Spy cam /6

di Claudia Effe

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Capitolo 6

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***

Luca rientrò, posteggiò l’auto davanti al negozio ed entrò con impeto, sorprendendo il suo dipendente.

“Che succede?”, chiese Mario.

“Nulla. Devo mandare una mail, che nessuno mi disturbi per almeno mezz’ora”, disse dirigendosi verso il retro.

Era stato per un’ora dal commercialista a parlare di IVA e di fatture, e mentre era lì era arrivato un messaggio dall’amministratore del sito che lo informava che la telecamera nella stanza da letto di Martina aveva smesso di funzionare.

Ci mancava solo più quel contrattempo! Con la ragazza spesso a casa non era sicuro di riuscire a rimpiazzarla in tempi brevi e la webcam sul letto era stata fino a quel momento quella più prodiga di spettacolo.

“C’è una persona che ti aspetta”, fece appena in tempo a dirgli Mario, prima che Luca entrasse nel piccolo ufficio e si trovasse davanti proprio Martina.

La sua reazione in principio fu di sorpresa, poi si stampò un sorriso plastico sul volto.

“Signorina! Che piacere vederla! Cosa posso fare per lei?”, disse di slancio, prima di accorgersi che la ragazza davanti a lui era furente.

“L’unica cosa che puoi fare, gran pezzo di merda, è darmi una motivazione valida per non denunciarti!”, disse lei, scagliando a terra un oggetto metallico che si infranse in piccoli pezzi.

La telecamera… ecco perché non funzionava.

Luca cercò di ideare velocemente una strategia che lo togliesse dai guai.

“E non provare neppure a dire che non sei stato tu perché ne sono certa!”, lo anticipò lei, precludendogli la prima via di fuga a cui aveva pensato.

Mario si affacciò alla porta.

“Tutto bene?”, chiese guardando entrambi.

“Togliti dai coglioni o ci finisci di mezzo anche tu!”, gli urlò contro la ragazza.

Mario si ritirò in silenzio.

Martina rivolse nuovamente lo sguardo verso Luca.

“Allora?”.

“Perché potresti risolvere i tuoi problemi economici”, gli disse lui.

La ragazza rimase sorpresa.

“Che cazzo stai dicendo?”.

“Lo so che sei nei guai – rispose lui – e ti dico che quell’aggeggio che hai distrutto potrebbe farti guadagnare un mucchio di soldi senza fare nulla di diverso da quello che fai normalmente”.

“E come?”, chiese lei incrociando le braccia sul petto.

Almeno all’apparenza, sembrava un po’ meno furente di prima.

“Io te lo spiego, ma devi promettermi che non ti incazzerai prima di aver sentito tutto”.

Martina annuì.

“Inizia a raccontare”.

Luca prese fiato.

“Quella telecamera non registra le immagini e basta. Le trasferisce su un sito web”.

Martina diventò color mattone.

“Cosa cazzo dici? Ma sei scemo? Un sito web!”, urlò.

“Hai promesso di non incazzarti! Fammi finire!”, ribatté Luca facendo cautelativamente un passo indietro.

La ragazza prese fiato per sbollire la collera.

“Continua, ma non è detto che non ti ammazzi”.

***

Mezz’ora dopo Martina fumava una sigaretta nel cortile dietro al negozio di Luca; il ragazzo, anche lui con la sigaretta accesa, la osservava a distanza di sicurezza.

Era qualche minuto che la ragazza non parlava.

“Tu dici che da questa cosa si possono fare molti soldi?”, chiese infine.

Luca annuì lentamente.

“Sì, certo. Credo sia possibile tirare su qualcosa come tremila euro al mese – mentì – Certo, una parte sarebbe da dare all’amministratore del sito, una parte a me…”.

“Tu non prendi un cazzo – lo interruppe lei – Il tuo compenso sarà non essere denunciato”.

Il ragazzo annuì in silenzio, ringraziando mentalmente se stesso per avere dichiarato una cifra più bassa del reale.

“E possiamo fare in maniera che non si possa vedere dall’Italia?”, domandò lei.

“Sì, certo – mentì nuovamente lui – Ci sono dei settaggi, si possono escludere certi Paesi. Certo, meno Paesi vuol dire anche meno pubblico, però se proprio vuoi…”.

“Voglio”, disse Martina.

“Ok, senza problemi”, rispose lui.

“Dammi un’altra sigaretta”, gli chiese gettando a terra il mozzicone di quella precedente.

“Non mi pareva fumassi – disse lui porgendole il pacchetto – Non ti ho mai vista con una sigaretta”.

“E dire che non mi hai persa di vista per un istante, eh? – rispose lei sarcastica – Fumo solo quando sono nervosa o voglio uccidere qualcuno. Ora ho entrambi i sintomi”.

Prese l’accendino che Luca le porgeva e la accese.

“Ora, ammesso e non concesso che io ci stia, questa cosa deve durare il meno possibile. Mi toglierò i debiti e troverò un lavoro”.

“Ovvio”, rimarcò Luca.

“Quindi, secondo te cosa bisogna fare per far rendere al massimo questa attività?”, chiese, calcando con ironia sull’ultima parola.

Luca si schiarì la voce.

“Per prima cosa devi passare molto tempo in casa. Non è necessario che tu sia sempre nuda, anzi, secondo me troppo risulterebbe irreale. Diciamo non più di un due, tre ore al giorno, possibilmente non consecutive. Per il resto potresti rimanere in biancheria intima, in modo che chi dovesse scoprirti solo in quel momento possa capire che hai un bel fisico e continuare a guardare”.

Martina annuì. Non le sembrava possibile essere lì a parlare di certe cose.

“Poi – proseguì Luca, con l’aria di chi se ne intende – ovviamente ci deve essere anche del sesso. Non dico sempre dei rapporti completi, ma almeno una masturbazione è il minimo”.

Martina arrossì fortemente.

“Senti, lasciamo stare! Io non riesco neppure a parlare di cose del genere, figuriamoci a farle!”, protestò.

“Martina, ascoltami. Tu sei incazzata con me e ti capisco, ma io sto cercando veramente di aiutarti. Ti ho sentita ieri sera mentre parlavi con la tua amica che fa lo strip, e lo so che ci hai fatto un pensiero”, le disse.

Martina non commentò. Era vero.

“Ora, quello sarebbe una cazzata. La tua amica la fa semplice, ma conosco l’ambiente. Lì non puoi limitarti a toglierti i vestiti, prima o poi ti chiedono di fare qualcosa di più e tu devi farlo. Per non parlare di quanto può essere pericoloso essere proprio lì, a pochi metri dal pubblico. Invece qui, che rischi corri?”.

Si accese l’ennesima sigaretta prima di continuare.

“Il tuo pubblico sarà a centinaia di chilometri di distanza, anche a migliaia. Si limiteranno a guardare, che altro potrebbero fare? E, soprattutto, quando vorrai smettere, basterà togliere le telecamere e tutto sarà finito. Game over, saluti a tutti e basta. Nessun rischio, nessuno strascico”.

Martina scosse la testa.

“Tu la fai facile, mica sarai tu a doverti togliere i vestiti e toccarti davanti a tutti!”.

Il ragazzo alzò le spalle.

“Nessun problema, Martina. Se vuoi lo faccio. Mi metto sul tuo letto e mi tocco davanti a te e a tutti gli altri. Quando vuoi!”.

Martina alzò una mano.

“Lascia stare, lo so che lo faresti!”, commentò.

“Comunque – proseguì Luca con tono serio – Non c’è mica nessun impegno. Ti monto nuovamente la telecamera, e vedi come ti trovi. Se anche solo un’ora dopo vuoi che tutto finisca, basta che mi chiami e io smonto tutto. Però questo è un affare che può farti guadagnare parecchi soldi e lo sforzo è minimo. In fin dei conti, basta continuare a fare quello che stai facendo tutti i giorni!”.

Martina sospirò.

“Proviamo sta cosa, allora. Speriamo che non sia la più grande cazzata della mia vita!”, disse.

***

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