Spiando Sara

di anonymous

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[Photo credit immagine di copertina]

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***

Musica elettronica, ritmi ipnotici. So cosa significa. Mi affaccio con discrezione. Consueta penombra, nella stanza scura solo una fonte di luce accuratamente piazzata. Non sono il primo, lei ha già cominciato. Foulard nero legato al collo, vestaglia nera, parigine nere fino a metà coscia, tacchi alti. Il corpo maturo, straordinariamente tonico, pur senza traccia evidente di palestra.

La prima cosa che mi colpisce, sempre: un tempo usava una mascherina per coprirsi irrimediabilmente il viso o lo teneva fuori dal cono di luce; ora, a tratti, il viso compare all’interno della cornice e chiunque può riconoscere la conoscente, la vicina di casa, la collega, la fidanzata dell’amico… non sufficientemente nascosta dalla frangia lunga e dai capelli che velano le guance.

La vestaglia è già aperta. Le maniche scendono, sfilate poco a poco. Offre i seni, meravigliose masse compatte che sfondano le linee di quel busto e irrompono nell’universo circostante, sode lisce calde, in una vertigine sinestesica. Sfila un paio di slip di pizzo, elegantissimi, regalando alla vista un pube quasi glabro, ricoperto di rada peluria cortissima.

Gioca con le mani. Mani bellissime, ipnotiche. Si siede di profilo. Si mostra, stupenda, senza trucchi. Lo sguardo segue la curva miracolosa del seno, che nessuna equazione potrebbe mai catturare. Scende lungo l’addome che appare rilassato, senza nascondere una leggerissima incurvatura adiposa. Le cosce lunghe, generose… esposte dal sipario delle parigine calate fino al ginocchio… qualche smagliatura, maledettamente affascinante. Sara è così vera, così donna.

Si alza. Gioca col suo foulard. Si lega i polsi alla sedia. Si alza, strofina le natiche piene, sode, mature contro le stecche dello schienale… poi è la volta della vulva. In piedi, di fronte al mio sguardo. Come solo di rado ha fatto in passato, afferra un oggetto di forma allungata, l’esplicita riproduzione in materiale nero di un pene umano, di grosse ma non irrealistiche dimensioni, eretto, duro, ricoperto di vasi sanguigni in rilievo. Sdraiato sul pavimento sotto di lei, in piedi, a cavalcioni sul mio sguardo, lo immerge lentamente, ritmicamente dentro di sé. Ogni tanto lo estrae e lo scuote e gocce di liquido denso cadono sulla sedia, sul pavimento. Poi lo immerge di nuovo.

Non trattiene ansimi e gemiti, così alza il volume della musica, per non farsi sentire da chissà chi. Appoggia l’oggetto in primo piano. Lo accarezza gentilmente con le mani, lentamente. Lo bacia all’estremità superiore. Un bacio casto, a labbra chiuse, da ragazzina. Si sostituisce a quel menhir nero, il primo piano del suo pube, le labbra della sua vulva leggermente estroflesse, come un decoro di pizzo. Le dita che accarezzano lievi. Di nuovo quell’addome morbido, rilassato, maturo, l’ombelico immerso nella carne.

Riprende a penetrarsi con l’oggetto scuro. Più rapida, profonda, intensa. Controluce si notano sempre più gocce di liquido denso che si spargono per la stanza. Di tanto in tanto un rumore secco: è Sara che si schiaffeggia… le natiche, il pube, le mammelle.

Ora è seduta, di fronte a me. Le cosce oscenamente allargate. Il punto luce di fronte a lei, la illumina interamente. Si penetra, le piace farlo. Le sessioni di penetrazione sono sempre più brevi. Sta tentando in tutti i modi di ritardare l’orgasmo.

Si piega in avanti, le mammelle voluminose, solo leggermente rilassate dall’età, ondeggiano in modo osceno e provocante davanti al mio sguardo. Si alza, esce dal cono di luce, prende una salvietta. Asciuga la sedia dai propri umori e la stende sulla seduta prima di accovacciarsi di nuovo. Cerca di asciugare il pavimento, come può.

Movimenti incredibilmente ed indescrivibilmente lenti e sensuali. Sembra stanca, spossata, ma non si riveste. Ancora nuda, ad eccezione delle parigine e dei tacchi alti. Nero l’abbigliamento, bianca lei. Ansima, ha il fiato corto. Non ne può più, è stanchissima.

Saluta. Ciao, Sara

***

[FINE]

[L’autore di questo racconto ha voluto rimanere anonimo. Per commenti, contatta la redazione!]

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