Secret desire /7

di Matt

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

***

PARTE III – Jessica Lambert

***

«È stato fantastico. Non mi ero mai sentita così!»

«Jason non ti faceva godere?»

«Beh sì, ma era diverso…»

«Ora fai la zoccoletta ogni sera: certo che è diverso!». Fece Jenny punzecchiando Jessica.

«Dai smettila, lo sai che è tutta colpa sua!»

«Sì, certo, sempre la solita storia. Lui ti ha mollata a un mese dal matrimonio e quindi se ora ti sbatti mezza città è perché sei piccola, fragile e indifesa…»

«Vuoi sapere i dettagli sì o no?»

«Dai che ti prendo in giro! Certo che voglio saperli…»

«In macchina, mentre guidava…»

«Cosa?!»

«Beh… Diciamo che avere la mia testa fra le gambe gli ha regalato dei brividi in più. Andava a tutta velocità…»

«Ma siete pazzi!»

«Sul più bello l’ho interrotto. A casa sua me l’ha fatta pagare cara…»

«Come l’avete fatto?!»

«Mi ha bendata, mi ha legata fronte al muro e con la schiena piegata e non ha avuto pietà. Davanti e dietro…»

«Ma lo conoscevi appena!»

«Ora lo conosce ogni spazio del mio corpo!». Rise Jessica senza più alcun freno.

«Tu sei matta. Devi stare attenta.»

«Va bene, va bene! Ora ti saluto che devo andare. Ciao!»

Jessica non attese nemmeno risposta e chiuse la telefonata con Jenny. Che ne stava facendo della propria vita? La settimana prima avrebbe dovuto sposarsi e invece l’ultimo mese lo aveva passato a rinnegare sé stessa concedendosi a chiunque la degnasse di uno sguardo.

Lei, da sempre timida e pudica, era ora diventata alla stregua di una meretrice di basso borgo.

Andò in bagno per prepararsi. Si liberò dei vestiti e si fissò allo specchio. Non riconosceva più lo sguardo.

Scese ad osservare il corpo. Era ancora una bella donna e in forma, pensò. Avrebbe dovuto quindi riprendere in mano sé stessa e vivere. Era davvero quello il modo?

Si afferrò un seno con la mano rimanendo davanti allo specchio. Prese a solleticarsi il petto e tutto il corpo si irrigidì. Si massaggiò i seni strizzandoli e strusciando la gambe sul lavandino con un movimento ondulatorio. Decise che quella era la sensazione che avrebbe voluto provare sempre.

Era stata troppo a lungo incatenata.

Fece scendere la mano fino alla pancia, poi più giù, fino a sfiorare le grandi labbra.

Il telefono vibrò. Era un messaggio da un numero sconosciuto.

«Stai proprio bene in questa foto!»

Seguì l’immagine. Jessica trasalì.

Non poteva essere vero. Quella donna ripresa di scorcio accovacciata sul posto del guidatore e con un grosso fallo in gola era senz’altro lei. Le mani del tipo erano entrambe sul volante: non poteva averla scattata lui! E in macchina con loro non c’era nessun altro.

Si sentì d’un tratto spaventata e ricattabile.

«Chi sei? Come fai ad avere quella foto? Cosa vuoi da me?»

«Io posso darti ciò che cerchi. Vediamoci al tuo bar preferito domani a quest’ora. Mi riconoscerai.»

***

Quella notte Jessica non riuscì a dormire. Come aveva il suo numero? Come conosceva il suo bar? E quella foto…

Era terrorizzata ma allo stesso tempo invasa da una perversa eccitazione. Decise di recarsi all’appuntamento.

Indossò il tubino rosso scollato davanti e con l’apertura sulla schiena, scarpe tacco dodici e fascia imbottita senza spalline. Caricò gli occhi con un mascara nero e le labbra di un rossetto color sangue; raccolse i capelli neri in un’elegante treccia fino alle spalle e spruzzò un po’ del suo profumo da grandi occasioni.

C’era parecchia gente al bar. Questo in parte la tranquillizzava.

Non fu difficile riconoscere la persona: un uomo solo al tavolino nell’angolo, con giacca nera e occhiali scuri, le sorrise ammiccando e la invitò a sedersi.

«Salve, Jessica. Prendi qualcosa da bere?»

«Un Martini, grazie.»

«Allora Jessica, parlami un po’ di te.»

«Immagino tu sappia già abbastanza di me, sbaglio? Tu invece, chi sei? Che cosa vuoi da me?»

«Beccato! Puoi chiamarmi Phil. Sono qui per darti quello che cerchi, mia cara.»

«Come hai fatto ad avere quella foto?»

«Non ha importanza. Tranquilla, mi serviva solo per convincerti a venire qui.»

«Cosa ti fa pensare di sapere ciò che cerco?»

«Una bella donna, rimasta sola, ha solo bisogno di… vivere.»

Quelle parole toccarono Jessica nel profondo.

Ormai si sentiva a proprio agio a flirtare nei locali con uomini sconosciuti, però quel tipo aveva un qualcosa di diverso che la lasciava spaesata.

Era già a metà del drink. Che strano, non le aveva mai procurato quella sensazione. Sentì un fremito fra le gambe e un calore che arrivava fino al perizoma di pizzo, ormai più che umido.

Fissò l’uomo di fronte a lei, così elegante, affascinante. Sensuale.

Immaginava di farsi prendere e sbattere senza pietà fino a star male.

Phil fece attenzione che la donna svuotasse completamente il bicchiere e la prese per un braccio.

«Andiamo!».

L’uomo la condusse fuori dal locale e la portò sul retro. Un’auto li stava attendendo.

«Questo giochino ti piacerà…». Le sussurrò all’orecchio prendendola alle spalle.

La immobilizzò, le legò le braccia dietro la schiena, la bendò e la caricò in macchina.

Jessica avvertì un fastidioso pizzico sul braccio.

***

In una situazione del genere avrebbe dovuto sentirsi spaesata ed impaurita. Invece l’eccitazione era tale da rendere ormai fradicio il perizoma. Fremeva all’idea di essere in balìa di uno sconosciuto, completamente indifesa e sottomessa.

Strofinava il bacino contro il sedile ed inarcava la schiena per rendere il contatto più deciso. Avvertiva una sensibilità massima e un calore assai intenso. Avere le braccia immobilizzate e la vista oscurata aumentavano a dismisura la voglia e l’eros.

I brividi al basso ventre la sconquassavano, sentì il clitoride indurirsi, gemeva in preda ad una sete irrefrenabile.

Aumentò il ritmo, con un movimento sempre più intenso, la voglia al massimo e i brividi al limite dell’orgasmo. I gemiti si fecero acuti.

Una mano la bloccò e le tappò la bocca.

«Scendi dall’auto».

***

Legata e bendata fu condotta in silenzio in una stanza buia.

«Ora ti slego. Arrivo subito…».

Jessica tolse la benda. Le luci si accesero. Era rimasta sola.

La camera aveva specchi su tutte le pareti e un divano al centro.

Non resistette oltre. Tolse i vestiti con furia e vi si gettò a gambe aperte decisa a completare quanto le era stato impedito in auto.

Dei massaggi a mano aperta, le dita a stuzzicare la voglia e una penetrazione sempre più intensa.

La parete di fronte si aprì, mentre una strana nebbia saliva nella stanza.

Chi era quell’uomo nudo seduto davanti a lei?

***

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