Racconti dalla piscina: La ragazza delle pulizie

di Scriptamanent

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Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

Prima parte

La prima volta che andò in piscina,
intorno alle 20:30, Paolo rimase stupito dal notare come a regolare
pulizia dello spogliatoio maschile fosse stata posta una ragazza, e non
un uomo.
Lui si stava cambiando nella stanza panche/armadietti, e non
potè non notare la presenza della giovane nel corridoio che, usciti
dalla stanza, portava alle docce e poi effettivamente all’uscita dello
spogliatoio, per entrare in zona vasca.

La ragazza, capelli neri
di media lunghezza e mossi, portava auricolari (evidentemente per
ingannare la noiosità del lavoro ascoltando musica) e teneva lo sguardo
basso mentre passava l’aspirapolvere e l’asciugatrice sul corridoio.
Durante
l’orario di apertura al pubblico non entrava direttamente nel locale
con panche e armadietti (probabilmente lo avrebbe fatto solo dopo
l’orario di chiusura), cionondimeno, seppur limitandosi a pulire il
disimpegno che portava alla piscina, ed essendo le varie stanze aperte
(senza porte), dal corridoio era possibile vedere con chiarezza sia la
sopracitata “zona cambio” con armadietti, che l’ampia stanza con docce
multiple aperte (quindi sprovvista di loculi con docce singole).
In pratica si potevano vedere contemporaneamente quasi tutte le persone sotto le docce.
In
ogni caso, da regolamento, era obbligatorio tenere il costume anche in
quel caso, evidentemente per rispetto di eventuali bambini.

Preso
da un moto di imbarazzo, Paolo aspettò che la ragazza finisse il
percorso, e si defilasse, prima di cambiarsi. Molti altri frequentanti
andavano nelle cabine chiuse per mettersi il costume, ma lui preferiva
rimanere nello spazio comune provvisto di armadietti, in modo da poter
stipare subito zainetto e giubbino nell’armadietto apposito. Anche per
fare più in fretta, visto che arrivava in piscina sempre troppo tardi.
Messosi
il costume, Paolo uscì dal locale e impegnò il corridoio, superò le
docce ed uscì effettivamente dallo spogliatoio maschile, dirigendosi
verso la vasca.

Passarono diverse altre serate di nuoto, durante
le quali, con una certa frequenza, Paolo vide la ragazza pulire
diligentemente il corridoio dello spogliatoio.
Potè notare come il
suo sguardo era costantemente rivolto verso il basso, evidentemente per
una sorta di pudore. Chissà quanti uomini, dall’esibizionismo facile, si
facevano prendere la mano, e mostravano più del dovuto, approfittandosi
della “povera” signorina a cui era stato dato il compito ingrato di
rassettare uno spazio esclusivamente maschile.
Per questo motivo, non
riconoscendosi in quella tipologia di voyeur, Paolo fu sempre attento a
cambiarsi nei momenti in cui lei si trovava lontano dal punto del
corridoio che dava sulla zona armadietti.
Insomma, era un discorso di rispetto, per lui.

Una
sera, andando verso la vasca, successe che la incrociò. Così, per la
prima volta, si ritrovò di fronte la “misteriosa ragazza delle pulizie”.
Non potè evitare di lanciarle un’occhiata, per capire effettivamente come fosse.
Non
ne rimase deluso, nè tantomeno sorpreso, inizialmente. Aveva un fisico
un po’ in carne, certo, però la combinazione pantaloncini e t-shirt
d’ordinanza metteva in mostra chiaramente un bel paio di gambe.
Fu
quando lei alzò lo sguardo che Paolo cominciò effettivamente a mostrare
interesse. Il viso incorniciato dai capelli bruni, gli rivelò due occhi
scuri e affusolati, un naso fine, una spruzzata di lentiggini e una
bocca che sembrava scolpita da un abile scultore.
I due si scambiarono un freddo “ciao”, e si superarono.

Paolo
in vasca, si vergognò a pensare che se solo quella ragazza si fosse
trovata con qualche chilo in meno, sarebbe stata oggetto di molte più
attenzioni. O forse lo era già così, e probabilmente era solo lui che
giudicava “di troppo” quei chili…si convinse che era colpa della società
che gli aveva inculcato in testa l’idea che la donna ideale dovesse
essere magra come un chiodo, e, tra una vasca e l’altra, faceva capolino
nei suoi pensieri il contorno delle labbra della ragazza.
Inevitabile pensarle madide di saliva, durante lo scambio di un appassionato bacio.
Ebbe un’erezione.

Col
trascorrere delle settimane, purtroppo non vi furono altre occasioni
per scambiare due chiacchiere con lei. Quando raramente capitava di
incrociarsi, lei aveva sempre su le cuffie, di conseguenza respingeva
ogni possibilità di approccio.
Nonostante tutto, Paolo si trovava
sempre più spesso a pensare alla situazione “pericolosa” in cui lavorava
la giovane (avrà avuto circa 20 anni), costretta a stare a stretto
contatto con uomini più o meno svestiti.
Aveva mai visto qualcuno nudo in spogliatoio?
Le veniva mai la curiosità di alzare lo sguardo?
Era
“timorata”/“disgustata” dal – forse – eccessivo esibizionismo degli
astanti, che si approfittavano della situzione, oppure si lasciava
andare a fuggenti occhiate?

Certo…Paolo aveva potuto notare come
gli uomini eventualmente più proni a mostrarsi erano quelli più desueti a
farlo, coloro i quali, per motivi di età (vecchietti) o forma fisica
(sovrappeso) avevano meno possibilità di trovare una giovane donna da
“tentare” con la vista del proprio organo sessuale, e che quindi
approfittavano di quella zona grigia, di quell’opportunità data loro
dalla decisione discutibile di porre una donna a gestire la pulizia di
uno spazio maschile.

Più passava il tempo, più Paolo si ritrovò
ad ipotizzare la possibile reazione della riccia a determinate
situazioni. Era più forte di lui, e della sua galanteria.
Paolo si
trovò sempre più intrigato ad immaginarsi coinvolto. E sempre più le
remore del “ma lo faranno tutti, lei avrà quasi disgusto a vedere
l’ennesimo uomo che se ne approfitta” si assottigliavano.
Anche perchè lui pensava che era un ragazzo giovane e con un bel fisico, mica una roba brutta da vedere insomma.
E poi c’era stata una volta che lo aveva salutato con un sorriso.
E poi non aveva mai fatto niente di ambiguo, anzi, era sempre stato molto rispettoso della sua presenza.
E poi era tentato di tentarla, senza esagerare.

Una
sera, Paolo andò in piscina più tardi del previsto. Ebbe un ritardo col
treno nel ritornare dal lavoro, così finì per andare alla struttura che
erano le 21 passate.
Nuotò più che potè, ma alle 22 scattò il segnale di uscire dalla vasca. Ormai eran rimasti solo in 3, tutti uomini.
Si
attardò a chiacchierare qualche minuto con il bagnino, a cui chiese
qualche dritta su come nuotare più efficacemente a dorso, e poi lasciò
la zona vasca.
Entrato nello spogliatoio maschile, si diresse verso
la stanza con panche e armadietti, e incrociò lungo il corridoio proprio
la ragazza delle pulizie.
Sarà che, a fine sessione, evidentemente
la muscolatura era più in “tiro” del solito, ma ebbe proprio
l’impressione che lei, dopo averlo salutato fuggevolmente come sempre,
si concesse un breve istante per posare lo sguardo sui suoi pettorali e
sui suoi addominali, ormai più che accennati, dopo mesi di piscina.
Forse
era stata solo autosuggestione, o forse no, fatto sta che Paolo ormai
aspettava da tempo anche solo un minimo segnale di interesse da parte di
lei.
Bastò quello per fargli sentire una leggera scossa agitargli le viscere.

Sovrappensiero, prese docciaschiuma e asciugamano e andò verso le docce.
A
quanto pareva, era ormai l’ultimo uomo lì dentro. Mentre apriva l’acqua
e attendeva che si scaldasse, gli altri 2 uomini rimasti finirono di
lavarsi, lasciandolo solo soletto a lottare con il manicotto della
doccia che non voleva saperne di rimanere pressato per più di pochi
secondi (per risparmiare, il pulsante dell’acqua, una volta premuto,
tornava “fuori” nel giro di poco, ed era necessario premerlo nuovamente
per far ripartire il getto d’acqua).
Paolo decise di cambiare così postazione, e si mise in una di quelle che stavano usando i due tizi che ormai se ne erano andati.
Era una postazione a metà della parete.
Era una posizione perfettamente visibile dal corridoio.
Vedeva
il filo dell’asciugatrice elettrica sul pavimento, e ne sentiva il
rumore, sintomo che la ragazza stava ancora facendo il corridoio, forse
con maggiore attenzione visto che lui era l’ultimo rimasto e che quindi
il pavimento non si sarebbe bagnato troppo.
Quindi probabilmente lei sarebbe passata ancora li davanti.
Quindi, forse, avrebbe dato un’occhiata a lui sotto la doccia, sebbene in costume….?

Decise di scacciare quei pensieri da porco, per concentrarsi su alcune cose di lavoro.
Lui non era come gli altri ragazzi, lui poteva evitare di cedere alle tentazioni.
Lui non avrebbe approfittato della situazione.
Se
ne stava lì, a occhi chiusi, dando le spalle al muro, ad assorbire
tutto il calore sprigionato dalle incandescenti gocce d’acqua, ma il
pensiero di lei, che poteva vederlo, era come un martello.
“E basta pensarci, su!”, cercò di autoconvincersi.

Aprì gli occhi.
Vide l’ombra di lei proiettata sulla parete del corridoio.
Era molto vicina.
Il suo sguardo, la sua bocca.
Erano solo loro due.
Del resto, cosa poteva mai succedere?
Chissà quante volte avrà dato occhiate durante il lavoro.
Lui era giovane e in forma, non poteva dispiacerle vederlo.
Lei,
i capelli che le vanno sugli occhi, alza lo sguardo, e lo vede passarsi
il docciaschiuma sulla pelle, sulle cosce, sul petto – così si immagina
la scena Paolo.
Lei che, magari, si eccita nel vederlo così prossimo.
Solo loro due.
Il suo profumo di lei, lo aveva sentito, gli era piaciuto.

Paolo
sentì il costume stargli sempre più stretto. Avvertì inequivocabile il
fastidio che contraddistingueva  la crescita del proprio membro. Stava
avendo un’erezione, pensando a quelle cose.
Volle evitare, si sforzò di pensare ad altro, ma non ci fu verso, ormai l’evento era stato azionato, triggerato, risvegliato.
Il
pensiero di lei, che, forse, in quel momento lo stava osservando
sottecchi, approfittando di lui che teneva gli occhi chiusi, lo
travolse. E stavolta non riuscì ad opporsi.

Mentre si massaggiava
i capelli, Paolo sentiva ormai il proprio sesso teso in posizione
orizzontale contro il tessuto leggero del costume a boxer. Sapeva che in
quella condizione di erezione quasi completa la forma del suo uccello
era più che visibile, a maggior ragione dato che ora il costume era
zuppo di acqua sotto la doccia.
Ma non resistette troppo.
Era
imbarazzato, davvero troppo, così si girò, dando ora le spalle (di tre
quarti) all’apertura sul corridoio, da cui lui poteva essere visto
praticamente di schiena.
Mentre lo fece, apri impercettibilmente gli occhi.
E vide sfocata la figura di lei, intenta evidentemente a pulire l’uscio della stanza.
Un altro fremito lo colpì. Lei poteva davvero vederlo ora!
Cioè…era LI’!
Cosa stava pensando?
Forse
avrebbe voluto entrare anche lei con lui sotto la doccia, magari
avrebbe desiderato vedere di più, poteva essere che si fosse accorta del
suo costume oscenamente gonfio, e stesse tergiversando con le pulizie
per poterlo vedere.
Magari si stava anche un po’ bagnando, sotto sotto, in quella situazione ambigua?
O forse semplicemente non vedeva l’ora che lui uscisse per finire il lavoro e andare a casa…

– Fine prima parte –

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