Spy cam /2

di Claudia Effe

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Capitolo 2

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***

Martina si sollevò dal letto.

Cosa poteva fare?

Il suo padrone di casa era uno schifoso, ma quanti altri sistemi aveva per recuperare millecinquecento euro in due giorni?

Nessuno.

Forse avrebbe dovuto lasciare la casa e tornare dai suoi, anche se dopo anni era tutt’altro che facile.

Aveva bisogno di una doccia.

Si slacciò il reggiseno.

Luca assistette allo spettacolo trattenendo il fiato.

Sembrava di averla davanti a sé, era uno spettacolo eccitantissimo.

La qualità delle telecamere era eccellente, non avrebbe potuto chiedere di meglio: vedeva distintamente i seni chiari della ragazza, impreziositi da due capezzoli piccoli e rosa.

Martina si sfilò il perizoma e si spostò nel bagno.

Luca ebbe solo una visione fugace del corpo della ragazza, ma quando si spostò alla telecamera del bagno l’inquadratura gli restituì solo l’immagine del muro e il suono dell’acqua che correva.

Si pentì di non averne acquistata anche una resistente all’acqua, avrebbe potuto installarla nella doccia.

Era a pochi centimetri da quella bellissima ragazza e poteva solo intuirla…

Paradossalmente, il suo pene diventò ancora più duro.

Estrasse ancora alcune caps di Martina e le postò sul forum.

Controllò le statistiche: almeno 145 persone avevano guardato le sue foto.

Non male, considerando che erano meno di dieci minuti che le aveva pubblicate!

Tornò a monitorare l’alloggio di Martina, ma nulla era cambiato.

Era una doccia lunga.

Un breve suono lo avvisò dell’arrivo di un messaggio sul forum.

Era l’amministratore.

Admin: “da dove arrivano le foto che hai appena postato?”.

Rispose subito, tenendo sempre un occhio alle telecamere.

Nulla era cambiato.

Luca: “da due webcam”.

Admin: “chi è la ragazza?”.

Luca: “È veramente la mia vicina di casa”.

Admin: “giura che non sono foto prese da un altro sito. Se mi provi che non è una cazzata ho una cosa da proporti”.

Come poteva fare?

Quella mattina, quando aveva smontato la targhetta del campanello, l’aveva messa in tasca.

Infilò la mano nei pantaloni e la recuperò, quindi trascrisse il nome e il cognome della ragazza sulla chat.

“controlla su facebook, vedrai che è veramente lei”, scrisse.

Sentì l’acqua chiudersi e si concentrò sulla telecamera montata sullo specchio del bagno.

Martina apparve, purtroppo avvolta in un accappatoio bianco.

Il pene di Luca si irrigidì ulteriormente.

La ragazza si avvicinò allo specchio per controllare un dettaglio sulla fronte, così facendo l’accappatoio si scostò leggermente dal suo corpo e gli permise di vedere la base del seno sinistro.

Luca aveva la bocca secca.

Martina prese il phon e lo accese, costringendo Luca a silenziare la telecamera.

Notò che era arrivato un nuovo messaggio.

Admin: “non mi stavi raccontando balle. È quella che dici essere”.

Luca: “Certo. Cosa volevi propormi?”.

Admin: “Oltre a questo forum, ho un altro sito. È sempre a tema erotico amatoriale, ma più per palati fini rispetto a quello che si trova qui”.

Luca: “Cosa intendi?”.

Admin: “Su questo forum alla lunga si trovano sempre le stesse foto, prese sempre dagli stessi siti. Ci sono alcuni postatori degni di nota, ma sono pochissimi”.

Luca controllava con un occhio la cam in bagno, ma Martina era sempre intenta ad asciugarsi i capelli, purtroppo sempre con l’accappatoio addosso.

Luca: “certo”.

Admin: “così da qualche mese a questa parte ho aperto un altro sito, su un dominio ceco, che sono più elastici. È veramente un forum amatoriale, la gente posta le proprie fidanzate, le donne che si scopa”.

Luca: “perché quello funziona e questo no?”.

Admin: “Bella domanda. Perché quello è certificato. Perché quello che uno trova lì è veramente amatoriale e quasi sempre totalmente inedito. Non è un sito che trovi con google, bisogna essere invitati, diversamente non ci arriverai mai; è come un circolo esclusivo. È per quello la gente paga”.

L’ultimo argomento fece drizzare le antenne a Luca.

Luca: “Si paga? Quanto?”.

Admin: “dipende. C’è un abbonamento al mese che costa 5 euro, uno annuale da 39, uno specifico per sezione che costa 3. Nel tuo caso, sarebbe ottimo aprire un canale live con queste webcam sempre collegate”.

Luca: “tre euro? Mi sembra un po’ poco?”.

Admin: “Tre euro non sono poco, visto che tutti i giorni circa mille persone si collegano per vedere. Una tipa come la tua potrebbe fruttare circa settemila euro al mese”.

Luca rimase sbigottito, non aveva immaginato nulla di simile.

Martina nel frattempo era sparita da ogni webcam, forse era in tinello.

Luca: “non pensavo una cosa del genere. Come funzionerebbe?”.

Admin: “Facile: metà a me, metà a te”.

Luca non aveva problemi di soldi, ma quello sarebbe stato un extra niente male.

Oltre al fatto che, non lo negava, lo eccitava l’idea di condividere Martina con altri.

Notò che l’admin non gli aveva chiesto se la ragazza fosse consapevole di essere ripresa, e dedusse che non gli interessava saperlo.

La responsabilità era sua, ovviamente.

La webcam della stanza da letto inquadrò Martina che, ancora in accappatoio, si sedeva sul letto.

Si slacciò la cintura, mentre Luca tratteneva il fiato.

Admin: “Allora?”.

Luca non riusciva a distogliere lo sguardo dalla ragazza che, nel frattempo, aveva aperto l’accappatoio e stava mostrando alla telecamera HD i suoi seni chiari e il suo pube rasato.

“Dio mio, che bella che sei!”, mormorò a mezza voce.

Un segnale acustico gli ricordò del messaggio dell’admin.

Luca: “si può fare”.

Admin: “bene, era quello che speravo. Dammi un link, e tra dieci minuti sarà tutto on line”.

Luca titubò un secondo.

Faceva bene?

Con che diritto stava permettendo a migliaia di persone di spiare quella ragazza che, in fin dei conti, non gli aveva fatto assolutamente nulla?

Certo, gli aveva dato dello sfigato, però…

Martina si liberò dall’accappatoio e prese un flacone di crema, con cui si unse la pancia.

La sua mano descriveva un movimento circolatorio che mozzò il fiato a Luca.

Aveva il pene che quasi gli doleva dalla forza dell’erezione.

Admin: “allora?”.

Luca decise di non pensare: copiò il link che portava alle telecamere e lo inviò all’admin.

Che andasse come doveva andare…

***

Martina si cosparse a pancia di crema, quindi si frizionò le braccia e i seni.

Era una crema molto costosa, regalo di quella che ormai era la sua ex suocera; difficilmente avrebbe potuto permettersene un’altra una volta terminata.

Se ne spalmò un altro modesto quantitativo sulle gambe e si ammirò allo specchio.

Era ancora in forma, nonostante non avesse mai fatto sport nella vita.

Forse pure troppo, visto che il suo padrone di casa si era fatto delle fantasie su di lei.

Confidava ancora di fargli cambiare idea senza scendere a compromessi troppo pesanti da accettare.

Prese un perizoma dal cassetto e lo indossò.

Luca strinse con la mano il proprio pene attraverso i jeans.

Voleva masturbarsi, ma in negozio, con il dipendente nell’altra stanza, non era il caso.

Avrebbe dovuto supporre che Martina, sola in casa, non si sarebbe fatta problemi a vagare da una stanza all’altra e avrebbe dovuto mettere più telecamere.

Aveva ancora le chiavi, magari uno dei prossimi giorni avrebbe fatto una puntata.

Un trillo gli fece pervenire un messaggio dall’admin del forum, con cui gli annunciava che la pagina “Martina’s spy cam” era online.

Premette sul link e andò a vedere.

La qualità perdeva un pochino, ma era comunque una visione buona.

Martina era in biancheria intima a giocare con il telefonino sul letto, ignara che già sedici persone la stessero guardando.

Doveva fare qualcosa, diversamente sarebbe diventata pazza.

Non poteva passare le giornate in quella maniera, a fare nulla.

Chiamò la sua amica Laura. Aveva avuto un bambino da poco e probabilmente sarebbe stata a casa.

“Senti, se passassi un attimo da te? Ti do una mano per il piccolo e ci prendiamo un caffè?”, propose.

L’amica accettò al volo.

“Bene, venti minuti e sono da te!”, disse Martina.

Si sollevò dal letto e recuperò un paio di jeans e una polo.

Non era il caso si truccasse troppo per andare da Laura.

Calzò le scarpe, prese il telefonino e uscì di casa.

Luca intuì che quella era una possibilità che avrebbe potuto non ripresentarsi anche per parecchio tempo, dato che Martina era disoccupata.

Afferrò al volo due scatole di microcamere, sbraitò qualcosa al suo dipendente e si avviò verso l’appartamento della ragazza.

Era talmente trafelato che quasi urlò quando se la trovò davanti.

“Buongiorno”, lo salutò Martina.

“Uh… buongiorno”, disse lui, talmente sorpreso da non riuscire a guardarla in faccia.

“Sono quella della serratura di questa mattina”, disse lei.

“Sì, certo – rispose Luca – come va?”.

E come avrebbe potuto non riconoscerla?

Non poté far a meno di pensare al suo sesso depilato e a quanto sarebbe stata liscia la sua pelle con tutta quella crema.

“Bene, grazie”. Era imbarazzato, e temeva che trasparisse anche solo dallo sguardo.

“Stupido! – si disse – Lei non sospetta nulla, non fare la figura dell’idiota!”.

“Le andrebbe quel caffè che ci eravamo promessi? – propose – Offro io”.

Martina assunse un’espressione dispiaciuta e guardò l’ora.

“Mi spiace, ma sono già in ritardo per un appuntamento – disse – Non posso proprio fermarmi”.

“Zoccola! – pensò Luca – Lo so benissimo che non hai un cazzo da fare. Vedrai che scherzetto ti sto per combinare!”.

“Non c’è problema, era per dire”, disse invece.

“Sarà per la prossima volta”, disse Martina, con una convinzione che avrebbe potuto anche passare per autentica.

Lo salutò con la mano e si allontanò.

“La prossima volta che ti vedrò sarai nuda come una cagna, mentre cinquanta persone si faranno le seghe guardandoti!”, pensò tra sé.

Raggiunse rapidamente l’appartamento di Martina e vi penetrò.

Non sapeva quanto tempo avesse e non era il caso di perderne.

Si spostò subito in bagno e collegò una piccola camera al fiore della doccia.

Forse sarebbe stata disturbata dal vapore, ma almeno nei primi minuti avrebbe garantito dei primi piani di tutto rispetto.

Si spostò quindi in camera da letto, rimanendo a un passo dal letto; doveva fare attenzione a non essere inquadrato dalle sue stesse telecamere.

Aprì il cassetto del comodino, senza sapere neppure lui cosa stesse cercando.

Decine di perizoma si mostrarono alla sua vista; ne prese uno rosso in mano e lo portò al volto.

Sapeva di pulito, ovviamente, ma il profumo di lavanda lo inebriò.

Era eccitato.

Mezz’ora prima Martina si trovava esattamente nel suo stesso punto, nuda.

Si abbassò i pantaloni ed estrasse il pene.

Era eretto.

Cominciò ad accarezzarlo.

Cosa sarebbe successo se la ragazza fosse rientrata in quel momento?

Si sarebbe arrabbiata, ma forse no.

Forse avrebbe capito che c’era almeno un uomo che la ammirava, che la desiderava.

Si sarebbe piegata di fronte a lui e, con le labbra…

Venne violentemente, facendo appena in tempo a frapporre il perizoma – che ancora teneva in mano – al copriletto.

Che cazzo aveva fatto?

Cosa stava per combinare?

Il suo respiro divenne affannoso.

Ci era mancato un niente, veramente poco. E se avesse schizzato sul copriletto di Martina, cosa avrebbe potuto fare per rimediare al danno?

Rifarle il letto?

Guardò il perizoma, appallottolato in mano e completamente imbevuto di sperma.

E di quello, cosa avrebbe fatto?

Non era il caso di metterlo assieme alla biancheria da lavare; se lo infilò in tasca, sperando che Martina non avrebbe notato la sparizione.

Ora era meglio che finisse il lavoro e la smettesse di fare stupidaggini.

Installò una piccola telecamera sopra l’armadio, in modo che la stanza da letto fosse completamente coperta, e ne mise un’altra in tinello, accanto al televisore.

Con quelle nuove installazioni, Martina sarebbe stata invisibile solo sulla tazza del gabinetto e sulla porta di casa.

Diede un’ultima occhiata in giro, giusto per accertarsi di non aver lasciato tracce, e lasciò l’appartamento.

***

Martina tornò a casa contenta e contrariata allo stesso tempo.

Era contenta perché alla fine Laura e suo marito l’avevano invitata a cena e aveva passato una bella serata, ma era contrariata perché aveva la netta sensazione che quell’invito fosse un atto di carità nei confronti di lei che era sola e senza soldi.

Però era così, c’era poco da offendersi.

Entrò in casa e si spostò subito in camera da letto.

Faceva caldo e non vedeva l’ora di togliersi i vestiti.

Si liberò della camicetta e dei pantaloni, rimanendo in biancheria intima, quindi si diresse verso il tinello per prendere un sorso d’acqua.

Una volta a Marco piaceva quando lei girava seminuda per casa, ora invece non c’era più nessuno a guardarla.

Almeno così pensava.

Sul viso di Luca si dipinse subito un’espressione soddisfatta.

Le telecamere funzionavano benissimo e Martina era sempre più figa.

Si spostò sul sito “Martina’s spy cam” e si mischiò agli altri che stavano guardando.

Lo schermo era diviso in quattro settori, ognuno dei quali mostrava la visione di una cam.

Cliccò su quella della stanza da letto, allargando l’immagine proprio mentre Martina si sdraiava sul letto.

Vide la ragazza prendere il telefonino e digitare velocemente qualcosa; forse aveva ricevuto un messaggio.

Si appoggiò alla testiera del letto per essere più comoda, ma una smorfia di fastidio si dipinse sul suo volto quando urtò contro il legno con la chiusura del reggiseno.

Con un movimento esperto slacciò il gancetto, si liberò dell’indumento e lo appoggiò accanto a lei sul letto.

Non lo sapeva, ma trecentottanta persone la stavano guardando con il fiato sospeso.

Si sdraiò sul materasso, offrendo una panoramica da infarto alla camera posta sul lampadario, quindi prese dal cassetto un paio di cuffie e le collegò al telefono.

Selezionò una playlist di musica irlandese e si sdraiò sulla schiena, chiudendo gli occhi.

Voleva rilassarsi senza pensare a nulla.

La musica la avvolse subito, proiettandola in altri luoghi e in altri tempi.

Il suono del violino e del flauto la strapparono dai problemi di soldi e di cuore, rallentandole fin il respiro.

Con una mano si accarezzò la pancia, provocandosi un leggero brivido.

Erano troppi giorni che era tesa.

Continuò ad accarezzarsi, portando una mano sul seno.

Una melodia celtica le fece immaginare di essere sdraiata su un prato, un tutt’uno con la natura.

Strinse il capezzolo tra due dita, facendolo inturgidire, sempre tenendo gli occhi chiusi.

Era tanto che nessuna mano, neppure la sua, si posava sul suo seno, e i brividi che seguirono ne furono conseguenza inevitabile.

Con l’altra mano, la sinistra, scese fino all’elastico del perizoma e lo fece scorrere lungo le gambe, sempre con gli occhi chiusi.

Trovò il clitoride già pronto.

Era tempo che si volesse un po’ bene, almeno lei.

***

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