Le cinque giornate di Milano – Quarta giornata
di Suve
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– Aspetta Fritz, quella non è Rosina? La puttana? –
– Sì, sì, è lei. Per fortuna è passata di qui, mi stavo rompendo le balle. Ehy Rosina… fermati … –
– Ciao Fritz, ciao Gregorius, dai ragazzi, lasciatemi passare che vado di fretta. Se faccio tardi non trovo niente da mangiare e mio marito mi picchia. –
– E che importa a noi di tuo marito? L’ordine è di non far passare nessuno senza permesso. Tu hai il permesso del Viceré? –
– Lo sapete bene che non ce l’ho. Vi prego ragazzi, veramente, mi fermo con voi un’altra volta. –
Rosina è ben conosciuta dai due soldati di guardia a Porta Ticinese. Da loro e a da diversi altri soldati. Per loro è solo una puttana che esce per cercare qualcosa da mangiare da dei parenti vicini, perché l’insurrezione, ed il blocco delle porte, ha avuto come immediata conseguenza la scarsità di cibo. Rosina è veramente una puttana, ma il motivo che la spinge ad entrare ed uscire è un altro. Cuciti nella gonna ha messaggi dei rivoltosi da consegnare a un emissario del Savoia.
– No, potresti essere una spia con addosso dei messaggi segreti. Dobbiamo perquisirti. –
Rosina sbuffa alla scusa ridicola che ogni volta i soldati usano per metterle le mani addosso. E’ una scena che ha recitato altre volte, ed ogni volta dentro di se ha il timore che la perquisiscano veramente, che le trovino quei rotolini di carta negli abiti.
– Ho capito, con voi non ho speranze. Va bene, ma facciamo qualcosa di veloce. Accontentatevi, quando rientro potrò fermarmi un po’ di più con voi. –
Docilmente si lascia condurre oltre una porta, nel corpo di guardia, Sotto lo sguardo lussurioso dei due si tira fuori i seni dal corpetto, se li carezza per eccitarli di più, e già le mani di entrambi le sono addosso, la frugano negli abiti con irruenza.
– Aspettate… ve l’ho detto, ho poco tempo… lasciate fare a me. –
Rassegnata, si inginocchia davanti ai due soldati e prende in mano l’uccello di quello che già se lo è tirato fuori. Lo maneggia brevemente prima di accostare il volto e prenderlo in bocca.
Silenziosamente, cercando di fare più veloce possibile, li succhia a turno, tenendone uno in ogni mano, alternandosi e facendo salire l’eccitazione dei due uomini che ben presto raggiungono il limite e, uno dopo l’altro, le inondano la faccia con il loro seme.
Soddisfatti, le lanciano uno straccio per ripulirsi e la lasciano andare.
Rosina si affretta ad allontanarsi nella campagna. Ha un luogo ben preciso da raggiungere, un casolare tre chilometri fuori Milano. Trafelata, apre la porta ed entra.
– Finalmente, stavo per andarmene, pensavo vi avessero presa. –
– Chiedo perdono signor mio, un contrattempo con dei soldati. –
– Vi hanno seguita, pensate che…. –
– No no, quegli sporcaccioni volevano solo divertirsi con me. –
– Bene, allora cosa avete per me? –
Nello scucire l’orlo della gonna e liberare i foglietti nascosti, Rosina brevemente aggiorna l’uomo, un inviato dei Savoia, sulla situazione per come la conosce.
– C’è un governo provvisorio con a capo Gabrio Casati e segretario Cesare Correnti, e si stanno preparando per cacciare gli austriaci. Purtroppo ci sono poche armi ma l’ardore non manca. –
L’uomo legge velocemente i foglietti e si scurisce in faccia.
– Sì, conferma le notizie che ci sono arrivate in mongolfiera. Brava Rosina, eccovi la vostra mercede. –
Allunga alcune lire milanesi alla donna che si affretta a nasconderle in petto.
– Grazie signor mio, se volete… –
La posa della donna è invitante, provocante, i seni sporgono dal corpetto e l’uomo li guarda con voglia repressa.
– Purtroppo devo raggiungere al più presto Sua Maestà. E’ a Novara con l’esercito e deve essere informato prima possibile. Dimenticavo, ecco il coniglio per giustificare la vostra uscita, spero che i soldati non vi diano problemi. –
– Signor mio, sono solo una puttana che cerca di mangiare, non avrò problemi e se anche vi fossero… so come convincerli –
Nel dirlo Rosina si prende tra le mani e alza i seni facendo contemporaneamente uscire la lingua come per leccare un qualcosa invisibile. Per l’uomo è una scudisciata ai lombi, è fortemente tentato di approfittare dell’offerta della donna ma il senso del dovere vince.
– Allora buona fortuna, ci vedremo tra tre giorni sempre qui –
– Buona fortuna signor mio –
Rosina vede l’uomo allontanarsi velocemente a cavallo e, felice per il buon guadagno appena avuto, si incammina allegramente verso la città.
Arrivata alla porta entra tranquilla reggendo tra le braccia il fagotto con il coniglio.
– Alt. Fermati. Chi sei e dove vai. –
La voce dura, dal forte accento austriaco, la fa immobilizzare dove si trova. Vede un uomo in divisa austriaca che le si avvicina fermandosi davanti a lei e guardandola in modo truce. Non lo ha mai visto e un brivido di paura le corre per le ossa.
– Io… signor ufficiale, sono solo una povera donna che è andata a cercare qualcosa da mangiare. –
– Davvero? E cosa porti? –
Il militare le strappa il fagotto di mano e lo apre tirando indietro il naso per il forte odore che ne proviene.
– E’ cibo per i miei bambini signor ufficiale, per mio marito. La prego, mi lasci andare. –
– Non sono ufficiale. Non lo sai che è proibito entrare ed uscire dalla città? –
– caporale Gruber. –
Da dietro arriva un’altra voce maschile. Rosina vede il sergente Wagner avvicinarsi di fretta ed il militare irrigidirsi sull’attenti.
– Agli ordini sergente –
– Cosa sta succedendo? –
– Ho fermato questa donna che voleva entrare in città, sergente. –
– La conosco io. Non preoccuparti Rosina, il caporale Gruber è nuovo e non conosce le nostre abitudini –
La donna si rilassa. Ora che è arrivata una persona che conosce, con cui ha già avuto rapporti intimi, si sente più tranquilla.
– Caporale, questa è Rosina, una… donna del popolo . Le permettiamo di uscire per procurarsi del cibo per la famiglia, nulla di male, e lei … ci è grata. Quando l’avrai conosciuta vedrai che l’apprezzerai anche tu. –
Il caporale, di fronte al suo superiore così ben disposto verso la donna, muta atteggiamento.
– Ho solo obbedito agli ordini –
– Ed hai fatto bene, ma Rosina… è un’altra cosa. Vero Rosina che sarai grata anche al caporale? –
– Certo signor sergente, lo sa che quando vuole c’è la Rosina che… –
Il sergente si guarda intorno, il sole sta calando, presto sarà buio.
– C’è tempo per una… chiacchierata amichevole, che ne dici? –
– A disposizione signor sergente, purché non faccia troppo tardi, mio marito mi starà aspettando. –
– Non ci vorrà poi molto. Vieni anche tu caporale, è bene che tu la conosca da subito. –
Rosina si lascia condurre nel corpo di guardia che ha visitato non sa più quante volte in compagnia di qualche soldato. Sa che non se la caverà con un semplice pompino e si rassegna alla perdita di tempo iniziando a spogliarsi senza che qualcuno glielo chieda.
I due uomini guardano affascinati quel corpo di giovane donna che appare man mano che gli abiti cadono a terra. E’ forte di fianchi come piace a loro, i suoi seni sono pieni. Non resistono e si avvicinano contemporaneamente allungando le mani su quel ben di Dio.
Adesso sono nel campo di Rosina che sa bene come allettarli, blandirli, circuirli. Le basta uno sguardo particolare, che dichiara la propria disponibilità, per eccitarli, un verso di ammirazione come trattenuto, alla visione dei loro peni quando si spogliano frettolosamente, per inorgoglirli e impedirgli di pensare.
Sono in mano sua, entrambi: è lei che decide le posizioni, è lei che guida il trio facendo stendere il sergente per impalarglisi sopra e insieme prendere in bocca il cazzo del caporale, è lei che sceglie il ritmo della cavalcata.
Ha un trucco Rosina, che è il segreto del suo successo come prostituta. Sa fingere perché… finge solo in parte. Ha imparato da tempo che il suo lavoro le può procurare anche piacere solo accettandolo come inevitabile. Certo non è come con suo marito o, meglio, col bel garzone del vinaio vicino casa, ma riesce a trarre godimento con gli sconosciuti riuscendo, qualche volta, anche a raggiungere l’orgasmo. Questo modo di fare, poco da puttana scafata e molto da amante, la fa preferire ad altre donne costrette, come lei, a prostituirsi per vivere.
I due uomini sono irretiti, il caporale così duro all’inizio ora è duro solo nel cazzo che scompare tra le labbra così apparentemente vogliose di Rosina, il sergente si gode ogni singolo movimento delle anche di lei, stretto nel caldo abbraccio della figa umida.
– Che succede qui? –
La voce improvvisa li fa sussultare tutti e tre. Sulla porta vi è il sottotenente Huber, comandante della guardia. In modo ridicolo il caporale scatta sull’attenti, nudo come un verme, il pene dritto all’aria.
– Agli ordini signor tenente –
All’ufficiale è evidente cosa accade, ha visto i due appartarsi con la donna che anche lui conosce bene ed ha deciso di divertirsi alle loro spalle. Dopo aver atteso un tempo congruo, ha spalancato di colpo la porta facendo il suo ingresso.
I due soldati sono impauriti, colti in flagrante durante il servizio, già immaginano la punizione che li attende, i loro cazzi perdono parte della rigidità precedente. Solo Rosina si tranquillizza subito: conosce il tenente e, in fondo, per lei è solo un altro uomo.
– Benvenuto signor tenente, stavamo divertendoci un poco, se vuole unirsi … c’è ancora del posto libero. –
L’ufficiale la guarda leccarsi le labbra lubricamente, invitandolo, e continuare a muoversi sopra il sergente per mantenerne l’ardore. Quando Rosina si piega in avanti, riprendendo in bocca l’uccello del caporale ed esponendo le natiche rotonde, smette di recitare la propria parte e si tira fuori l’uccello accostandosi a Gruber.
– Succhiamelo per bene puttana, fammelo diventare duro per il tuo culo –
Rosina non si fa pregare, ogni istante che i tre pensano a lei è un istante in meno in cui potrebbe essere scoperta. Docilmente imbocca il cazzo dell’ufficiale, lo insaliva, lo porta alla massima erezione. E’ con uno sforzo di volontà che Huber si sottrae a quella bocca accogliente, sarebbe facile lasciarsi andare e goderle tra le labbra ma la voglia di penetrare quelle natiche tornite, che ha già provato, è grande.
Le si accosta inginocchiandosi, poggiandole una mano sulla schiena e spingendo verso il basso per farla esporre. Lei lo aiuta aprendosi le natiche con le mani ed è semplice per l’ufficiale puntare e spingere contro il forellino grinzoso.
Rosina trattiene un urlo. Non è la prima volta che ne prende due assieme, al massimo la novità è il terzo tra le labbra, ma la spinta dell’ufficiale è stata profonda, senza riguardo.
Cerca di rilassarsi e il dolore provato diventa fastidio. Non le piace farsi inculare, non le è mai piaciuto anche se per denaro ha fatto quello ed altro; ora si muove sperando che siano veloci, che godano e la lascino andare via.
Con difficoltà, perché i due uomini che la penetrano pensano ognuno a se stesso, tanto che un paio di volte uno o l’altro fuoriesce, cerca di far loro assumere un ritmo costante che li conduca all’orgasmo. Non ha problemi a far godere il caporale tra le sue labbra, ingoiando il seme bollente che le riversa in bocca, poi si concentra sugli altri due, incitandoli con voce simulata di piacere, e dopo pochi minuti si sente riempire l’ano dello sperma del sottotenente, seguito a breve dal sergente che le inonda la vagina.
Tamponandosi i due orifizi da cui fuoriesce sperma, si riassetta guardando i tre, in particolare Huber.
– Soddisfatto signor tenente? Il mio povero culo mi darà fastidio per una settimana ma è piaciuto anche a me. –
Attrice perfetta, con atteggiamenti e parole riesce a far sentire i tre grandi amatori, e quando va via nasconde in seno altro denaro.
In fretta percorre le strade semideserte. E’ buio quando arriva a casa sua. Ad attenderla il marito ed un uomo che, riconosce, è tra i capi dell’insurrezione. Questi non le dà tempo per parlare: le strappa di mano il fagotto con il coniglio e da questo estrarre un piccolo contenitore con all’interno un biglietto che legge nervosamente.
– Bene. Brava Rosina. MARTINITT! –
Con fare autoritario chiama un ragazzino dalla strada consegnandogli il biglietto.
– Questo deve arrivare prestissimo al Marchese Casati. Corri –
Il ragazzino, uno dei tanti portaordini di quei giorni, parte di gran carriera.
– Buone notizie? –
Il marito di Rosina chiede con curiosità. Non si occupa di politica ma sa che è in ballo il futuro della città e quindi il suo
– Sì, domani non uscite di casa per nessun motivo. –
Gli consegna alcune monete e scappa nella notte.
L’uomo si rivolge alla moglie:
– Brava Rosina, sei patriota e ci guadagniamo anche qualcosa. –
La donna gli sorride ma lo ascolta appena, già sta tagliando il coniglio per preparare la cena e pensa a quanto del denaro ricevuto quel giorno dovrà confessare al marito, negli occhi quel paio di scarpe viste vicino Porta Comasina.