L’articolo /10
di Altramira
Parte decima – Clochard
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La notte alla villa per Federica fu tremenda. Il ricordo di ciò che aveva dovuto fare tormentò i suoi sogni e la voglia instillata in lei da Yushiko, masturbandola in ogni bagno e fermandosi prima di farle avere l’orgasmo, la stavano devastando fisicamente e psicologicamente. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di arrivare a provare il piacere fino in fondo, fino alla fine, fino all’orgasmo.
La mattina dopo Yushiko continuò nella sua opera. Federica, legata sul pavimento, presentava il suo sedere in alto, mentre le dita della ragazza continuarono a tormentarla per tutta la mattina. Federica implorava di farle avere un orgasmo, ma in risposta riceveva solo insulti e derisioni. Il pomeriggio le dita di Yushiko furono sostituite da un perfetto strumento di tortura, un bellissimo e nuovo magic wand. Le fu legato tra le cosce in modo che stimolasse il suo sesso e nello stesso tempo le sue cosce furono legate tra di loro in modo molto stretto. Ormai Federica non aveva più ritegno, sembrava davvero quella cagna in calore che Yushiko le diceva di essere.
La sera la giornalista non era quasi più in grado di reggersi in piedi. Ricevette una visita inaspettata, che le fece salire il sangue al cervello per l’incazzatura. Ferma sulla porta della sua celletta, con un elegante vestito lungo e uno smagliante e beffardo sorriso sulle labbra, stava Porzia. La direttrice era venuta a trovarla.
-Sorpresa di vedermi, Federica? Hmmm, vediamo… mi pare che la cosa ti stia piacendo al di là di qualsiasi limite decente che tu abbia mai potuto pensare. Ti sei resa conto di essere quella che sei, ma te ne vergogni.
Federica, ancora legata, ebbe un sussulto di rabbia. Allora era tutto un piano di quella depravata della sua direttrice. Avrebbe dovuto capirlo fin dall’inizio. Così disse.
-Ma certo, Federica. Però tu eri troppo accecata dalla tua voglia di salire al piano delle altre. Non ti preoccupare comunque, l’articolo lo scriverai. E ti farà piacere sapere che stasera ti accompagnerò personalmente a sfogare i tuoi più bassi istinti. Ma sappi che sarà l’unica opportunità perché tu abbia la possibilità di scrivere. Se rifiuterai, niente articolo, niente carriera, niente più giornale per te.
Federica, inghiottendo rabbia, fece un cenno con la testa, che significava una risposta positiva.
-E brava la mia inviata speciale. Lo sai che mi eccito da morire a vederti così? Sembri proprio l’ultima delle cagne in calore.
Nel dire questo, Porzia s’avvicinò e passò il suo indice tra le cosce della giornalista. Questa ebbe un fremito.
-Lo vedi? Abbiamo ragione noi.
L’auto si diresse verso i bassifondi della città. Federica indossava ancora quel vestito lurido il cui colore era ormai diventato una sorta di grigio sporco. Scesero: Porzia, la contessa, Yushiko e lei. Si diressero in un vicolo stretto e male illuminato. A un certo punto Porzia si fermò. Indicò una specie di ammasso di stracci in un angolo vicino a un bidone della spazzatura.
-Lui ti farà godere.
Federica spalancò gli occhi. Davanti a lei si trovava un clochard puzzolente. Aveva la barba lunga, si poteva indovinarne l’odore anche a metri di distanza. Porzia chiamò l’uomo.
-Ti abbiamo portato una bella cagna.
L’uomo si mise a sedere. Puzzava di sudiciume, ma Federica notò che stranamente secondo i canoni non aveva affatto odore di alcool.
-Forza- Porzia incitò Federica -slacciagli i pantaloni e prendiglielo in bocca. Federica sbarrò gli occhi. -Vedrai che ti piacerà. D’altra parte è l’unico modo in cui potrai godere e avere il tuo posto. O sbaglio?
Federica slacciò la patta dei pantaloni e ne emerse un grosso membro scuro e maleodorante. -Succhia, Federica. Succhia bene e lecca, pulisciglielo per bene.
La bocca s’aprì e Federica inghiottì il membro che immediatamente si eresse. S’accorse che era veramente grande. Le venne un conato di vomito, l’odore e il gusto avrebbero fatto schifo alla peggior troia di tutta la città, ma lei stava facendo quello. Le sue labbra si chiudevano dolcemente attorno al membro che stava ancora crescendo, sembrava quasi non riuscire a contenerlo in bocca per quanto stava diventando largo. La lingua andò a cercare ogni singola piega e recesso, inghiottì per forza ogni schifezza si stesse staccando da quel pene di grandi proporzioni. Le faceva schifo, ma era eccitata come mai le era successo in vita sua. Sembrava che quel cazzo la stesse ipnotizzando. Succhiava avidamente e leccava, come se avesse trovato l’ultima delizia disponibile sulla faccia della terra. Il clochard inarcò la schiena e Porzia premette in basso la testa di Federica, mentre questi le gettava un inarrestabile schizzo di sperma caldo in bocca e in gola.
-Manda giù tutto- disse Porzia.
Federica inghiottì e quando si staccò, si leccò le labbra. -Sei proprio una cagna- disse Porzia, alzandole il vestito -Ti cola la fica.
Federica si rituffò sul clochard e riprese a succhiare fino a che non percepì di nuovo le stesse dimensioni fra le sue labbra. Porzia la fece accomodare accucciata sul membro e la spinse giù, fino a che non entrò tutto. -Ora voglio che scopi fino a che non svieni.
Federica cominciò a salire e scendere su quel membro enorme, sentiva le labbra del suo sesso dilatate come mai aveva provato. Venne subito, ma Porzia la fece continuare. -Avanti cagna.
Federica continuava e la testa le andava a destra e sinistra. Porzia le pinzò il clitoride tra due unghie. Lei stava impazzendo. Venne ancora, mentre sembrava che l’uomo, dopo la prima eiaculazione, non riuscisse più ad averne una seconda, nonostante il suo membro fosse veramente rigido. -Mi sono dimenticata di dirti che dopo un pompino, questo brav’uomo ha bisogno di essere stimolato per molto tempo prima di venire ancora. Sai è come una specie di malattia. Ma tu lo farai venire e non smetterai prima.
Federica quasi non sentì le parole di Porzia. Continuava a scopare quel cazzo grande, le labbra cominciavano a bruciarle dopo il terzo orgasmo. Porzia le infilò due dita nell’ano, lei si inarcò e l’altra le spinse a fondo cominciando a scoparle il culo. Il clochard non accennava a venire.
-Mi bruci, Porzia. Fammi smettere.
-Eh no, carina. Volevi godere e ora godrai fino a che non gode pure lui.
Il quarto e il quinto orgasmo arrivarono come devastazioni mentali. Quando Porzia s’accorse che l’uomo stava per venire, la staccò. E le mise la faccia davanti al membro rosso. La quantità enorme di sperma che fuoriuscì le inondò il viso e buona parte del vestito.
-Ora puliscilo. Poi andiamo a casa a piedi, così potrai cominciare a scrivere il tuo articolo.
[FINE]
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