Carpe Diem (Cap. 2.1.2: La cena)

Questa è la parte 3 di 3 della serie Carpe Diem

CAPITOLO 2: Atto Primo

(Veni)

Scena seconda: La cena. 

Parlo con il caposala e mi faccio dare un tavolo più al centro possibile.

-Prego accomodati.

Ti faccio passare avanti e porgo la sedia per farti sedere, ti aiuto a sistemare il vestito per far che cada bene a sottolineare le tue forme. 

-Centro sala… sadico stasera.- dici mentre ti sistemi e osservi i miei movimenti sorridendo, -Ecco grazie,ti puoi sedere anche tu.

Ti guardo di sottecchi mentre mi siedo, vedo che ti dimeni leggermente sulla sedia: evidentemente le catenella stanno facendo il loro effetto… bene. 

Faccio cenno al cameriere di avvicinarsi e portarci il menù.  So che è inutile: l’ho già valutato dal loro sito. Aspetto quel tanto che basta per vederti quello sguardo di chi ha deciso cosa prendere. 

Alzo la testa dal menù e mi rivolgo al cameriere. 

-Per me:
Polpo arrosto su crema di patate e mentuccia…
Ravioli di crostacei al pesto ibleo e polvere di mandorle…
Cornucopia di branzino in crosta di pistacchio e patate siracusane…
Degustazione dessert Regina Lucia (6 varietà)

Attendo qualche attimo, vedo con la coda dell’occhio che stai per comandare la tua scelta: non ti dò il tempo, un leggero cenno con la testa al cameriere ad indicarti. 

-Per la signorina:
Crudità di pesce del giorno…
Tagliolini con pesto di finocchietto, gamberi e formaggio dei poveri…
Filetto di orata alla beccafico in pasta filo…

Semifreddo al pistacchio. 

Alzi la testa dal menù con un leggero sorriso, – Perfetto- però cambi espressione, diventi leggermente seria, -comunque odio il  pistacchio, preferisco quello al cioccolato! 

-Vada per il cioccolato.- dico al cameriere con un cenno di sufficienza, -Come vino da pasto un ‘Via del campo’ del 2015 e uno zibibbo per il dolce, caffè e limoncello.

-Buono lo Zibibbo, perfetto, – dici tornando a sorridere, – fin’ora mi stai piacendo. 

-Mi manca il tovagliolo…- replico. 

-Come ti manca il tovagliolo???!!- rispondi stupita e, un po’ scocciata, -chiamo il cameriere,un attimo. La cazziata se la merita. Che deficente!- sentenzi infine. 

-Non questo tovagliolo…- rispondo sollevando dal tavolo, – Voglio il TUO tovagliolino di stoffa!- dico deciso punta do l’indice verso il tuo ombelico. 


-Vai a sistemarti il trucco e portamelo, userò quello.- ti ordino, – Poi quando torni a sedere scosta la gonna in modo che le tuo belle chiappette poggino direttamente sulla seduta.

-Aahh…ma cosi mi si congeleranno..

-le sedie tengono il cuscino.- ti rispondo con sufficienza alzando le spalle. 

-Mi sa però che al posto di pulirti,ti sporcherai di più,- dici con voce maliziosa e, facendo l’occhiolino, continui – come desideri allora vado… Torno subito.

-Non ti preoccupare.- rispondo con calma. 

Non devo aspettare molto, ti vedo uscire dalla porta della toilette dopo due minuti: non ti sei neanche preoccupata di simulare.

Mi passi a fianco, facendo scorrere la mano, con ciò che contiene, lungo il mio braccio fermandoti sul palmo che tengo aperto a ricevere ciò che ti ho chiesto. 

-Ecco a te!

-Sniff.- annuso profondamente. 

-Slurp…- tasto con la punta della lingua il lembo di stoffa sorridendo, – Si, hai decisamente un buon sapore. Adesso siediti, che l’antipasto è già servito.

-Va bene… attento a non farle cadere.- ribatti con un po’ di imbarazzo. 

Mi scappa un sorriso, metto le mutandine sotto il tovagliolo ma faccio in modo che il cameriere possa intravvedere il bordino bagnato. 

-Chissà cosa penserà?– domandi

-Spargerà la voce. Vedrai se non faranno a gara a venirci a servire.

-Sono imbarazzata e eccitata allo stesso momento!… 

-Sai che lo userò come tovagliolo, vero?
Discretamente, ma in modo che si noti.

Potrei scoppiare a ridere a quell’improvviso sguardo che ben rappresenta quel “MA SEI MATTO?” che ti è passato per la mente, invece torno a darti direttive. 


-Smetti di mangiare. Poggia le posate e schiena dritta.

-Oh, mi vuoi far morire ancor prima di uscire dal ristorante?

-No, sto solo facendo una cosa.

Il tuo sguardo interrogativo merita un po’ di attesa. Osservo il locale: le volte in arenaria, i lampadari in cristallo a gocce, i vani di passaggio a arco, i tavoli con le sedie trasparenti… 

-Però!- esclamo sorridendo, – Veramente mica male il posto.

-Ti piace? A me fa impazzire questo stile. Pietra,legno,e pareti bianche per decorarle poi a tuo piacimento

Così sarà casa mia da “grande”

Sei raggiante mentre descrivi il tuo futuro progetto architettonico. 

-Perfetta, adoro lo stile “cantina” e rustico. Io impazzisco per i mulini.- il mio rilancio alla tua descrizione, – Ne trovassi uno come dico, subito lo prendo. Ma a condizione che la roggia sia ancora attiva o recuperabile.

Ma, è l’ora del passo successivo: infilo la mano nella tasca dei pantaloni e estraggo il contenuto e, coprendolo col palmo della mano, lo poggio sul tavolo portandolo verso di te come a volerti prendere la mano. 


-Prendile e sieditici sopra.

-Ok..un attimo..Ma cos’è??!

Domanda che non ha bisogno di risposte mentre ritraggo la mia mano da sotto la tua e afferri le palline twin. 

-Sono quelle che vibrano??

-Controllo Bluetooth,- rispondo, -il telecomando l’ho programmato in modo che mandi un impulso di un paio di secondi per ogni operazione che viene fatta in cassa o alla comanda.

-Mi piace come si sta evolvendo la situazione.- dici con un leggero sorrisino. 

-Vedi come sei più comoda, ma fallo qui, devi metterle al loro posto proprio dove sei seduta adesso: al centro della sala. 

Il mio pensiero va a quanto sarà molto “stimolata” visto che tutti i tavoli intorno a noi sono occupati: il posto deve essere molto apprezzato.

Vedo che ti agiti leggermente sulla sedia, i tuoi moventi leggeri e sinuosi sono molto divertenti, sapendo cosa stai facendo. 

Qualche avventore gira lo sguardo incuriosito ma poi riprende a fare i propri affari. 

-Ok un attimo…- riprendi dopo aver terminato, -ho messo una parte proprio sulla fessura a l’altra che poggia sul clitoride,oltre la catenella. Che ne dici?

Mi guardi un po’ perplessa dicendo: – Che imbarazzo..cosa mi stai facendo fare?

Non voglio rispondere a questa domanda, il gioco è solo all’inizio e il premio non ancora in vista. 

-Brava bambina,- svicolo, – ora goditi la cena… se ce la fai. Lasciati pure andare se ti viene... di venire!

-Ok…- sospiri, -Ti stai divertendo?

La domanda richiede risposta appropriata, quale se non quella che mi esce in quel momento sorridendogli sardonicamente. 

Continuano ad arrivare le portate e discorriamo amabilmente dei vari interessi e conoscenze. Osservo quegli scatti che ogni tanto hai quando il cassiere incassa o un cameriere si appresta al tavolo di avventori appena arrivati. 

-Vediamo in che condizioni lasci il cuscino della sedia quando andiamo via.- ti dico sorridendo, – Dovrò lasciare una bella mancia per i camerieri.

“Voglio metterti alla prova, vediamo come reagisci.” penso. 

-Credo lascerò sul tavolo anche il tanga, con dentro cinque biglietti da dieci per il resto della mancia. Sono sicuro che quando tornerai sarai accolta da regina.

-Che malefico che sei… 

-Oh si. Certo, è tu?- le sorrido mandandole un bacio sarcastico a cui risponde sogghignando. 

-Io mi sto lasciando guidare da te,cosa pensi?

-Comunque penso che i camerieri, a questo punto siano infoiati di brutto.

Siamo al dessert, la cena è stata deliziosa e il vino ha scaldato un po’. Cominciamo a vedere le prime carte del gioco. 

-Mettiti a mangiare il semifreddo nella maniera più porca che ti riesce facendoti vedere da chiunque abbia gli occhi su di te. Trasmettigli “Io sono la sua Donna, e puoi solo immaginare…”

Cominci a eseguire senza batter ciglio mentre dai la tua opinione. 

-Le cameriere che mi guardano con disgusto,- dici mentre porti alla bocca il cucchiaino come se stessi avessi altro tra le mani, – penseranno “che Troia quella li!”

Guardo in giro, e vedo conferma di ciò che mi appresto a dirgli. 

-No, guarda bene, un paio ti stanno guardando con invidia, come quella che ci sta portando il caffè in questo momento. Sicuramente la sua vocina sta dicendo: “Però quanto mi piacerebbe essere come lei!”

-Si?? Non l’avevo notato..ero concentrata sul far morire i camerieri dalla voglia di scappare al bagno per  cercare calmarsi..

Porge la tazzina chinadosi da dietro le spalle e sussurrandoti qualcosa all’orecchio, mi pare proprio che dica: “Quanto vorrei essere al tuo posto!”

Sorridi mentre ringrazi e torni a me. 

-Tra l’altro,- mi dici, -qui ci lavora un mia cotta leggendaria che mi ha friendzonata di brutto dopo avermi fatto perdere la testa. 

Trovo interessante la cosa e ti voglio concedere il riscatto. 

-Vai con la tua vendetta! Hai campo libero, ti seguo: fagliela pagare.

-Alla cameriera vedo di lasciare il giocattolino che ho tra le gambe come omaggio: è stata carina,- dici sorridendo sempre più sardonicamente mentre prosegui  -non serve che io faccia qualcosa, basta che lui veda cosa si è perso e che impazzisca quando vedrà la sedia: in fondo non sono stronza come lui… 

Mi scappa un risolino mentre continui. 

-… E so bene che gli rode tutta questa situazione!

-Ah beh, se vede pure le mutandine con la mancia, magari prese dal collega… Bella soddisfazione ti sei data.- controbatto ridendo di gusto. 

-Grazie se vede quelle gli prende un infarto- rispondi ridendo anche tu. 

-Beh, certo che le vede. Tu fai la figura della “gran signora” (Troia si, ma di tutto rispetto) è lui quella di un emerito imbecille. Sai come lo piglieranno per il culo per un bel po’ I colleghi.

-Eccerto cretino lo è quindi..

-Davanti ad una Troia ti ci devi solo inchinare e chiedere consigli, così come davanti ad un Uomo

-Se Uomo era riferito a me… Grazie tante.- sorrido

-Ma figurati!- sorridendo anche lei in risposta. 

-Comunque, intanto che usciamo gradirei accompagnarti con la mano verso la porta, infilandotela attraverso lo spacco del vestito per saggiare le tue chiappette umide, fino alla macchina, dove ci aspetta l’autista con la portiera aperta.

Lo dico mentre caccio scherzosamente la lingua a mo’ di depravata. 

-Mhmm va bene. Son stata brava,non pensi che mi merito una sigaretta?, – chiedi sorridendo a occhi bassi e, mentre alzando le spalle aggiungi: -Non ci so rinunciare, ognuno con i suoi vizi.

-Oh, si. Ma fuori dalla macchina.

Mi siedo sul sedile, ti indico di sederti sulle mie ginocchia.
Ho voglia di carezzarti… come dico io! 

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