Le mie vacanze in montagna /5

di Carol89

L’attuazione del mio piano dipendeva in realtà molto dalle circostanze. Dovevo sapermi adattare e cogliere le occasioni. E così feci, fin dal primo mattino: i tempi erano tutto, dovevo prevenire possibili azioni di mia sorella (se ancora non aveva spifferato). Mi svegliai abbastanza presto (con moderazione… ero pur sempre in vacanza!). Federica dormiva ancora e io uscii piano dalla stanza, per approfittarne.
Dopo una tappa in bagno, mi diressi in cucina, e lì trovai mia mamma.

– Buongiorno! – mi disse, sorpresa di vedermi sveglio così presto, almeno per i miei standard.
– Ciao ma’… papà dorme ancora?
– Sì, stamattina dorme. Vuoi già fare colazione?
Annuii e mi sedetti, facendomi servire. Buon segno il fatto che mi  preparasse ancora la colazione: non sembrava arrabbiata.
– Tu che fai? – indagai con discrezione.
– Sto per andare in piscina.
– A-ha. E papà?
– Dovrebbe venire qui Franco, verso le nove e mezza. Devono sistemare la caldaia.
Ok, riflettei. Papà quella mattina era impegnato, c’era altra gente, quindi se anche Federica fosse rimasta con lui, non avrebbe avuto facili occasioni in cui parlare. Mamma invece andava in piscina: poteva essere un’occasione per stare da solo con lei.
– Se vengo anch’io in piscina? – provai a chiedere, esplorando la possibilità.
Lei fece una faccia strana. Decisamente non era abituata a suo figlio mattiniero e sportivo.
– Da quando hai voglia di nuotare? – mi chiese, sorridendo stupita.
Io mi strinsi nelle spalle.
– Sono in vacanza… ho voglia di fare un po’ di movimento. Poi mica faccio tutte le vasche che fai tu…
– Ah ecco, un po’ di pigrizia ti rimane. Comunque se vuoi venire sbrigati, io esco fra dieci minuti!
Mi sbrigai. Mangiai al volo due cose, misi in uno zaino l’indispensabile (per fortuna avevo tutto in bagno, senza dover rientrare in camera), mi infilai una tuta e, un quarto d’ora dopo, uscii di casa insieme a lei.
Naturalmente mi toccò pure la pedalata fino alla piscina. Vuoi mai che si prenda la macchina, per andare a fare sport. Ma va bene, sopportai tutto: il mio obiettivo era avere del tempo con lei.
Mi ero fatto due idee. La prima era che se lei o papà avessero saputo qualcosa, lo avrei capito osservandoli bene e parlando con loro. Avrei notato qualcosa nelle loro parole o nei loro atteggiamenti. Quindi compito numero uno: osservare attentamente. La seconda idea era che se ancora Federica non aveva detto niente, dovevo approfittarne. Giocare d’anticipo. Certo non avrei raccontato io quel che era successo tra noi, ma potevo almeno mettere le basi per prepararli ad un’eventuale suo discorso, e non assumermi io tutta la colpa.
Così già quella pedalata di circa venti minuti era un’occasione utilissima. Anzi, se l’avessi sfruttata bene, avrei potuto anche evitarmi la piscina con una scusa dell’ultimo minuto!
– Quante vasche fai oggi? – iniziai, tanto per conversare, mentre pedalavamo affiancati.
– Le solite, una cinquantina.
– Ma qui in piscina c’è anche la palestra?
– Sì, c’è una saletta attrezzi. Non hanno tante macchine, ma almeno l’essenziale c’è.
– E quindi fai anche pesi?
– Non faccio solo pesi, faccio per lo più ginnastica aerobica… comunque non oggi, oggi nuoto soltanto. Vorrei andare due volte alla settimana, una per nuotare l’altra per la palestra.
Da qualche anno, mia mamma era diventata una vera fanatica dell’allenamento. Da quando aveva superato i quaranta, all’incirca. Fisicamente era molto cambiata: lei che era sempre stata alta e magra, quasi gracilina, era rimasta magra ma si era molto rafforzata. Ogni tanto mi capitava di sorprendermi quando notavo i suoi bicipiti, o i muscoli delle gambe. Non mi ero mai chiesto il perché di quella trasformazione, probabilmente era un modo per evitare di invecchiare: in effetti si manteneva in forma perfetta, forse anche troppo.
Comunque il fatto importante era che mi stava parlando tranquillamente, normalmente. Non trovavo nessuna nota strana nella sua voce, nel modo in cui mi parlava. Decisamente, non sapeva nulla.
Era ora di puntare al secondo obiettivo.
– Già che la caldaia non funziona bene, secondo me dovremmo provare a cercare un’altra casa – dissi a un certo punto.
– Addirittura… non è più semplice cercare un’altra caldaia?
– Sì ma questa casa è piccola… ogni anno mi sembra più piccola.
– È solo una casa per le vacanze, l’abbiamo sempre usata.
– Sì ma io e Fede cresciamo… non siamo più abituati a dover dividere la stessa camera, lo stesso bagno… è scomodo!
– Il bagno lo dividiamo in quattro, basta avere un po’ di pazienza. Qui non ci sono gli orari da rispettare e la fretta che abbiamo in città, non mi sembra così terribile.
– Beh insomma. Fede sta in bagno una vita. Io vorrei anche un po’ di intimità.
– Addirittura… ti sembra di avere poca intimità? – Non mi prendeva molto sul serio.
– Beh non posso neanche fare una doccia in pace che inizia a dirmi che è ora di uscire, che l’ha bisogno lei, che le serve l’asciugacapelli o qualcosa…
Tac. Così l’avevo buttata lì, dando la colpa di simili situazioni a Federica. Mia mamma non fece una piega: evidentemente non riconosceva quella situazione come un problema. Bene, bene, pensai.
– Io credo invece che ci faccia bene, condividere un po’ la casa e anche il bagno in famiglia. A cosa ti serve tutta questa privacy? Tra di noi possiamo avere tutta l’intimità che vogliamo, siamo una famiglia.
U-oh. E che cos’era quel discorso adesso? Addirittura era lei a spingere nella direzione di una maggiore “intimità”? Se avesse saputo, non credo che sarebbe stata della stessa idea…
– Tu stai diventando un po’ troppo timido – mi disse, per rincarare la dose. – È normale alla tua età, ma è una timidezza inutile. Tra di noi poi, in famiglia, non ha proprio senso. No?
– Ma sì, lo so… – dissi, tanto per darle ragione. Non capivo bene che cosa volesse dire, ma non mi sarei certo messo a contraddirla.
Arrivammo alla piscina, ed ero già stanco. Stavo per tirare fuori una scusa e dirle che ok, io tornavo indietro, mi era passata la voglia, ma lei mi precedette:
– Dai, prendo io il biglietto per te, tu usa il mio abbonamento, che sei il più lento a prepararti. Fai in fretta, ci vediamo dopo gli spogliatoi fra cinque minuti!
– O… ok – risposi, prendendo l’abbonamento. Mi diressi mestamente agli spogliatoi. Ah, che prezzi dovevo pagare per una sega sotto gli occhi di mia sorella!

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