Spy cam /15

di Claudia Effe

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Capitolo 14

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***

Luca fermò l’auto e controllò l’indirizzo.

La via era corretta, il numero civico anche, eppure l’edificio davanti al quale si era fermato era una stalla e non una villa come si sarebbe aspettato di trovare.

Provò a chiamare il numero di telefono che l’aveva contattato, ma nessuno rispose.

Si trovava in aperta campagna e non si vedeva nessuna abitazione conforme alla descrizione che aveva ricevuto per telefono.

Più in là, a qualche chilometro, sembrava esserci un centro abitato.

Rimontò in auto e si avviò in quella direzione; magari avrebbero potuto dargli qualche indicazione.

***

Massimo rimase qualche minuto in silenzio, quasi temesse che, se avesse parlato, sua sorella si sarebbe accorta della sua presenza.

Era sconvolto da quanto stava vedendo.

Gli utenti della chat a destra dello schermo commentavano tra loro e, oltre ad essere estremamente volgari, lasciavano intendere come la conoscessero piuttosto bene.

Si mise in contatto con un certo Jason, che pareva essere un assiduo frequentatore, e gli fece qualche domanda.

A quanto pareva, erano diversi giorni che sua sorella aveva piazzato alcune telecamere in casa, davanti alle quali sembrava non lesinare visioni del suo corpo, e non solo: una sua amica era andata a vivere con lei e la notte precedente avevano fatto sesso assieme.

Queste non erano cose da sorella, erano cosa da pornostar!

Andò a visitare la photo gallery, ormai piuttosto fornita.

Si sentiva in imbarazzo, ma Martina lo eccitava.

Per altro, non era nuovo a provare certe sensazioni con lei.

Parecchi anni prima, quando lui aveva solo tredici anni e lei una quindicina, Martina era entrata nella loro cameretta avvolta dall’asciugamano della doccia.

Massimo era alla scrivania a studiare, lei si mise a cercare il telefonino.

“È qui!”, disse lui, e glielo lanciò.

Sbagliò il lancio, indirizzando il telefonino sopra la testa della sorella.

La ragazza, istintivamente, aveva proteso verso l’alto entrambe le braccia per afferrare l’oggetto e, così facendo, l’asciugamano si era aperto ed era caduto a terra.

Per qualche istante Martina si era mostrata completamente nuda, giusto per il tempo necessario per rendersene conto, chinarsi e recuperare prontamente l’asciugamano.

Ma quell’immagine si era stampata nella retina di Massimo, che quella sera, sul tardi, si era per la prima volta toccato, pensando proprio a sua sorella.

Non sarebbe stata l’ultima volta.

Sarebbe capitato nuovamente?

Il telefonino accanto a lui squillò: era Sandro, l’amico che gli aveva inoltrato la mail.

“Max, senti – disse subito – ti ho mandato una mail questa mattina: cancellala subito, non guardarla, non era per te”.

“Troppo tardi – disse Massimo – L’ho già aperta. E ho cliccato sul link”.

“Ah – commentò l’amico – e quindi hai visto che…”.

“Mia sorella, esatto”, concluse Massimo.

“Max, credimi, questa mattina non c’era Martina, c’era un’altra ragazza bionda, lo giuro! Non mi sarei mai sognato di spiare tua sorella, veramente!”.

“Non preoccuparti. Mi sembra evidente che non sei tu il responsabile, né l’unico che l’abbia vista”.

Guardò il contatore: erano in millequarantuno in quel momento.

“La stai guardando ora?”, chiese Sandro.

“Ebbene sì”, ammise Massimo.

Sua sorella, nel frattempo, aveva nuovamente chiuso gli occhi, scossa dall’ennesimo orgasmo.

Aveva la bocca aperta e sembrava cercare aria per non soffocare.

Massimo sentì il membro ingrossarsi.

Sarebbe stata l’ennesima sega su sua sorella?

Forse avrebbe fatto meglio a cercare le chiavi di casa della ragazza.

***

Martina ansimò, scossa dal decimo orgasmo.

Stava sudando e sentiva i muscoli delle braccia dolerle per la postura.

Cosa stava facendo Luca?

Perché non arrivava?

I capezzoli le dolevano, era più di un’ora che erano duri; le pareti dell’ano avevano ormai ceduto, aperte dal vibratore, e la vagina le bruciava.

E se fosse stato impegnato?

Magari era andato in piscina o a giocare a calcio con gli amici. Lei non conosceva le sue abitudini, era possibile che avesse qualche hobby.

Sperò non fosse così, almeno non in quel momento, perché non avrebbe potuto resistere ancora a lungo.

Sentiva che stava per godere ancora una volta.

***

Luca diede un calcio a un sasso e rimontò in auto.

Non solo l’indirizzo a cui doveva recarsi sembrava non esistere, ma nessuno in paese aveva mai sentito parlare di quel fantomatico dottor Proietti e della sua tenuta rinascimentale.

O si stava sbagliando di grosso, oppure l’avevano preso per il culo.

Accese il navigatore e lo impostò affinché lo guidasse verso il negozio.

Ci sarebbero voluti quarantadue minuti.

Imboccò l’autostrada, impostò la velocità a centotrenta chilometri orari per non temere gli autovelox, quindi prese in mano lo smartphone per controllare la posta.

Una mail del commercialista gli intimava di portargli le fatture, un’altra da parte del meccanico gli ricordava il tagliando da fare entro fine mese.

Ci avrebbe pensato il giorno dopo.

Chiuse la posta e aprì il browser per controllare cosa stesse succedendo a casa di Martina.

La ragazza era sul letto, nuda e distesa sul materasso in maniera innaturale.

Appoggiò il telefono sul volante per vedere meglio.

I polsi e le caviglie erano legati agli angoli del letto, e questo spiegava la postura insolita.

Qualcosa le sporgeva tra le gambe, ma non riusciva a capire cosa fosse.

Che ci fosse qualcuno in casa con lei?

Forse la ragazza con cui aveva fatto sesso la sera prima.

Selezionò le altre telecamere, senza tuttavia trovare segnali della presenza di alcuno.

A meno che non fosse sul gabinetto, nessun altro era in casa.

Cosa stava succedendo?

A rischio di perdere il controllo dell’auto, chiese spiegazioni sulla chat.

Pochi secondi dopo premeva l’acceleratore, portandosi a centottanta all’ora.

***

Martina inarcò la schiena ancora una volta, compiendo l’ennesimo infruttuoso tentativo per liberarsi.

Non aveva tenuto conto degli orgasmi, ma se l’avesse fatto avrebbe saputo di essere venuta ventotto volte nel corso dell’ultima ora e mezza.

Stava perdendo la speranza che Luca giungesse in suo soccorso.

Forse era fuori città o magari impegnato in qualcosa che non poteva interrompere.

Avrebbe potuto urlare, non era imbavagliata.

Abitava in un condominio di sette piani per quattordici famiglie, qualcuno l’avrebbe udita sicuramente.

E poi cosa sarebbe successo?

Avrebbero buttato giù la porta, o forse sarebbero arrivati i pompieri dalla finestra?

Qualunque cosa fosse successa, l’avrebbero trovata in quello stato.

Non si sentiva ancora pronta per affrontare uno scandalo condominiale di quelle proporzioni.

I suoi pensieri vennero interrotti da un suono metallico.

Una chiave nella serratura! Qualcuno stava cercando di entrare!

Con i limiti imposti dalla postura protese la testa verso il corridoio, ansiosa di capire chi sarebbe entrato.

Sentì i pistoni scorrere nelle loro sedi, quindi il familiare suono dei cardini che cigolavano.

Un attimo dopo un uomo entrava nella stanza da letto.

“Luca! – urlò Martina – Come sono contenta di vederti! Ti prego, liberami!”.

Solo quando il ragazzo fece alcuni passi nella stanza realizzò che non era da solo.

Un’altra figura varcò la soglia.

“Maxi! – esclamò riconoscendo suo fratello – Cosa ci fai qui? Vi conoscete?”.

“No, per nulla, ci siamo incontrati qui fuori. Cosa sta succedendo? – chiese Massimo – Cosa hai tra le gambe?”.

“Un vibratore. Per piacere, Luca, toglilo!”.

Era imbarazzata dalla presenza del fratello, non voleva fosse lui ad allungare le mani su di lei.

Allo stesso tempo, in quel momento non desiderava altro che tutto quello finisse.

Luca allungò la mano verso l’apparecchio, quando Martina sentì un nuovo orgasmo avvicinarsi.

“Aspetta… aspetta un attimo”, disse con la voce rotta.

Un nuovo brivido si propagò attraverso il suo corpo e venne per la ventinovesima volta.

Spalancò la bocca per prendere aria e lasciò che il suo corpo si rilassasse nuovamente.

Luca interpretò bene quel che stava accadendo e attese il momento giusto, quindi accostò la mano al vibratore e spostò l’interruttore su OFF.

La ragazza sentì la macchina quietarsi dentro di lei e non trattenne un sospiro di sollievo.

“Lo tolgo?”, chiese Luca.

“Sì, ma fallo lentamente”, chiese Martina.

Luca afferrò l’estremità dell’oggetto di plastica e, con cautela, lo estrasse dal corpo della giovane donna.

Martina si morsicò il labbro inferiore mentre il vibratore lentamente scivolava fuori.

Ancora un brivido la percorse, come se il suo corpo avesse trattenuto un’ultima vibrazione, quindi si rilassò sul materasso, anche se era ancora legata.

I due ragazzi erano inginocchiati sul letto con lei, suo fratello a sinistra e Luca a destra.

Avrebbero potuto violentarla, se avessero voluto.

Oltre ad essere legata, non avrebbe neppure avuto le forze per impedirlo.

Inoltre era ancora parecchio eccitata, e l’idea le procurò un nuovo brivido.

Spostò lo sguardo su suo fratello, il quale, a sua volta, sembrava eseguire con gli occhi una scansione del suo corpo.

“Ti liberiamo”, disse lui, e allungò la mano verso il polso di lei.

Protendendosi su di lei, le appoggiò la mano libera sul costato, a un paio di centimetri dal seno.

Con le dita armeggiò sul nodo, tentando di scioglierlo.

Anche Luca, dall’altro lato, si mise all’opera.

Massimo portò anche l’altra mano sul nodo, e nel compiere questo movimento con la punta delle dita sfiorò il capezzolo di Martina.

Sicuramente non era stato un tocco casuale.

Martina si sentiva così vulnerabile, legata e nuda, e due ragazzi nel pieno della salute fisica e sessuale erano accanto a lei.

Perché le venivano quei pensieri?

In silenzio le sciolsero i polsi, e all’unisono si spostarono sulle sue caviglie.

Ancora qualche minuto e sarebbe stata libera.

Non appena ebbe i polsi liberi distese le braccia lungo il corpo, in modo da dare sollievo alle spalle dopo ore di immobilità.

Luca le sfiorò la pianta del piede mentre disfaceva il nodo, e quel contatto la fece sobbalzare.

Forse i ripetuti orgasmi avevano abbassato la soglia della sua sensibilità, ogni tocco le provocava un piccolo piacere.

La gamba destra venne slegata e istintivamente la flettè per riattivare la circolazione.

Massimo ci mise un po’ di più, ma dopo qualche istante anche quella sinistra fu libera.

Si mise in ginocchio sul letto.

“Ragazzi, non so come ringraziarvi. Siete venuti a salvarmi, siete stati dei tesori!”.

Allargò le braccia e li strinse entrambi a sé.

Massimo le appoggiò una mano sulla pancia, Luca direttamente sul sedere.

Questo nuovo contatto la fece ancora rabbrividire.

Sentì un bacio poggiarsi sul suo collo.

Veniva da destra, quindi da Luca.

Chiuse gli occhi e mugolò di piacere.

“Ragazzi, andateci piano. Sono talmente eccitata che mi basta poco…”

Sapeva benissimo che non avrebbe dovuto dirlo, ma non si era trattenuta.

Non aveva voluto trattenersi.

Massimo spostò la mano verso l’alto, coprendole il seno.

Si voltò verso di lui e, senza pensarci, gli diede un bacio sulle labbra.

Una mano si spostò sul suo pube. Era di Luca, così ruotò la testa e baciò anche lui.

Due dita si insinuarono dentro di lei.

Non aveva bisogno di verifiche per sentire di essere bagnata.

Introdusse la mano sotto la maglietta di Luca e gli passò le unghie sulla schiena.

“Toglitela!”, gli disse nell’orecchio.

Il ragazzo si staccò da lei, le sorrise e si sfilò l’indumento.

Aveva un bel fisico, non palestrato ma muscoloso, segno di chi conduce una vita sana.

Massimo la guardò interrogativa.

“Cosa mi guardi così? – domandò Martina – Spogliati anche tu! Toglietevi i vestiti!”.

I due ragazzi non se lo fecero ripetere.

Si liberarono delle t shirt e dei pantaloni, rimanendo entrambi in boxer; nessuno dei quali era sufficientemente ampio per nascondere l’erezione.

“Dai! Via tutto!”, li esortò.

“Marti, sei sicura?”, domandò Massimo.

Martina si sentiva come ubriaca.

La costrizione e soprattutto i ripetuti orgasmi l’avevano portata in uno stato di ebbrezza da cui non riusciva a scuotersi.

Malgrado avesse goduto molto, non era ancora soddisfatta.

Forse questo tipo di orgasmo, così meccanico e ripetitivo, l’aveva innescata fisicamente ma resa ancora più desiderosa mentalmente.

“Guardate che cambio idea”, li minacciò.

Massimo fu il primo a scuotersi. Si tolse i boxer, svelando l’erezione già precedentemente intuibile.

Non era la prima volta che Martina lo vedeva nudo, ma certamente non l’aveva mai visto eccitato.

La punta del pene sobbalzava leggermente al ritmo del cuore, che evidentemente batteva forte.

La ragazza si voltò verso Luca.

“Tu stai a guardare?”, chiese.

Il ragazzo, quasi temesse veramente di essere tagliato fuori, reagì con rapidità e si privò anche lui dell’ultimo indumento.

“Sdraiati sul materasso”, gli disse Martina.

Luca ubbidì.

Martina si mise a cavalcioni, lasciando che il pene di Luca le entrasse dentro.

Era perfettamente lubrificata e l’organo entrò senza attriti, anche se non riuscì a trattenere un gemito.

Quando Luca fu totalmente dentro di lei, si piegò in avanti in modo da portare il suo torace su quello del ragazzo e, di conseguenza, offrire a suo fratello l’accesso al suo ingresso posteriore.

Massimo non si fece pregare; si portò subito dietro alla sorella e accostò la punta del pene al suo ano.

La afferrò per i fianchi e, con un movimento secco, entrò dentro di lei.

Martina trattenne il fiato, ma non sentì il dolore che si sarebbe aspettata.

La prima e unica volta che aveva avuto un rapporto anale era stato più di un anno prima e il dolore l’aveva fatta desistere dal riprovare, ma questa volta era andata diversamente.

Sicuramente la presenza del vibratore per qualche ora doveva aver ammorbidito il passaggio.

“Ok, ragazzi – disse – ora è importante che vi muoviate piano e senza fretta”.

Lei stessa prese a muovere il bacino in maniera armoniosa, in modo da conciliare la presenza simultanea dei due peni dentro di lei.

Era molto diverso rispetto al vibratore doppio.

Chiuse gli occhi e cercò di godersi appieno il momento.

Aveva spesso fantasticato in merito ad andare con due uomini contemporaneamente, anche se fino a qualche minuto prima avrebbe scommesso che quella fantasia sarebbe stata destinata a rimanere tale.

Decise che avrebbe rimandato a più tardi il momento per fare i conti con il fatto che uno dei due uomini fosse suo fratello.

Si sentiva fisicamente piena e totalmente posseduta dai due maschi; i due organi dentro di lei sembravano a volte diventare uno solo, quando il movimento – non perfettamente sincronizzato – li portava ad andare entrambi a fondo nello stesso momento.

Luca la baciò sulle labbra e lei ricambiò il bacio.

Massimo, nel frattempo, l’aveva circondata con le braccia e le toccava il seno.

La lingua di Luca le entrò a fondo in gola, Massimo le leccava il collo da dietro.

Il suo corpo sembrava non essere pago dei ripetuti orgasmi avuti nelle ore precedenti e Martina sentì una scarica di brividi attraversarla.

“Ragazzi, sto per venire…”, disse con un filo di voce.

I due uomini interpretarono la comunicazione come un invito a sbrigarsi e aumentarono il ritmo.

Le sensazioni per Martina divennero ancora più intense; chiuse gli occhi e aprì la bocca per cercare aria.

Una mano – quella di Massimo? – le strinse un capezzolo; Luca le leccò le labbra.

“Marti…”, sentì dietro di lei, e un attimo dopo suo fratello scaricò il suo seme dentro di lei.

Durò qualche secondo, durante i quali il respiro del ragazzo si fece più intenso, quindi estrasse l’organo dal sedere della sorella e si mise in disparte sul materasso..

Luca non era ancora venuto e, trovandosi solo, strinse Martina tra le braccia e ruotarono sul materasso fino a quando la ragazza non si trovò appoggiata sulla schiena.

Luca le prese le natiche tra le mani e intensificò la frequenza, mentre Martina si mordeva il labbro inferiore.

“Ancora un attimo”, disse Luca, ma proprio in quel momento venne.

Strinse ancora più forte le natiche di Martina, che intrecciò le gambe attorno al busto di Luca e venne a sua volta.

Si strinsero ancora per qualche secondo, quindi sciolsero l’amplesso e si abbandonarono sul materasso.

Martina, nuovamente in mezzo ai due uomini, si mise a sedere.

“Ragazzi, vado a farmi una doccia: ne ho maledettamente bisogno!”.

Diede un bacio sulla bocca ad entrambi e scese dal letto.

“Siete stati dei fenomeni!”, disse prima di lasciare la stanza.

***

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