La multa

di Valestra83

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***

(La ragazza)

E come al solito, ho fatto tardi!

Ingorgo incredibile in autostrada, ed adesso sfreccio a 130 l’ora per le strette stradine di una strada provinciale cercando di fare prima possibile. La strada è praticamente deserta, a parte qualche gregge di pecore, che riesco facilmente a disperdere con un paio di colpi di clacson, attirando su di me infinite maledizioni da parte dei pastori.

Motivo della fretta? Sono in un ritardo fottuto! Obbiettivo: passare a prendere la mia migliore amica, e scappare al concerto, prima che ci chiudano fuori e pace ai biglietti presi con mesi di anticipo. Evito con maestria eventuali ostacoli che si frappongono tra me e la mia meta, e prego perchè le sospensioni della macchina non subiscano danni, dopo la quarta scaffa che prendo in pieno a questa velocità, neanche a farlo apposta.

Dopo 10 minuti ho quasi recuperato il ritardo di un’ora accumulato in autostrada. Tiro un sospiro di sollievo, pensando che la casa di Carla è ormai a pochi chilometri.

Il cellulare squilla, è lei.

“Chiara ma dove cazzo sei finita?”

“Tesoro calmati, sono rimasta imbottigliata nel traffico, sto facendo una strada alternativa, ma arriverò in tempo, tranquilla!”

“Ok ma….”

Bip. Comunicazione interrotta.

“Perfetto, non c’è neanche campo” commento stizzita, controllando il display del cellulare e prestando decisamente poca attenzione alla guida. Quando rialzo lo sguardo, per poco non rischio il soffocamento ingoiando la chewingum che masticavo nervosa, notando una macchina della polizia con le luci accese che a stento riesce a starmi dietro, facendomi segno di accostare.

L’unica cosa che riesco a pensare è “Amen al concerto, e addio alla patente!”.

Accosto e scendo dalla macchina, così mi imita il poliziotto, incedendo nella mia direzione con passo deciso e sguardo di fuoco.

“Signorina ma cosa le passa per la testa? Andava a 130 in una stradina di campagna”

“Mi- mi dispiace” provo a balbettare, in realtà pensando “Ma cosa cazzo ci fa una volante della polizia in questa strada dimenticata da Dio?”

“Dispiace anche a me. Patente e libretto, per favore!”

“Le chiedo davvero scusa, ma… sa, ho una zia che abita da queste parti, mi ha chiamata trafelata dicendo di stare molto male. Stavo correndo per questo, mi creda” replico, poco convinta.

Penso sia in assoluto la peggiore bugia che abbia mai inventato. “Cazzo Chiara, potevi fare di meglio!” rifletto, prima che il poliziotto sbotti in una grassa risata.

“Signorina, e lei va da sua zia conciata in questo modo?” replica notando il mio abbigliamento non proprio consono ad una visita ai parenti.

Distolgo lo sguardo, imbarazzata.

“Patente e libretto” comanda, più deciso che mai.

Eseguo, non mi sembra di avere altra scelta. Mi chino sul sedile per recuperare la borsa sul lato passeggero. Ho la spiacevole sensazione che qualcuno mi stia osservando il sedere. E considerata la strada molto poco trafficata, i sospetti ricadono automaticamente su una sola persona.

Mi alzo, porgendogli i documenti, e guardandomi in giro, impaziente.

“Bene, lei è patentata da meno di tre anni. Sa che per un’infrazione del genere dovrei ritirarle la patente e farle una bella multa?” dà il suo responso, con aria soddisfatta, il tronfio ed odioso poliziotto fissa culo.

“Cazzo” commento sottovoce. Osservo l’uomo in divisa, che a sua volta mi fissa con un maligno sorrisetto.

“Andiamo, la prego.. Ho sbagliato, le giuro che non accadrà mai più. Non potrebbe chiudere un occhio per questa volta?”, espongo il mio pallido tentativo di dissuasione.

“Mh” mi guarda, fisso negli occhi. “Potrei… ma..”

“Ma?” lo incalzo ansiosa.

“Ma nessuno fa nulla in cambio di nulla, signorina!”

Capisco il suo gioco, incrocio le braccia, con aria di sfida.

“Si spieghi meglio”

“Non c’è nulla da spiegare. Lei è una bella signorina, l’articolo è molto interessante”, risponde, avvicinandosi a me e mettendomi le mani sui fianchi.

Mi scosto, guardandolo con disprezzo.

“Mi vedo costretto a farle la multa!” replica, recuperando il libretto dei verbali dalla tasca.

“No!” urlo. “no, va bene..”.

“Benissimo” mi sorride. “Si giri, mani appoggiate li!”.

Obbedisco, sbattendo rumorosamente i palmi contro la lamiera del cofano, portandomi inevitabilmente ad assumere una posizione decisamente inopportuna, piegata in avanti.

Cammina, dietro di me, squadrandomi da capo a piedi, sento i suoi occhi sul mio corpo. Indugiano sulla schiena, sulla curva che essa forma continuandosi con il sedere, e questo con le cosce. Scende ancora, sulle gambe, sui piedi, che poggiano su di un paio di sandali col tacco alto. Quindi si avvicina, si abbassa, afferra entrambe le caviglie, obbligandomi a divaricare e gambe.

“Motivi di sicurezza signorina, dovrò perquisirla” dice, mentre lo sento risalire lungo le cosce, lentamente, afferrando i glutei a piene mani. Quindi, le sue dita si spostano in avanti, e contemporaneamente il suo bacino viene in contatto col mio, facendomi sentire nitidamente la forma di una portentosa erezione. Strofina la patta contro le mie natiche, mentre le sue mani, dal davanti, hanno già attanagliato i seni, stringendoli quasi dolorosamente da sopra la stoffa dell’attillato vestitino.

Mugolo per il dolore.

“Ti piace, vero, bella signorina?”. Il poliziotto fraintende… o forse no?

In un attimo alza il vestitino, fin sopra la vita, ed abbassa velocemente i miei slip. In tutta risposta chiudo istintivamente le gambe, ma vengo prontamente bloccata dalle sue mani, che si insinuano tra le mie cosce, carezzando una fighetta caldissima ed appena depilata.

“Mmm” mugola, prima di tuffarsi con la bocca sul mio rovente fiorellino.

Gemo, più per la sorpresa che per il piacere. Inizia un sapiente cunnilingus, facendo roteare la sua lingua sul clitoride e penetrandomi rudemente con le dita.

Adesso i miei gemiti hanno tutt’altra natura.

Comincio a godere di quell’inaspettata sorpresa, tanto da trovarmi in pochi secondi con la mia mano sul suo capo, spingendolo ulteriormente verso di me ed implorandolo di non fermarsi. Egli infatti continua, imperterrito, fin quando, con un flebile mugolio, piego le gambe, accasciandomi sul cofano dell’auto, in preda ad un intenso orgasmo e la sua lingua si muove, dolcemente, lungo tutta la mia passerina, leccando gli umori, sgorgati copiosi.

Si alza, e senza che mi dica nulla, sono io a girarmi, inginocchiandomi davanti a lui, intenta a sfibbiare la cintura, i bottoni dei pantaloni della divisa ed abbassare i boxer. Mi fermo per un istante, e fisso con espressione stupita il più possente membro che abbia mai visto, prima che lo sguardo si sposti, con difficoltà, lo ammetto, sui suoi occhi, che mi guardano impazienti.

Gli sorrido, ed in un rapido movimento lo ingoio quasi tutto, senza staccare gli occhi da suoi. Sospira quando le mie labbra si serrano sull’asta, quasi in prossimità dei testicoli, che le mie dita stanno dolcemente accarezzando, e la lingua si muove circolarmente sul glande.

La sua mano, sul mio capo, ne segue i movimenti, lenti, costanti, ma profondi, ma mi blocca, appena comincio ad accelerare.

“Piano, piano, ragazzina, non vorrai sprecarlo così!”

***

[Il racconto continua tra due giorni, raccontato dal punto di vista del poliziotto…  Torna all’indice]

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