Spy cam /35
di Claudia Effe
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“Questa è la tua
stanza”, disse Alberto a Loredana aprendo una porta.
Si trovavano al primo
piano della tenuta di campagna, esattamente sopra la sala da pranzo,
in un corridoio piuttosto buio.
Entrarono entrambi in una
stanza che, di fatto, conteneva solo il letto e una cassettiera.
Loredana sorrise pensando
a come avrebbe potuto utilizzare il mobile essendo completamente
nuda.
Alberto le indicò il
letto.
“Coricati!”, le disse.
“Non c’è fretta. Quando
avrò sonno lo farò”, protestò Loredana.
Era comunque stanca, ma
non le piaceva che quell’uomo le dicesse cosa fare.
“Devo legarti – spiegò
Alberto – e tra poca tornerà il ragazzo delle pizze e devo fargli
trovare tua sorella. Non farmi perdere tempo”.
“Non mi piace essere
legata! – si lamentò Loredana – E poi io riesco a dormire solo
sulla pancia!”.
“Non me ne frega un
cazzo – ribattè Alberto – Ora ti lego, e se non riesci a dormire
sono problemi tuoi. C’è gente che paga per vedere le tue tette e la
tua fica”.
Indicò una telecamera
montata al muro e puntata verso il letto; Loredana non l’aveva notata
fino a quel momento.
Sospirò e si sedette sul
materasso, quindi si sdraiò.
Alberto le prese un polso
e lo ammanettò alla spalliera, poi fece lo stesso con l’altro.
Le passò la mano sul seno
destro e sul pube, quindi si alzò.
“Non si male, magari ti
scoperò prima di domani sera”, disse senza entusiasmo.
Loredana lo sentì
chiudere la porta a chiave e allontanarsi nel corridoio.
Chiuse gli occhi. Era
stanca e dormire le avrebbe fatto bene.
***
Stava dormendo quando fu
svegliata dal rumore di una chiave che apriva la serratura.
Ci mise qualche secondo a
realizzare dove fosse, ma quando tornò in sé nacque subito la
preoccupazione che a trafficare con la porta fosse Alberto che aveva
deciso di tenere fede alla promessa di poco prima.
Non aveva proprio piacere
di fare sesso con lui.
La porta si aprì ed entrò
Luca, invece.
Loredana non trattenne un
sorriso.
“Luca! Per fortuna che
sei tu!”.
Il ragazzo le sorrise di
rimando e, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, si sedette sul
materasso accanto a lei.
Non era più vestito dei
soli boxer, ma indossava un paio di jeans e una polo.
Le fece una carezza sul
volto.
“Come stai? È stata
dura oggi?”, le chiese.
La ragazza non potè non
notare come la frase di Luca avrebbe potuto essere pronunciata anche
a casa, dopo una giornata di lavoro.
“Sì, molto”, disse.
Luca le fece un’altra
carezza e le diede un bacio sulle labbra.
“Ora ti libero, così
sei più comoda”, disse.
Estrasse dalla tasca una
piccola chiave e aprì le manette.
Loredana si sfregò i
polsi e si mise su un fianco, quindi picchiò con la mano sul
materasso accanto a lei.
“Sdraiati vicino a me”,
propose all’uomo.
Luca si coricò e circondò
le spalle della ragazza con un braccio.
La rumena si spostò verso
di lui e le appoggiò la testa sul petto.
“Cosa significa quello
che mi hai detto oggi?”, gli chiese.
“Quello che significa
letteralmente. Tu mi piaci. Sei bella, sei sexy, sei
intelligente….”.
“Tu però mi hai
rifiutata qualche giorno fa”, obiettò Loredana.
“Non è la stessa cosa.
Tu volevi dei soldi per venire a letto con me, e quello non mi
piaceva. Non è questo che intendo quando dico che mi piaci”.
“Dimmelo in altra
maniera”, lo pungolò lei.
Luca sorrise.
“Posso dirti che, una
volta usciti di qui, mi piacerebbe portarti a bere qualcosa e magari
al cinema. Mi piacerebbe sentirti tutti i giorni e vederti spesso.
Vorrei conoscerti meglio”.
Loredana sorrise, alzò la
testa e gli baciò le labbra.
Il ragazzo ricambiò
subito, a bocca aperta.
Loredana sentì la mano di
lui carezzarle il volto e stringerla a sé.
Si strusciò contro di
lui.
“Che ne dici di
toglierti qualche vestito?”, gli propose indicando i jeans.
Luca sorrise e in pochi
secondi si liberò di tutti gli indumenti.
Il pene in erezione era
testimone delle intenzioni dell’uomo.
Loredana lo fece coricare
sulla schiena e montò a cavalcioni sulla sua pancia.
Si chinò per baciarlo
ancora e indietreggiò con il bacino fino ad incontrare il membro di
lui.
Lo baciò ancora e lo fece
scivolare dentro di sé.
***
“Sai da quanto tempo non
facevo l’amore”, chiese Loredana a Luca.
Ora erano sdraiati uno
accanto all’altra, entrambi sudati.
“Non saprei – rispose
Luca cercando le sigarette nei pantaloni buttati accanto al letto –
Due mesi?”.
Loredana sorrise.
“Quasi. Due anni”.
Luca interruppe la ricerca
per guardarla stupito.
“Stai scherzando?”.
“No. Perché? Ti
stupisci?”.
Luca si mise una sigaretta
in bocca e l’accese.
“Certo che mi stupisco.
Sei bella, sei figa, sicuramente con il lavoro che fai conosci tanta
gente…mi sorprende che tu non abbia trovato nessuno. Perché
proprio con me?”, aggiunse con una certa soddisfazione.
“Perchè Alberto ha
detto che vuole scoparmi prima di domani sera, e volevo che la mia
prima volta dopo due anni fosse con qualcuno a cui piaccio e che mi
piace”.
Luca si chinò nuovamente
per baciarla, ma le sue labbra non arrivarono a toccarla perché la
porta si spalancò di colpo.
Entrarono Alberto, seguito
da Neil e Lorenzo.
“Chi ti ha detto di
venire qui?”, domandò puntando l’indice contro Luca.
Luca si mise una mano sui
genitali e si alzò in piedi.
“Nessuno. Io faccio
quello che voglio, non quello che vuoi tu”.
“Io metto i soldi, e da
che modo è mondo, chi mette i soldi comanda. Prendetelo!”.
I due ragazzi scattarono
verso Luca e gli immobilizzarono le braccia con una presa dolorosa,
quindi lo trascinarono fuori dalla stanza.
Alberto legò nuovamente
Loredana al letto.
“Sapevi che dovevi
essere mia. Ero stato molto chiaro prima”, le disse strizzandole un
capezzolo tra i polpastrelli.
Uscì dalla stanza
sbattendo la porta alle sue spalle.
***
Luca era legato alla
parete della cantina, a pochi metri da dove qualche ora prima era
stata fissata Martina.
I polsi e le caviglie
erano fissati, attraverso corde, a quattro tasselli conficcati
saldamente nel muro.
Era nudo e davanti a lui
c’era Alberto.
“Era chiaro fin
dall’inizio, Luca – gli stava dicendo l’uomo – Che questa due
giorni era una cosa mia. Senza di me saresti ancora a fare il
solletico alle ragazzine, altro che tutto questo”.
La porta venne varcata da
Ramona, accompagnata da Lorenzo e Neil.
Doveva essere stata
sorpresa nel sonno perché era ancora in biancheria intima.
“Ramona, grazie di
essere venuta”, disse Alberto in maniera fin troppo ossequiosa.
La donna annuì, guardando
perplessa Luca legato alla parete.
“Ora ti devo affidare un
compito importante: devi punire Luca. Vieni qui”.
La donna si avvicinò ad
Alberto, il quale nel frattempo si era portato accanto a Luca.
“Prendiglielo in mano,
per favore”, le disse.
La donna, imbarazzata,
impugnò il membro dell’uomo.
“Ora devi farglielo
rizzare. Una donna come te sicuramente sa come fare. Glielo devi far
diventare duro, ma nulla di più. Non deve assolutamente venire, hai
capito?”.
La donna annuì, ancora
con l’organo in mano.
“Se viene prendi il
posto di una delle ragazze, siamo intesi?”.
Ramona annuì, cominciando
ad accarezzare il pene di Luca.
“Bene, vedo che hai
capito. Più è duro, meglio è”, commentò Luca.
“Quanto deve andare
avanti?”, chiese la donna, scoprendo il glande di Luca.
Alberto guardò l’ora:
“Sono le tre del mattino, direi almeno fino alle nove”.
Luca strabuzzò gli occhi.
“Cosa dici? Sei ore in
erezione?”, chiese spaventato.
“Magari anche sette”,
rispose Alberto.
Sorrise e li lasciò soli.
***
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