Nora e il professore

by Nora

Si presenta come richiesto, nello studio del professore, alle 15:00 in
punto. In realtà è arrivata molto in anticipo ma è rimasta in macchina
per non costringere il professore a farla entrare prima. Arriva davanti
alla sua porta, solleva la mano chiusa a pugno, fa un profondo respiro e
bussa, tre colpi leggeri sul legno.
“Avanti” le risponde il professore. Nora apre la porta ed entra. Lo
trova seduto nella grande poltrona alla sua scrivania, intento a
scrivere sul portatile. Alza velocemente lo sguardo e le fa un cenno
perché si sieda sulla sedia davanti alla scrivania.

Nora si siede, prende il suo portatile dalla borsa e se lo stringe al
petto, come a proteggersi. La stanza è immersa nel silenzio, si sente
solo il ticchettio dei tasti schiacciati velocemente dalle dita del
professore.
“Bene Nora, adesso puoi accedere alla cartella” la voce calma la fa
trasalire. Apre il portatile e lo posa sul piano davanti a lei. Accede
alla loro cartella di lavoro, la attende la correzione del suo ultimo
compito. Scorre velocemente il testo in cerca di quei piccoli segni
gialli che indicano la presenza di note e quindi di errori. I suoi occhi
corrono fra le righe, ne vede diversi, non li conta ma sono sicuramente
più di cinque. Il cuore comincia a batterle forte nel petto. Il
professore intanto si è alzato dalla sua poltrona posizionandosi alle
sue spalle.
“Speravo avresti davvero ascoltato i miei suggerimenti. Ti ho detto più
volte di rileggere il testo a voce alta, Nora. Ti serve per scovare
errori che sfuggono alla lettura veloce. Non lo hai fatto, vero?”
“N-no… non l’ho fatto professore” Nora arrossisce, sente il sangue
avvamparle le guance, il cuore è un tamburo che le batte forte nel
petto, le sembra quasi di sentirlo con le sue stesse orecchie. Il
professore è ancora dritto, in piedi, alle sue spalle, si accarezza
ripetutamente la barba con una mano producendo un rumore di ispido
piacere. Nora sta passando in rassegna i suoi errori: le maiuscole dopo i
discorsi diretti, almeno tre; una ripetizione che poteva facilmente
evitare, rileggendo il testo come suggerito; una virgola mancante; gli
accenti sbagliati sul perché e altri piccoli errori di distrazione. Si
sente accaldata, la testa è leggera e ha dei lievi capogiri. Non riesce a
capacitarsi di aver fatto tutti quegli errori. Stacca gli occhi dallo
schermo e china il capo in un atteggiamento di resa e sconforto.
“Nora non fissarti troppo sugli errori, non demoralizzarti… Il compito è
estremamente buono, mi piace molto come hai affrontato l’argomento,
come lo hai sviluppato, mi hai anche piacevolmente stupito per le scelte
audaci che hai fatto. Sono davvero soddisfatto dal taglio che hai dato
alla narrazione” le parole le arrivano ovattate, tante parole dolci,
gentili, di elogio ma sa che a breve arriverà quello che si aspetta.
“Però ti avevo chiesto di prestare molta attenzione alla forma,
sopratutto su questo compito. Quegli errori, errori anche banali e di
distrazione, dimostrano che non sei stata attenta, avresti potuto
evitarli con una semplice rilettura Nora” il professore si china,
appoggia una mano sul piano della scrivania e avvicina il suo volto a
quello di Nora, la sua barba sfiora il suo orecchio.
“Purtroppo devo punirti, Nora. Lo sai, vero?”
Nora annuisce con il capo, gli occhi sono rivolti in basso. Avrebbe
potuto evitarlo lo sa, eppure è stata superficiale e distratta, merita
quella punizione.
“Poggia sul tavolo le cose che ti ho chiesto di portare”
Nora tira fuori dalla borsa un flaconcino di lubrificante, sistema poi
al suo fianco un plug nero in silicone di forma ogivale, aggiunge due
mollette da bucato. Tentenna a tirare fuori l’ultimo oggetto. Inspira e
poi espira rumorosamente dalle narici, tira fuori un vibratore molto
realistico, nero, anch’esso in materiale siliconico, lo poggia piano
sulla scrivania.
“Molto bene Nora. Adesso alzati in piedi e preparati” il professore si
dirige verso la porta, chiude a chiave con una mandata. Si gira per
osservare Nora. Infila le mani nelle tasche e la guarda mentre si
slaccia i pantaloni e li fa scivolare lungo le gambe.
“Va bene così, ora poggia i gomiti e gli avambracci sul piano davanti a
te” Nora obbedisce. La scrivania è più bassa di quanto pensasse e la
posa la costringe a tirare in alto il sedere in maniera oscena. Il
professore si avvicina a passi lenti. Afferra il plug, apre il
lubrificante e ci fa scivolare sopra una lunga goccia ruotando il plug
in modo da formare una striscia concentrica su tutta la superficie. Posa
il lubrificante e si avvicina a Nora. Accarezza con una mano le natiche
da sopra lo slip, afferra l’elastico, lo tira giù facendo scendere le
mutandine lungo le gambe e scoprendo completamente il sedere. Nora è
esposta, lui rimane ad osservarla per qualche secondo poi si posiziona
di lato, con la mano libera scosta leggermente le natiche per scoprire
l’ano, vi appoggia piano la punta arrotondata del plug e ruotando piano
inizia a spingerlo dentro. I primi centimetri entrano facilmente, quando
però si avvicina al
la parte più larga del plug sente una decisa resistenza. Nora geme
appena ma non si muove. Il professore continua a spingere dolcemente e a
ruotare, tira un po’ indietro il plug e poi con un gesto secco lo
spinge in avanti, superando il diametro più largo e facendolo
inghiottire dall’ano di Nora. Lei emette un leggero gridolino, poi il
suo sfintere fa il resto, richiudendosi sulla base più stretta e
trattenendo il plug dentro di sè.
“Adesso tirati su, Nora” obbedisce e si solleva dalla scrivania, il plug le da un leggero fastidio nei movimenti.
“Togli la maglietta, scosta il reggiseno e scopri i capezzoli” Nora è
davanti al professore, esegue la sua richiesta, si toglie la maglietta e
abbassa le coppe del reggiseno così da scoprire i grandi capezzoli
scuri. Il professore ne afferra uno con due dita, lo tira, lo allunga
poi ci pinza sopra una delle due mollette. Nora stringe le labbra e gli
occhi per qualche secondo poi ridistende i muscoli. Sa che ora tocca
all’altro capezzolo, riesce a sopportare il dolore, sa che è solo un
attimo e poi si attutisce subito. Anche il secondo capezzolo viene
incastrato nella morsa della molletta.
Il professore si siede nella sedia che poco prima era di Nora, si
posiziona davanti a lei e la osserva dal basso. Afferra il vibratore e
lo accende alla massima potenza. Con l’altra mano separa le grandi
labbra e appoggia la punta del vibratore sul clitoride.
“Adesso Nora voglio che ripeti per trenta volte la seguente frase: Devo
stare più attenta nella scrittura. Non ti è consentito contare con le
dita Nora. Devi concentrarti. Io terrò il conto, se sbaglierai seguirà
una nuova punizione. Non ti è consentito raggiungere l’orgasmo. Se
esiterai troppo a lungo o se mi dimostrerai di aver perduto il conto, la
punizione sarà da considerarsi fallita. Questa punizione dovrebbe
allenare la tua capacità di concentrazione. Quando pensi di aver
terminato, togli le mollette dai capezzoli. Al plug ci penserò io. Ora
metti le mani dietro la schiena e inizia.”
Il lieve ma insistente ronzio del vibratore echeggia nella stanza, il
professore lo muove piano sul clitoride per espandere le vibrazioni.
Nora chiude gli occhi, si sforza di controllare il respiro e inizia il
suo mantra.
“Devo stare più attenta nella scrittura. Devo stare più attenta nella
scrittura. Devo stare più attenta nella scrittura. Devo stare più
attenta nella scrittura. Devo stare più attenta nella scrittura. Devo
stare più attenta nella scrittura. Devo stare più attenta nella
scrittura. Devo stare più attenta nella scrittura. Devo stare più
attenta nella scrittura. Devo stare più attenta nella scrittura.”
Il professore tiene lo sguardo fisso sulla sua figa, liscia, rasata, umida, torturata. Apre
ancora un po’ le labbra con l’altra mano, fa scorrere piano la punta del
vibratore lungo tutta la fessura, dal clitoride fino a giù, indugiando
appena all’ingresso della figa.
“Devo stare più attenta nella scrittura. Devo stare più attenta nella
scrittura. Devo… stare più attenta nella scrittura. Devo stare… più
attenta nella scrittura. Devo stare più attenta… nella scrittura. Devo…
stare più attenta… nella scrittura. Devo stare… più attenta nella
scrittura. Devo… stare più attenta nella scrittura. Devo…” Nora sente
che sta per perdere il conto, l’insistenza del vibratore fra le sue
pieghe umide e sensibili la deconcentra, sente colare i suoi umori lungo
le cosce, cerca di stringerle per trattenere quel rivolo ma il
professore glielo impedisce.
“… stare più attenta nella scrittura. Devo stare più attenta nella
scrittura.” Con un gesto rapido e improvviso il professore infila il
vibratore dentro la figa. Nora ha un sussulto, trattiene il fiato,
stringe gli occhi. Lo sente spingere dentro e fuori, quella forte
vibrazione le si espande nelle viscere, sente l’orgasmo montare con
forza inarrestabile e inesorabile. Stringe i pungi dietro la schiena.
Inspira ed espira rumorosamente ad occhi chiusi, si oppone a
quell’orgasmo con tutto il suo corpo, lo allontana e una volta
tranquilla riprende la sua litania. Il professore tira fuori il
vibratore e lo posiziona nuovamente sul clitoride esposto, muovendolo
con insistente delicatezza su e giù.
“Devo stare più attenta nella scrittura. Devo stare più attenta nella
scrittura. Devo stare più attenta nella scrittura. Devo stare più
attenta nella scrittura. Devo stare più attenta nella scrittura. Devo
stare più attenta nella scrittura. Devo stare più attenta nella
scrittura. Devo stare più attenta nella scrittura. Devo stare più
attenta nella scrittura.” Nora ha perso il conto, è sicura di essere
vicina alla fine ma non sa più se è arrivata o se ne manca almeno un
altro… ha pochi secondi per decidere. Si butta.
“Devo stare più attenta nella scrittura.” Afferra con le mani entrambe
le mollette che le stringono i capezzoli. Inspira e poi in un colpo solo
le toglie. Il sangue affluendo prepotentemente ridà vigore e voce alle
terminazioni nervose: un grido le esce dalle labbra serrate. Il
professore le posa le mani sui fianchi invitandola a girarsi, posa una
mano sulla parte bassa della sua schiena per indicarle di piegarsi in
avanti. Afferra il plug per la sua larga base, lo tiene per qualche
secondo  e poi lo tira via in un solo gesto. Nora emette un altro gemito
mentre il professore osserva la scena del suo ano che si richiude dopo
aver lasciato libero quell’oggetto estraneo.
Nel silenzio il respiro affannato di Nora scandisce il tempo. Il
professore allunga la mano a raccogliere con la punta delle dita i
liquidi che hanno bagnato il suo inguine.
“Bene. Il conto è giusto. Adesso puoi andare Nora. Sistemati e vai.
Spero che questa punizione ti serva per non ripetere questi errori così
banali” Rimane seduto a guardarla mentre si riveste e recupera le sue
cose.
“Arrivederci professore, la ringrazio per tutto… ”
“Arrivederci Nora.”
Si dirige a passi svelti verso la porta, la apre ed è subito fuori dal suo ufficio.

Il professore si alza, fa qualche passo e si siede sulla sua poltrona
distendendo il busto sull’ampio schienale e rilasciando un lungo sospiro
liberatorio. Slaccia la cintura dei pantaloni, apre la patta, libera
finalmente la sua erezione. Si afferra con una mano, assapora il calore e
 le pulsazioni, si accarezza lieve per tutta la lunghezza,
delicatamente libera la cappella, abbandona la testa indietro, chiude
gli occhi e inizia a masturbarsi; nella sua mente si avvicendano vivide
immagini della splendida scena appena vissuta.

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