…Vanessa…/5

Di LeinaD

Questo sarà l’ultimo capitolo del racconto, spero vi sia piaciuto, è stato bellissimo scrivere per voi e sicuramente tornerò a farlo.

Voglio ringraziare la mia amica Mò per i consigli, e Lei per avermi dato gli spunti del racconto, per avermi dato la possibilità di conoscere il suo corpo e per essersi presa cura del mio.

La mattina seguente, Luca le raccontò che aveva avuto una brutta febbre, che aveva dormito un giorno intero e che secondo il medico, era causata da un accumulo di stress.

Passò la giornata sistemando un po’ casa, con molta tranquillità senza strafare, chiamò al telefono Alessandra, la collega, la quale la tranquillizzò, dicendole che una parte del lavoro lo aveva fatto lei insieme alle colleghe e perciò non si sarebbe trovata la scrivania piena di faldoni, Vanessa la ringraziò calorosamente.
Chiamò successivamente la migliore pasticceria della città ed ordinò per il giorno seguente, cornetti caldi, bomboloni fritti, tramezzini ed altre squisitezze…era un modo carino per sdebitarsi.
Finì di rassettare casa, si concesse un bel bagno con coccola inclusa, preparò il tubino per l’indomani. Dopo cena scopò con luca finendolo con una pompa, prese tutto il suo seme sopra la bocca socchiusa, era caldo e molto denso, gli schizzi non erano fini, ma piuttosto copiosi, schizzò per molto provocando quasi un filo continuo interrotto solo da nuovi schizzi, quando pensava che ebbe finito, se lo mise in bocca, ma ne arrivarono ancora un paio inaspettati in gola, continuò a baciarlo con dolcezza, pulì tutto ingoiando ogni singolo residuo di sperma, si pulì la mano leccando anch’essa.
Quella notte gli dormì addosso, con il suo sapore in bocca e con la certezza di essere guarita definitivamente da quelle febbre chiamata Marco.

Il caos di Roma, dopo due giorni di silenzio passati a casa la spiazzò, si sentì imbranata come una turista; lei che era sempre cosi determinata e spedita nella camminata.
Ed ecco che, una macchina sfrecciò a pochi centimetri da Vanessa che non si accorse del rosso del semaforo, mortificata, fece un passo indietro e risalì il marciapiede. Vibrò e squillò il telefono, mise la mano sinistra nella borsa nel tentativo di recuperarlo, poi un orda di persone le passarono vicino incuranti di botte e spintoni, seguite da un frastuono di clacson e autobus, capì che il semaforo aveva cambiato colore, s’ incamminò con passo veloce ed approdò all’altro marciapiede, si fermò, sospirò, cercò ancora il telefono che riprese a squillare nuovamente, era Luca,
“che palleee!!!!”, esclamò.
“Pronto…. sì amore… sono arrivata… sto entrando nel palazzo, ok ok , ci sentiamo dopo”.
In realtà mancavano alcune centinaia di metri, ma così dicendo si risparmiò un’ altra telefonata inutile.
Rimise il cellulare in borsa e riprese a camminare, vibrò ancora, era un messaggio su WhatsApp, non ci badò, adesso voleva un caffè.
Arrivò al solito bar, pagò il solito caffè, che le fece il solito barista giovane, sorridente ed infinitamente eccitante. Più volte s’era masturbata pensando a lui, lo avrebbe volentieri svezzato un po’, se non fosse stato così giovane…chissà, forse se lo sarebbe scopato di buon gusto.
Quando arrivò in ufficio, fu assalita da quasi tutti i suoi colleghi, salutò e ringraziò tutti con garbo e cortesia. Velocemente si accomodò sulla sua scrivania, controllò l’agenda e con la solita freddezza iniziò la giornata lavorativa, prese poi il cellulare tolse la suoneria e lo controllò distrattamente.
C’era messaggio su WhatsApp,
Era Marco.
Le girò forte la testa, fu costretta a poggiare i gomiti sulla scrivania e tenerla fra le mani , la tachicardia, la bocca asciutta e le farfalle allo stomaco, le venne tutto insieme e all’ improvviso, aveva quasi paura di sentirsi male, respirò profondamente cercando di calmarsi e di non farsi notare dai colleghi.
Poi lo aprì:
“Ciao Vanessa, ti ho vista attraversare via Nomentana, ti ho suonato ma non mi hai visto, eri distratta, stasera h. 19.00 Roma Park Hotel, ti aspetto, un bacio.”
Un sorriso involontario le trasformò il viso, quel sorriso era quasi una risata di felicità di soddisfazione o chissà cosa… pensò solo per un istante, ma lei sapeva cosa fare.
Mandò un messaggio:
“Amore, sono in ufficio, ho la scrivania piena di faldoni, farò tardi, non aspettarmi per cena, ti amo.”

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6 Comments

  1. Mi è molto piaciuto questo racconto!! Descritto bene, con le sensazioni giuste e comunicate apertamente! 😀

  2. Devo dire che il finale “aperto” non gioca affatto male, non stando a perdersi dietro infinite elucubrazioni del perché tutti i buoni propositi di lei vadano un po’ all’aria, ma semplicemente “accade” e fine, come poi può realmente succedere….

    A quando il prossimo racconto? 😛

    1. Viktorie spero presto, ho bisogno solo di una musa ispiratrice. ?

      1. -si sbottona la camicetta-

        Va bene, ok, lo farò per l’arte…

        1. Seeeeeeee Vik!!! Fallo per noi!!???

          1. “fallo” per me. <3

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