Un aperitivo leggermente alcolico
di Monsterdark
Un semplice aperitivo, un po’ di alcol. Due sconosciuti. Un feeling particolare. E la serata prosegue come è giusto che sia…
Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.
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Un aperitivo leggermente alcolico, un piatto con qualche patatina, due olive e la cravatta che finalmente si può allentare.
È stata una giornata terribilmente impegnativa in studio e il desiderio di lasciarmi tutto alle spalle e scappare su qualche spiaggia tropicale a sentire la sabbia sotto i piedi mi ha accompagnato tutto il giorno. Mi consolo guardando il panorama di Torino illuminata dal tramonto, e mi godo la bevanda fresca per lenire la tensione della giornata.
Il bar sotto i portici non è molto affollato, ma credo ti avrei notata anche all’ora di punta in Times Square: non per la tua gonna bianca sotto il ginocchio, o per lo scollo della tua maglietta, ma per la sinuosità dei tuoi movimenti, per la sensualità del tuo gesticolare mentre racconti alla tua amica qualcosa che vi fa ridere entrambe. Sei la classica donna mediterranea, capelli neri e ricci, carnagione olivastra e un fisico non da modella anoressica ma da donna vera, con le curve morbide ed invitanti distribuite armonicamente sul tuo metro e settanta circa.
In pochi sembrano notarti, presi dalle chiacchiere e dall’aperitivo, ma in pochi minuti hai calamitato ogni mia attenzione e ti osservo discretamente e a lungo; forse troppo a lungo e meno discretamente di quanto vorrei, visto che la tua amica ti dà di gomito e mi indica. Arrossisci. Diavolo, così diventi ancora più irresistibile. Ti volti ad osservarmi e colgo l’occasione per alzare il bicchiere e offrirti un brindisi a distanza che accetti sorridendo timidamente, proprio mentre la tua amica riceve una telefonata e si allontana. Come faccio a perdere un’occasione del genere?
Mi avvicino:
– Ciao.
– Ciao – e arrossisci.
– Scusa l’invadenza, ma preferivo brindare con te da vicino.
– Ah sì? E a che cosa brindiamo?
– Al nostro incontro, potrei dire, ma preferisco farlo alla tua bellezza.
– Grazie. – Arrossisci di nuovo, facendomi bollire il sangue ancora di più.
Beviamo un sorso osservandoci a vicenda; credo sia di tuo gusto ciò che vedi, lo è quello che vedo io: lo scollo della tua maglietta lascia intravedere l’incavo tra i tuoi seni che intuisco sodi e di una bellissima terza piena.
Ti offro da bere, mentre la conversazione pian piano inizia a scorrere con fluidità; hai 26 anni, sei infermiera e lavori in un grande ospedale, sei single da un po’ (maledetti turni che impediscono una vita sociale normale) ma non alla ricerca di nulla. Torna la tua amica che si presenta, finisce l’aperitivo e molto sensibilmente ci lascia da soli salutandoti.
– Mi spiace aver rovinato la vostra serata fra donne – mento spudoratamente.
– Figurati, nessun programma sensazionale andato a monte, ma era prevista una cena e credo ti toccherà provvedere, se non hai impegni.
– Nulla che valga una cena con te. – Arrossisci di nuovo, incantandomi di nuovo.
Lasciamo il bar e ci dirigiamo verso la mia auto, tu eri con la tua amica, rimani un pochino sorpresa di vedermi aprire la portiera dal tuo lato, ma te la cavi con una battuta sulla carenza di cavalieri al giorno d’oggi e recuperi la tua sicurezza. Mentre giro intorno all’auto non riesco a non pensare che la cena vorrei mangiarla sul tuo corpo nudo, ma cerco di raffreddare i bollenti spiriti e mi dirigo verso il ristorante. Mi piace chiacchierare con te, scoprirti a piccoli passi domanda dopo domanda, vedere cosa ti imbarazza che ti chieda e capire cosa ti incuriosisce di me; chiacchierando così, quasi vola il tempo della cena, innaffiata da un ottimo vino bianco che scioglie ancora maggiormente le lingue (quanto vorrei assaggiarla, la tua!).
– Quindi è una tua abitudine accettare inviti a cena da sconosciuti, o posso ritenermi fortunato?
– Non capita spesso che io accetti inviti, ma è raro che un uomo mi osservi in viso come facevi tu al bar, di solito si fissano sulla scollatura.
– Beh, li capisco, sembra una scollatura interessante, ma non so ancora se vale la pena di fissarla…
Lascio volutamente in sospeso la frase, tu arrossisci (se lo fai ancora una volta, ti scopo sul tavolo, giuro!) e abbassi la voce:
– Nessuno si è mai lamentato, credimi.
– Beh, se i feedback sono buoni, mi devo per forza fidare…
– Perché non paghiamo il conto e mi porti in un posto dove puoi darmi anche il tuo di feedback?
Così.
Semplicemente.
Lo dici come se fosse una cosa ovvia, come se non ci fossimo conosciuti solo due ore fa. Nei miei calzoni la scossa è forte.
Ci alziamo, pago, usciamo, arrivati alla macchina ti appoggio alla portiera e ti bacio, un bacio di assaggio, breve e focoso, prima di divorarci le labbra con passione mentre le nostre lingue iniziano una tango sfrenato. Ci stacchiamo dopo qualche minuto (oppure ora?) affannati i tuoi occhi sono lucidi di lussuria e la mia eccitazione è prepotente, appoggiata alla tua gamba la senti e ti ci strusci contro.
– Abito qui vicino – ti dico.
– Meno male – ansimi.
Saliamo in macchina e parto a razzo verso casa, ti accorgi che non sono troppo lucido e mi inviti a rallentare, poi vedo che cambi posizione, ti dimeni un poco sul sedile, poi ti avvicini a me e con voce roca mi sussurri:
– Vai piano, non c’è fretta… vedi io mi sto già portando avanti con il lavoro… – e mi infili nel taschino della camicia il tuo perizoma, fucsia, incredibilmente sexy.
Arrivo sotto casa, scendiamo, camminare con il cazzo così in tiro nei pantaloni è una terribile tortura, meno male che arriviamo in fretta all’ascensore che accompagnato dai nostri sospiri mentre ci baciamo ci porta al mio piano.
Entriamo in casa e ti osservi brevemente intorno:
– Bell’appartamento, ma sono un’ospite, non mi offri niente da bere? – Sorridi maliziosa mentre mi slacci la cintura; rapidamente i miei pantaloni e i boxer scivolano a terra, liberando finalmente la mia erezione che subito stringi in mano con un sommesso “wow” che fa esultare il mio ego, inizi pian piano a segarmi mentre ci baciamo e le mie mani percorrono la tua schiena bramose. Ti stacco per sfilarti la maglietta, strappo quasi via i gancetti del reggiseno e questa volta è il tuo ego ad essere gratificato da un mio “wow” di sincera ammirazione per il tuo splendido seno sodo e alto, che avrebbe tranquillamente potuto fare a meno del reggiseno. Scendo a leccarlo, baciarlo, mangiare i piccoli capezzoli scuri che lo sormontano, mentre il tuo respiro si fa più veloce.
– Vieni.
– Me lo auguro proprio. – Sorridi seguendomi in camera.
Finisco di spogliarmi mentre tu felina ti accomodi sul letto. Hai ancora la gonna intorno alla vita, te la sfilo e il tuo sesso completamente depilato attira subito la mia lingua e le mie labbra.
– Siii – mormori.
Lecco le grandi labbra, gustandomele con calma, alternando la punta della lingua a lappate più lente e decise, i tuoi succhi cominciano a bagnarmi la barba e il tuo piacere aumenta. Trovo il tuo clitoride già gonfio e lo accarezzo un po’ per poi tornare a dedicarmi al tuo fiore, che assaggio e lecco sempre più vogliosamente.
– Così mi fai già venire… – mi dici con la voce roca.
Io ti rispondo infilando lentamente il mio dito medio dentro di te, tu inarchi la schiena e ti lasci sfuggire un urletto carico di lussuria, il mio dito massaggia circolarmente prima e poi inizia ad entrare e uscire, presto accompagnato da un secondo dito che ti fa partire per la tangente. I tuoi sospiri sono sempre più rumorosi, ti agiti, ti muovi verso le mie dita, fino a quando con un urlo animalesco ti lasci andare e ti godi un orgasmo pieno di passione.
Lascio uscire pian piano le mie dita dal tuo corpo, tu mi guardi ansimante e quasi sorpresa.
– Tu sì che sai come mettere a suo agio un’ospite.
– Grazie, in effetti nessuna si era mai lamentata.
Mi fai la linguaccia ridendo, ti avvicini e ricominciamo a baciarci, questa volta con meno foga esploriamo l’uno il corpo dell’altro, prima con le mani e poi con le lingue fino a quando non raggiungi il mio cazzo duro come il marmo.
– Wow di nuovo! – mormori, prima di cominciare a leccarne la cappella con lentezza, come se fosse un cono gelato; te lo gusti pian piano, guardandomi negli occhi, prima di infilartelo in bocca e farmi ansimare di piacere.
Sento la tua bocca salire e scendere, stringendosi lentamente in prossimità della cappella, mentre con una mano mi accarezzi i testicoli e con l’altra le gambe. Sei brava, dannatamente brava e non credo di riuscire a resistere molto con questo trattamento, te lo dico e rallenti, mentre ti faccio portare il tuo sesso vicino alla mia bocca per dedicarci ad un lungo ed eccitantissimo 69.
Ormai siamo passione pura, le sensazioni sono fortissime, la chimica che durante la serata avevamo intuito esserci tra di noi, sta esplodendo in tutta la sua sensualità, sciogliamo il 69 solo per baciarci e sentire i nostri sapori sulla bocca dell’altro, poi tu ti sdrai, mi guardi e dici:
– Scopami.
Entro in te come una furia, facendoti anche un po’ male per l’irruenza, ma passa in fretta mentre il mio cazzo affondato in te comincia a scorrere lentamente e in tutta la sua lunghezza, trattieni il fiato attendendo la prossima spinta, che ti do secca e decisa, per poi ripetere il gesto sempre con maggior ritmo. Ormai ti sto scopando come mi hai chiesto, i miei coglioni battono rumorosamente contro di te con un ritmo sostenuto ma che non ci sfianchi troppo in fretta, mi piace guardarti sotto di me, nuda e scandalosamente aperta mentre affondo in te. Rallento il ritmo, il fiato comincia a farsi corto, allora ci faccio rotolare su un fianco finché non mi sei sopra ed inizi a cavalcarmi come se fossi ad un rodeo, il tuo viso ha un espressione quasi assente, ti godi tutte le sensazioni che ti dà il chiavarmi in questa posizione mentre le mie mani afferrano i tuoi seni, li stringono, strizzano i tuo capezzoli, ti sento ansimare sempre più rumorosamente mentre le tue spinte sono sempre più veloci.
– Oh sii, Marco, siii vengo, vengo, vengooo – urli mentre il tuo secondo orgasmo ti fa vibrare tutta.
Ti accasci su di me, splendida col viso e il corpo sudato e i capelli spettinati. Riprendi fiato e mollemente ti sfili da me, posizionandoti a quattro zampe in un muto invito che colgo prontamente.
La tua figa è un lago bollente in cui mi tuffo con foga, mi inciti a farti sentire quanto ti voglio, comincio a scoparti ad un ritmo forsennato finché non sento come una vibrazione alla cappella, è il segnale che sto per venire;
– Sto per venire… siiii aaah… – urlo, tu ti giri me lo prendi in bocca e ricominci a lavorarmelo come prima.
– Aaah siii… sborroooo aaah… – urlo mentre ti scarico in bocca tutto il mio piacere e tu non ne sprechi neanche una goccia.
Crollo sul letto, ansimante e ancora eccitato, mentre tu ti avvicini a me e ti accoccoli sulla mia spalla, mi chiedi sorridendo:
– Ora che mi hai dato da bere… cos’altro offri di solito ai tuoi ospiti?
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