Una sala per due

di Nora e Sbronzolo

Seconda parte – Contatto

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Dopo
una lunga passeggiata al chiaro di luna sui Navigli accompagnata da
tante chiacchiere e ancora più risate, decidono di tornare a casa. Nora
adesso è tranquilla, appollaiata nel sidecar, la brezza umida le
solletica il viso. Si sente felice, dopo mesi di solitudine assoluta,
nei quali ha tenuto lontani altri uomini che hanno provato ad
avvicinarla, uomini reali e uomini virtuali. Ora guarda di sottecchi
quello strano e curioso personaggio che è Franco e non può fare a meno
di pensare che sì, le piace parecchio e sente che anche lui ha un certo
interesse per lei – Alla fine, che ti costa provare? Lasciarti andare… Ne avrei proprio bisogno di lasciarmi andare un po’… Chissà… – Fra questi pensieri arrivano sotto casa di Nora.

“Bene,
adesso hai anche questa informazione, sai dove abito. In
ventiquattr’ore hai scoperto un sacco di cose di me eh, Franco?” Nora
scende dal sidecar e si slaccia il casco per porgerglielo.
“Già…
mi manca solo di bere qualcosa con te nel tuo appartamento e allora sì
che possiamo definirci intimi!” Le sorride lui avvicinandosi.
“Hey, basta baci improvvisi eh!” Nora mette le mani avanti e cerca di difendersi divertita
“Casa
mia è un caos totale, non è praticabile… è pieno di scatoloni ovunque…”
E Nora si maledice per non averla resa almeno presentabile.
“Mmmm…
Ma io giuro che chiuderò gli occhi e berrò senza guardarmi in giro”
Franco è vicinissimo ormai e guarda Nora negli occhi, non ha intenzione
di chiudere così la serata.
“Va bene Franco, allora
lascia che ti aiuti…” Nora tira via il foulard dal suo collo, lo ripiega
per renderlo più sottile e lo avvicina al volto di Franco.
“Ah…
Mi vuoi addirittura bendare? Deve essere proprio incasinatissimo questo
appartamento!” Franco è sorpreso e divertito allo stesso tempo
“Sì,
non posso rischiare che tu veda tutto quel caos… dovrei ucciderti se lo
vedessi” Le risponde Nora sforzandosi di mantenere un’espressione
seria.
Franco si lascia bendare. Nora lo prende per mano e se lo tira dietro.
“Due scalini…” Annuncia. Franco continua a sorridere divertito, stringe la sua mano e si fa guidare docilmente.
Entrano
nel portone. L’appartamento è al primo piano, Nora aiuta Franco a fare
gli scalini. Arrivano davanti alla porta. Nora lascia la sua mano per
infilare la chiave nella toppa. Sente le mani di Franco, entrambe,
salirle sui fianchi e arrivare rapide al suo seno. Si ferma un attimo,
la porta già schiusa, si ferma ad assaporare quel contatto lento ma
deciso. Sente il suo caldo respiro sul collo, si appoggia mollemente sul
suo petto, lui la stringe di più a sé e con le labbra percorre la
distanza dal collo alla bocca di lei. Nora si rigira fra le sue braccia,
si lascia baciare, si lascia scaldare da quel contatto. Passano qualche
secondo così, sull’uscio a baciarsi, ad accarezzarsi i volti, a
toccarsi sopra i vestiti, poi Nora lo tira dentro casa, richiudendo
subito dopo la porta dietro di loro.

Trattenuto
per la mano, con il senso che più mi accende chiuso da una benda, in un
appartamento mai visto e che non vedo. Non capisco com’è la stanza, i
rumori lontani del traffico non aiutano. Guidato da una donna che fino a
ieri mi era sconosciuta. Cerco a tentoni di non perdere l’aderenza con
la realtà. Mi confonde tutto ciò. Mi confonde e mi eccita! Sento
formicolare di curiosità il mio cervello, il mio inguine risponde
intonato.
Lo stretto abbraccio, il bacio, i suoi seni avvinti dalle mie mani…

Mi
lasci la mano…qualcosa mi dice che mi stai girando attorno, sento il
tuo respiro muoversi. Io lì in piedi nel tuo soggiorno. Aderisci alla
mia schiena, le tue mani studiano il mio torace restando sulla
maglietta. Lentamente scendi sino ad incrociare la fibbia della cintura,
quasi ci giochi mentre io non vedo l’ora di slacciarmela. Ti aiuto….
“Fermo Franco…fermo…faccio io…”
Arreso
alla tua mercé resto imbambolato ad “ascoltare” ogni cosa che accade…un
tempo interminabile passi con la tua mano sulla mia erezione. Sopra i
jeans che mi paiono una prigione. Ecco, ecco, dai, ecco!
Liberi la cintura, slacci il primo bottone dei miei calzoni e…..ti allontani. Ma che cazzo succede?!
Ho
caldo, ho caldissimo in questa sera fresca d’agosto: mi libero della
maglietta e delle scarpe. Immobile cerco di acutizzare i sensi per
capire che accade, che sta accadendo attorno a me. La disinvoltura se
n’è andata a fare un giro, la sicurezza con lei.
“Nora? Nora?…..”, adesso se non torna, mi libero della benda e riprendo il controllo…
“Shhhh Franco…Shhhh vieni…segui la mia voce….”, fosse facile!
Piano, a tentoni, cerco di muovermi a piedi nudi in quello spazio che ci separa…
La
prima cosa che raggiungo sono le tue mani protese all’altezza giusta
per far saltare anche il secondo bottone dei jeans che crollano sul
pavimento. Entrambe le tue mani scorrono sul mio addome, ti avvicini
all’elastico dei boxer, con un dito sollevi il lembo. Ora il mio cazzo è
alla tua vista immagino. Non ho la certezza…
“Ti voglio Franco”, la tua voce, il tuo volto è all’altezza del mio inguine.
Un
istante e la tua bocca incontra il prepuzio. Sento il calore del tuo
alito prima ancora che il tocco della lingua. Le mie cosce rigide
anelano il contatto….Arriva un colpo diretto al cervello: l’assenza
della vista è compensata dall’attenzione che reclamano gli altri sensi…

Nora
è in ginocchio davanti a Franco, fa scivolare i boxer giù per le gambe e
lo lascia completamente nudo. Osserva di sfuggita la potente
eccitazione ma vuole assaggiarlo, vuole sentirlo dentro di sé. La lingua
guizza rapida e come una saetta colpisce la pelle sensibile del glande,
sente un sommesso sospiro. Afferra l’uomo, lo afferra ai glutei, sente i
suoi muscoli tesi nell’attesa del piacere, scivola piano con le mani
come a calmare e distendere quella tensione. Il suo viso sfiora lieve il
suo cazzo che pulsa sotto le sue carezze. La punta della lingua ne
percorre i profili, inumidendo ulteriormente la cappella e facendo
ansimare Franco. Nora decide di porre fine a questa tortura, prende la
cappella fra le labbra, stringe appena e la lascia scivolare nella sua
bocca calda. Franco inspira profondamente e poi lascia uscire un lamento
liberatorio, le sue mani si appoggiano sulla testa di Nora per seguire i
suoi movimenti, per accarezzarle i riccioli e il viso. Nora alza lo
sguardo e lo vede in estasi, non può vedere i suoi occhi ma la bocca
socchiusa e il capo abbandonato indietro indicano che i suoi movimenti
sono graditi e apprezzati. Libera il cazzo dalla presa della sua bocca
per andare a leccare piano lo scroto mentre con la mano continua a
stimolare l’asta, assapora tutta la lunghezza scaldando e inumidendo la
sua erezione.
Nora si alza baciando piano il suo
addome, succhia un capezzolo, morde piano la pelle del collo e fa
scivolare la lingua fra le sue labbra. “Vieni con me…” Lo tira a sé
afferrando il suo uccello con delicata fermezza. Arrivata al divano lo
fa sedere.
Franco è disorientato e allo stesso tempo
esaltato. Deve affidarsi alle sue scelte, tende l’orecchio per
indovinare i suoi movimenti. Sente un fruscio vicino a sè, una mano di
Nora si appoggia alla sua gamba come per tenersi in equilibrio, poi
sente un tonfo, come di un sandalo che cade sul pavimento di legno, poi
l’altro. Ora il calore del corpo di Nora è più vicino, riesce a
percepirlo. La sente salire sul divano, appoggiarsi alle sue spalle, le
sue gambe che si sistemano a cavalcioni su di lui, la sua mano che
afferra il suo cazzo per muoverlo piano lungo la sua fessura, il suo
glande a contatto con le sue labbra lisce e calde lo fa tremare, è una
dolce tortura che sembra non voglia finire mai. Ma ecco che Nora si
blocca appena la cappella raggiunge l’entrata del suo piacere e piano lo
fa scivolare dentro abbassandosi su di lui. Nora si sente riempita e
completata, si afferra alle spalle di Franco e comincia a scoparlo
lentamente. Franco si sente stretto in maniera anomala dentro di lei. Lo
spazio sembra ridotto e angusto. Le mani di lui cercano di compensare
quello che gli occhi non possono rilevare. Scivolano sulla schiena nuda,
arrivano alle natiche e penetrano a cercare il secondo accesso del
piacere. Un sussulto appena scopre qualcosa di rigido a bloccargli
l’ingresso.
“Un plug. Ne ho diversi… oggi avevo
voglia di indossarlo… Questo è in silicone… morbido… comodo… rilassante…
” Nora gli sussurra nell’orecchio, ansimando leggermente e continuando a
muoversi lenta su di lui.
“Ah… avevi bisogno di rilassarti? Ci avrei potuto pensare io Norina… a rilassarti…”
“Magari… ci penserai… dopo… ”
“Ma…
è bellissimo sapere che lo hai portato tutta la sera… sei una
ragazzaccia Norina… ” Franco sorride e la bacia sul collo, mentre le sue
mani fanno roteare il plug. Il seno di Nora struscia ritmicamente sul
suo petto.
“Sì, sono un po’… discola… dovresti anche
sapere che… ho portato il plug tutta la sera e non avevo nè slip… nè
reggiseno… ” Nora aumenta il ritmo, quasi a sottolineare le sue parole,
sente brividi salirle violenti dal ventre, geme e sospira saltando sul
suo cazzo, si stringe più forte a lui e viene fra le sue braccia
spingendosi più che può attorno al suo cazzo. Si abbandona ansimante su
di lui.
“Vuoi che ti tolga la benda Franco?” Gli chiede baciandolo e accarezzandogli il viso.

Sì, toglimi la benda.
Sì, togli ogni ostacolo ai miei sensi
Sì, voglio poterti guardare, guardare quanto sei ragazzaccia…
Ma non farlo adesso, non farlo ora Nora!….continua a scorrere su di me…l’impaccio del plug aggiunge piacere alla curiosità!
Il
tuo orgasmo alimenta la mia voglia di ascoltare il prossimo, di
assaggiare il prossimo tuo piacere. Il vigore non cala: infisso nel tuo
corpo, aderente al tuo corpo, allacciato al tuo corpo…le tue parole
risuonano libere nella mia testa. Non offuscate dalla vista, i tuoi
ansimi arrivano come delicate pallottole al mio cervello.

Comodo…rilassante è quello che sei, ora, per me…
Comodo…rilassante è il mio cazzo tra le tue cosce
Comodo…rilassante è…giocare con il tuo clitoride…
Comodo…rilassante è…averlo tra le dita…
Comodo…rilassante è…ho voglia di godere e i tuoi gemiti sono intonati alle mie intenzioni
Comodo…rilassante è…sentire la pressione della tua voglia sul mio cervello…

Un
istante durato non so quanto, un attimo lungo quanto un ponte tra due
diverse sponde, un’amaca dondolante all’ombra degli alberi. Immagini che
roteano nella mia testa che a fatica le rincorre e le colora. Le colora
di colori nuovi e da poco conosciuti.
Un’onda che si alza e mi trasporta, mi conduce, mi solleva e mi fa schiantare nell’esplosione calda di me…
Declinato
a due voci e, allo stesso tempo, intonato in un unico suono. Confuso e
mischiato in un acme condiviso…eccoci Nora! Eccoci! Eccoci….
Eccoci nelle endorfine, negli abbracci, nelle risate….eccoci appagati…
Mentre i fiati rallentano nel petto, mentre i muscoli trovano tranquillità e rilassamento…mi tolgo la benda.
Sorridiamo…ma lo sguardo è eloquente…sei discola! Discolissima….

“Doccia?”, propongo malizioso…
“Cos’hai in mente?”, curiosa
“Voglio scoprire se questa è una faccia su cui ti sederesti volentieri…”, ridiamo assieme del motivo del nostro scontrarci…

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