“Principessa” un cazzo! /3

di Viktorie

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

VENDETTA

Ci vuole qualche giorno ad
organizzare, ci vuole la giusta occasione per sistemare ogni elemento
nella giusta casella. La mia morale mi impone di cercare ancora una
spiegazione e una riappacificazione con Andrea, ma mi accorgo,
discutendo al telefono e davanti a una pizza, che ormai i nostri sono le
ultime scintille di un rapporto che non doveva durare. Potrei
dichiararla finita e sfogare il mio dolore negli orgasmi del mio bull,
ma lui è così sicuro di avere ragione che decido fermamente di dargli
una lezione.
Tre giorni dopo la pizza mi accordo con lui per venire a
casa mia, ci sono cose che devo ridargli, civilmente. Quando suona alla
mia porta sono in intimo, quello del nostro ultimo anniversario, e lo
seduco abbastanza da fargli credere che se ne andrà di qui di nuovo
single, ma con le palle vuote nella mia bocca. Sorride mentre lo
spoglio, sorride mentre lo spingo su una sedia, smette di sorridere
quando entra lui, il mio bull, nudo.

“No che cazzo…?” dice, piccato, alzandosi.
“Zitto,
coglione, stai lì seduto. ORA!” urla il mio bull, e incredibilmente
Andrea si siede obbediente come un cagnolino ben addestrato.
Sono
stupita. “Incredibile…” sussurro, mentre “lui” mi lascia libera di
fare un paio di piccoli nodi per fermare Andrea. Abbiamo già fatto
questo giochino e ricordo una delle sue eiaculazioni più immotivate,
ancora mentre mi spogliavo su di lui. Infatti il suo cazzetto -tale ora
devo definirlo poichè a meno di due metri c’è oltre una spanna di membro
eretto che ha già goduto della mia bocca per diversi minuti attendendo
il suono del campanello- è pienamente eretto, segno del suo sottile
apprezzare quella situazione. “Niente di forzato, povero coglione” dico
con disgusto al suo orecchio chiudendo la stoffa con un nodo  "apprezza
invece la tua vera natura di cornuto…“
”… Sei una troia.“ sibila con un’espressione mista tra il dolore del darmi ragione e l’ego. Uno schiaffo mi parte automatico.
"Mi
avessi dato qualche soddisfazione, non saremmo a questo punto, Andrea!
Non sono la tua pompinara, il tuo buco dove sfogarti e non dare niente
in cambio! Per quello puoi andare a troie come tutti i tuoi amici!” urlo
fuori di me, un anno di livore accumulato mi porta quasi a dargli
un’altra sberla, ma la mano di “lui” mi ferma.
“Ferma… Non vuoi
farlo godere, no?” “no, certo!!” dico con rabbia, mentre mi viene
indicato il sesso di Andrea che stilla una goccia di sostanza.
Gli piace tutto questo… Incredibile.
“Gli
piacerà di meno dover assistere. Almeno un po’.” la mia mano viene
portata sul sesso turgido a cui subito si accompagna la mia bocca. Non
ho alcuna fretta, lui non concluderà nella mia bocca, non ora almeno,
perciò posso dedicarmi a ingoiarlo come una passione, quasi fine a sè
stessa, procurandogli piacere senza un timer che scorre verso una fine,
se non molto remota.
Spennello con la lingua, disegno ghirigori sul
suo sesso con la punta, carezzo, massaggio e ingoio per il puro piacere
di farlo, di eccitarmi, di umiliare Andrea, davanti a lui che osserva
colei che lo amava dedicarsi ad un altro, come lui mai avrebbe potuto
resistere.
Tutto avviene davanti ad Andrea, alla minima distanza
possibile perché odori e calori gli arrivino e non possa partecipare,
ansimo nel suo orecchio mentre sto appoggiata a novanta allo schienale
della sedia e “lui” mi lecca da dietro. Per la penetrazione, che avviene
dopo un tempo in cui Andrea sarebbe già venuto almeno tre volte e
addormentatosi due, voglio che veda.
“Voglio che veda tutto.” dico al
mio bull, e ci portiamo sul letto, su cui lui si sdraia, e io massaggio
il suo cazzo eretto come un tronco d’albero.
Probabilmente la pentrazione vera e propria suscita le ultime pulsioni sentimentali di Andrea.

“Io…
Mi dispiace…” piagnucola, mentre bacio quel sesso eretto mostrandogli
cosa voglia dire un vero cazzo. “Troppo tardi, Andrea. Un anno e
innumerevoli orgasmi mancati troppo tardi.” gli rispondo. Mi muove un
po’ a compassione, temevo questo momento. Lascio il mio bull per andare
da Andrea, alzandogli il volto per guardarlo.
“Penso che sarebbe
finita comunque, tra noi. Forse non così, ma mi conosci abbastanza, non
posso vivere di puro amore e servire te, non ad un’età in cui ancora ho
uno dei piaceri della vita. Per me amare è condividere, non donare
continuamente.” mi guarda, come se avese capito. “Ma io non pensavo che
fosse un problema… Principessa… Mi sono sforzato, ci ho provato, ma
tu… Insomma, io devo fare un sacco di cose…”
Insopportabile coglione! Gli mollo un ceffone a piena mano che fa esclamare un “ehilà!” pure al bull.
“Tu,
stallone, zitto e fermo!” gli urlo. “E tu, egocentrico bastardo… Io
non pensavo, io mi sono sforzato, io ci ho provato, io devo fare… io!
Io! Io! Io! Sei sempre TU al centro, e gli altri fuori, o in errore!”
Mi
dirigo decisa verso il mio cazzo, inerpicandomi sul letto e
massaggiandolo quasi con violenza, non che abbia bisogno di ulteriori
stimoli.
“Ti ho detto un sacco di volte che problemi ci fossero, ogni
volta promettevi e basta! Adesso te ne esci di qui come il coglione che
sei, ma prima ti farò vedere ancora cosa vuol dire scoparmi, cosa tu ti
sei perso per egocentrismo e pigrizia, e cosa avresti potutto avere!”
“Ma principessa…”

“Principessa
un cazzo!!” ruggisco incazzata nera, e con un colpo deciso mi impalo
completamente sul mio bull, passando ad una chiavata intensa e rabbiosa
che fa scricchiolare le doghe del letto, rantolare il bull, ed
evidentemente causando piacere ad Andrea. Questa sono io, e non posso
non esserlo, non sempre, ho bisogno di passione, e vita, ed emozioni, e
quel miserabile davanti a me con l’uccello gocciolante non me ne ha mai
dato un decimo di quel che ho dato a lui.
Scopo il mio bull così
forte che quasi mi provoco dolore, ma voglio godere ancora in viso ad
Andrea, voglio che mi veda esplodere di piacere e farcire dell’orgasmo
di un vero uomo, almeno a letto.
“Anf… Sai che… Dovresti essere
quella ad essere scopata, non…” piagnucola il bull sotto di me, mi
giro quel che basta a guardarne il volto deformato dal piacere.
“Perché,
ti spiace? Non credo! Quindi zitto e godi!” mi giro di nuovo verso
Andrea. “aneiaculazione: vuol dire che questo stallone dura almeno dieci
volte più di te!”
Continuo con la mia cavalcata forsennata per un
tempo indefinito, Andrea gocciola davanti a me con il volto diviso tra
la tristezza, la rabbia e l’eccitazione, il bull ogni tanto mi solleva e
con colpi di bacino mi piccona da sotto come un martello pneumatico, è
tutto così forte e intenso che il primo orgasmo (il terzo, ormai) mi
lascia solo con la voglia di averne ancora, e questo letto non ha mai
sentito urla come queste, con quel coglione sulla sedia.
Andrea viene
più volte in maniera quasi grottesca, lenti getti poco interessanti di
sperma colano sul suo sesso che si affloscia per tornare eretto dopo
poco e ricominciare. Uno spettacolo ridicolo, soprattutto sotto i colpi
potenti del cazzo sotto di me, quasi dolorisi, quasi spasmodici,
totalmente appaganti.
Il bull mi solleva e dà una serie di affondi
letali nel mio sesso, una scarica di penetrazioni che mi fa raggiungere
un orgasmo totale, da vista offuscata e lacrime agli occhi, ed esplode
in getti bollenti su per il mio sesso, li sento correre nella sua asta e
poi dentro di me, riampiendomi, appagandomi, deliziandomi.
Mi
affloscio via da lui e si erge subito su di me. “Non hai ancora…”
piagnucolo, venendo colpita in bocca da un paio di ultimi schizzi densi.
Splendido.

***

ERASE AND REWIND

Andrea se ne va con la coda
(o non era la coda?) tra le gambe, un sacchetto di plastica con dentro
vestiti lasciati a casa mia. Non mi importa di lui, poteva evitare tutto
questo. Giro lo sguardo verso la porta della camera da letto dove sta
appoggiato “lui”, vestito, interessante anche così.
“E ora che si fa?” chiede.
“Non lo so, Alec… Ti va di uscire a cena e poi al cinema?” sorrido.


[FINE]

***

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