Penny e la terapia d’urto (seconda parte)

Tanto
per cominciare, chiediamo scusa a Penelope per la lunga attesa tra la
prima e la seconda parte della sua storia. Purtroppo, impegni di
varia natura ci hanno impedito di pubblicarla negli scorsi giorni. Ma
ora, eccola qui.

Dopo
averci illustrato a grandi linee i disagi che la ninfomania le ha
causato e continua a causarle nella vita di tutti i giorni, la nostra
amica si è soffermata in particolare sull’aspetto che, per
forza di cose, risente più di questa patologia: la sua vita
sentimentale.

Ho
27 anni e non ho mai avuto una storia più o meno seria. I
corteggiatori non mi mancano, quelli che non sanno del mio problema,
ma io non mi voglio legare. Come posso pensare di legarmi a un uomo
se poi rischierei di tradirlo con altri quando lui non c’è?
Anche dicendoglielo prima, credo che nessuno potrebbe accettare una
cosa del genere.

Una
volta ci ho provato a mettere me stessa al primo posto e avere una
vita normale anche nel campo affettivo. E’ stato qualche anno fa,
subito dopo essere andata a vivere da sola. Sono uscita con un
collega per qualche settimana. Per non dargli un’idea sbagliata, ho
anche cercato di non finirci a letto subito come avrei voluto. Il
problema è che, per evitare di essere sincera con lui, sono
stata con altre persone in quel periodo. In qualche modo mi dovevo
sfogare. Sempre tutti sconosciuti però, storie di una scopata
e basta. Solo che, per sfortuna, mi è capitato un suo amico
che mi ha rimorchiata in un bar e che, poi, mi ha riconosciuta quando
lui gli ha fatto vedere delle mie foto. Ci è rimasto
malissimo, mi ha chiamata in tutti i modi possibili e, alla fine, ho
dovuto anche chiedere un trasferimento perché l’atmosfera in
ufficio era diventata insopportabile. Nonostante questo, però,
non sono mai riuscita a dirgli la verità, mi vergognavo
troppo. Ho preferito che pensasse fossi una troia e basta. Quella è
stata praticamente l’unica storia della mia vita, a parte in
adolescenza. Mi sono ripromessa di non provarci più finché
non riuscirò a controllare questi miei impulsi o non mi fiderò
al punto di riuscire a parlare a qualcuno del mio problema
”.

Alla
fine di questa mail, poi, c’era una domanda per iprimipassi.
Rispondere è stato davvero difficile. Farlo in modo sincero,
col rischio di ferirla, ancora più complicato.

La
domanda era la seguente: “Tu, da uomo, riusciresti ad
innamorarti di qualcuna col mio problema e ad accettare il rischio di
conseguenze?”.

E,
la risposta, questa: “Non ti nascondo che sia molto difficile
darti una risposta, nonché accettare che la persona che si ha
al proprio fianco abbia il problema che hai tu. Insomma, non è
una passeggiata.

Ma,
in parte, è un mio limite. Nel senso che io sono una persona
estremamente gelosa. Per farti un esempio: non potrei mai stare con
un’attrice, non sopporterei assolutamente i baci di scena o altri
tipi di attività con colleghi attori sul set, per dire.

E’
anche vero, però, che in una relazione a farla da padrone è
l’intesa cerebrale. Non mi è mai capitato, ma non posso
escludere a priori di riuscire a stare con una donna che mentalmente
ama solo me ma, per un bisogno fisiologico come può essere
quello di andare in bagno o mangiare, necessita di sfogare istinti
puramente fisici che nulla hanno a che vedere, in concreto, con la
sfera emotiva.

Per
farla breve: a freddo dovrei risponderti di no. Ma l’amore non
funziona così, non puoi scegliere di chi innamorarti e quanto
esserlo, non puoi sapere se un’intesa di proporzioni immense possa
colmare un problema che porterebbe il partner ad andare con altri
uomini senza esserne coinvolta. Ma è quello che mi auguro
accada a te, te lo meriti
”.

E
voi? Cosa avreste risposto? Una domanda che rivolgiamo anche alle
donne, se volessero provare ad immedesimarsi. Fateci sapere cosa ne
pensate.

(Vuoi
raccontarci qualcosa anche tu? Scrivici ad
anonimeconfessioni@yandex.com, e non dimenticare di indicare
nell’oggetto il nick di Atena o iprimipassi se vuoi che il tuo
messaggio venga letto solo da uno dei due!
)

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