‘O famo strano… con la maniglia

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Prima una premessa: sulla questione del conteggio letture dei racconti ci torniamo. Se ne è discusso il post scorso e mi avete scritto con varie segnalazioni e idee. Direi che su questo tema c’è un odorino sufficiente perché una mosca ci atterri. Prossimamente, quindi.

Intanto, ci ho preso gusto con l’almanacco. E il Giappone è fonte inesauribile di stranezze erotiche. È per questo che lo adoro.

Oggi ne aggiungiamo all’elenco (elenco un po’ alla cazzodicane, ma va bene così) una veramente strana, che ignoravo completamente… quella per le ragazze in atteggiamenti lascivi con le maniglie delle porte.

E grazie ad Alexandra, profonda conoscitrice di feticismi nipponici a quanto pare.

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Sì, avete capito bene: ragazze che si slinguano le maniglie. E ci sono siti che raccolgono migliaia di immagini come queste. Di solito il soggetto è sempre quello che vedete anche qui: ragazze in ginocchio che leccano o succhiano delicatamente maniglie di tutte le forme…

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Purtroppo però non ho trovato – per ora – racconti costruiti attorno a questa fissa (no, non dovrei più dire fissa, ora che sappiamo che significa figa). Soltanto immagini.

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Eppure non è così assurdo… voglio dire, più guardo queste foto, più ci trovo qualcosa di conturbante… c’è della sottomissione (simbolica), un cazzo (simbolico)… è tutto molto delicato, quasi elegante no? Beh insomma, c’è a chi piace, magari un giorno piacerà anche a noi.

A questo punto la sfida è aperta: chi se la sente di scrivere un racconto eccitante sulla passione sfrenata di una giovane ragazza per una maniglia?

(O chi ne scova uno?)

Bonus track. Deva (brava) mi ha ricordato che De André, ne La Città Vecchia, chiude con una strofa che può essere per questo nostro ciclo un inno.

Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
In quell’aria spessa carica di sale, gonfia di odori
lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano.

Se tu penserai, se giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo.

Ascoltatela qui, dal vivo, e con questa introduzione. Ah, che vuoto.

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