La telefonata

di Esperia

Potete contattare l’autrice all’indirizzo: fildispada@yahoo.it

– Pronto? Daniele? Ma come… Cosa?
– Daniele! Santo cielo! Smettila!
– Lo so, me l’hai già detto. Ma cosa ci possiamo fare, ormai? È successo, facciamocene una ragione.
– Ne abbiamo già parlato, no? Non si dovrebbe trombare la moglie del proprio migliore amico, lo so.
– Non mi sto lamentando affatto. Lo sai benissimo.
– Comunque, se serve a farti star meglio, ti confermo che quella scopata
era proprio ciò di cui avevo bisogno. E non ho nessun rimpianto, sempre
che Alberto non lo venga mai a sapere. Sei tu quello con i problemi,
non io.
– Come, pianificato?! Non ho pianificato un bel niente, io. No…
Insomma, non è proprio vero… Vabbe’, vuoi la verità? Non l’ho
pianificato, ma non è che non mi aspettassi che sarebbe successo.

– Come dire… Mi sei sempre abbastanza piaciuto, anche prima di sposare
Alberto. Ti è più chiaro, adesso? Però in tutti questi anni non ho mai
preso nessuna iniziativa, hai visto, no? Non fosse stato per
l’incidente…
– No, ti giuro! Il fatto che civettassi con te era solo per scherzare,
ne ridevamo anche con Alberto, non sarei mai passata alle vie di fatto
se…
– Comunque, cosa vuoi che ti dica: sono una donna normale, ancora
abbastanza giovane e in salute e con un sano appetito sessuale.
– Fai presto a dirlo, ma prova a metterti nei miei panni: prima
quell’incarico in Sud Africa per aprire la nuova filiale. Sei mesi è
stato via. E io qui, sola, a pensare al sesso in continuazione. Poi
l’incidente. Altri quattro mesi, finora, tra ospedale, convalescenza e
riabilitazione. E io sempre qui, a badare a lui e a consumare le
batterie del mio vibratore. Senza neanche sapere quando potremo tornare
a…
– Ah! bella questa! Però venerdì scorso non la pensavi così, eh?
– Sei un bell’ipocrita! Non ho certo avuto bisogno di sedurti. Sbavavi
come un caprone infoiato. Erano anni che volevi darmi una ripassata, dì
la verità!
– Ah, be’, scusa se non sono stata all’altezza delle tue aspettative! Sei un vero cavaliere!
– Come?
– Grazie, bel giovane. Nemmeno io ho di che lamentarmi…
– Già, che dire… Ho sempre avuto una mezza cottarella per te, fin dai
tempi del liceo. Te l’ho già detto. Non farmelo ripetere più, mi metti
in imbarazzo.
– Che stronzo che sei! Come se non sapessi che stravedevi per me e ti masturbavi in bagno guardando la mia foto.
– Stronzo non è un insulto troppo grave. Comunque è servito a farti smettere di prendermi in giro, giusto?
– Ma no, cosa vai a pensare! Non ho nessuna intenzione di mettere in
discussione il matrimonio. È solo che con quel suo incidente tutto è
diventato più difficile, capisci? Ma appena sarà di nuovo disponibile,
io vorrò dedicarmi completamente a lui.
– Già. Intanto però rivedo nella mia mente quello che ho fatto fatto venerdì e più ci penso… Con te… Io non…
– Smettila di farmi arrossire!
– Che poi alla fine è stato proprio per quello che venerdì mi sono lasciata… Il fatto è che mi sentivo così… Come dire…
– Stavo per dire “irrequieta”, non “eccitata”.
– A proposito, di chi è stata l’idea che io dovessi accompagnarti a quella festa in coppia con te? Tua o di Alberto?
– Quando me l’ha chiesto mi ha spiegato che tu eri preoccupato che la
tua ex potesse apparire con il suo nuovo compagno e se tu fossi stato
solo avresti fatto la figura del bischero. Ma mi puzza di scusa. Secondo
me glie l’hai suggerito tu per scopi ben più inconfessabili.
– Comunque ho dovuto mettere il tubino nero senza spalline, la cosa più sexy che ho.
– Macché, non certo per impressionare te! Non del tutto almeno. Me l’ha suggerito lui, figurati, per ingelosire la tua ex.
– Ma non dare la colpa a me! È stato Alberto, che non può vedere quella
tua… come si chiama… Lisa, Elisa, Marisa come? Elisa, giusto. Per
quello che ho cercato di fare la gattina con te tutta la sera.
– No, non mi aveva mai vista. Strano, no? Ma se mi avesse conosciuta non
avremmo potuto recitare la parte degli innamoratini, giusto?
– Come? Ah… Fammi pensare… Be’, da un lato era un ricevimento di
merda. Non mi sono mai annoiata tanto e non vedevo l’ora di andarmene.
Non posso negare però che quando abbiamo ballato stretti ho sentito una
certa eccitazione. Perciò quando ce ne siamo andati così presto ne sono
stata contenta per entrambi i motivi.
– Be’, non bevevo così tanto da una vita…
– Sei stato tu a proporre un ultimo bicchiere a casa tua! Se mi avessi
accompagnata a casa come avevamo convenuto, ti avrei dato il bacio della
buona notte e sarebbe finita lì.
– No… per niente, ti giuro!
– Brilla sì, ma ubriaca sicuramente no.
– Mah…! Una volta a casa tua (che tra parentesi è un disastro. Sembra
che tu non sia mai uscito dall’adolescenza, con quel manifesto di Van
Basten sopra il letto…) mi è sembrato ipocrita far finta di essere lì
solo per bere una Coca Cola, no?
– Non è vero, figurati. Sei un bugiardo.
– Non può essere che appena tolto il cappotto abbia chiesto dove fosse
la camera da letto. È vero che non ricordo molto bene, ma sono sicura di
no. Non sono quel tipo di donna, io!
– Hhmmmm… Il fatto è che alcuni particolari sono un po’ sfuocati.
Invece mi ricordo con certezza che il tuo laptop era acceso, aperto e
collegato a un sito porno. E che hai cercato di chiuderlo subito perché
non lo vedessi. Hi hi…!
– Figurati. Da quando sulla home page dell’Economist ci sono due donne nude che si baciano?
– No, non mi sono offesa, mi diverte, ecco tutto.
– E, già che ci siamo, quanti millisecondi sono passati dal momento in
cui ho messo piede nella tua camera al momento in cui mi sei saltato
addosso?
– Scherzo, dài! No… Davvero.
– No, questo me lo ricordo bene: mi hai fatto ridere, tu, in piedi, imbarazzatissimo, senza sapere cosa fare…
– Sì… per questo ti ho buttato le braccia al collo e ti ho chiesto di
dimenticarti chi fossi, almeno in quel momento, e di pensare solo a
reagire agli stimoli.
– Esatto, proprio quello che dico anch’io! Ma vedevo che esitavi e
allora ti ho baciato, per impedirti di parlare. Un bacio lungo, te lo
ricordi?
– Grazie. Anche tu baci molto bene, Daniele.
– Sì… Forse. Non ricordo con precisione. Mi pare che abbiamo
continuato a baciarci per un po’. Poi ricordo invece molto bene la tua
mano nel reggiseno.
– No, no. Non ci avrei fatto caso per niente. Non mi sono sentita
affatto aggredita, sei stato molto dolce, non prenderla così seriamente.
Ma tu hai davvero un problema alle mani, sono sempre gelide. Mi hai
fatto rabbrividire. Proprio mentre stavo per farmi travolgere dalla
voglia…
– Ricordo distintamente quella tua mezza risata roca, mi fa davvero effetto quando ridi così…
– Perché, cos’hanno di sbagliato i miei capezzoli?
– Come sarebbe a dire gelatina di frutta?
– I miei capezzoli sono belli duri quando sono eretti, altro che gelatina!
– Ah, per via del sapore, dici, non la consistenza… Comunque già mi
sentivo molle e senza volontà quando hai cominciato a toccarmeli.
– Per forza! Me lo sono sfilato io perché so che molti uomini sono
incapaci di slacciare un reggiseno e non volevo passare la serata a
vedere te che tutto sudato armeggiavi per ore col gancio.
– T’ho tolto la camicia perché cominciavo a pensare che non saremmo
andati più avanti. Non perché avessi fretta. Ma erano ore che non facevi
altro che baciarmi e toccarmi le tette e io cominciavo a sospettare che
volessi fermarti lì.
– Eccitata com’ero cercavo un po’ di azione…
– Danieleeee! Smettila!
– Quando ho cercato di slacciarti la cintura non ne potevo più…
– No, caro. Sei stato tu a buttarmi sul letto, non t’ho spinto io!
– A quel punto, io solo con il tanga e tu con i boxer, che altro avremmo potuto fare?
– Vabbe’. Non importa. Pensa ciò che vuoi. Però sei stato tu a fare tutto una volta sdraiati sul letto.
– Stai scherzando?! Non me l’hai fatto vedere e tanto meno toccare! Se
avessi visto quella mostruosità di certo mi sarei messa a gridare e
sarei scappata a gambe levate!
– Non voglio parlare male di Alberto o fare confronti. Lui è un marito perfetto e un amante più che adeguato.
– Non c’è voluto molto. Ero già bagnatissima quando hai cominciato a toccarmi lì sotto…
– Hhmmm… Sì. Sei un bel bastardo. Mi hai tormentata e torturata a morte. Come hai fatto a trovarlo subito?
– Sì, è quello che sei. Un bastardo. Come lo chiami uno che ti porta
fino quasi all’orgasmo e poi si ferma? Due, tre, quattro volte?
– Lo so! Non sono una che strilla, di solito, ma mi stavi davvero facendo impazzire!
– Non ci credo! Davvero? Non può essere! Davvero dici che t’ho supplicato di penetrarmi?
– Quali parole esatte?
– Io t’avrei chiesto di sfondare la mia… f… fica? Non ricordo più,
giuro! E comunque non ho mai detto niente del genere a nessuno in tutta
la mia vita!
– Perché me l’hai fatto ripetere? Ti eccita a sentirmi parlare sporco?
Ma è la verità… In quel momento non c’era nulla che desiderassi di più
che sentire il tuo cazzo nella mia fica.
– Daniele?
– Daniele?
– Cosa sono quei mugolii? Non ti starai toccando, per caso?
– Hhmmm… anch’io. Non dovremmo parlare così al telefono, noi due!
– No, Daniele, non dovremmo farlo. Te lo dico io cosa dovremmo fare. Ma
sono sicura che lo sappia già. Dovremmo stare facendo quello che abbiamo
fatto venerdì!
– È proprio quello che dico. Non sto scherzando. Appena riuscirai a
superare quel tuo stupido senso di colpa sappi che io già da ora sono
più che pronta per il bis.
– Scusa se sono diretta. Sono fatta così: inutile girarci intorno. Non
vedo l’ora di sentire di nuovo quell’enormità dentro di me. Non faccio
che pensarci. E non m’importa del resto.
– Troppo presto? Forse, ma è stato più che sufficiente per farmi godere,
no? L’hai vista la macchia che ho lasciato sul letto! Un orgasmo come
non ho mai provato. E poi avevamo poco tempo ed eravamo super eccitati.
– Non solo mi è piaciuto, mi ha fatto impazzire! La sensazione della tua
mazza che pompava imperiosa e instancabile dentro di me, aprendomi,
possedendomi tutta… E poi quando hai perso il controllo e hai
cominciato a spingere fino in fondo, fino a quasi farmi male. Senza
parlare poi di quando ti sei scaricato dentro la mia fica: ho avvertito
distintamente il getto raggiungere la cervice… Che potenza! E poi,
durante l’orgasmo, il tuo arnese che pulsava e si contraeva negli
spasmi… Mi ha trasmesso un senso di comunione con te e di assoluta
soddisfazione. Meraviglioso.
– Mi ha fatto diventare matta! Davvero. Al contrario, mi sono sentita
onorata che tu venissi in quel modo dentro… di… meeee…
– Certo! Te l’ho detto in tutti i modi… lo voglio fare ancora… e ancora… e anc… Ahhhh!
– …
– Mamma! Sono venuta! Non ci posso credere! Stavo toccandomi e
carezzandomi un pochino… poi ho infilato un dito e… sono venuta!
Così, pensando a te! Sesso telefonico alla mia età: guarda un po’
l’effetto che mi fai.
– Sì, Daniele, sì! Non vedo l’ora! Lo voglio fare ancora! Voglio ancora
il tuo cazzo. Voglio che mi scopi a sangue, a morte. Voglio farlo con
tutto il tempo necessario a disposizione, per ore e ore. Una, due, tre,
anche quattro volte. È la cosa che più desidero nella vita, non ne hai
idea.
– Che ne dici di domani?
– Domani ricovereranno Alberto per un paio di giorni per un ciclo completo di esami e abbiamo tutto il tempo per…
– Tutto. Voglio fare tutto con te. Niente limiti, niente tabù, nulla di
proibito. Tutto quello che vorrai. Non ti negherò nulla per tutto il
tempo che vorrai. Basta che la smetta con i sensi di colpa.
– Allora a domani. A che or… Daniele? Cos’è questo click? Sei stato tu?
– Allora qualcuno stava ascoltando dall’estensione nella camera di Alberto! Ohmmmerda!

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