…vanessa… /4

di LeinaD

Chiedo venia se, questo capitolo non segue il filone erotico dei precedenti.
La storia subirà in questo racconto un colpo di scena.
Volendo rendervi partecipi della mia storia, è mio obbiettivo provare a farvi rivivere almeno le stesse sensazioni:
La paura dell’ abbondono, la voglia, il desiderio di carne e poi subito dopo la voglia di non “sbagliare” più….almeno fino al successivo incontro.
La mia, è una storia a tre, la razionalità della mia testa, la lussuria delle mie voglie e Lei. Le lacrime il sudore e la saliva bagnano ogni volta un sesso sbagliato ma appagante…Buona lettura.

***

Poi sentì una strana sensazione e dei sottovoce…
-Lo hai chiamato??
-Sì, sta salendo, il portone è gia aperto.
-È molto alta??
-Sì, vaneggia..
-Povera…

Lui si fece sempre più sfocato e la sua immagine restò ferma ad un sorriso. Poteva e voleva toccarlo ma non ci riusciva e per quanto si sforzasse non lo sentì più vivo e reale, la sua figura sbiadì e scomparve inesorabilmente.

D’un tratto si trovò nel bosco era quasi buio ormai, lo cercava freneticamente, era stanca, sudata e affannata, si sentiva come se quel bosco lo avesse percorso in lungo e in largo più e più volte. Urlava disperata con le vene del collo gonfie, singhiozzava e piangeva, lo cercava e lo implorava, non riusciva a riprendere fiato. “Dov’è finito? Era qui con me, sotto di me, e adesso…???” Sfinita s’ inginocchio per terra, sentì ogni rametto spezzato dall’arrivo del nuovo autunno puntarsi nelle ginocchia, l’umido ed il profumo di terra e muschio le invasero le narici, sentì con la mano le vecchie foglie cadute, ma ancora in grado di pungere, le strinse in preda alla rabbia provocandosi dolore…piangeva.
Non ebbe più forza di urlare, quel ricordo di Marco fu obliato dalla sua mente.
Un frastuono familiare seguito da raggi di luce che penetravano tra gli aghifogli le diedero fastidio e le fecero strizzare gli occhi. Quel frastuono le entrò dalle orecchie per albergare nella sua testa e non uscirne più, rimbalzava nel cervello, provocando un dolore terrificante, le tempie sembravano stessero per avvicinarsi tra di loro strette da una morsa irrefrenabile, ebbe paura di morire. Poi… Il freddo dell’ acqua gelida sulla fronte alleviò improvvisamente tutto, la sentí scorrere dentro le orecchie sotto i capelli fino al collo. Una mano le prese la testa dalla nuca e le fece bere qualcosa….
Improvvisamente lo stesso frastuono regalò buio e quiete, si rivide nel bosco, sola, piccola fra gli alberi altissimi.

Aprii gli occhi, era giorno, si trovava nella sua camera da letto. Il sole entrò dalla serranda, riconobbe quei raggi di luce e probabilmente quel frastuono familiare era il rumore della serranda tirata su e giù da qualcuno. Sul comodino intravide termometro e delle medicine, non capì, non ricordò, il mal di testa la perseguitava ancora, chiuse di nuovo gli occhi, dormì per molte ore.

Lo stimolo della pipi la svegliò, era notte e lo riconobbe dai suoni ovattati e dalla luce fioca che penetrava, Luca suo marito, dormiva profondamente di fianco a lei. L’orologio indicò le 2.55, non aveva più sonno, si sentì molto meglio e un odore forte e acre del suo intimo salì improvvisamente da sotto i lenzuoli. Toccò la mutanda, era bagnata, sfatta, fece penetrare un dito dalla parte stretta, la sua fica lo inghiottì subito…sospirò. Si alzò dal letto, barcollò per un istante ma poi ritrovò subito l’ equilibrio, era ancora confusa e non riusciva ricordare. Andò in bagno e si sedette sul water con lentezza, mentre faceva la pipì gli vennero in mente dei flash. Scoppiò in lacrime. Ecco aveva ricordato,
“Marco” pensò
“che tu sia maledetto”.
Pianse molto in quel bagno e capì che forse era il caso di farsi aiutare da uno psicologo, doveva dimenticarlo, ma poi si disse:
“in fondo la storia è finita, sono passati mesi dall’ultima volta che ci siamo visti”.
Eppure il ricordo era vivo, ardeva nel cuore, scorreva nelle vene, penetrava il corpo e si prendeva gioco della mente…
Marco con i suoi appuntamenti senza preavviso, con il suo modo di fare provocatorio e dolce, aveva conquistato la testa di Vanessa, prima ancora del suo corpo, Marco la faceva sentire puttana e amata nello stesso momento, nello stesso modo.
Doveva dimenticarlo, così non poteva più continuare.
Si fece un bidet, cambiò l’intimo e tornò nel letto, non aveva sonno, sonnecchiò fino alla sveglia di Luca.

Share this Post

5 Comments

  1. Interessante svolta, quindi era tutto un ricordo scatenato dalla febbre… E adesso che accadrà? 😀

  2. E’ bello quando un autore riesce a stupire e far andare il racconto nella direzione dove vuole, e che nessuno si sarebbe aspettato…

  3. Cazzo! Anche io ho dei deliri del genere durante la febbre!! Nel racconto!! 😀

  4. Grazie a tutti ??

  5. Ho letto gli altri primi capitoli, senza commentare, non perché non mi siano piaciuti, anzi. Belle le descrizioni e il finale in sospeso mi piace…
    Bello anche questo capitolo, il colpo di scena…interessante!

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>
*
*