Spy cam /38

di Claudia Effe

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

Martina si morse il labbro
per non urlare.

Sentiva il battito del
cuore accelerato e il respiro era diventato irregolare ormai da
qualche minuto.

Sotto, la sua vulva era in
fiamme.

Non sentiva propriamente
del dolore fisico, lo sfregamento era minimo, ma il susseguirsi di
stimolazioni la stava sfinendo.

Era venuta diverse volte,
e la distanza tra un orgasmo e l’altro tendeva a diminuire sempre di
più con il passare del tempo.

Aveva poco meno di
mezz’ora da resistere, ma sarebbe stata molto lunga.

Si chiese anche se sarebbe
mai più riuscita a godere, ad avere un orgasmo piacevole.

Certo, in quel momento
l’ultima cosa che desiderava era fare sesso.

Decine di vibrazioni si
propagarono per il suo corpo, costringendola ad aprire la bocca per
cercare aria.

Stava per venire di nuovo.

Giura che non ti stai
inventando tutto?”, chiese Gianni, il poliziotto, a Massimo.

Il fratello di Martina gli
aveva chiesto discrezione e si erano trovati prudentemente in un bar;
Gianni aveva appena finito di ascoltare il racconto.

Massimo gli porse il
telefonino, dove aveva salvato alcune foto (e non solo per mostrarle
a Gianni).

Il poliziotto le scorse
con attenzione, e Massimo non potè fare a meno di notare come un
paio di volte l’amico si portasse la mano sul cavallo dei pantaloni.

Si soffermò a lungo sulle
foto che ritraevano Martina con Sara, quindi arrivò alle ultime.

Qui le stanno tirando
le labbra della figa?”, chiese eccitato.

Massimo confermò.

Vedi, è da qui in poi
che ho cominciato a preoccuparmi. Tieni presente che queste foto sono
di ieri pomeriggio”.

Allargò la foto, poi
scosse la testa.

Non si vede nessun
particolare, nulla che possa farci capire dove sia stata scattata.
Sul forum da cui l’hai presa non dicono nulla?”.

No, ma a loro non è
che importi molto”.

Certo”.

Gianni continuò a
guardare le foto, riflettendo, poi restituì il telefonino a Massimo.

Intanto mandamele con
whatsapp, una volta che saranno sul mio telefonino vedo so ho un
software in grado di tracciarne la provenienza”.

A Massimo sembrò una
scusa, neppure troppo pensata, per avere le foto, ma non commentò e
gliele mandò.

Gli faceva piacere che più
gente possibile avesse quelle foto.

Gianni prese il telefonino
e le riguardò.

Certo che da Martina
non me lo sarei aspettato – disse senza staccare gli occhi dal
telefonino – Una ragazza così semplice, molto acqua e sapone.
Certo, molto bella. Le avranno offerto una fortuna”.

Improvvisamente si fermò,
come se avesse avuto un’illuminazione.

Che telefono ha
Martina?”, chiese.

Un i-phone”, rispose
Massimo.

Conosci la sua
passoword e la sua mail?”.

Massimo annuì.

La sua mail la conosco.
La password non garantisco, ma da anni usa sempre la stessa. Dovrei
provare. Perché?”.

C’è un’applicazione,
si chiama Trova il mio i-phone, che ti dice dove si trova il
telefono. Seve quando lo perdi, ma in questo caso servirebbe a
scoprire dove si trova”.

Ottima idea! – disse
Massimo – Proviamo subito!”.

Inserirono le credenziali
sul telefonino di Gianni e dopo un attimo arrivò la risposta
positiva.

Avevano agganciato il
telefono.

Gianni consultò la mappa
e annuì.

Ci siamo, non è
distante da qui. In mezz’ora ci arriviamo, soprattutto se guido io”.

Uscirono dal bar e
partirono con stridore di pneumatici.

Loredana osservò il volto
di Martina.

La sofferenza era evidente
e non potè fare a meno di chiedersi come avrebbe reagito lei a
quella tortura.

Era nuda, sdraiata sul
materasso e ancora non aveva smaltito l’umiliazione per il rapporto
multiplo a cui Alberto l’aveva costretta.

Guardò verso Luca, che
però era concentrato su Martina.

Il suo pene era duro.

Tornò a guardare Martina.

Teneva gli occhi chiusi e
sobbalzava ad ogni vibrazione, facendo ondeggiare il seno in uno
spettacolo perversamente eccitante.

Il silenzio era totale, ed
era possibile distinguere nettamente il ronzio dell’apparecchio,
praticamente continuo.

Un gemito uscì dalla gola
di Martina, l’ennesimo.

Loredana guardò verso sua
sorella, presumibilmente la prossima destinataria delle fantasie di
Alberto.

Sembrava tranquilla.

Loredana non potè
trattenere un’espressione di disappunto.

Sua sorella aveva
rivelato, in questi giorni, una personalità molto differente a
quella che conosceva, e si chiese quale Alina sarebbe uscita da
quella esperienza.

Dubitava la stessa di
prima.

I suoi pensieri vennero
interrotti da una specie di ululato proveniente dalla gola di
Martina, la quale era venuta per l’ennesima volta.

Loredana non aveva
contato, ma poteva essere la settima.

Alberto si alzò in piedi
e si diresse verso Martina.

Mi spiace che tu ti
stia divertendo, ma purtroppo il tempo è finito”, disse.

Martina sorrise con gli
occhi chiusi, evidentemente sollevata.

E da questo momento –
proseguì Alberto – il pulsante rosso non funziona più. Ma per ora
ti lascio ancora legata, magari cambierò idea”.

Le fece una carezza sul
volto e si girò, dirigendosi verso Alina.

Ora tocca a te, mia
giovane amica – le disse posandole una mano sul capo – Non era
mia intenzione, ma queste giornate si stanno rivelando per te una
specie di iniziazione, e ritengo sia a questo punto doveroso
continuare questo percorso”.

Fece un passo indietro e
la guardò negli occhi.

Alina resse lo sguardo.

Sei stata sverginata e
poi hai scopato con uno sconosciuto; quindi hai scoperto i rapporti
orali. Sai cosa manca, vero?”.

Alina annuì.

Dillo, allora”.

Anale”, rispose
sommessamente.

Che parolona tecnica! –
la canzonò Alberto – Dì le cose come stanno”.

Prendermela in culo”,
rispose la ragazza.

Che cosa? Dai, sei
vicina!”.

Prendermi un cazzo in
culo”, completò.

Alberto annuì
vistosamente.

Ma perché solo un
cazzo, quando ne abbiamo ben cinque a disposizione qui? Mica vorremo
fare delle preferenze?”.

La prese per mano e la
invitò ad alzarsi, accompagnandola al tavolo dove il giorno prima
aveva avuto il suo primo rapporto.

Piegati e allarga le
gambe”, la esortò.

Alina ubbidì, appoggiando
il busto sul tavolo di legno.

Vedi perché mi piaci?
Una come tua sorella avrei dovuto legarla, invece sono certo che tu
ti farai inculare senza opporre resistenza, vero?”.

Alina annuì sorridendo.

Lo immaginavo. Sei
proprio una zoccola nata. Neil, vieni qui, facciamole rompere il
ghiaccio con il tuo cazzo nero”.

Il ragazzo si avvicinò e,
senza sentirselo ordinare, si abbassò i boxer.

Aveva già una discreta
erezione.

Esperienza insegna,
ragazza mia, che con l’anale non bisogna essere gentili. Se chiedessi
a Neil di entrare piano, ti farebbe male e durerebbe a lungo. È
meglio un colpo secco. Sei pronta?”.

Alina annuì e
contemporaneamente chiuse gli occhi.

Alberto alzò il pollice
verso Neil e il ragazzo non si fece pregare.

Appoggiò il glande
all’ano di Alina e diede un colpo di bacino, penetrandola di qualche
centimetro.

Alina urlò.

In quel momento qualcuno
suonò alla porta.

***

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