L’ascensore

by Sbronzolo

Nemmeno in ascensore riesco a togliere gli occhiali da sole: unica
barriera alla luce al neon che arriva troppo intensa e schermo per
celare le occhiaie. Mi manca il fisico per tirare l’alba, fare una
doccia e andare al lavoro. Prevedo telefono staccato e poltrona
allungata a reggere il peso del mancato sonno.
Le mail? Le apro domani…non riesco oggi.
E chiudetevi porte del cavolo! Pure l’ascensore si rifiuta silenzioso di
fare il proprio dovere… mi spunta un sorriso indulgente con il mezzo
meccanico.
L’eco di tacchi mi distoglie dal torpore, dall’angolo svolta una ragazza
trafelata, pochi metri e ce la fa…le porte scorrono sulle guide per
chiuderle la strada.
Alza un braccio per richiamare la mia attenzione. Io che nemmeno so dove ho lasciato l’attenzione!!
Allungo il mio di braccio e le riapro il varco metallico: “Grazie,
grazie mille. Sono in ritardo, ho un colloquio di lavoro, mi aspettano
al settimo piano, la dottoressa Brevi dell’ufficio personale. Spero non
sia uno dei tanti finti lavori che negli ultimi mesi mi sono vista
proporre…”.

L’unico mio pensiero è: quando te l’ho chiesto? Shhhh che il cervello ancora sta assorbendo i fumi dell’alcool…

“Lei non ha idea di quanta concorrenza ci sia anche per il posto
peggiore, quello meno pagato…con orari assurdi… Ho bisogno di
lavorare perché l’affitto mica si paga da solo e non voglio tornare dai
miei. Devo riuscire a mantenere la mia indipendenza!”.

Altro mio pensiero: dove è andato chi te l’ha chiesto? Shhhh che il metabolismo stamane si è incriccato…

“Lei lavora qui? Mi dà qualche suggerimento per ben figurare con la
dottoressa Brevi? Come si svolge il colloquio? Sarò sola o con altri
candidati? Faranno domande di cultura generale o tecnica? Mi aiuti la
prego è troppo importante per me!”

Ultimo mio pensiero: se avessi un po’ di iniziativa chiamerei quella
stronza della Brevi per farle sapere la mia opinione sulle persone che
non riescono a tacere di prima mattina e mi inondano di parole in
ascensore!

“Il vestito è adatto, il trucco troppo evidente, l’acconciatura andrebbe
raccolta. La Brevi è una stronza colossale, ama i cani e, non avendone
di suo, non sopporta il carisma. Le chiederanno dove e come si vede tra
dieci anni, la faranno parlare delle sue passioni – cerchi di averne – e
la provocheranno con stipendio e orario: non ci caschi. Risponda
sorridendo e, soprattutto, parli meno. Buongiorno”. Frase mica da poco
con la bocca impastata ma ci sono riuscito e la soddisfazione accompagna
la mia uscita…

“Grazissimo, lei è un angelo…il suo nome? Mi dice il suo nome che poi passo a dirle com’è andata?”, fossi scemo!
Passandole accanto inspiro il suo buon odore, profuma di fresco e una
lieve nota di profumo mi penetra nel naso….veloce: nome vero o
inventato?
“Franco. La prego passi dopo le dieci…non riesco ad essere me stesso prima. In bocca al lupo…”
“Grazie Franco, crepi il lupo!”, con la coda dell’occhio scorgo un
bacino lanciato nella mia direzione e il suo luminoso sorriso scompare
dietro le porte metalliche.

“Franco c’è qua una che straparla e chiede di te…”, il mio collega alla reception
“L’ho incontrata stamane in ascensore, ha parlato con la Brevi per l’assunzone…”
“Allora spero che la stronza l’assuma: è una bella fica…ma perché ti cerca?”
“Per il mio fascino e perché le ho dato qualche dritta per affrontare il colloquio…ma poi: farti i cazzi tuoi no?”
“La faccio entrare o no, latrin lover che no sei altro…ahahahah”
“Falla passare, fanculo Sandro…”

Da poco passate le dieci…puntuale e rispettosa delle altrui esigenze:
mi piace questa…questa…già non so nemmeno il suo nome!
“Ciao! E’ andata benissimo! La dottoressa Brevi è rimasta stupefatta dal
mio affetto per i cani, dal mio essere appassionata e motivata, calma e
disponibile, sorridente e misurata con le parole…I tuoi consigli si
sono rivelati preziosissimi…posso darti del tu visto che saremo
colleghi?”, è al settimo cielo e la sua ilarità non mi risulta
fastidiosa: ha un che di contagioso. Sandro ha ragione: è una bella
ragazza. Gli occhi chiari, i lunghi capelli biondi e morbidi. Il naso
perfetto e la bocca carnosa. Lì in piedi oltre la mia scrivania si
lascia guardare e, con una certa voluttà, il mio sguardo indovina le
forme sotto il tailleur. La camicetta non troppo tesa sul seno…la
gonna morbida sui fianchi… Vorrei chiederle di girarsi per guardarle
il culo, ma pare troppo audace persino a me!
“Aspetta che chiamo io la Brevi e poi vedi come ti assume! Ma ti pare il
caso di essere petulante la mattina all’alba in ascensore?! Con uno
sconosciuto?! Dammi il tuo nome che la chiamo immediatamente…”,
l’ampio sorriso smorza il tono delle parole e lascia trapelare le mie
ben più cordiali intenzioni.
“Ahahaha sei come il mio ex-marito, guai parlargli appena sveglio e…
non credo che chiamerai per rovinare il mio colloquio! Mi chiamo
Veronica. Ora che sai il mio nome, ti posso offrire un caffé per
ringraziarti del prezioso aiuto? Puoi uscire… vero?”
“Pensi di cavartela così a buon mercato? Per il caffè esiste la
macchinetta…minimo una cena! Questa sera alle otto. Se hai già da
fare: disdici pure…che altrimenti esco con la Brevi…”, capisce che
la velata minaccia è lì solo per far colore.
“Mica lascio uno come te tra le grinfie di quella stronza…posso
confermare che è stronza o le dirai pure questo?”, la punta della lingua
fa capolino tra le labbra morbide e fa nascere in me la voglia di
assaggiarla.
“Andata! Consigli per la serata: il vestito non è adatto, il trucco è
perfetto. Sono indifferente ai cani e agli animali in genere. A carisma
mi difendo, mi piace parlare senza pensare e adoro chi mi sa stupire.
Non mi interessa dove o come ti vedi tra dieci anni e…non sopporto
avere orari”.
“Ahahahah c’hai preso gusto a darmi consigli….sarà solo una cena tra
colleghi…che bello ho un lavoro!”, siamo all’ottavo di cielo…
“Mai porre limiti alla provvidenza…ora andiamo a bere un caffè!”.

Appoggiato all’auto l’aspetto sotto casa sua: un condominio vecchiotto
ma ben tenuto al quale si accede salendo una decina di gradini. Il
portone si apre e sbuca Veronica: la minigonna scopre le belle gambe
affusolate a metà coscia. Una camicetta bianca con uno scollatura a V
non troppo generosa: il giusto. I sandali rialzati dal tacco non
esagerato. Le porgo un sorriso ricambiato e i miei occhi ringraziano il
progettista dello stabile per la prospettiva di quelle gambe che lente
scendono la scala. Il lieto risveglio del mio inguine accompagna
l’apprezzato gesto di aprirle la portiera.
“C’è qualche donna gelosa per la nostra uscita?”, aaahhh ste coscienze che debbono essere quietate…
“Siamo tutti ex qualcosa di qualcuno, non temere, nessuna che tu debba affrontare e poi…è una cena tra colleghi!”

La terrazza sul lago è splendida cornice del nostro piacevole parlare.
Scopro che la logorrea di Veronica era solo effetto della tensione per
il colloquio. E’ piacevole ascoltarla parlare dei viaggi, delle amicizie
e delle passioni che la animano. E’ patita di sport e si vanta di
averne provati un grandissimo numero. Competitiva e vivace, rintuzza e
schiva ogni mia provocazione ed evita ogni mio affondo. Il tempo scorre
veloce, la candela che illumina i nostri volti balugina quasi esaurita:
“Non ho voglia di riportarti a casa, facciamo una passeggiata…”
“E’ tardi, le brave ragazze a quest’ora tornano a casa…”
“Vero, ma le brave ragazze sono noiose e petulanti e tu lo sei già stata stamane. Non vorrai esserlo una seconda volta…”

Fresca e delicata, timida e curiosa, lenta e morbida la sua lingua si fa
spazio nella mia bocca. Un bacio sensuale. Il primo bacio, per questo
il più trattenuto. Le braccia attirano i corpi e il suo calore spalmato
addosso mi eccita. Il sangue segue un’unica direzione e indurisce il mio
inguine. Senza sciogliere le labbra, le mani cercano le zone erogene,
ne tastano la tonicità e benvenuto il suo tocco sul mio cazzo. Mi apre
la patta e cerca di estrarlo dai boxer. Riesce nello stesso istante che
il bordo del suo perizoma scopre alla mia mano la liquida eccitazione
della fica.
In piedi, a pochi metri dalla riva delle ferme acque del lago, ci tocchiamo incauti e disinteressati dal poter essere visti.

A balzi saliamo le scale di casa sua, la mia mano stretta nella sua…
Il viaggio di ritorno è stato oltre i limiti di velocità, lei con la
mano tra le mie cosce e le labbra sul mio lobo…sa come tenere carico
un uomo.
Un occhio alla strada e la sua lingua in bocca. Ogni semaforo pretesto
per qualche carezza alla fica libera dal perizoma. L’ha tolto sulla
panchina per sentire ogni mia carezza. Ora il piccolo indumento è mio
ostaggio in tasca.

Lancia le scarpe appena chiusa la porta. Lenta passa la testa dalla
maglietta e il reggiseno resta appeso alle inutili spalline. Si ferma e
mi slaccia ogni bottone della camicia, ne apre i lembi e si tuffa con il
viso sui peli del mio torace…ne insipira l’odore, ne apprezza il
lieve solletico. Le sue mani non stanno ferme e la cintura si slaccia
seguita dai bottoni. I jeans crollano al suolo. Lentamente si accuccia e
calandomi i boxer chiude le labbra attorno alla mia cappella. Estasiato
dalla sua bravura, mi lascio succhiare quasi paralizzato dalla velocità
del suo agire. La bocca scalda e lucida il mio uccello, la mano carezza
e raccoglie in un abbraccio le palle. Lo estrae, fa scorrere lentamente
la pelle con la mano mentre con la lingua lappa e disegna la mia
cappella…
“E’ da stamane che voglio il tuo sapore….” e il mio cazzo penetra grato tra le sue labbra carnose…

La sollevo prima di essere vinto dalla sua bocca senza averla gustata.
Un bacio esplosivo mi lascia il tempo di slacciare e buttare il
reggiseno, abbassare la zip della minigonna che scivola a far compagnia
ai miei jeans. L’accompagno nello stendersi sul divano: primo e più
comodo appoggio. Reclina il corpo e apre le cosce per farmela ammirare.
La luce alogena illumina il glabro sesso: morbido, lucido di succhi. Le
labbra leggermente gonfie e sporgenti…le percorro con la lingua, mi
approprio del gusto, mi riempio l’olfatto dell’aroma del suo fiore.
Lancia un gemito di apprezzamento. Affondo tra le labbra, le schiudo
della mia sete. Apre ancora di più le gambe per lasciarsi leccare e
toccare….
In una posizione scomoda, quasi da contorsionista, avvicina la bocca al
mio cazzo duro come poche volte e lo prende in bocca, con le braccia
attira le mie cosce per averne il pù possibile…senza togliere la fica
dalla mia bocca. In quel numero speciale restiamo il poco tempo che le
schiene permettono. Mi siedo e senza un attimo di tregua o perplessità i
nostri sessi si fondono. Penetro nella morbida fessura con la facilità
che l’eccitazione favorisce.
Siede sulle mie cosce stringendo il nucleo del mio piacere nel suo,
muove il bacino per stimolare ogni parete dei nostri sessi. I capezzoli
premono nel contatto dei toraci. Voraci le bocche vorticano l’una
nell’altra. Impossibile essere più uniti di così, darsi e prendersi
oltre…
L’urgenza del movimento preme: Veronica stacca il busto e inizia lenta
la danza su di me. Scorro agevole nella sua fica pulsante, quasi ritmica
nello spasmo delle contrazioni…la mano a toccarsi il seno e la bocca
dischiusa nel respiro profondo. Il mio pollice gioca con il clitoride
turgido ed esposto. Spinge il pube verso la mia mano e sul mio
cazzo…affamata dell’una e ancor di più dell’altro.

Non una parola, non serve. Raccontano abbastanza i nostri corpi e il
loro furibondo muovere. I gemiti si fanno corti e ravvicinati, la
pressione sale e la temperatura con lei. Onde di piacere pervadono e
irradiano le membra. Esplodo, sento la cappella gonfiarsi e premere le
calde pareti, scendere e salire…sale..sale…dal profondo sale
l’orgasmo…Veronica sta venendo: incita, ride, geme e gode….con gli
ultimi movimenti accoglie il mio seme che fluisce in caldi e vivi
fiotti…
Un ahhhhh intonato, armonioso e contemporaneo suggella l’acme del piacere che ci siamo donati.

Le carni ammorbidiscono, i tratti addolciscono e le bocche si aprono nel
bacio languido che segue il piacere…le risate complici, le mani
ancora avide di contatto…
“Domattina giuro che non parlo…stai con me?”

by Sbronzolo

Nemmeno in ascensore riesco a togliere gli occhiali da sole: unica
barriera alla luce al neon che arriva troppo intensa e schermo per
celare le occhiaie. Mi manca il fisico per tirare l’alba, fare una
doccia e andare al lavoro. Prevedo telefono staccato e poltrona
allungata a reggere il peso del mancato sonno.
Le mail? Le apro domani…non riesco oggi.
E chiudetevi porte del cavolo! Pure l’ascensore si rifiuta silenzioso di
fare il proprio dovere… mi spunta un sorriso indulgente con il mezzo
meccanico.
L’eco di tacchi mi distoglie dal torpore, dall’angolo svolta una ragazza
trafelata, pochi metri e ce la fa…le porte scorrono sulle guide per
chiuderle la strada.
Alza un braccio per richiamare la mia attenzione. Io che nemmeno so dove ho lasciato l’attenzione!!
Allungo il mio di braccio e le riapro il varco metallico: “Grazie,
grazie mille. Sono in ritardo, ho un colloquio di lavoro, mi aspettano
al settimo piano, la dottoressa Brevi dell’ufficio personale. Spero non
sia uno dei tanti finti lavori che negli ultimi mesi mi sono vista
proporre…”.

L’unico mio pensiero è: quando te l’ho chiesto? Shhhh che il cervello ancora sta assorbendo i fumi dell’alcool…

“Lei non ha idea di quanta concorrenza ci sia anche per il posto
peggiore, quello meno pagato…con orari assurdi… Ho bisogno di
lavorare perché l’affitto mica si paga da solo e non voglio tornare dai
miei. Devo riuscire a mantenere la mia indipendenza!”.

Altro mio pensiero: dove è andato chi te l’ha chiesto? Shhhh che il metabolismo stamane si è incriccato…

“Lei lavora qui? Mi dà qualche suggerimento per ben figurare con la
dottoressa Brevi? Come si svolge il colloquio? Sarò sola o con altri
candidati? Faranno domande di cultura generale o tecnica? Mi aiuti la
prego è troppo importante per me!”

Ultimo mio pensiero: se avessi un po’ di iniziativa chiamerei quella
stronza della Brevi per farle sapere la mia opinione sulle persone che
non riescono a tacere di prima mattina e mi inondano di parole in
ascensore!

“Il vestito è adatto, il trucco troppo evidente, l’acconciatura andrebbe
raccolta. La Brevi è una stronza colossale, ama i cani e, non avendone
di suo, non sopporta il carisma. Le chiederanno dove e come si vede tra
dieci anni, la faranno parlare delle sue passioni – cerchi di averne – e
la provocheranno con stipendio e orario: non ci caschi. Risponda
sorridendo e, soprattutto, parli meno. Buongiorno”. Frase mica da poco
con la bocca impastata ma ci sono riuscito e la soddisfazione accompagna
la mia uscita…

“Grazissimo, lei è un angelo…il suo nome? Mi dice il suo nome che poi passo a dirle com’è andata?”, fossi scemo!
Passandole accanto inspiro il suo buon odore, profuma di fresco e una
lieve nota di profumo mi penetra nel naso….veloce: nome vero o
inventato?
“Franco. La prego passi dopo le dieci…non riesco ad essere me stesso prima. In bocca al lupo…”
“Grazie Franco, crepi il lupo!”, con la coda dell’occhio scorgo un
bacino lanciato nella mia direzione e il suo luminoso sorriso scompare
dietro le porte metalliche.

“Franco c’è qua una che straparla e chiede di te…”, il mio collega alla reception
“L’ho incontrata stamane in ascensore, ha parlato con la Brevi per l’assunzone…”
“Allora spero che la stronza l’assuma: è una bella fica…ma perché ti cerca?”
“Per il mio fascino e perché le ho dato qualche dritta per affrontare il colloquio…ma poi: farti i cazzi tuoi no?”
“La faccio entrare o no, latrin lover che no sei altro…ahahahah”
“Falla passare, fanculo Sandro…”

Da poco passate le dieci…puntuale e rispettosa delle altrui esigenze:
mi piace questa…questa…già non so nemmeno il suo nome!
“Ciao! E’ andata benissimo! La dottoressa Brevi è rimasta stupefatta dal
mio affetto per i cani, dal mio essere appassionata e motivata, calma e
disponibile, sorridente e misurata con le parole…I tuoi consigli si
sono rivelati preziosissimi…posso darti del tu visto che saremo
colleghi?”, è al settimo cielo e la sua ilarità non mi risulta
fastidiosa: ha un che di contagioso. Sandro ha ragione: è una bella
ragazza. Gli occhi chiari, i lunghi capelli biondi e morbidi. Il naso
perfetto e la bocca carnosa. Lì in piedi oltre la mia scrivania si
lascia guardare e, con una certa voluttà, il mio sguardo indovina le
forme sotto il tailleur. La camicetta non troppo tesa sul seno…la
gonna morbida sui fianchi… Vorrei chiederle di girarsi per guardarle
il culo, ma pare troppo audace persino a me!
“Aspetta che chiamo io la Brevi e poi vedi come ti assume! Ma ti pare il
caso di essere petulante la mattina all’alba in ascensore?! Con uno
sconosciuto?! Dammi il tuo nome che la chiamo immediatamente…”,
l’ampio sorriso smorza il tono delle parole e lascia trapelare le mie
ben più cordiali intenzioni.
“Ahahaha sei come il mio ex-marito, guai parlargli appena sveglio e…
non credo che chiamerai per rovinare il mio colloquio! Mi chiamo
Veronica. Ora che sai il mio nome, ti posso offrire un caffé per
ringraziarti del prezioso aiuto? Puoi uscire… vero?”
“Pensi di cavartela così a buon mercato? Per il caffè esiste la
macchinetta…minimo una cena! Questa sera alle otto. Se hai già da
fare: disdici pure…che altrimenti esco con la Brevi…”, capisce che
la velata minaccia è lì solo per far colore.
“Mica lascio uno come te tra le grinfie di quella stronza…posso
confermare che è stronza o le dirai pure questo?”, la punta della lingua
fa capolino tra le labbra morbide e fa nascere in me la voglia di
assaggiarla.
“Andata! Consigli per la serata: il vestito non è adatto, il trucco è
perfetto. Sono indifferente ai cani e agli animali in genere. A carisma
mi difendo, mi piace parlare senza pensare e adoro chi mi sa stupire.
Non mi interessa dove o come ti vedi tra dieci anni e…non sopporto
avere orari”.
“Ahahahah c’hai preso gusto a darmi consigli….sarà solo una cena tra
colleghi…che bello ho un lavoro!”, siamo all’ottavo di cielo…
“Mai porre limiti alla provvidenza…ora andiamo a bere un caffè!”.

Appoggiato all’auto l’aspetto sotto casa sua: un condominio vecchiotto
ma ben tenuto al quale si accede salendo una decina di gradini. Il
portone si apre e sbuca Veronica: la minigonna scopre le belle gambe
affusolate a metà coscia. Una camicetta bianca con uno scollatura a V
non troppo generosa: il giusto. I sandali rialzati dal tacco non
esagerato. Le porgo un sorriso ricambiato e i miei occhi ringraziano il
progettista dello stabile per la prospettiva di quelle gambe che lente
scendono la scala. Il lieto risveglio del mio inguine accompagna
l’apprezzato gesto di aprirle la portiera.
“C’è qualche donna gelosa per la nostra uscita?”, aaahhh ste coscienze che debbono essere quietate…
“Siamo tutti ex qualcosa di qualcuno, non temere, nessuna che tu debba affrontare e poi…è una cena tra colleghi!”

La terrazza sul lago è splendida cornice del nostro piacevole parlare.
Scopro che la logorrea di Veronica era solo effetto della tensione per
il colloquio. E’ piacevole ascoltarla parlare dei viaggi, delle amicizie
e delle passioni che la animano. E’ patita di sport e si vanta di
averne provati un grandissimo numero. Competitiva e vivace, rintuzza e
schiva ogni mia provocazione ed evita ogni mio affondo. Il tempo scorre
veloce, la candela che illumina i nostri volti balugina quasi esaurita:
“Non ho voglia di riportarti a casa, facciamo una passeggiata…”
“E’ tardi, le brave ragazze a quest’ora tornano a casa…”
“Vero, ma le brave ragazze sono noiose e petulanti e tu lo sei già stata stamane. Non vorrai esserlo una seconda volta…”

Fresca e delicata, timida e curiosa, lenta e morbida la sua lingua si fa
spazio nella mia bocca. Un bacio sensuale. Il primo bacio, per questo
il più trattenuto. Le braccia attirano i corpi e il suo calore spalmato
addosso mi eccita. Il sangue segue un’unica direzione e indurisce il mio
inguine. Senza sciogliere le labbra, le mani cercano le zone erogene,
ne tastano la tonicità e benvenuto il suo tocco sul mio cazzo. Mi apre
la patta e cerca di estrarlo dai boxer. Riesce nello stesso istante che
il bordo del suo perizoma scopre alla mia mano la liquida eccitazione
della fica.
In piedi, a pochi metri dalla riva delle ferme acque del lago, ci tocchiamo incauti e disinteressati dal poter essere visti.

A balzi saliamo le scale di casa sua, la mia mano stretta nella sua…
Il viaggio di ritorno è stato oltre i limiti di velocità, lei con la
mano tra le mie cosce e le labbra sul mio lobo…sa come tenere carico
un uomo.
Un occhio alla strada e la sua lingua in bocca. Ogni semaforo pretesto
per qualche carezza alla fica libera dal perizoma. L’ha tolto sulla
panchina per sentire ogni mia carezza. Ora il piccolo indumento è mio
ostaggio in tasca.

Lancia le scarpe appena chiusa la porta. Lenta passa la testa dalla
maglietta e il reggiseno resta appeso alle inutili spalline. Si ferma e
mi slaccia ogni bottone della camicia, ne apre i lembi e si tuffa con il
viso sui peli del mio torace…ne insipira l’odore, ne apprezza il
lieve solletico. Le sue mani non stanno ferme e la cintura si slaccia
seguita dai bottoni. I jeans crollano al suolo. Lentamente si accuccia e
calandomi i boxer chiude le labbra attorno alla mia cappella. Estasiato
dalla sua bravura, mi lascio succhiare quasi paralizzato dalla velocità
del suo agire. La bocca scalda e lucida il mio uccello, la mano carezza
e raccoglie in un abbraccio le palle. Lo estrae, fa scorrere lentamente
la pelle con la mano mentre con la lingua lappa e disegna la mia
cappella…
“E’ da stamane che voglio il tuo sapore….” e il mio cazzo penetra grato tra le sue labbra carnose…

La sollevo prima di essere vinto dalla sua bocca senza averla gustata.
Un bacio esplosivo mi lascia il tempo di slacciare e buttare il
reggiseno, abbassare la zip della minigonna che scivola a far compagnia
ai miei jeans. L’accompagno nello stendersi sul divano: primo e più
comodo appoggio. Reclina il corpo e apre le cosce per farmela ammirare.
La luce alogena illumina il glabro sesso: morbido, lucido di succhi. Le
labbra leggermente gonfie e sporgenti…le percorro con la lingua, mi
approprio del gusto, mi riempio l’olfatto dell’aroma del suo fiore.
Lancia un gemito di apprezzamento. Affondo tra le labbra, le schiudo
della mia sete. Apre ancora di più le gambe per lasciarsi leccare e
toccare….
In una posizione scomoda, quasi da contorsionista, avvicina la bocca al
mio cazzo duro come poche volte e lo prende in bocca, con le braccia
attira le mie cosce per averne il pù possibile…senza togliere la fica
dalla mia bocca. In quel numero speciale restiamo il poco tempo che le
schiene permettono. Mi siedo e senza un attimo di tregua o perplessità i
nostri sessi si fondono. Penetro nella morbida fessura con la facilità
che l’eccitazione favorisce.
Siede sulle mie cosce stringendo il nucleo del mio piacere nel suo,
muove il bacino per stimolare ogni parete dei nostri sessi. I capezzoli
premono nel contatto dei toraci. Voraci le bocche vorticano l’una
nell’altra. Impossibile essere più uniti di così, darsi e prendersi
oltre…
L’urgenza del movimento preme: Veronica stacca il busto e inizia lenta
la danza su di me. Scorro agevole nella sua fica pulsante, quasi ritmica
nello spasmo delle contrazioni…la mano a toccarsi il seno e la bocca
dischiusa nel respiro profondo. Il mio pollice gioca con il clitoride
turgido ed esposto. Spinge il pube verso la mia mano e sul mio
cazzo…affamata dell’una e ancor di più dell’altro.

Non una parola, non serve. Raccontano abbastanza i nostri corpi e il
loro furibondo muovere. I gemiti si fanno corti e ravvicinati, la
pressione sale e la temperatura con lei. Onde di piacere pervadono e
irradiano le membra. Esplodo, sento la cappella gonfiarsi e premere le
calde pareti, scendere e salire…sale..sale…dal profondo sale
l’orgasmo…Veronica sta venendo: incita, ride, geme e gode….con gli
ultimi movimenti accoglie il mio seme che fluisce in caldi e vivi
fiotti…
Un ahhhhh intonato, armonioso e contemporaneo suggella l’acme del piacere che ci siamo donati.

Le carni ammorbidiscono, i tratti addolciscono e le bocche si aprono nel
bacio languido che segue il piacere…le risate complici, le mani
ancora avide di contatto…
“Domattina giuro che non parlo…stai con me?”

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