamente si tirò indietro, appoggiandosi contro lo schienale della poltrona. Abbassò la felpa a ricoprirsi e afferrò il polso dell’uomo. Anche Gianluca a quel punto dovette ritrarsi: era rimasto chinato in avanti, in una posizione stupida. Ritirò la mano e abbandonò l’intimità di Federica appena conquistata, osservando stupito quegli sviluppi inattesi.
Nel gruppo c’era anche il ragazzo milanese che era sull’aereo con loro, che diede un’occhiata a tutta la sala e infine individuò Federica. Sorpreso, le sorrise e le fece un cenno di saluto.
Federica sorrise rigida e lo salutò a sua volta.

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