Secret desire /4

di Matt

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***

Julia non sarebbe stata certo un problema. Anzi, avrebbe saputo lui cosa fare con lei…
Se solo Madeleine non si fosse trovata in casa…
Mike inseguì Roxanne con passo svelto osservando il suo provocante ancheggiare. Le fu alle spalle in pochi passi e poté finalmente cingerla da dietro puntellandole le natiche con il bacino e infilando febbrilmente le mani nella scollatura, fino ad afferrarle un seno nudo a mano piena.
Tirò indietro i fianchi per consentire alla punta del pene di sistemarsi bene tra le forme della ragazza e spinse fino a quasi bucare gli indumenti.
Un accenno di verso di Roxanne fu prontamente soffocato da una mano di Mike, che le tappò la bocca con furia e le morse avidamente il collo.
La ragazza si divincolò con un brusco movimento e gli si pose di fronte guardandolo ora impaurita.
Mike stava per aggredirla nuovamente quando una voce da dietro lo bloccò.
«Roxanne!» Era di nuovo Julia. «Io continuo a studiare. Riprendi con me?»
«Eccomi!» Ne approfittò subito l’amica sfilandosi da Mike e passandogli di fianco.
Mike si paralizzò per un istante e poco a poco rinvenne. Si rese conto lentamente di ciò che aveva appena fatto, e subito si domandò se Julia avesse visto tutto. Ora era combattuto. Da un lato era mortificato per l’accaduto; dall’altro era arrabbiato con Julia per averlo interrotto. Avrebbe voluto fargliela pagare. Gli era rimasta inappagata ancora una volta l’eccitazione.

***

«Dimmi che stai godendo! Dimmi che ti piace!»
«S…to ve…nendo…»
Madeleine ansimava stremata a carponi sul letto, mentre sopra di lei Mike la possedeva tirandola per i capelli e sfondandole la vulva con violenza.
Più la allargava e più riusciva a spingersi in fondo alle sue membra, godendo al contatto del suo bacino con i glutei morbidi di lei.
Madeleine avvertiva piacere misto a dolore. Dal suo sesso uscivano umori e sangue. Lo pregava di rallentare.
Più lei supplicava, più lui sentiva la punta infiammarsi e il membro ingrossarsi.
Fece perno con le gambe e gli addominali e tirò indietro il bacino fino a uscire completamente. La afferrò per i fianchi e, favorito dagli umori, prese a montarla partendo da più in alto fino a sfondarla.
Nella sua mente passava il momento in cui stava per possedere Roxanne. Diede due spinte ancora più forti aggrappandosi ai seni. L’orgasmo e il dolore di Madeleine sfociarono in lacrime ed urla.
Con gli ultimi tre colpi la riempì di caldi getti di collera.
Si stese di fianco a lei e la strinse baciandola sul volto. Lei, tesa e intimorita, si tranquillizzò.
Il resto della mattina trascorse per Mike senza particolari tensioni.
Di venerdì Madeleine lavorava quasi sempre il pomeriggio. Quel giorno non avrebbe fatto eccezione.

***

La ricerca di storia era andata molto bene. Il voto lo avrebbe saputo soltanto la settimana successiva, ma il commento dell’insegnante in classe era stato più che positivo. Con la madre al lavoro e Mike quasi sicuramente in officina, il pomeriggio di relax sul divano non glielo avrebbe tolto proprio nessuno. Era indietro di ben tre puntate con la sua serie preferita: le aveva scaricate e messe in chiavetta la sera prima.
Julia aprì la porta di casa notando subito qualcosa di strano.
Cosa ci faceva il suo perizoma rosso appeso al pomello dell’ingresso? Si guardò intorno. Non era di certo l’unica cosa fuori posto.
Raccolse le mutandine e le nascose nella borsa, non senza arrossire un pochino.
Fece un passo in direzione del divano. Il suo reggiseno nero di pizzo giaceva in bella mostra sopra il cuscino. Era umido, appiccicoso e con un alone scuro sulla coppa destra.
Lo gettò istintivamente per terra, salvo poi raccoglierlo superando il disgusto iniziale.
Si recò in cucina. Sembrava esserci stato due volte un terremoto, e che un tifone avesse svuotato l’armadio della sua camera. Sul tavolo vi erano buttati alla rinfusa tutti i pantaloni e le tute da ginnastica. Per terra le sue magliette intime e i vestitini estivi. Puzzavano tremendamente di sudore.
Julia iniziò a tremare e farsi prendere dal panico. Gli occhi lucidi e il cuore palpitante non la aiutavano certo a ragionare. Calmarsi fu impossibile. L’istinto di urlare e scappare fu subito fortissimo.
Trovò le forze per vedere cosa era successo in camera sua.
Vi trovò il guardaroba spalancato e il resto del vestiario per terra.
Solo sul letto regnava un ordine dissonante ed inquietante. Il cassetto dell’intimo era stato svuotato e le mutandine riposte in fila con cura e ordine dalla spalliera fino ai piedi.
Al centro, una maglietta da uomo piegata distrattamente e un bigliettino con un messaggio angosciante: Time to play.
La porta alle sue spalle si chiuse bruscamente.
Julia rimase bloccata, gelata dal terrore e dall’affanno. Il respiro divenne irregolare, il tremore ingovernabile. Non ebbe la forza di tentare la fuga, non trovò nemmeno la voce per emettere un grido d’aiuto.
Passarono attimi interminabili. Si guardò intorno. Scappare dalla finestra? Impossibile da quell’altezza. Si avvicinò alla porta. Riuscì ad aprirla.
La via era libera. Corse fino all’ingresso. Girò la maniglia.
Era bloccata: non poteva più uscire. Si sentì prigioniera. Trasalì.
Si guardò nuovamente intorno. I vestiti dalla cucina erano spariti. Nella corsa lungo il corridoio non aveva notato che qualcosa era cambiato.
Andò di nuovo verso la camera. Per terra vi era ora un paio di jeans maschili con la cintura slacciata di fianco. Julia si spinse oltre. Due passi più in là un paio di calzini neri precedevano una maglietta intima scura proprio davanti alla camera della madre.
Uno slip blu appeso alla maniglia invitava all’ingresso della porta socchiusa.
In preda all’ansia e a un incosciente senso di curiosità, Julia entrò.
Nella penombra della camera si stagliava una figura maschile dai contorni familiari.
Ai suoi occhi risaltarono immediatamente le nudità della presenza. Un indifferente membro eretto spiccava alla sua vista.
«Mike! Che cosa…». Strillò Julia tra lo stupore e l’imbarazzo.
«Rilassati. È solo un gioco…»
Mike le si avvicinò e le accarezzò il volto fissandola con uno sguardo inquietante che lei mai gli aveva visto prima. La strattonò per un braccio e la costrinse a sedere sul letto. La guardava ora dall’alto al basso compiaciuto. Le raccolse all’indietro i capelli.
Julia allontanò la testa guardandolo con rabbia e disgusto. Mike gliela scosse rafforzando la presa e tirando con forza.
Le avvicinò il pene al volto mentre lei tentava di dimenarsi invano. Con la punta le accarezzò una guancia. Poi l’altra. Julia era immobilizzata.
Mike fece scorrere il membro fin sulla punta del naso, puntando a scendere ulteriormente.
«No!». Gridò Julia con un ultimo disperato tentativo di evasione.
Mike la strinse più forte. Avvicinò la punta alle sue labbra fino a sfiorarle.
Voleva possedere con forza la gola di Julia.
Un colpo sordo, una botta improvvisa. La vista annebbiata e poi più nulla.
Si risvegliò chissà dove e chissà quando in una camera buia e calda. Sulla fronte degli strani elettrodi collegati a un grosso macchinario. Era ammanettato e completamente nudo.

[FINE PARTE I]

***

[un nuovo capitolo viene pubblicato ogni due giorni! Torna all’indice]

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