Spy cam /20

di Claudia Effe

Capitolo 20

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***

Martina sostò qualche minuto davanti alla gelateria, meditando se il prezzo di un cono gelato da due euro fosse alla portata delle sue tasche.

Si trovava nel più grande centro commerciale della città, e si era recata in quel posto essenzialmente per tre motivi.

Il primo era cercare lavoro. Talvolta i negozianti affiggevano alle vetrine cartelli con cui cercavano commesse, e Martina aveva sperato che, in un centro così grosso, oltre tutto aperto fino alle undici di sera, le probabilità di trovare quel genere di offerte fosse più alta che altrove.

Fino a quel momento la sua ricerca dimostrava che si era sbagliata.

Il secondo motivo era trovare nell’aria condizionata un po’ di refrigerio contro la calura estiva, e il terzo era il free wi-fi.

Decise che il gelato non avrebbe intaccato eccessivamente le sue finanze e si fece preparare un cono piccolo alla stracciatella; quindi si sedette su una panchina per consultare il telefonino.

Fu solo dopo un paio di minuti che alzò improvvisamente lo sguardo, con la netta sensazione di essere osservata.

Non si sbagliava: dalla parte opposta del largo corridoio del centro commerciale, in piedi, c’era Sandro, l’amico di suo fratello.

Quando i loro sguardi si incrociarono il ragazzo le sorrise e attraversò il corridoio per venire a salutarla.

“Martina! Mi sembravi tu, infatti! Come stai? Quanto tempo che non ci vediamo!”, le disse.

A Martina venne quasi da ridere.

Sandro era quello che aveva passato a suo fratello il link con il collegamento alle sue telecamere, quindi tecnicamente era dal giorno prima che non la vedeva.

“Sto bene – rispose facendo finta di nulla – Tu cosa fai in giro? Non lavori?”.

“Oggi è sabato, veramente”, puntualizzò lui.

Già, quando non si lavora è facile perdere il conto dei giorni, pensò la ragazza.

“Senti, è inutile far finta di nulla: so che hai visto il mio sito e tu sai che io lo so”, disse lei.

Suo fratello le aveva rivelato la sua fonte davanti alle telecamere, facilmente Sandro aveva assistito alla conversazione.

“Martina, non sai quanto mi dispiace – si giustificò lui – Un mio collega mi ha passato il collegamento, ma giuro che quando l’ho guardato io c’era un’altra ragazza”.

Martina alzò le spalle.

“Era la mia amica Sara – spiegò – Ma non sentirti in colpa, sono stata io a mettermi in quel pasticcio, tu hai fatto solo quello che hanno fatto tanti altri”.

Diede una leccata al gelato, mentre Sandro rimaneva in silenzio.

“Ti è piaciuto, almeno?”, chiese Martina.

“Ehm… sì, certo. Sei una ragazza carina – rispose lui diventando rosso – Ma che dico? Sei una bella ragazza, scusa”.

Martina sorrise all’imbarazzo dell’amico.

Trasse un lungo sospiro, poi: “Vuoi scopare?”.

Sandro deglutì strabuzzando gli occhi: “Prego?”.

“Hai capito benissimo. Mi hai guardata tutto il giorno mentre ero senza vestiti e mi hai vista venire più volte. Sicuramente ci hai pensato a come sarebbe stato scopare con me, vero? Vuoi farlo?”.

Leccò nuovamente il gelato.

“Sì, certo. Però non me lo aspettavo, poi io sono fidanzato…”, balbettò.

“Lo so che sei fidanzato. Quello che ti propongo è per una volta sola e non è gratis”, rispose Martina, sperando che l’agitazione di Sandro gli impedisse di notare quella di lei.

“Di cosa stai parlando?”, chiese lui.

“Con duecento… trecento euro passo un’ora con te e puoi farmi quello che vuoi. A casa mia o a casa tua, scegli tu”, rispose.

Sandro si sedette accanto a lei e abbassò la voce.

“Stai scherzando o sei seria?”.

Martina diede un’altra leccata al gelato.

“Sono seria, ma la prossima riposta che darai sarà o sì o no. Se dirai una qualunque altra cosa la mia proposta non varrà più”.

Sandro rimase una decina di secondi in silenzio, poi disse: “Sì”.

“Vedi che non era difficile?”, lo canzonò Martina.

Dentro di sé non avrebbe accettato con disappunto anche una risposta negativa.

Aveva il cuore che batteva forte.

“Mi raccomando, nessuno dovrà mai sapere nulla di questa cosa, siamo intesi?”, lo ammonì Martina.

Sandro portò una mano sul cuore, come a giurare.

“Da me o da te?”, chiese la ragazza.

“Ehm… da me non è il caso. C’è Fabiola al quarto mese…”.

Stronzo puttaniere, pensò dentro di sé Martina.

“Non c’è problema, andiamo da me, allora – disse alzandosi – Sai dove abito, vero?”.

Sandro annuì.

“Ok, ci vediamo lì allora. Tra mezz’ora”.

Camminò verso il posteggio cercando di non pensare a quanto appena successo, ma quando salì in auto aveva le gambe che tremavano.

Che cazzo le era saltato in mente?

Era diventata una puttana?

Avviò il motore e si incamminò verso casa.

Fino al giorno prima si spogliava davanti alla telecamera e centinaia di persone la guardavano, parecchi dei quali toccandosi su di lei.

In un certo senso si poteva dire che lei procurasse loro piacere, no?

C’era differenza rispetto a procurarlo a uno solo di loro, per altro una specie di amico?

Se lui le avesse fatto un bel regalo, sarebbe cambiato qualcosa?

Si fermò al semaforo e accese una sigaretta.

Vaffanculo, aveva bisogno di soldi.

***

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