Marzia ed Arianna

di Jade

image

image

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

[Photo credit immagine di copertina]

//

Usa il tasto “now” per scegliere colori e caratteri del testo!

***

Marzia aveva trentacinque anni ed era bella senza rendersene conto.

Forse era più bella ora di quando era giovane. Anni fa era più in carne, ora si era messa a correre d’estate e ad andare in piscina d’inverno. Il suo corpo era tonico e magro.

Il viso… Beh, il viso era sempre stato il suo forte. In quegli occhioni neri da cerbiatta potevi perderti per ore.

Marzia era intelligente e simpatica, anche se appena la conoscevi non l’avresti detto. La sua insicurezza la rendeva timida ed impacciata con chi non conosceva. Una volta trovata la giusta confidenza però, si lasciava andare ed era allora, entrando nel suo mondo, che la scoprivi spiritosa ed affascinante.

Marzia viveva in un appartamento nella periferia bolognese. Un appartamento troppo grande per lei sola. Un appartamento che le sembrava sempre troppo vuoto da quando il marito se n’era andato.

Dopo anni di matrimonio l’aveva lasciata per una ragazzina dieci anni più giovane. Ritrovarsi di nuovo sola all’improvviso aveva distrutto le poche sicurezze che il suo carattere le aveva permesso di costruire. Si era chiusa in un misto di depressione e malinconia ed i suoi occhi avevano perso la luminosità che li rendeva tanto belli.

Anche il lavoro non andava molto bene. Dopo diversi anni da ricercatrice precaria all’università, il laboratorio in cui lavorava aveva chiuso i battenti, lasciando lei e una dozzina di colleghe in mezzo alla strada.

Ora si ritrovava a dare ripetizioni di matematica e fisica ai ragazzini delle superiori per far quadrare il bilancio: se non hai figli, gli alimenti che il divorzio ti concede sono davvero poca cosa.

Un pomeriggio di febbraio decisamente freddo e con un cielo che prometteva una nevicata imminente, uscì di casa per andare in centro a fare qualche acquisto.

Era in un negozio di intimo quando incontrò Arianna.

Arianna era una giovane ragazza cui Marzia aveva dato delle ripetizioni qualche mese prima, quando l’esame di maturità incombeva su di lei. In realtà non aveva bisogno di recuperare nozioni fondamentali: le serviva solamente qualcuno che la rassicurasse sulle sue conoscenze.

Arianna era una ragazza insicura quanto Marzia e, come lei, molto intelligente. Fra loro si era creata da subito una bella confidenza: Arianna aveva bisogno di una figura femminile che la comprendesse un poco, dato che la madre era assente in quasi tutti gli aspetti della sua vita.

Il loro rapporto in quei mesi di lezioni si era evoluto da quello professore/studente a quello zia/nipote. Marzia non aveva molte amiche e quasi tutte erano sparite quando il marito l’aveva lasciata: quella giovane ragazza era ciò che di più vicino ad una vera amicizia avesse in quel periodo.

Poi l’esame passò, le lezioni terminarono e i loro contatti ormai si limitavano a qualche sporadico sms.

Rivedersi in quel negozio fu piacevole per entrambe.

Arianna era iscritta al primo anno di Scienze della Comunicazione ed aveva cominciato a fare la commessa part-time in quel negozio di intimo per pagarsi un po’ di spese dell’università.

Dopo un po’ di convenevoli la complicità fra loro tornò quella di un tempo e Marzia confessò alla ragazza di essere in un periodo non molto piacevole, stretta fra solitudine e rimpianto.

Arianna era dispiaciuta e propose un caffè per parlare con un po’ più di calma.

Si accordarono per rivedersi dopo un paio d’ore, quando Marzia avrebbe finito le sue compere e Arianna il suo turno in negozio.

Quando si rincontrarono, Marzia era piena di buste di plastica e il freddo era davvero pungente. Decisero che il caffè l’avrebbero preso nella comodità delle mura domestiche, quindi salirono nella macchina di Marzia e si avviarono verso casa sua.

Entrarono proprio mentre iniziava a nevicare.

Marzia mise la moka sul fuoco mentre raccontava ad Arianna gli ultimi mesi della sua vita, fatta di monotonia e solitudine. Arianna ascoltava attenta, tentando di sdrammatizzare con un sorriso i discorsi cupi dell’altra.

I quindici anni di differenza fra le due donne non si sentivano: parlavano come due amiche di vecchia data.

Bevvero il caffè continuando a parlare della vita universitaria di Arianna, dei ragazzi che la corteggiavano, ma che lei continuava a respingere trovandoli banali e tutti uguali.

Fuori nevicava forte.

Entrambe in piedi di fronte alla finestra, guardavano rapite il paesaggio imbiancato. Rimasero in silenzio per qualche minuto.

Arianna si voltò verso Marzia e scorse una lacrima rigarle il viso.

La tristezza la pervase, sentendo le nere emozioni dell’altra pesarle sul cuore. Le strinse forte una mano, per farle sentire la sua vicinanza fisica ed emotiva. Poi si abbracciarono.

Marzia non sapeva cosa le era preso per iniziare a piangere così, ma quella situazione le aveva smosso qualcosa dentro.

L’abbraccio forte di Arianna le trasmetteva forza. Le si era aggrappata al collo e la stringeva a sé. Il calore del suo corpo la confortava.

Rimasero così per alcuni istanti: il termosifone che le scaldava, la finestra che mostrava una città innevata e silenziosa, il contatto fra loro che le univa come mai erano state prima.

Fu la più giovane a muoversi.

Alzò la testa dalla spalla e le sue labbra le sfiorarono il collo. Invece di ritrarsi, quel contatto la portò ad avvicinarsi ulteriormente. Salì ancora e posò un leggero bacio sulla guancia dell’amica, sentendo il sapore salato delle lacrime.

Le diede ancora un paio di leggeri bacetti sulla guancia e alla infine le loro labbra si sfiorarono.

Fu un attimo.

Le loro bocche si unirono in un bacio. Un bacio vero. Un bacio come quello di due amanti che a lungo hanno atteso di potersi incontrare.

Le loro lingue si intrecciavano e si cercavano rincorrendosi. Si abbracciavano stringendosi tanto da farsi male. I loro seni, sotto i maglioni pensanti, erano schiacciati l’uno sull’altro, in un contatto che prima innocente, si era fatto improvvisamente carico di erotismo.

Arianna non pensava a nulla e si lasciava trasportare dalle emozioni. Marzia invece aveva per la testa un milione di pensieri differenti, ma una sola certezza: finalmente, dopo un tempo che le era parso eterno, il suo cuore aveva ripreso a battere. Si sentiva di nuovo viva.

Le mani di Marzia cominciarono a percorrere la schiena dell’amica e presto trovarono la strada per infilarsi sotto il maglione di lana. Non appena sotto, sollevò verso l’alto il pensante indumento e a malincuore dovette staccarsi dalla sua bocca per permetterle di levarlo.

Dopo un istante fu lo stesso per il suo maglione e poi per la maglietta sottostante.

Quando furono in reggiseno, si fermarono un istante ed esplorarono con gli occhi i rispettivi corpi. Erano improvvisamente piene di desiderio e i loro istinti repressi per tanto tempo stavano per esplodere.

“Io non l’ho mai fatto, non so se sono capace…” sussurrò Arianna spostando lo sguardo verso il pavimento.

“Nemmeno io.” Rispose Marzia.

Si strinsero di nuovo in un languido bacio, ma questa volta i loro corpi non erano più divisi dalla stoffa dei vestiti. Sentire il calore del corpo nudo di Arianna, per Marzia fu come una scossa elettrica. Continuando a baciarla le sfilò il reggiseno e poi fece sparire anche il suo.

Schiacciarono i seni incrociando i capezzoli eretti. Era una sensazione nuova per entrambe.

Una sensazione tanto forte che entrambe dovettero staccarsi dal bacio per riprendere fiato.

Arianna guardava i seni della donna più grande con ammirazione: erano notevolmente più grandi dei suoi e voleva toccarli. Voleva sentirne la consistenza, voleva soppesarli, voleva baciarli. Lo voleva tantissimo, ma non si azzardava a farlo.

“Toccali.” Disse Marzia vedendola indecisa.

Arianna posò una mano sul seno e prese ad accarezzarlo. Era una sensazione strana toccare il seno di un’altra donna, ma era una delle cose più eccitanti che avesse mai fatto.

Prese coraggio e cominciò a toccare i seni con entrambe le mani. Giocava coi suoi capezzoli, li stringeva, li impastava. I sospiri di Marzia le fecero capire che la cosa stava piacendo davvero tanto anche a lei.

Si abbassò e prese in bocca un capezzolo, tormentandolo con la lingua.

Continuava ad alzare lo sguardo per controllare le reazioni di Marzia, che non faceva nulla per nascondere la sua eccitazione.

Era in estasi. Sentiva le gambe cederle e un lago nelle mutandine. Era scossa da brividi nel sentire quella lingua sulle sue tette.

A suo marito erano sempre piaciuti i suoi seni, ma li toccava in modo più rude, sbrigativo. Arianna era dolce, delicata, morbida. Sapeva dove concentrarsi e quali movimenti evitare per non far sentire a Marzia alcun fastidio: solo piacere e godimento.

Doveva fare qualcosa, altrimenti sarebbe venuta solamente con quel trattamento. Fece alzare Arianna e la condusse sul divano. La fece stendere e poi si abbassò su di lei.

Prima un altro tenero, languido bacio, poi giù sui seni piccoli, ma sodi della ragazza. Erano bellissimi. Sembravano delle pesche mature.

Non aveva mai baciato una pelle tanto liscia, morbida, delicata. Quella ragazza le stava letteralmente facendo perdere la testa.

Un corpo magro, pulito, fresco. Non un pelo di barba a graffiarle il viso, non un pelo sul petto ad infastidire i suoi baci. Quel corpo di ragazza che si contorceva reagendo ad ogni suo tocco era la cosa più bella e sensuale che avesse mai visto.

Scese con la lingua sul suo ventre piatto, disegnando con la lingua lettere di un alfabeto sconosciuto sul suo pancino appena percettibile.

Scese ancora.

Poi risalì a baciarle i seni. Intanto con la mano destra si infilava sotto i pantaloni della ragazza, poi sotto le mutandine, fino a toccare per la prima volta quelle labbra morbide che l’attraevano come una calamita.

Era bagnatissima. Quando cominciò a sfregarla con sempre maggior vigore, infilando il dito medio fra le grandi labbra, la ragazza ebbe uno spasimo e inarcò la schiena in un movimento involontario, ma incontrollabile.

Rimasero così per alcuni minuti, con Marzia che continuava a toccarla, mentre chinata su di lei baciava alternativamente i suoi seni e il suo viso.

Poi estrasse la mano dai pantaloni ed iniziò ad armeggiare con i bottoni. Glieli slacciò e sfilò via le sue braghe e le mutandine in un sol colpo.

In ginocchio sul divano, Marzia si prese un istante per osservarla. Quella che fino a pochi minuti fa era solo una sua studentessa, forse un’amica, ora era stesa sul suo divano, nuda, esposta, vulnerabile e perfetta.

Era completamente depilata e la sua vagina sembrava quella di una bambina.

Sollevò le sue gambe e si accovacciò fra loro, dando piccoli baci all’interno coscia. Alternava leccatine, baci e piccoli morsetti che la ragazza dimostrava di gradire con ansimi d’eccitazione sempre più frequenti.

Arianna le appoggiò le gambe sulle spalle invitandola ad avvicinarsi al centro del suo piacere e lei non si fece pregare. Passò la lingua all’esterno, poi sulle labbra, infine la divaricò aiutandosi con una mano ed iniziò a baciare le piccole labbra.

Con la mano sinistra iniziò a penetrarla piano con un dito, mentre con la lingua si faceva strada verso il clitoride, iniziava a baciare e succhiare con foga.

La mano destra incontrò quella di Arianna, che la prese e se la portò su un seno, poi in bocca, dove la baciava e succhiava le dita sottili della sua amante.

Arianna era in estasi, in preda all’eccitazione più sfrenata che mai avesse provato. Avere una lingua sapiente di donna sul suo sesso, la mandava in paradiso.

Venne. Venne urlando il nome di Marzia. Venne come non era mai venuta prima con nessun uomo.

Marzia continuava a leccare il suo clitoride e non smise di penetrarla con le dita mentre il fiume in piena degli umori le bagnava la mano.

Pian piano Arianna si placò e gli spasmi del godimento diminuirono progressivamente fino a che non si accasciò scomposta sul divano.

Solo allora Marzia si staccò da lei, ma solo per risalire il suo corpo stendendosi su di lei e cercando le sue labbra per un altro tenero bacio.

Questa volta Arianna sentì un altro sapore nella bocca dell’amica. Sentì il sapore della sua stessa femminilità: sentì il sapore della sua estasi.

Con le mani la ragazza si infilò fra i loro corpi per andare a cercare di sbottonare i pantaloni di Marzia. Voleva renderle quello che le aveva dato. Voleva farle provare il piacere assoluto che aveva appena vissuto.

L’operazione non fu semplice, continuando il bacio appassionato, ma alla fine riuscì a liberarsi dai bottoni e Marzia si sollevò per permetterle di abbassarli.

Mentre continuavano a giocare con le loro lingue, Arianna infilò una delle sue manine nelle mutandine della donna, trovandola bagnata e bollente. Iniziò a toccarla incerta su come fare, ma presto Marzia abbasso una mano e la appoggiò sulla sua per spingerla più forte verso il punto che più ne aveva bisogno.

La stava masturbando sempre più forte, ma la posizione non le consentiva di fare molto di più, per cui Marzia, a malincuore, si sollevò da lei, lasciandola uscire e mettendosi a sedere sul divano.

Arianna si alzò in piedi e Marzia non poté fare a meno di ammirare ancora una volta quel corpicino perfetto. La ragazza si mise in ginocchio per terra, posizionandosi in mezzo alle sue gambe ed iniziando ad imitare ciò che prima l’amica le aveva fatto.

Era un po’ impacciata, ma a Marzia sembrava non importare.

Quando con la lingua la toccò, fu sul punto di esplodere. Quando le scoprì il clitoride cominciando a baciarlo e a succhiarlo gemette godendo in maniera che non reputava possibile.

Appoggiò una mano sui suoi capelli biondi, un po’ per sentire il contatto con il suo corpo, un po’ per spingerla ancor di più verso il centro del suo universo.

Quando vide i suoi occhi azzurri puntati dritti nei propri, mentre con la sua lingua continuava instancabile il lavoro sul clitoride pulsante e la penetrava ritmicamente con due dita, venne.

Venne muovendosi in maniera scomposta. Venne ribaltando gli occhi e inarcando la schiena. Provò cose che suo marito in anni di matrimonio non era mai stato in grado di farle provare.

Dopo l’orgasmo si sdraiarono abbracciate sul divano. Si coprirono con un panno di lana e rimasero a coccolarsi e baciarsi fino a che non si addormentarono l’una fra le braccia dell’altra.

Arianna aveva trovato inconsciamente la figura materna che cercava? Marzia aveva trovato l’amica che non aveva mai avuto e l’amante che le era sempre mancato? Qualsiasi cosa fosse ciò che inconsciamente le aveva unite, in questo momento erano una cosa sola. Si completavano a vicenda. L’una riempiva i vuoti nella vita dell’altra. Per lo meno in questo pomeriggio di febbraio. Per lo meno in quella tana che le riparava dalla neve, dal freddo e dal mondo.

In quel momento erano vive.

[FINE]

***

[Ti è piaciuto il racconto? Contatta l’autore per dirglielo o per chiedergliene altri!]

Share this Post

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>
*
*