Provocazioni

di Lady Notte e Black Ink

Racconto a due di Lady Notte e Black Ink.
Potete contattarmi a:

lady.notte@libero.it

Lui.
Fuori piove anzi diluvia, è inverno ma tu sei al buio nella tua
cameretta avvolta nel piumone ed è così caldo che dormi solo con una
maglietta in cotone e un paio di slip, manca ancora un pò perché suoni
la sveglia ma ti sei svegliata di soprassalto da un sogno erotico niente
male, così inizi ad accarezzare un pò il tuo corpo coccolandoti, è
piacevole ma inizi a sentire sempre più caldo così decidi di liberarti
anche di quegli ultimi indumenti. Continui toccarti completamente nuda
avvolta nelle coperte fino a quando ti rendi conto che è troppo tardi
per fermarti provando il primo orgasmo della giornata, è piacevole,
mentre riprendi fiato la sveglia inizia a suonare, la stacchi pensando
di riposarti giusto qualche minuto per riprenderti.
Ti svegli di soprassalto avendo la terribile sensazione di non aver
chiuso gli occhi solo per qualche minuto ma molto di più, in fretta e
furia infili la testa sotto le coperte alla ricerca degli slip e della
maglietta, proprio in quel momento senti la porta della tua stanza
aprirsi e quella voce dire “Susy alzati è tardi” tiri fuori la testa
imbarazzata, stavi con il sedere all’aria, avrà visto qualcosa oppure
c’era troppa poca luce in camera? questa è la domanda che ti rimbomba
nella testa mentre ti vesti velocemente.


Lei.
Corro sotto la doccia. Il primo gettito é ghiacciato e mi fa venire un
brivido da testa a piedi e indurisce i capezzoli. Ripenso a mio padre…
se mi avesse svegliata lui non ci sarebbero stati problemi ma suo
fratello é tutta un’altra storia. Sapere che mi ha vista nuda mi
imbarazza e mi eccita. Ho notato come butta l’occhio quando siamo soli.
Una sera sono sicura si sia anche eccitato a guardarmi riflessa nello
specchio di camera mia mentre mi preparavo per uscire e provavo vari
colori di calze. Quando gli sono passata accanto respirava in modo
affannato e si é andato a chiudere in bagno. Mi sono toccata spesso
pensando a lui. Lo so che é sbagliato ma lui é un uomo non come i
ragazzi che frequento. Ha un che di perverso la cosa che mi scombussola.
Finisco la doccia e mi tampono i capelli… non ho il tempo di
asciugarli… tanto fuori piove e dovrò entrare alla seconda ora. Mi
infilo i jeans stretti e una magliettina che mette in mostra il seno. Ho
ancora i capezzoli duri. Uno sguardo allo specchio. Sicuramente così
posso recuperare un 7 in fisica. Giubbotto. Zaino. Chiavi. Sto per
uscire di casa quando Luca mi ferma sulla porta. “É tardi ti accompagno
io”.

Lui.
Usciti dal portone facciamo una corsa verso l’auto, diluvia e con un
unico ombrello stiamo decisamente vicini per tutto il tragitto, ti
faccio saliere in auto poi salgo anche io dall’altro lato, metto in moto
e partiamo “Stamattina non volevi ancora svegliarti eh? Ho aperto senza
pensarci per abitudine avrei dovuto bussare” ti dico vago senza farti
capire se ti abbia visto o meno, voltandomi per qualche secondo verso di
te, ti noto infreddolita e i capezzoli sotto la maglietta sono
abbastanza evidenti “Cavolo tremi tutta, non sei vestita troppo
leggera?” dico accendendo i riscaldamenti e puntando il getto di aria
calda verso di te in particolare verso il seno “Lo so che non sono tuo
padre, e non ho il diritto di dirti cosa fare o come vestirti… io ci
sto provando anche per me è strano fare il genitore, l’incidente dei
tuoi è stata una disgrazia e di sicuro mio fratello era quello dei due
che aveva la testa sulle spalle, io sono la pecora nera della famiglia,
quello che rientra all’alba e… di certo farti da tutore insomma avere
una figlia non so nemmeno io se sono pronto in fondo abbiamo solo 16
anni di differenza. Preferirei che più che come un genitore tu mi
vedessi come un fratello maggiore, qualcuno con cui puoi confidarti…
ormai ti stai facendo una donna e con il tuo corpo che cambia, forme più
femminili e chissà in quanti ci hanno già provato.. insomma se hai
delle domande sul tuo corpo, sui maschi ecc, insomma qualcosa da
chiedermi non vergognarti… non posso dire che ho tutte le risposte ma
proverò a dartele” dico, rallentando fino a fermarmi, bloccati nel
traffico e spostando lo sguardo su di te in attesa di una risposta.

Lei.
Lo guardo perplessa. A volte sembra voglia sul serio aiutarmi. Ma il
dolore che ho dentro l’ho chiuso in un cassetto e non lo tirerò fuori
con lui. Non vedo l’ora di vedere Gabby e chiuderci nei bagni del
laboratorio di chimica a fumare la marja di suo cugino. Sbatto le ciglia
con gli occhi da cerbiatta e faccio quello che mi riesce meglio. Gli
poggio una mano sulla coscia. “Tranquillo Luca sono discorsi che ho già
affrontato con la mamma. Non occorre che mi spieghi niente. Ci vediamo a
casa stasera.”
Scendo dalla macchina ed entro a scuola. Passo 4 ore nascosta con il mio
migliore amico a farci a pezzi. Ma anche stavolta ci beccano. E
ovviamente dopo 3 richiami del preside perché ti fai le canne prima o
poi qualcuno lo devono chiamare da scuola. Rientro prima del solito
sapendo che mi toccherà rigirare la frittata in qualche modo. E lui é
già a casa con una birra in mano e un paio vuote sul bancone. Cazzo si
mette male. Non beve mai a casa. Mi guarda ma non capisco cosa ha in
mente.

Lui.
“Sai perché ho comprato questa casa in periferia? Perché all’epoca era
l’unica che potessi permettermi, e sai perché? Perché così sarei stato
libero, libero da tutti quei rompicoglioni come tuo nonno, che giudicava
ogni singola cosa che facevo, da allora nessuno si è più permesso di
dirmi cosa dovevo fare” mi alzo in piedi avvicinandomi a lei “finché
oggi, non mi chiamano dalla tua scuola ma immagino che tu questo lo sai
vero? Era il tuo preside che viene a dirmi che rischi l’anno per la tua
condotta, che se non sono in grado di seguirti è il caso di affidarti ad
una casa famiglia, che dovrei frequentare dei corsi serali che
preparano ad essere genitori… ti sembro un cazzo di genitore io?!” le
dico battendo il pugno sul tavolo “Dimmi cosa ho sbagliato? Ti ho dato
un tetto sulla testa, ti do da mangiare, ti ho anche dato una camera
tutta tua e ci sono quando hai bisogno, è tanto chiedere di rispettarmi?
Di fingere almeno? Ti ho sempre chiesto una sola cosa di non metterti
nei casini! Di fare la brava per la miseria! Preferisci forse andare a
casa di sconosciuti? O forse andare a vivere sotto un ponte? È tanto
difficile la convivenza con me?” dico discutendo ad alta voce girando
per il soggiorno “Nemmeno so come si punisce una ragazzina della tua
età! Dovrei vietarti di uscire? Sequestrarti i vestiti? Il cellulare?”
Ti guardo e sbuffo seccato “Il preside ha detto di darti una punizione
esemplare e forse ha ragione visto che trattandoti con i guanti fino ad
oggi questo è il risultato, hai qualcosa da dire a tua difesa prima che
decida la punizione signorina?”

Lei.
“Come ti pare” dico con astio. Meglio evitare di mandarlo affanculo.
Tanto peggio di così. Giro le spalle e vado in camera mia sbattendo la
porta. Sento che qualcosa va in frantumi. Forse la bottiglia di birra.
Forse la mia anima. Mi spoglio velocemente ed entro in bagno aprendo
l’acqua della doccia a parete. Se c’è una cosa che mi piace é questa
doccia senza vetri. In un attimo il bagno é avvolto dal vapore. Quando
d’improvviso sento freddo. La porta è aperta. È lì in piedi con lo
sguardo stravolto. “Che hai da guardare?” “Te. Pensi di essere furba?
Pensi di poter fare quello che ti pare? Da oggi le regole cambiano.”
“Cazzo. Sono nuda potresti uscire per favore?” Mi guarda con uno strano
sorriso. “Anche se sei una bella fighetta ho visto di meglio. Finisci di
lavarti parleremo dopo”. Esce lasciando la porta aperta e io ho
nuovamente i capezzoli duri. E sono agitata ma non solo. Mentre mi
asciugo mi accorgo di essere eccitata. Ho visto come mi guardava. Lo so
che mi vuole. E anche io.

Lui.
Ti avvolgi un asciugamano intorno al corpo e uno ai capelli, esci dal
bagno per andare a vestirti in camera tua ma ti afferro per il polso e
ti trascino in soggiorno così, tu ti dimeni perdendo l’asciugamano che
avevi avvolto sulla testa scoprendo i tuoi capelli ancora bagnati, noti
che ti sto trascinando verso il divano “Ho provato ad essere comprensivo
con te, a trattarti da adulta, ma tu continui a fare la bambina quindi
di tratterò come una bambina che fa i capricci” mi siedo sul divano e
strattonandoti ti tiro a me facendoti cadere distesa sui miei jeans
coperta solo dall’asciugamano che si alza scoprendoti il giusto, non fai
in tempo a pensare che io stia per sculacciarti che ti arrivano i primi
schiaffi sul sedere completamente esposto, senti la mia mano
schiaffeggiarti e sentendoti del tutto scoperta sotto, basterebbe che io
spostassi la mano un po’ più in basso per toccarti altro, ma al momento
le uniche cose rosse sono il tuo sedere e il viso per l’imbarazzo.

Lei.
Mi dibatto. Come si permette. Non sono mai stata trattata così. E più mi
agito più si scioglie l’asciugamano e sono nuda sulle sue gambe. Lui
continua a sculacciarmi. Sempre più lentamente e dopo ogni schiaffo
massaggia la parte offesa, io smetto di muovermi e lui di colpirmi. La
sua mano é sul sedere mi stringe la carne che brucia. Lo sento
trattenere il respiro mentre le sue dita scivolano tra le labbra umide e
gonfie per poi scoppiare in una risata di scheno “E così ti sei
eccitata?” Mi sculaccia ancora e poi mi penetra con uno, due poi tre
dita. Io respiro a fatica mentre mi masturba fino a farmi venire…  
avrei voluto trattenermi ma era tutto così emotivamente coinvolgente che
mi sono lasciata andare. Mi lascia scendere e mi copro quasi con
vergogna i seni con l’asciugamano. Non ho il coraggio di guardarlo.

Lui.
Ti guardo “Non so se sculacciarti può considerarsi una punizione oppure
un premio visto che alla tua patatina sembra sia piaciuto molto” dico
osservando la mia mano destra mentre strofino le dita ancora bagnate di
te, “Ma direi che siamo sulla strada giusta, va in camera tua e metti la
canotta blu senza il reggiseno, stasera cenerai così per farti
perdonare del casino che hai combinato.. ah un’altra cosa..” dico
aprendomi la zip e dopo averlo messo fuori… mostrandoti il mio pisello
duro ed in erezione “Da questo momento non voglio più sentire parolacce
o risposte insolenti in questa casa intesi? Altrimenti scoperò quella
tua boccuccia arrogante… e se questo non dovesse bastare farò la
stessa cosa con il tuo bel culetto o quelle belle tette che copri con
l’asciugamano, qualcosa da ridire?” Non è tanto la minaccia ma vedere la
mia erezione che ti fa capire quanto sia eccitato e che ti sto
provocando per avere il pretesto di farti quello che più vorrei, a
questo punto potresti rispondermi male e subirne le conseguenze oppure
obbedire vestirti come ti ho chiesto e tentare di negoziare quando sarai
in una posizione di vantaggio, attendo la tua reazione alle mie
provocazioni.

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