Il grosso e lungo cazzo della legge

di iranes

Storia ispirata al popolare anime Lupin III, con qualche piccolo accorgimento narrativo

Potete contattare l’autore all’indirizzo:

iranes.racconti@yahoo.it

«Sì! Così! Oh, Zenigata!» l’ispettore le afferrò i capelli tirandola a
sé sferrando colpi sempre più forti. Il seno ballava libero sollevato
dai potenti colpi ricevuti, la bocca aperta, ma incapace di pronunciare
suoni, gli occhi rivoltati all’indietro, Fujiko stava provando uno dei
più begli orgasmi della sua vita.
 Lupin era lì, legato nudo alla sedia,
spogliato dei suoi trucchi, solo con le mutande a vederla godere
costretto nella parte del cornuto dal suo più acerrimo nemico. Eppure
nonostante le tante donne avute nella sua vita, nonostante le tante
relazioni, nonostante il grande amore passionale per quella splendida
ragazza non poteva fare a meno di essere eccitato, il suo cazzo era in
erezione e non riusciva quasi più ad essere nascosto dal suo intimo.

Zenigata estrasse con sicurezza il suo immenso cazzo dalla figa di
Fujiko che, colpita dall’improvvisa sensazione di vuoto, si lasciò
scappare un gemito di disapprovazione. Lei, abituata ad avere gli uomini
ai suoi piedi, smaniava per quel cazzo così grosso, la sensazione di
pienezza che le dava non poteva essere comprata. I suoi colpi così rudi,
forti, continui, si era dimostrato un vero e proprio toro da monta,
capace di imprimere, con il piacere che le donava, un guinzaglio a cui
Fujiko non riusciva a sottrarsi. L’ispettore, la faccia squadrata
contratta in un ghigno malvagio, si voltò verso Lupin.
«Hai visto come si fa? In tanti anni non sei mai stato capace di
domarla. Ora non sarà più la Fujiko che conoscevi.- osservandolo meglio
notò il particolare- Lupin, ma sei eccitato?- lo derise il poliziotto.
Afferrò Fujiko per i capelli perché guardasse- Il tuo cornuto è
arrappato, potrei lasciarti a lui» disse pensieroso
«No, ti prego. Dammelo ancora» si strusciò come una gatta la ragazza
baciandogli l’ampio petto. Sembrava di vedere una tossica che implorava
una dose al suo pusher notò Lupin. Fujiko si chinò lentamente
strusciando i grossi seni sul corpo muscoloso del maschio. Sì, perché
nella sua testa Zenigata non era solo un uomo, era un perfetto esemplare
di maschio e tutto di lui la mandava in visibilio. Immerse
letteralmente la faccia tra le sue gambe per sentire ancora l’odore di
quel cazzo, lo baciò tutto, poi l’ispettore l’afferrò per i capelli
«Apri la bocca!- le ordinò secco e lei succube obbedì prontamente-
Guarda, Lupin- disse spingendole il cazzo in bocca- quando l’ho presa
per la prima volta non ne entrava nemmeno metà» e si fermò perché il
grande ladro potesse vedere, poi lentamente riprese a spingere. Fujiko
lacrimava, si sentiva la gola piena, ma sentiva un fuoco bruciarle
dentro, voleva essere all’altezza di quel maschio. Gli afferro le
natiche, le strinse con forza, mentre sul volto di Zenigata si dipingeva
un sorriso sadico
«Fujiko, no!» le urlò Lupin che fino ad allora era
stato muto, ma lei incurante spinse con tutta la sua forza fino a che
quel cazzo non scomparve tutto nella gola
«Visto com’è migliorata?» gli chiese beffardo il bullo mentre accarezzava
dolcemente la testa della ragazza che estraeva il fallo dalla sua
cavità. Fili di saliva legavano il grosso e lungo cazzo dell’ispettore
alla dolce e candida boccuccia di una Fujiko sempre più vogliosa che
riprese subito il bocca il cazzo per succhiarlo e spremerlo. Appena la
forte mano strinse la presa sui suoi capelli capì e senza ribellarsi, ma
come fosse una sua volontà scese a leccare i grossi e gonfi coglioni
«Sono così pieni» miagolò la ragazza
«Vuoi provare quanto?»
«Oh sì!» sospirò la ragazza con gli occhi che luccicavano. Lupin fu
costretto ammirare la ragazza di cui era innamorato prostrarsi davanti
al suo più grande antagonista mentre gli succhiava il cazzo con tutta la
grazia e la passione di cui una donna poteva essere capace. La vedeva
in estasi nell’avere la bocca così piena e la gola solleticata da quella
proboscide con cui gli veniva istintivo confrontarsi. Si era sempre
reputato un grande amatore capace di far godere donne di ogni tipo e di
ogni estrazione sociale, ma ora si sentiva schiacciato. I suoi venti
centimetri sembravano quelli di un bimbo al confronto dei trenta,
centimetro più centimetro meno, che poteva vantare Zenigata, ma la cosa a
lasciarlo più sconcertato era l’insieme. Il cazzo dell’ispettore era
largo due volte il suo, pareva una lattina, e soprattutto era rigido e
duro, svettando verso l’alto senza il minimo cedimento sfidando la legge
di gravità. Lupin si ritrovò ad ammirarlo quasi senza rendersene conto,
si rendeva conto di come quell’uomo emanasse un aura di maschio intorno
di sé, d’altronde aveva piegato ai suoi desideri una donna forte ed
indipendente come Fujiko in poco più di una mattinata. 



La sera prima
la polizia aveva assaltato il loro covo senza che riuscissero a
scappare. Fujiko era nella camera da letto dove lui  provava inutilmente
a convincerla a passare la notte, quando dalla porta irruppero i
poliziotti. Non ci fu tempo di fare nulla, le finestre andarono in
frantumi e in una frazione di secondo i gendarmi li accerchiarono,
scappare sul momento era impossibile. Lupin si arrese convinto di poter
trovare una soluzione alternativa, ma non ci fu possibilità. Il
trasferimento alla prigione fu immediato e alle prime luci dell’alba
vide Fujiko essere condotta da Zenigata. Quando fu quasi ora di pranzo
due poliziotti scesero a recuperarlo, ancora in mutande dalla sera
prima, e lo portarono al cospetto dell’ispettore e da allora era rimasto
legato alla sedia a dover assistere al prostrarsi della sua fidanzata
al cazzo di Zenigata.

«Ahh!» il verso animalesco e gutturale dello
stallone lo riportò alla realtà. Fujiko fu incapace di gestire tutto il
seme che il poliziotto le riversò nella gola e una parte di esso
imbrattò l’abbondante seno e il pavimento
«Mi…mi dispiace» disse timidamente la ladra per scusarsi di non essere
stata all’altezza del compito
«Pulisci solo per terra- rispose freddo il
maschio- il tuo corpo lo pulirà Lupin» sentenziò poi. Fujiko si chinò e
lecco tutto il seme finito sul pavimento, poi con la sua camminata più
sensuale e quel viso così dolce si avvicinò a Lupin, gli si sedette in
braccio, a contatto con il suo cazzo
«Puliscimi, lui vuole così» disse schiacciando la testa del ladro sulle
sue tette. Quella frase ruppe gli argini e Lupin, incapace di
contrastare la forza e il potere che Zenigata emanava pulì il corpo
perfetto di Fujiko. La situazione lo eccitava all’inverosimile e senza
rendersene conto sborrò nelle mutande
«Inutile ladro, neanche lo mette dentro che già sborra- lo derise il
poliziotto- Fujiko, vieni qui!» con uno sguardo adorante la bella ladra
si avvicinò all’uomo e comprendendo le sue volontà si issò per impalarsi
su quel cazzo, di cui già aveva capito non poter più fare a meno.
Zenigata la fermò sostenendo il suo peso
«Le mani dietro la schiena, mia cara» disse beffardo e Fujiko obbediente
incrociò le mani dietro la schiena come fosse ammanettata. L’uomo la
lasciò e il suo cazzo trafisse la figa della donna che sconvolta dal
piacere riversò gli occhi al cielo e lanciò un urlo di disumano piacere.
«Ahhh!» l’ispettore l’afferrò per il culo sodo come l’acciaio e si
sollevo in piedi. Prima che se ne potesse rendere conto il cazzo iniziò
ad uscire e rientrare dentro di lei con piena potenza. Si sentiva piena,
usata, domata, in una parola si sentiva scopata. Un piacere nuovo, mai
provato prima così forte, cresceva ora in lei, si sentiva esplodere fino
a quando non si liberò. Lupin la vide contorcersi per il piacere tra le
salde mani del padrone, ormai anche lui si rendeva conto di come Fujiko
non fosse che altro che un oggetto nelle mani di Zenigata. E
quell’orgasmo fu la più alta dimostrazione di possesso quando la donna
dibattendosi si liberò del cazzo e squirtò un nuovo orgasmo sul corpo
scolpito del suo scopatore. Il ghigno del poliziotto dimostrò come fosse
abituato a trasformare ogni donna in una schiava del piacere, ma ancora
non aveva finito. La depose a terra, le gambe le tremavano ancora, non
era il massimo della stabilità, ma ne non era minimamente interessato.
Schiaccio il bel seno della ragazza contro la pesante scrivania in
mogano, assicurandosi che il povero Lupin potesse vedere, si accarezzò
con una smorfia di pure sadismo il suo cazzo e lo appoggio al culo della
ladra
«Se vorrai ancora il mio cazzo, dovrai fartelo entrare tutto nel culo,
cara Fujiko» la avvertì e con studiata lentezza iniziò a spingere il
possente membro dentro quello spettacolo della natura che era quel
culo.
Era entrato quasi tutto quando Zenigata si fermò, gli sembrava di
essere arrivato al fondo dell’intestino della ragazza
«Un vero peccato, mia cara Fujiko, sembra proprio che tu non sia
abbastanza profonda. Non potrò ridarti il mio cazzo» fu allora che lo
stesso ispettore si sorprese della trasformazione della ladra che, preso
un bel respiro, spinse indietro con tutta la sua forza il suo culo fino
a sentire il bacino del poliziotto contro di sé
«Non rinuncerei al tuo cazzo per nulla al mondo» gli disse mordendosi il
labbro inferiore mentre si girava a lanciargli lo sguardo più sexy che
potesse fare. Zenigata sorrise compiaciuto, incapace di rendersi conto
egli stesso di come avesse potuto trasformare una tigre dagli artigli
affilati come Fujiko in una dolce gattina dedita solo alla riverenza.

Lupin assisteva distrutto alla consacrazione del legame tra Fujiko e
Zenigata. Il grande ladro si sentiva umiliato, ma sopratutto derubato
della donna che amava sopra ogni cosa, quella donna che ora implorava
l’ispettore di incularla più forte, che continuava a bramare
quell’enorme cazzo che le dilatava il culo e le affondava fin nelle
viscere.

Quel momento fu interrotto dall’allarme della prigione, Ghemon
e Jigen erano riusciti ad evadere. Zenigata se lo aspettava, sapeva di
non poterli tenere in prigione, ora il suo piano sarebbe stato messo
davanti alla prova. Estrasse il suo cazzo dal culo di Fujiko e seppure
con le difficoltà del caso lo infilò nei pantaloni, afferrò
l’impermeabile ed uscì dalla stanza
«Torno fra cinque minuti» annunciò sbattendo la porta, stando ben
attento a non chiuderla. Si allontanò dalla stanza per lasciare mano
libera ai due evasi che tempo pochi minuti erano dentro la stanza.

«Fujiko! Lupin!» urlò Jigen per richiamare la loro attenzione
«È…è nuda!» balbettò Ghemon
«Ma che razza di interrogatorio vi hanno fatto?» chiese l’infallibile pistolero mentre liberava il ladro
«Andiamo via e basta!» tagliò corto Lupin. Si precipitarono fuori dalla
stanza, ma il ladro si attardò un attimo a tendere la mano alla sua
fidanzata
«Non possiamo Lupin- disse lei scuotendo la testa- Io non posso più
vivere senza il cazzo di Zenigata e tu- gli si avvicinò sensuale come
non mai- non puoi più essere Lupin. Siamo suoi giocattoli, ormai!» e lo
tirò dolcemente per le mutande dentro la stanza.

 Zenigata, dal suo
nascondiglio sorrise diabolico, Jigen e Ghemon non sarebbero stati un
problema senza Lupin. Tornò nella stanza, appoggiò l’impermeabile
all’attaccapanni e si sedette sulla sua poltrona dietro la grande
scrivania. I due erano lì, a lato della scrivania, in piedi, composti,
in attesa solo di sentire i suoi desideri che ormai erano anche i loro.
Con un gesto delle dita chiamò a se Fujiko che sculettando si avviò
verso il suo Padrone. La prese per i capelli e la spinse a chinarsi, non
protestò, anzi, le scappò un gemito di piacere. Si sbottonò i pantaloni
perché lei potesse vedere e con un sorriso compiaciuto
ordinò
«Preparala» Lupin incapace di resistere si avvicinò alla sua
fidanzata, ormai ex fidanzata, e dapprima timidamente, poi sempre più
eccitato leccò la fica della bella ladra, futura slave
«Dammelo, ti prego» sussurrò la ragazza smaniosa
«Il culo, Lupin, è ora di marchiarla» divertito mentre Fujiko sempre più
eccitata aveva un orgasmo solo a quelle parole. Si alzò e si liberò dei
pantaloni, poi si avvicinò alla sua schiava
«È pronta» confermò sottomesso Lupin
«Bagnamelo» lo umiliò ancora Zenigata. Aveva capito che Lupin era
attratto come Fujiko dal suo cazzo, ma non si sarebbe mai aspettato
quello che stava per succedere. Il Re dei ladri si sporse il baciò il
suo cazzo prima di aprire la bocca e succhiarlo. Lasciò che la saliva
ricoprisse quello scettro del potere e poi parlò
«Ora siete pronto anche voi, Padrone» l’ispettore non si sarebbe mai
aspettato una tale remissività da quella sua nemesi, si vede che sotto
sotto anche lui sentiva il bisogno di essere domato e solo un uomo di
legge con un cazzo grosso e lungo come lui sarebbe mai potuto riuscire
nell’impresa. Si sbatté Fujiko fine inebriato dal suo stesso potere, dal
dominio che aveva su quelle due persone che fino al giorno prima
rendevano un inferno la sua vita. Riversò su Fujiko tutta la rabbia e le
umiliazioni che Lupin lo aveva costretto a subire. Le urla di piacere
della ragazza si diffusero per tutta la centrale di polizia ed ogni
agente donna fu invidiosa, sapevano bene quale fascino emanasse
l’ispettore e non potevano credere che quella ladra potesse godere del
suo magnifico cazzo prima di ognuna di loro.

 Fujiko venne, venne più
volte mentre un instancabile Zenigata la scopava. Venne anche Lupin,
nelle sue mutande, più volte, a sancire, come se ancora ce ne fosse
bisogno, la sua inferiorità rispetto a quella forza della natura che era
l’ispettore. Lui solo a sentire gemere Fujiko si era schizzato come uno
sfigato, mentre quel toro da monta continuava a fotterla come fosse una
bambola di pezza. Alla fine venne anche Zenigata riversando nel culo
della povera Fujiko tutto il contenuto delle sue grandi palle. La
ragazza era sconvolta, appoggiata alla scrivania, un filo di saliva che
le pendeva dalla bocca, ma sentì il suo corpo vibrare un’altra volta
quando l’ispettore le appoggio un plug al culo
«Con questo non ti perderai il mio marchio. Ti si deve seccare dentro, oggi. Chiaro?»
«Sì, Padrone» biascicò la poveretta che si stava eccitando di nuovo.
Zenigata non aveva finito ed estrasse da un cassetto due piccoli oggetti
che avrebbero deciso per sempre il loro futuro
«Lupin, questa è una cintura di castità per froci.- gli disse
mostrandogli un oggetto- Mettitela, non sei degno di poter scopare come
un uomo.- poi voltandosi verso Fujiko le mostrò un piccolo collare- In
questo modo se ti perdi sanno a chi riportarti» le disse
«Bau bau»

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