Spy cam /16

di Claudia Effe

Capitolo 16

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

Usa il tasto “now” per scegliere colori e caratteri del testo!

***

Martina si concesse una doccia calda e particolarmente lunga.

Era stanca e aveva bisogno di rilassare i muscoli, e niente meglio dell’acqua calda serviva allo scopo.

Era anche titubante di affrontare i due ragazzi.

In primo luogo per suo fratello. Per quale motivo era andato a casa sua?

Non era sembrato sorpreso di trovarla in quello stato, ma come poteva saperlo?

Ed era bene che pensasse a quello, perché se si fosse soffermata a riflettere su quanto aveva fatto sarebbe sprofondata nello scarico della doccia.

Aveva appena fatto sesso con lui.

Ma non solo; aveva fatto sesso di gruppo!

L’aspetto che più la preoccupava di quanto accaduto era soprattutto il fatto che non provasse alcun senso di colpa.

Era successo, e allora?

Era la prima ad avere un rapporto a tre?

Sicuramente no, anzi.

Era la prima ad essersi scopata suo fratello?

Ce n’erano forse meno, però non era la prima.

E poi era anale, era diverso.

Chiuse l’acqua.

Ma cosa le passava per la testa?

Anale era diverso? Forse era addirittura peggio!

Però le era piaciuto, e sicuramente avesse dovuto fare la morale a se stessa avrebbe avuto solo l’imbarazzo della scelta.

Nel corso delle ultime ventiquattr’ore aveva avuto rapporti con Sara, Lorenzo, Luca e Massimo.

Non male per una single, eh!

Uscì dalla doccia e si avvolse in un asciugamano; quando tornò in camera da letto trovò solo suo fratello, che nel frattempo si era infilato sotto le lenzuola.

“Dove è andato Luca? Perché non ti vesti?”, domandò.

“Penso che io e te dovremmo parlare, gli ho chiesto di lasciarci – rispose il fratello. – Sono nudo semplicemente perché di solito dopo il sesso uso lavarmi e stavo aspettando liberassi la doccia”.

Martina si liberò dell’asciugamano e si infilò nel letto accanto a lui. Decise che la miglior difesa era l’attacco.

“Certo che dobbiamo parlare! Perché sei venuto qui? Sapevi cosa avresti trovato?”.

Il ragazzo proruppe in una risata sarcastica.

“Certo che lo sapevo, così come lo sapevano centinaia, migliaia di altre persone. È normale quando una webcam trasmette ventiquattro ore al giorno quello che capita nella tua camera da letto”.

“E tu come facevi a saperlo?”.

“Non è questo il punto, Martina! Perché stai facendo queste cose? Chi era quell’altro, sta con te? È il tuo ragazzo?”

“No, è quello che ha montato le telecamere”, spiegò a voce bassa.

“E quindi? È un pappone?”.

“Ma cosa cazzo dici? Mica batto!”.

“E allora spiegami bene, perché sembra proprio!”.

“Forse hai ragione, devo raccontarti tutto”.

Martina recuperò una sigaretta dalla borsa, l’accese e cominciò a raccontare.

***

Luca sedette in auto e accese la radio, ma non partì.

Ce l’aveva fatta, aveva fatto l’amore con Martina.

Oddio, forse definirlo “amore” sarebbe stato un po’ improprio, ma aveva colto dei segnali importanti.

Intanto, lui era stato scelto per la penetrazione davanti.

Era una cosa importante, ne era certo.

Inoltre, lei l’aveva baciato.

Però c’era quell’altro ragazzo.

Chi era, il suo ex?

Non ne era certo, ma gli sembrava di ricordare che sul campanello, quando aveva rimosso la targhetta, ci fosse scritto il nome di “Marco”, non di “Massimo”.

Quindi chi poteva essere e, soprattutto, con quale diritto gli aveva chiesto di andarsene?

Guardò in alto, verso la finestra di Martina, come se potesse capire cosa stesse succedendo in casa.

Aveva una sola maniera per capirlo, molto più facile.

Accese il motore e si diresse verso il negozio.

***

Massimo rimase qualche secondo in silenzio; aveva bisogno di somatizzare il racconto di sua sorella.

“Che intenzioni hai adesso? – chiese. – Vuoi continuare a fare questo per tutta la vita?”.

La ragazza rise.

“Per tutta la vita, addirittura? Non ti sembra di esagerare? – gli domandò – Lo sto facendo da dieci giorni e per te è già tutta la vita? Fammi guadagnare qualche soldo e poi smetto”.

“Hai rifiutato delle proposte di lavoro pur di continuare a fare questo; mi pare che la possibilità di guadagnare qualche soldo l’hai avuta e l’hai scartata”.

“Quello era un lavoro per te? Un part time pagato pochissimo?”, ribatté Martina.

“Certo che era un lavoro! Cosa vuoi fare, iniziare direttamente come amministratore delegato di una società? Si parte da poco, poi si cresce. Lo fanno tutti”.

“E intanto come pago i miei conti?”.

“Neppure ora li stai pagando; quello che è successo oggi mi sembra significativo”.

Martina rimase in silenzio; suo fratello aveva ragione.

“Ti piace questa cosa? A me puoi dirlo”, la incalzò.

Martina esitò un paio di secondi, poi: “Sì, certo, mi piace. Non lo nego”.

“Cosa ti piace?”.

“Mi piace essere ammirata. Mi piace che la gente si interessi a quello che faccio. Anche ora sicuramente ci sarà qualcuno”.

Prese il tablet e lo consultò con un’occhiata.

“Ci sono duecento persone che ci stanno guardando”, annunciò.

“Ma queste persone ti guardano solo perché sei bella e perché li ecciti”, obiettò Massimo.

“E quindi? Cosa c’è di male? Se mi guardassero perché canto bene o suono uno strumento sarebbe diverso?”.

“Certo che sarebbe diverso, mi stupisco che tu non te ne renda conto”.

Martina scorse le conversazioni della chat.

“Sai che stanno apprezzando anche te?”, disse.

Massimo la guardò di sottecchi.

“Veramente? Ma non sono uomini?”.

Martina alzò le spalle.

“Credo di sì. Alcuni sono bisex, evidentemente. C’è anche qualche donna, comunque”.

Scorse l’elenco degli spettatori.

“Aurora92 mi sa che è una donna, e anche LadySex”, disse.

Guardò verso il fratello che, quasi impietrito, guardava verso la telecamera.

“Dai, scopriti! – lo incoraggiò – Fatti vedere anche tu!”.

Vedendo che non reagiva, scostò le lenzuola, mostrando entrambi.

Il fratello sembrava una statua di sale: era disteso supino con me mani lungo il busto, come sul lettino di un ospedale.

“Qui dicono che hai un gran fisico e Aurora92 ti succhierebbe per tutta la notte”, riferì Martina.

Il ragazzo arrossì e fece per coprirsi con una mano.

“Cosa fai? – lo bloccò la sorella – Dai, è il tuo momento di gloria!”.

Massimo, imbarazzato, si appoggiò sui gomiti, cercando senza successo di assumere un atteggiamento disinvolto.

“Quanti sono?”, chiese.

“Duecentocinquantaquattro – rispose Martina – Se ti può interessare, almeno sette di loro si stanno toccando. Tutti uomini, mi duole dirlo”.

La ragazza guardò verso l’inguine del fratello. Qualcosa si stava muovendo.

“Cosa vedono i miei occhi? Ti sta piacendo?”, chiese con un sorriso.

Massimo fece spallucce.

“Insomma… non lo so. Però è strano”, si difese.

“Guarda che capisco benissimo cosa sta capitando. Stai pensando che tutte queste persone potrebbero andare a vedere un filmato su YouPorn e invece stanno qui a vedere te. Che alcuni di loro si sono sbottonati i calzoni e se lo stanno menando pensando a te, e che magari anche nei prossimi giorni il tuo bel fisico sarà oggetto dei loro pensieri”.

Il membro di Massimo si irrigidì un po’ di più, ergendosi verso l’alto come il collo di un gallo.

“Alcuni magari torneranno tra poco e scaricheranno il video di noi tre che facciamo sesso e pagherà per quello. Lo guarderanno decine di volte, sognando ogni volta di essere te. O me, magari”.

***

Luca osservava da dietro lo schermo.

Martina stava cercando di eccitare quel ragazzo e, a quanto pareva, ci stava riuscendo.

Ormai lui ce l’aveva quasi duro e a breve la sua erezione sarebbe stata completa.

Cosa avrebbe dato per essere al suo posto!

Si rimproverò di essersene andato.

L’altro ragazzo gli aveva detto che aveva bisogno di parlare con Martina e lui li aveva subito lasciati soli, senza esitare.

Perché?

Si sentiva forse un amante di serie B, quello che doveva rimanere in disparte?

Forse i due anni passati a fare da amante a Carlotta, la sua compagna di scuola che, dopo essersi sposata a ventidue anni aveva scoperto di essere attratta da lui, non avevano fatto bene.

Constatò come anche il suo membro si stesse erigendo e riprese a seguire la scena sullo schermo.

***

Martina seguiva con lo sguardo un’altra erezione, provando anche un pizzico di orgoglio.

Non erano passati più di venti minuti dalla fine del loro rapporto e suo fratello era nuovamente pronto. Bravo Massimo.

Allungò la mano verso di lui e gli carezzò l’asta, giusto per agevolare l’irrigidimento.

La mosse ebbe un buon esito, perché il membro del fratello si adagiò sul ventre di lui, perfettamente eretto.

“Toccati”, gli disse quasi sottovoce.

Il ragazzo la guardò con sguardo interrogativo.

“Toccati, Maxi. Vogliono vedere che godi davanti a loro”.

Lui portò una mano verso il proprio inguine, continuando a guardare la sorella.

“Lasciati andare! – lo esortò lei – Non badare a me, fai come se fossi in camera tua”.

Massimo adagiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi.

Con la mano destra afferrò la base del pene e la fece scorrere dal basso in alto.

C’era gente che voleva vederlo mentre si toccava, che si eccitava guardandolo?

Buon per loro, non era un suo problema.

Non era colpa sua se centinaia di persone ritenevano di non avere nulla di meglio da fare se non stare a guardarlo.

Lui era in casa e faceva quello che voleva.

Proseguì ad accarezzarsi.

Forse c’era anche il suo amico Sandro a guardarlo, ma poco importava.

Non aveva vergogna nei confronti degli altri uomini e sicuramente neppure delle donne.

***

Martina osservava il fratello con soddisfazione.

Non ci aveva messo molto a capire il perché lei provasse soddisfazione davanti alle telecamere.

Il pubblico la nutriva, la faceva sentire una diva e le trasmetteva una dose extra di adrenalina.

Sensazione che evidentemente stava provando anche Massimo, perché – sempre ad occhi chiusi – il ritmo con cui la sua mano stimolava il pene stava aumentando.

Lei lo conosceva bene da quel punto di vista, anche se lui non lo sapeva.

Nella loro stanza da adolescenti i loro letti erano disposti paralleli tra loro, con un mini corridoio largo non più di mezzo metro a dividerli.

Lei aveva sempre avuto il sonno piuttosto pesante e normalmente era sempre lei ad addormentarsi per prima, tranne una sera, quando il ricordo di un litigio a scuola l’aveva tenuta sveglia.

Era rimasta in silenzio sotto alle coperte, rimuginando su quanto era capitato e rammaricandosi di non essere in grado di prendere sonno.

All’improvviso suo fratello si era voltato e aveva agitato una mano a pochi centimetri dai suoi occhi, con il palese intento di capire se fosse sveglia.

Martina non aveva reagito, fingendo di essere addormentata.

Il ragazzo a quel punto si era scoperto e aveva abbassato i boxer.

La prima volta Martina aveva dovuto trattenersi per non far sentire il suo stupore. Aveva osservato il fratello accarezzarsi i genitali fino a far irrigidire il pene e quindi lo aveva seguito mentre si masturbava fino a venire.

Aveva raccolto lo sperma in un fazzoletto di carta che aveva poi appallottolato e depositato sul comodino e che il mattino dopo, alzandosi, avrebbe gettato nel gabinetto.

Le volte successive era stata più guardinga ad addormentarsi e aveva verificato come Massimo usasse toccarsi tre volte alla settimana.

In quelle occasioni Martina fingeva di dormire e si godeva lo spettacolo, rammaricandosi di non poter accendere la luce e di dover intuire la scena davanti a lei con la poca luce che filtrava da sotto alla porta.

Per anni l’aveva osservato masturbarsi e lo conosceva bene; e così capì in quel momento che sarebbe venuto di lì a poco.

Si inginocchiò accanto a lui e dolcemente gli prese la mano.

Lui quasi trasalì al tocco, ma lasciò che la sorella gli riportasse il braccio sul materasso.

“Finisco io”, disse Martina.

Si chinò su di lui e gli passò la punta della lingua lungo l’asta.

Il ragazzo si lasciò sfuggire un lungo sospiro.

Martina sorrise e ripeté il movimento, questa volta nel verso opposto.

Sbirciò verso di lui; aveva chiuso nuovamente gli occhi e sembrava godersi il momento.

Martina aprì la bocca e circondò il pene di Massimo.

“Oh Dio, Marty”, disse lui con un filo di voce.

La sorella prese a far scorrere le labbra lungo il pene di lui, portando ogni volta il glande a sfregare contro il palato.

Non sarebbe durato a lungo.

“Marty….”, mormorò Massimo.

Sapeva di cosa voleva avvisarla, ma non se ne curò, anzi, intensificò il movimento.

Non ci fu un altro avvertimento, ma Martina sentì lo schizzo di sperma colpirle il palato.

Lasciò che l’eccitazione del fratello si svuotasse dentro alla sua bocca, quindi rialzò la schiena e gli sorrise.

“Certo che siamo proprio due fratelli perversi!”, commentò.

***

Luca, a trecento metri di distanza, si domandò se avesse sentito bene.

Fratelli?

Quell’altro ragazzo era suo fratello?

“Ma che razza di zoccola sei, Martina?”, commentò tra sé e sé.

***

[Un nuovo capitolo viene pubblicato ogni pochi giorni! Torna all’indice]

[Ti è piaciuto questo racconto? Contatta l’autore!]

Share this Post

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>
*
*