Insane Asylum /13

di Aedon69

CAPITOLO 13 – APOCALISSE

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

***
RIVELAZIONE

Astor Almond la badessa e Luca arrivarono nel chiostro, il colonnato era stranamente deserto, una voce maligna ed innaturale si diffuse tutto intorno il monastero, i tre si bloccarono, in ascolto.

“Fermate il chierico ed i suoi amici …. Fermateli oraaaa !”

“Stanno arrivando … svelti …”, incalzò Almond scuotendo la badessa ed il ragazzo.

“Chi è il Chierico ?”, chiese Luca.

“Sono io …”, rispose Almond, “… ma è una lunga storia.

Il portone della chiesa si aprì, una massa ululante di uomini e donne si riversarono nel chiostro, uno di loro vide i tre in fuga, lo urlò agli altri che si misero all’inseguimento.

Preceduto da Agata, Gamaliel uscì dalla chiesa, il suo aspetto era definitivamente mutato, un ibrido tra un uomo ed un lupo, camminava in posizione eretta, imponente, alto più di tre metri, con la testa da capro, le zanne ed i denti seghettati. La sua coda oscillò nell’aria per poi scivolare lasciva sul corpo nudo di Agata.

“Mia prediletta seguili, fai si che i miei ordini vengano eseguiti ….”

Agata si incamminò dietro la folla di posseduti che stava dando la caccia ai tre superstiti.

Il demone, rimasto solo annusò l’aria, sogghignò dirigendosi verso l’ostello. L’essere demoniaco fiutò di nuovo, in direzione di un piccolo capanno dove era situata la caldaia che forniva il riscaldamento all’ostello.

La professoressa Helga era nascosta nel piccolo capanno di legno, indossava una camicia da notte, era fuggita quando la pazzia aveva iniziato a diffondersi nell’ostello. Tremava come una foglia, sobbalzando ad ogni minimo rumore.

Gamaliel arrivò al capanno, la sua mano artigliata afferrò un lembo del tetto della costruzione, scoperchiandolo rumorosamente.

Helga urlò terrorizzata, il demone la ghermì all’altezza della vita sollevandola, portò il suo viso a pochi centimetri dal suo, la donna era annichilita dalla paura. La lingua dell’essere, rasposa e purulenta, iniziò a lambirle il collo, con un artiglio le strappò la vestaglia, lasciandola completamente nuda, il suo seno abbondante ondeggiava eccitante di fronte agli occhi malvagi dell’essere. La lingua oscena le leccò i capezzoli, il cazzo del demone prese vita, come un tentacolo mostruoso si divise in altrettante escrescenze che iniziarono ad accarezzare la donna, scivolandole sulla pelle, lasciando su di esse le loro tracce umide e vischiose.

“Dio no ti prego …”, implorò la donna.

“Qui non c’è Dio … “, le urlò il demone facendola rabbrividire.

Il demone si insinuò nella mente della donna, trovò la porta di ingresso della sua lussuria, vi penetrò con forza iniziando a corrodere la sua anima, soppiantandola con il germoglio maligno della libidine. Helga non scalciava più, fu lasciata a terra, il demone la sovrastava, il suo cazzo tentacolare percorreva le membra della donna, le sue sommità si intrufolarono con violenza nella fessura calda della donna, un gemito le sfuggì dalle labbra, allargò le gambe per accogliere quel membro mostruoso e vibrante, altre propaggini maligne le violarono violarono con forza il culo, dilatandolo oscenamente, penetrando dentro di lei profondamente.

Helga fu travolta da un onda di godimento e dolore che la fece svenire, il demone incurante, continuò a penetrarla fino a che non si fu risvegliata. La donna urlò di nuovo, scuotendo l’aria ferma del monastero.

***
FUGA

I tre fuggitivi nel frattempo avevano raggiunto il ricovero, alle loro spalle potevano sentire chiaramente le urla concitate degli inseguitori. Passarono correndo attraverso il corridoio delle celle, i prigionieri erano scappati, ormai mischiati all’orda di posseduti che gli stava dando la caccia.

Arrivarono nel laboratorio del ricovero, la porta aveva un codice a tastiera, la badessa attivò l’apertura, i tre entrarono nel laboratori richiudendo la porta a tenuta stagna alle loro spalle.

“Questo dovrebbe darci del tempo ..”, disse Almond.

“Si ma ora cosa facciamo, ci manca una parte del rituale …” disse la Badessa, preoccupata.

Suor Brigida realizzò in quel momento che era quasi del tutto nuda, il dottor Sibelly le aveva strappato la tunica nella camera del dormitorio. Almond raccolse un camice a terra porgendolo alla badessa. La suora ringraziò l’uomo, scorse nei suoi occhi una luce nascosta, un espressione forte e tenera al contempo, come la prima volta che lo conobbe.

“Cazzo l’ho trovato … “, gridò Luca, interrompendo il silenzio tra Almond e la suora.

“Trovato cosa ?”

“Il rituale, eccolo, nel server della setta c’è una copia esatta del libro che abbiamo noi, ma è conservato meglio …”

“Quindi ?”, lo incalzò Almond.

“Il rituale è quello che ha detto Brigida, la suora, lei insomma … i coltelli, qui specifica che devono essere di argento. Poi ….mmhh… si qui ….Il demone deve essere posto dinanzi una ciotola di riso benedetto, il demone sarà costretto a contare i chicchi, dimenticando i suoi intenti; finche non terminerà di contarli tutti sarà immobile e distratto… quando è fermo il demone può essere colpito.”

“Ai coltelli posso pensare io …” disse Suor Brigida, “… nel piccolo museo espositivo del convento ci sono dei coltelli rituali d’argento appartenenti a varie epoche storiche …”

La porta sigillata iniziò a tremare in seguito ai colpi dei posseduti che si erano accalcati a ridosso dell’entrata del laboratorio.

Almond guardò in alto, salì su uno dei tavoli e scostò uno dei pannelli del soffitto, si alzò facendo leva sulle braccia, dal soffitto si poteva percorrere il largo cunicolo di areazione per arrivare alla stanza adiacente, libera dalla presenza di posseduti.

“Dobbiamo uscire da questa parte …”, disse Almond indicando il passaggio sul soffitto.

Suor Brigida andò per prima, aiutata da Almond e Luca si issò sopra i pannelli del soffitto, ne percorse due, attenta a non premere troppo con le mani per non farli cedere, arrivando all’imbocco del cunicolo metallico. La seguì Luca, la sua altezza non l’aiutava nello spazio angusto tra i pannelli ed il soffitto della stanza, uno dei panelli cedette, il ragazzo si tenne in bilico reggendosi ai tubi dell’acqua che passavano nell’intercapedine.

“Vaffanculo che nottata di merda …”, urlò nervoso il ragazzo, “la prossima volta mia madre viaggerà da sola, se ci sarà una prossima volta.”

Almond seguì Luca, tutti e tre percorsero il cunicolo dell’areazione sino ad arrivare nella stanza adiacente.

L’ambiente era illuminato dal neon smorto delle lampade, dei macchinari enormi collegati ad un computer diffondevano un ronzio fastidioso nella stanza, al centro c’era una barella ed un carrello con diversi strumenti chirurgici.

“Nessun segno di gente ululante …”, disse Luca guardandosi intorno.

Almond fece un sopralluogo, la stanza dava su un corridoio che terminava con l’uscita di emergenza, affissa al muro c’era la piantina del monastero che indicava il piano di evacuazione in caso di incendio, l’uomo iniziò a studiarla.

“Fuma ?” chiese Luca alla Badessa.

“Si, perché no ! Potrebbe essere l’ultima …”, rispose la suora, accennando un lieve sorriso “… puoi chiamarmi Brigida … non ci sono problemi.”

“Possiamo sfruttare il piano dei parcheggi …”, disse Almond rientrando nella stanza.

Brigida ed il ragazzo si alzarono, stanchi, gettarono le sigarette a terra e sospirarono, l’attimo di pace era finito.

Nel frattempo Helga , impalata dal cazzo mostruoso che le riempiva ogni orifizio, era sopraffatta dal godimento, sentiva le escrescenze demoniache crescerle dentro , slabbrandole la fica, insinuandosi nel suo culo, la lingua del demone si univa con la sua in un bacio osceno e disgustoso.

“La tua lussuria ti incatena a me …”, disse Gamaliel alla donna.

Helga non rispose, afferrò uno dei tentacoli che percorrevano lascivi il suo corpo nudo, lo portò alla bocca ed iniziò a leccarlo, affamata, la sua lingua percorreva la superficie ruvida e nodosa di quel tentacolo fallico, la portò verso il suo culo, già riempito da una delle escrescenze vive dell’essere infernale, il tentacolo si mosse sinuoso verso l’orifizio dilatato della donna, vi penetrò lentamente facendola urlare di dolore e piacere.

“Sei avida donna … sei una perfetta schiava della libidine …” urlò il demone.

Helga iniziò a schizzare il liquido caldo del suo piacere dalla sua fica aperta, il tentacolo entrava tra le sue grandi labbra per poi uscirne lordo del caldo nettare vischioso della donna.

“Goooooddoooo ….”, strillò Helga, “ ….sono tua mio signore … fai di me quello che vuoi.”

Gamaliel rise riempiendo il silenzio della notte con il suono gutturale e profondo del suo compiacimento.
Fuga dal ricovero di Montecrucio

Almond illustrò ai suoi compagni di fuga il piano d’azione elaborato.

“Dal parcheggio sottostante si può andare nelle varie sezioni del Monastero, dobbiamo dividerci. Io e Luca ci dirigeremo verso la zona cucine, ci serve il riso. Brigida tu ce la fai ad andare veloce verso il museo ? La strada è più breve. Devi prendere i coltelli e tornare nel parcheggio.”

“Ce la faccio …”, rispose la Badessa.

“Bene, stai attenta lungo la strada, prendi la pistola, ti può servire …” disse Almond, la sua preoccupazione era autentica, Suor Brigida notò una strana dolcezza negli occhi dell’uomo.

“Noi dobbiamo cercare il riso … “, proseguì Almond.

“Va bene, ed il prete per benedirlo dove lo troviamo ? Non credo che qualche monaco si sia salvato da tutto questo !”, rispose Luca.

“A benedire il riso ci penso io …”, rispose Almond.

“Sei un prete ?”, chiese il ragazzo.

“Una specie …”, rispose Almond visibilmente nervoso, “… ora dobbiamo muoverci, andiamo verso l’uscita di emergenza che porta ai parcheggi sotterranei, poi da lì ci dividiamo : Brigida verso l’ala nord, dov’è il museo, noi verso la zona ovest, dove sono le cucine, quando abbiamo fatto ritorniamo nel punto dove abbiamo lasciato Brigida e poi risaliamo verso il chiostro.”

I tre si diressero verso l’uscita di emergenza, la strada sembrava libera, scesero le scale fino ad arrivare al parcheggio sotterraneo, le macchine degli impiegati erano ancora tutte parcheggiate, segno che le persone che lavoravano nel ricovero non erano tornate a casa.

Un rumore metallico rimbombò nel parcheggio, Luca ed Almond corsero verso le scale che dal parcheggio portavano alla zona del museo.

I posseduti irruppero nel parcheggio urlando, erano una decina, le donne sentivano l’odore di maschio, grugnivano ed urlavano, più simili ad animali che ad essere umani, la possessione del demone le aveva trasformate in bestie affamate di lussuria.

Dopo essersi accertati che la badessa prendesse la strada verso la zona del museo Luca ed Almond scapparono verso la zona cucine, chiudendo la porta tagliafuoco alle loro spalle.

Gli indemoniati si accalcarono a ridosso della porta, vista l’impossibilità di aprirla corsero via, cercando una strada alternativa per prendere i fuggiaschi.
Brigida

Suor Brigida arrivò alla teca espositiva che conteneva i manufatti antichi, non aveva incontrato intoppi lungo la strada, ruppe il vetro con un portaombrelli, controllò le etichette didascaliche poste sotto ciascuna lama per sincerarsi che fossero d’argento, ne contò otto, li prese tutti ponendoli dentro una sacca rimediata all’interno del museo.

Udì dei rumori provenire dalla sala attigua, dove c’era l’uscita che l’avrebbe riportata al parcheggio.

Con la pistola ben stretta in pugno la suora si diresse verso la fonte del rumore. Tra le teche, sul pavimento, una suora completamente nuda si stava masturbando circondata da sei monaci che si godevano lo spettacolo, i loro cazzi eretti venivano offerti alla suora che, allargando le labbra, li accoglieva leccandoli e succhiandoli avidamente. La badessa riconobbe la donna, era suor Luigia, uno dei monaci le schizzò sul viso la sua sborra calda, la suora leccò il succo dell’uomo, ingoiandolo tutto, godendo vistosamente tra urla e mugolii.

La badessa non poteva oltrepassare il gruppo di posseduti, non aveva abbastanza colpi e sangue freddo per sparare a tutti. Si spogliò, accertandosi di rimanere nascosta, lasciò la sacca e la pistola in un angolo, accanto al camice, si avvicinò al gruppo, una mano dietro la schiena nascondeva uno dei coltelli d’argento prelevati poco prima.

I seni della Badessa ondeggiavano armoniosamente avvicinandosi al gruppo di ossessi. Uno dei frati si accorse della presenza della donna, lei gli afferrò il cazzo duro, la sua mano saggiò la sua erezione, le sue dita si avvolsero voluttuose intorno alla cappella gonfia dell’uomo, si chinò, accolse il suo membro duro tra le labbra. I posseduti la scambiarono per una di loro, Suor Brigida ingoiava il cazzo dell’uomo, insalivandolo abbondantemente, aspettando che anche gli altri fossero attirati dalla sua bocca voluttuosa.

Suor Giulia era stata fatta girare, uno dei monaci le stava allargando le natiche con le mani mentre un secondo le faceva scivolare nell’ano la sua lingua oscena. Brigida scivolò lentamente, arretrando verso una delle teche lontane dal gruppetto, seguita da altri due monaci. Gli uomini iniziarono ad alternarsi nella bocca della Badessa, che in ginocchio e con le mani intrecciate dietro la schiena, elargiva il tocco sinuoso della sua lingua alle cappelle turgide dei monaci posseduti.

Suor Giulia urlò, sdraiata a terra veniva scopata selvaggiamente dai frati, le sue gambe avvolte alla schiena dell’uomo di turno, il suo bacino si muoveva veloce, assecondando il movimento dei frati.

Brigida, attenta a non essere scorta dal gruppetto che si stava dedicando a Suor Giulia, urlò forte per nascondere il rumore del coltello mentre lo faceva saettare verso il collo di uno dei frati che le stavano infilando il cazzo tra le labbra, l’uomo cadde a terra, gorgogliando sangue dalla ferita aperta.

“ANCOOOOORAAAAA … ANCORAAAAAAA …” , continuò a gridare Brigida mente il secondo frate veniva raggiunto dal fendente al petto sferrato con forza dalla donna, il terzo, sorpreso, le si gettò contro, immobilizzandola. Brigida cercò di scrollarsi di dosso l’uomo, lo graffiò infilando le sue unghie nella guancia dell’aggressore che, gridando, si spostò leggermente, la suora approfittò del momento e lo pugnalò al ventre, scansandolo a fatica e cercando di rialzarsi.

Gli altri posseduti si accorsero di quello che stava accadendo, la badessa si era rimessa in piedi, ansimante, coperta di sangue, il coltello grondante nella sua mano destra. I posseduti superstiti, resi cauti dai tre cadaveri stesi ai piedi della donna, iniziarono ad avvicinarsi a lei lentamente. La badessa indietreggiò tenendo ben in vista il coltello, puntandolo verso i posseduti, arrivò nel punto in cui aveva lasciato le altre lame e la pistola, i posseduti erano a meno di due metri da lei, sparò, fredda, ne colpì tre sul petto, restò suor Giulia che continuava ad avanzare verso di lei.

“Stai ferma, ti prego … non ti voglio sparare … torna indietro ora …”, disse la Badessa alla suora che si avvicinava sempre di più.

Suor Giulia non ascoltò, la sua mente obnubilata dal maleficio del demone le imponeva di avanzare, incurante della minaccia.

Suor Brigida sparò di nuovo, ferì la suora posseduta colpendola alla gamba sinistra, in modo di impedirle di seguirla, si rivestì in fretta, scartò di lato la suora ferita che tentò di afferrala mentre correva verso l’uscita che l’avrebbe portata al parcheggio sotterraneo.

***
CUCINA DI MONTECRUCIO

Luca ed Almond erano nella cucine del refettorio, trovarono il riso in una delle dispense, dei posseduti non vi era traccia.

“Devo benedire il riso …”, disse Almond, “… controlla la porta mentre mi preparo.

Luca afferrò un coltello da cucina dal piano lavoro e si fermò all’ingresso, controllando che non arrivasse nessuno. Almond prese dalla sua borsa un ampolla contenente dell’acqua benedetta, iniziò a recitare i versi rituali per benedire il riso che sarebbe servito a fermare il demone.

“Fatto …”, disse Almond,”… il riso è benedetto, sbrighiamoci a tornare verso il parcheggio …”

“Già fatto ?”, esclamò Luca.

“Si, dovevo benedirlo, non cucinare un risotto …”

Il ragazzo rise, una parte della tensione accumulata nelle ultime ore si sciolse.

“Bravi … bravi … bravi …” risuonò una voce indistinta che proveniva dal corridoio, “ … bel nascondiglio … ma ora vi prendo …”

Agata si fermò sulla soglia, completamente nuda, Luca non poté fare a meno di ammirare la sua bellezza.

La ragazza avanzò verso Luca, mosse una mano, lo attirò a se come se tirasse dei fili invisibili che legavano il ragazzo.

“Ferma …”, gli intimò Almond mentre la sua mano corse a frugare nella sacca di pelle che l’uomo portava sempre con se.

Luca era ad un palmo da Agata, la ragazza lo guardò, beffarda, con i suoi occhi illuminati dalla luce malevola del maligno. La ragazza accarezzò Luca tra le gambe, saggiò la sua giovinezza con lascivia e sorrise esclamando :”Mhhh, complimenti, saresti un ottimo giocattolo per i miei appetiti !”

Luca girò il viso verso Almond, la sua espressione era disperata, si sentiva sopraffatto dalla forza dell’essere che gli stava di fronte.

Almond estrasse dalla sacca un cilindro metallico, finemente decorato con disegni di madreperla bianchissimi, lo puntò verso la ragazza intimandole di lasciare il ragazzo.

“Tu non puoi darmi ordini chierico, io so chi sei, so cosa hai fatto e so come è nera la tua anima …”

Agata mosse la mano e Luca sentì la sua gola stringersi, come afferrata da una mano invisibile che gli impediva di respirare.

“… il tuo compagno non sa che sta per morire …”, continuò la ragazza, “ … purtroppo per lui la sua anima è candida, le sue intenzioni nobili, non possiamo farlo nostro, è inutile … deve morire …”

“Non ti voglio uccidere … Lucia … lascialo !”

“Bravo … sai il mio nome Chierico ! Non ti servirà e non salverà il tuo amico … Non puoi uccidermi perchè sei debole … Guarda la potenza dell’inferno !”

Agata continuò a contorcere la sua mano, Luca era allo stremo, a corto di aria agitava le sue gambe in maniera scomposta ma la presa invisibile che lo bloccava non accennava a diminuire.

“Tu non mi conosci anima dannata … non è il chierico quello che ti uccide, è l’uomo che sono ora ! Muori all’inferno, per te non ci sarà salvezza !”, disse Almond premendo un piccolo bottone argentato posto sul cilindro che teneva in mano, un proiettile di metallo intarsiato fu sparato dall‘ordigno raggiungendo la fronte di Agata.

“Non puoi ferirmi chierico …non puoi farmi nulla ridicolo uomo !” rise la ragazza schernendo l’uomo, mentre Luca stava perdendo i sensi.

“Era benedetto …”

“Cosa chierico … cosa dici ?”

“Il proiettile … era benedetto !”, disse sorridendo Almond mentre la pelle intorno al foro, sulla fronte di Agata, iniziò a sfaldarsi disperdendosi come cenere trasportata dal calore del fuoco. Luca cadde a terra, l’aria gli riempì i polmoni finalmente liberi di respirare. Il ragazzo si rialzò, guardò la ragazza dai capelli rossi a terra, immobile, mentre si sgretolava, come consumata da una fiamma invisibile.

Un urlò furibondo scosse le mura del monastero, Gamaliel aveva avvertito la perdita del suo araldo, Luca ed Almond si apprestarono a raggiungere suor Brigida che nel frattempo aveva raggiunto il punto di incontro.

“Cosa ti è successo …”, chiese Almond a Brigida, il camice bianco della suora era lordo di sangue, il suo viso una maschera di sofferenza e fredda determinazione.

“Un intoppo …” rispose la donna porgendo la sacca con le lame ad Almond, il suo volto della donna era teso, selvaggio,” … abbiamo i coltelli, cerchiamo di finire questa storia !”.

I tre si diressero verso l’uscita a chiocciola del parcheggio, si ritrovarono ad est del chiostro, alle spalle del demone, intento a torturare una donna bionda, intorno a lui i posseduti restavano inermi, genuflessi ed imploranti, spettatori della violenza che il demone stava compiendo.

“GAMALIEL !” gridò Almond per attirare l’attenzione dell’essere demoniaco.

“Come osi chierico … ” rispose il demone lasciando la presa sulla donna, i suoi passi facevano rimbombare il terreno. Il demone si incamminò verso i tre fuggitivi, il suo ghigno satanico incuteva terrore.

“Siamo sicuri di quello che stiamo facendo ?” disse Luca guardando i suoi compagni.

“No !” rispose secco Almond, in una mano teneva un sacchetto con il riso benedetto, nell’altra una ciotola presa dalla cucina, si avvicinò anch’egli verso il demone, come a sfidarlo, “State pronti …”

Gamaliel era a pochi passi da Almond, l’uomo poteva sentire il suo fetore, avvertiva il suono roco del suo respiro. L’uomo avvertì un esplosione di dolore alle tempie, la sua mente veniva soggiogata dal demone che si afferrò ai suoi ricordi portandoli alla luce estraendoli con forza.

Luca e la Badessa si accasciarono al suolo, anch’essi travolti dalle immagini e dai ricordi che il demone stava violando, inebetiti dalla violenza delle immagini.

La folata di pensieri malvagi e lussuriosi presero forma, le immagini riempirono il suo cervello dei tre fuggitivi, come scatti di fotografie intermittenti.

Almond cercava di contrastare i gli stimoli visivi che riempivano i suoi gangli nervosi impedendogli di muoversi. Nei frammenti che annichilivano la sua mente vedeva una donna bionda che teneva in braccio un bambino, la stessa donna appariva in un immagine successiva, mentre veniva bruciata sul rogo, il suo aguzzino che la guardava dal basso, con il viso coperto dal cappuccio.

“Il tuo passato ti tradisce chierico, la tua anima è nera quanto la mia, non c’è espiazione per te, non c’è via di scampo, questo mondo sarà mio …”

Ora le immagini ritraevano lo stesso uomo col cappuccio nel buoi freddo di un sotterraneo, in mano un ferro incandescente, la stessa donna legata e terrorizzata che implora pietà, il cappuccio che viene scostato ed il volto dell’uomo che viene rivelato.

“Guardate chi è il vostro compagno, guardate cosa era … cosa cerca di nascondere !!!”

Il cappuccio scostato rivela il volto di Almond, duro, freddo come pietra, mentre affonda il ferro rovente nelle carni della donna legata, il pianto di un bambino che implora pietà per la madre, poi il nulla, un buio assoluto e tangibile.

"Cha cazzo succede …” gridò Luca, si alzò in piedi, la testa che gli doleva come se il cervello avesse così tanta pressione da esplodergli dalle orecchie. D’istinto prese il mouse del computer e lo lanciò verso il demone colpendolo sul muso da capro.

Gamaliel, distratto dal gesto del ragazzo, lo guardò furioso, i suoi denti si strinsero in un espressione furiosa.

Brigida si avvicinò al ragazzo come se la sua vicinanza poetesse proteggerlo dalla furia del demone.

Almond, stordito, vide il demone dirigersi verso i suoi compagni, provò a sollevarsi ma le sue gambe erano deboli, fiaccate dallo sforzo di resistere all’attacco mentale di Gamaliel, si trascinò per alcuni metri poi si alzò, versò il riso nella ciotola cercando di raggiungere l’essere demoniaco.

Il demone era sempre più vicino, i suoi occhi erano due fessure gialle e maligne, la sua lingua saettava nervosa tra le zanne seghettate.

Brigida afferrò la mano del ragazzo, impietrita dalla vicinanza del demone, il suo sguardo andò ad Astor, lo vide trascinarsi verso di loro, a fatica. Un pensiero fugace le attraversò la mente, una consapevolezza antica la sorprese facendole sgranare gli occhi, un sentimento profondo le riempì l’anima facendola vacillare, non sapeva cos’era ma sospettò che fosse qualcosa che si avvicinava all’amore.

Il demone si bloccò, Brigida si frappose tra lui ed il ragazzo, c’era una aura nuova intorno alla donna, qualcosa che gli impediva di avvicinarsi.

Almond aveva quasi raggiunto il demone, si pose dinanzi all’essere mostruoso, posò la ciotola a terra, di fronte ai sui piedi, lo guardò con odio, poi iniziò ad indietreggiare, in attesa.

Gamaliel guardò la ciotola di riso, provò ad avanzare ma non successe nulla, raccolse la ciotola di riso, i suoi artigli iniziarono a centellinare chicchi benedetti uno ad uno, sembrava che non fosse in quel luogo, completamente assente ed immobile.

Almond si avvicinò ai suoi compagni, dopo essersi sincerato che fossero incolumi disse :” E’ il momento, facciamolo …”

A turno i tre piantarono le lame negli arti del demone, ad ogni colpo l’essere urlava il suo dolore incapace di reagire, Almond prese l’ultima lama, guardò i suoi compagni e si piazzò di fronte al demone, piantò il coltello al centro del suo petto squarciandogli il suo cuore infernale.

Un liquido verde e nauseabondo iniziò a sgorgare dalle sue ferite, l’essere iniziò letteralmente ad afflosciarsi su se stesso, sparendo in uno sbuffo di nebbia verde e maleodorante, lasciando sul terreno un mucchio di cenere.

I tre si sdraiarono sull’erba del chiostro, esausti, in silenzio, a mirare il cielo stellato. Almond era accanto a Brigida, la mano della donna si avvicinò alla sua, chiuse gli occhi godendosi il silenzio.

***
MONASTERO DI MONTECRUCIO – EPILOGO

Erano passate due settimane dalla sconfitta di Gamaliel, i posseduti erano stati liberati dal controllo del demone ed erano tornati ad essere loro stessi, immemori di quello che gli era accaduto. Le perdite erano state molte, Suore e Monaci avevano pianto le vittime del maleficio che si era abbattuto sul monastero. La chiesa aveva inviato i suoi uomini a ripristinare la normale quotidianità del complesso, la prigione del demone era stata riparata e nascosta nel sottosuolo del monastero, pochi ne sarebbero stati a conoscenza.

Luca era partito con la madre, sarebbero tornati a casa ed il ragazzo si sarebbe occupato di lei fino a quando non si fosse ristabilita totalmente, nella sua tasca un numero di telefono, la chiesa e l’organizzazione FIDELIS avevano mostrato interesse nelle sue doti informatiche e gli avevano offerto l’occasione di entrare nelle loro fila.

Padre Ignacio fu rimosso dall’incarico ed affidato ad un piccolo convento in un paesino sperduto dell’Andalusia.

la famiglia Lorci avrebbe continuato il loro lavoro alle dipendenze del monastero.

Suor Brigida lasciò il suo ufficio ed uscì all’aria aperta, l’estate con la sua luce svolgeva un’azione curativa nelle anime dei sopravvissuti. La badessa raggiunse Almond all’ombra di un pino, nel giardino fuori le mura del monastero, l’uomo fissava la pietra antica delle mura che proteggevano la costruzione, si chiedeva se non fosse l’esatto contrario.

Suor Brigida si sedette accanto a lui, lo guardò e disse :”Io ti conosco. E non soltanto dal momento in cui mi salvasti dalla mia vita dissoluta. No. Io ti conosco da molto prima, lo sento, è come se tu fossi qualcosa che è ancorato dentro di me …”

Almond si girò a guardare la donna, sospirò, fissandola con i suoi occhi scuri ed innaturali.

“La chiamano ‘reincarnazione cosciente’ , di solito chi si reincarna non ha coscienza di chi era prima, vive la sua vita avendo solo delle vaghe sensazioni di quello che era. Io ne ho coscienza, questo mi ha portato ad essere quello che sono oggi. Io sono la reincarnazione di Alfonso Suarez, uno dei più spietati e sanguinari appartenenti all’inquisizione. Suarez iniziò la sua ‘carriera’ accusando la sua giovane moglie di stregoneria. L’uomo sapeva che non lo era, ma era accecato dal dubbio della gelosia, si era convinto che la donna lo tradisse. Iniziò a diffondere delle storie sul conto della moglie, attribuendole misfatti che la donna non aveva mai commesso. Fu lui che la portò al rogo, fu lui ad appiccare il fuoco, fu lui ad uccidere lei e suo figlio, colpevole di essere testimone della sua follia.”

Almond stette in silenzio per alcuni minuti, Brigida lo guardava, il cuore le batteva all’impazzata, le sue labbra dischiuse attendevano con ansia che l’uomo finisse il suo discorso.

“Tu sei la moglie di Alfonso Suarez, ‘la strega di Altamura’, così ti ricordano i libri antichi. Tu sei la donna che io ho ucciso in preda alla pazzia … perdonami.”

Brigida si tolse il velo, i suoi capelli biondi illuminati dal sole alto, avvicinò le sue labbra a quelle dell’uomo che la fissava, le sfiorò, chiuse gli occhi, si sciolse nell’oblio assoluto in cui le loro anime tornarono alla pace.

***
MEZZANA – ORE 13

Clara era nel bosco, la mamma l’aveva lasciata andare sapendo che la ragazza non si sarebbe allontanata troppo dall’abitato. La ragazza stava cogliendo dei fiori da mettere a centro tavola quando la sua attenzione fu attirata da un baluginìo ocra nel terreno.

Si chinò ed estrasse dal terreno una statuina raffigurante una donna con al centro incastonata una pietra color ambra, sorrise, pensando che fosse il suo giorno fortunato.

FINE

***

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