Carpe Diem (cap. 2.1.1: L’appuntamento)

Questa è la parte 2 di 3 della serie Carpe Diem

di Blubear

CAPITOLO 2: Atto Primo

(Veni)

Scena prima: L’appuntamento

Le due ore di volo sono state relativamente tranquille ma comunque tutte col pensiero a cosa avrei trovato. 

L’autista che già mi aspettasse con la portiera aperta era scontato… 

– Buonasera, fatto un buon viaggio?- il saluto di circostanza.

-Impeccabile grazie, c’è tutto?

-Sì, signore. Ecco a lei.- risponde nel porgermi i pacchetti. 

Li apro per controllare se tutto è corretto e a posto.

-Okay, tienili tu. Quando sarà il momento ti farò un cenno. Mi raccomando che non li veda. 

-Molto bene.- risponde mentre chiude la portiera dopo che mi sono accomodato sul sedile posteriore. 

-Esci pure dal gate intanto. – ordino all’autista appena sedutosi alla guida.

Passiamo il cancello giusto nel momento in cui arriva il messaggio su WhatsApp, non posso fare a meno di abbozzare un sorriso leggendolo. 

Gli mostro lo sceen: -Questo è il posto, andiamo. 

Sul navigatore il tragitto risulta giusto di cinquanta minuti dall’uscita del gate  dei voli privati alla palazzina dove abita, ho tutto il tempo per programmare i dettagli.

Diciamo che l’arrivo di una Mercedes classe E nel quartiere non sta passando inosservata: un po’ di gente si è affacciata a osservare.

Il tuo sguardo è tra il sorpreso e il divertito mentre scendo per venirti incontro ma ho il sospetto che, oltre all’auto, anche una ragazza vestita da Gran Galá non sia uno spettacolo comune da queste parti. 

-Ciao! Felice di vederti di persona.- due baci sulle guance e -Così mi ti ci posso dedicare appieno.- aggiungo sottovoce all’orecchio indicando il sedile posteriore visibile attraverso la portiera tenuta aperta dall’autista. 

-Sai il fatto tuo.

-Prego accomodati.- dico facendoti accomodare.

Vedo che ammiri gli interni, osservo la tua espressione soddisfatta mentre ti sistemi al meglio nella spaziosa e accogliente seduta in pelle bianca. 

-Ma complimenti! Se non è comoda questa!

Chiusa la portiera faccio il giro e mi accomodo anch’io. 

-Intanto che andiamo verso il ristorante…

Stappo la bottiglia di ‘Donnafugata Brut’. Con la bottiglia in una mano e le due flute nell’altra verso il vino, ti porgo una di esse mentre poso la bottiglia. 

-Cin cin.- saluto sollevando il mio bicchiere

Ti guardo bere: sei… signorilmente attraente; mi guardi mentre sorseggi, capisco che mi stai studiando. 

-Il ristorante lo hai scelto tu: come si chiama?

-Luna di Grecia. Si affaccia su tutta piazza del centro storico. 

-Sai dov’è?- chiedo all’autista, per sicurezza. 

-Sì signore.- risponde… non che avessi il minimo dubbio. 

-Sono curioso, fammi vedere un po’…

Digito il nome sullo smartphone, controllo il sito e le immagini: un bel locale in un vecchio palazzo con arenaria a vista, lo stile è Normanno-Arabo tipico della zona. Un arredamento classico e un menù raffinato. Spero che anche i vini siano all’altezza. 

– Però! Mica male. 

-Ti piace?

-Buona scelta: stasera è pure aperto fino a tardi.

-Si può fumare in macchina?-

-No!- dico categorico, – Te lo concedo col caffè, ma solo se sei stata brava.

-E va beene… niente sigaretta per ora… 

Vedo che ti agiti un po’ sul sedile, ne sono compiaciuto: hai fatto proprio ciò che ci eravamo detti. 

-Qualche fastidio la catenella?- sono sinceramente interessato, – Posso controllare prima che scendi? 

-Fastidio? Nno… Tutt’altro… 

-Scosta lo spacco della gonna e tieni il perizoma di lato, fammi vedere la catenella.

Esegui senza batter ciglio, sotto il mio sguardo che scorre dal tuo viso all’incavo tra le gambe. 

-Hai trovato quello che cercavi?

-Si, è mi piace anche. Aspetta, non l’hai messa bene, lascia fare a me. 

-Okay.

-Tienimi il calice intanto che io sistemo . 

-Va bene… ammetto che non sono tranquillissima

-No, fidati. Immagina la sensazione dei movimenti da quelle parti.

-E cavolo se lo sto immaginando!

-Sento… sniff… hai un buon profumo.

Profumo che mi eccita, devo sistemare le catenella però, voglio essere sicuro che passino nelle grandi labbra ma che il clitoride rimanga prigioniero in esse.

Mi ci vogliono un po’ di secondi per questa operazione. 

-Ok, fatto!

Guardare il tuo viso, l’espressione che ha dopo le attenzioni che hai ricevuto è gratificante. 

Prima di scendere ti sussurro all’orecchio: -Scendi tranquilla così: col vestito scostato, tanto lo spacco torna a posto appena sei in piedi. Non ti curare che l’autista, quando aprirà la portiera, ti potrà vedere in mezzo alle gambe: è pagato per non vedere, sentire, parlare… anche se credo si sia eccitato da paura già per quanto ha visto finora. 

-E io dal fatto che lui avrà quell’immagine in mente mentre si toccherà stanotte…

Scendo lasciandoti lì, in attesa. L’autista apre la portiera del tuo lato: -passami i bicchieri, ti aiuto a scendere.

-Ecco tieni. Si, aiutami a scendere dai. 

Ora che sei in piedi…

-Senti che la catenella infilata in mezzo alla figa e stringe sul clitoride?- sono un po sardonico, -Questo è il tuo guinzaglio per stasera.

-Eccome se la sento cavolo..l’hai fatto perché non mi piace il collare?

-Si, anche! Mi fa piacere averti stuzzicato.- sussurro. 

-Che intenzioni hai mio caro? Stuzzicato? Si nel profondo.- rispondo allegra, – Sappi che ho provato ad immaginarmi il seguito ma non ci sono riuscita.

-Intanto sei alla “catena” senza che nessuno se ne accorga. Dovresti sentire le catenella comprimere nei punti sensibili e se non lo fanno te la sistemi.- ti ordino porgendoti il braccio, – Entriamo al ristorante?

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