Spy Cam /4

di Claudia Effe

image

Capitolo 4

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

//

Usa il tasto “now” per scegliere colori e caratteri del testo!

***

Martina passò almeno mezz’ora sotto la doccia, a sua insaputa deliziando con le sue forme quei pochi che si erano persi la performance di poco prima.

Si dava della stupida per essersi piegata così facilmente ad un ricatto senza accertarsi prevenitvamente di quali fossero i termini.

E ora cosa avebbe fatto?

L’unica carta che aveva in mano era con il suo ex datore di lavoro, ma era tutto da verificare che potesse essere una soluzione.

Si insaponò forsennatamente viso e capelli. Quel porco ci aveva schizzato sopra il suo sperma, non poteva pensarci!

Aveva detto che era già capitato altre volte che scambiasse favori sessuali in cambio dell’affitto, chissà di chi si trattava?

Che lei sapesse, lui era proprietario di soli altri due appartamenti oltre al suo: i romeni del piano di sopra e la famiglia al piano terra. Era stato con qualcuno di loro?

Magari era una banfata, oppure era capitato anni prima con altri inquilini.

Si frizionò tutto il corpo, quindi uscì dalla doccia e si avvolse nell’accappatoio.

Tornò nella camera da letto, prese il telefonino e chiamò il suo ex capo.

“Giancarlo? Ciao, sono Martina”, disse.

L’uomo dall’altro capo del telefono salutò sorpreso.

“Senti, ora non voglio parlare al telefonino, ma ho bisogno di vederti con una certa urgenza”.

Pausa.

“Anche oggi, certo. Passo a trovarti subito, allora. Ci vediamo a casa tua tra mezz’ora”.

Mise giù la telefonata con il cuore che batteva.

Come avrebbe fatto a essere efficace?

Avrebbe dovuto essere molto decisa: lei aveva bisogno di soldi, era in difficoltà per colpa di lui e nessuno aveva interesse affinchè lei facesse qualche cazzata.

Si vestì rapidamente, per non pensare.

Indossò un paio di jeans, una camicetta rossa e un paio di sandali.

Tutti capi semplici, perché trasparisse che non aveva soldi da spendere.

Prese la borsetta, le chiavi della macchina e uscì.

***

Luca sentiva la gola secca.

Chi avrebbe potuto prevedere che un avvenimento tanto ordinario come cambiare una serratura avrebbe portato così tanti cambiamenti?

Era ormai orario di chiusura e non era riuscito mimimamente a badare al negozio; era la prima volta che era contento che gli affari girassero lentamente.

Ora la zoccoletta era fuori a mendicare soldi; sperò che non ne trovasse: ogni minuto che lei passava in casa i contatti sul sito aumentavano.

Guardò l’ora: erano circa le sette di sera, tra andare e tornare dal suo capo ci avrebbe messo più di un’ora, la prossima volta l’avebbe osservata da casa.

Spense il computer a malincuore, sperando che Martina rientrasse presto a casa.

***

Martina posteggiò di fronte alla villetta di Giancarlo e tirò un sospiro.

“Guarda la casa che ha! – si disse – Tu ti stai umiliando per non ricevere lo sfratto e questo abita nel lusso!”.

Suonò al campanello, Giancarlo le venne ad aprire e la fece accomodare su una sdraio sul retro, dove, nascosta dalla strada, c’era addirittura una piscina.

Martina si sentì ribollire il sangue a vedere tutta quell’opulenza.

“A cosa devo il piacere?”, chiese lui gentilmente offrendole un campari.

Martina sorseggiò l’aperitivo.

“Giancarlo, voglio essere sincera con te: sono in difficoltà. Da quando abbiamo chiuso per me è stato molto difficile”.

Lui sospirò con fare paterno, anche se aveva solo qualche anno più di lei.

“Anche per me, non credere. Fornitori arrabbiati, l’erario, le banche… non saprei proprio come aiutarti. Non sto mica lavorando, credimi”.

Martina era esterrefatta.

“No, certo… ma tutto questo?”, disse indicando la piscina e la casa.

Lui alzò le spalle.

“È tutto intestato a mia moglie, io tecnicamente sono un nullatenente. Mi tiene per le palle!”.

Emise un piccolo risolino, come se avesse detto una battuta divertente.

Martina prese coraggio: “Giancarlo, non prendermi in giro! Sarà anche intestato a tua moglie, ma tutti sappiamo che tua moglie non lavora e che è tutta roba tua! Io sono nella merda per colpa tua!”.

L’uomo scosse la testa.

“Non è colpa mia, è colpa della società, del mercato. Le tasse mi hanno stroncato, cara Martina. Ma vedrai che tu troverai un lavoro ancora migliore di quello che ti offrivo io”.

Martina sentì la rabbia montarle dentro di fronte ad un tal cumulo di banalità.

“Giancarlo, io sono in arretrato di tre mensilità di affitto e oggi il mio padrone di casa è venuto a minacciarmi! Ho bisogno di soldi, non so come dirtelo. Se non puoi offrirmi un lavoro, prestami qualcosa, dammi una mano!”. Sentiva le lacrime salirle agli occhi.

“Lo so che quando vuoi sai essere molto generoso – aggiunse d’istinto – Io e Irina eravamo amiche”.

L’espressione cambiò sul volto dell’uomo.

“Martina, io posso venirti incontro, ma ho solo tre maniere per darti una mano”, disse.

La ragazza tacque, speranzosa.

“La prima – disse alzando il pollice – è che tu ora ti tolga tutti i vestiti, ti butti in piscina e nuoti davanti a me per dieci minuti. Per questo ti darò cinquanta euro, e sono generoso”.

Martina spalancò la bocca per la sorpresa.

“La secondo – proseguì lui, alzando l’indice – è che dopo, o in alternativa, tu ti inginocchi qui davanti a me e mi faccia un bel pompino. Per questo aggiungerei altri cento euro, e sarei generoso anche in questo caso”.

Martina si alzò in piedi, rossa in volto.

“Oppure puoi fare quello che faceva Irina prima di venire a lavorare con noi e che probabilmente sta facendo tutt’ora, cioè la spogliarellista in un night. Ho delle conoscenze, se vuoi ti raccomando”.

L’uomo la guardò sorridendo.

“Non eravate così tanto amiche, intuisco, dato che dalla tua espressione traspare che non lo sai. Puoi scegliere quello che vuoi tra le tre opzioni, basta dirlo”.

Si portò alla bocca il bicchiere di aperitivo.

Martina prese il suo e glielo scagliò in volto.

“Ma cosa cazzo avete tutti oggi? Cos’è, il mondo passa solo più attraverso il sesso?”.

Raccolse velocemente la borsetta da terra, temendo la reazione di Giancarlo, che però rimase seduto tranquillo.

“È un’opzione in più, Martina, hai poco da scaldarti – le rispose tranquillo – Tu hai un bel culo e delle belle tette, ma non sei un genio. Sfrutta le risorse che hai, prima di non potertelo più permettere”.

La ragazza serrò lo sguardo e gli voltò le spalle.

“Vattene affanculo!”, gli disse, e tornò verso la macchina.

“Ascoltami, hai solo da guadagnarci!”, le disse ancora Giancarlo, ridendo.

Martina salì in auto e si accasciò appoggiando la testa sul volante.

Che cazzo poteva fare ora?

Giancarlo era la sua ultima possibilità, non ne aveva altre.

Sarebbe tornata a casa dei suoi, non c’erano chanche, e si sarebbe messa d’accordo con il padrone di casa per pagargli l’arretrato a rate.

Magari facendosi scopare per ridurre il debito, visto che ormai il mondo pareva andare avanti solo così.

Avviò il motore.

***

[un nuovo capitolo viene pubblicato ogni due giorni! Torna all’indice]

Share this Post

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>
*
*