Primi sogni: Victoria

Bressanone, 24/07/1995

Victoria stava lavando i piatti del pranzo nella cucina della bellissima casa della famiglia di Robert. Alessio, Federico e Emma erano scesi in città per controllare gli orari degli autobus e comprare delle nuove mappe dei sentieri. Robert era al piano di sopra occupato a recuperare dell’attrezzatura da montagna. Probabilmente li avevano lasciati soli apposta, pensò Victoria sorridendo. Erano settimane che Emma spingeva per far avvicinare lei e Robert, fin da quando li aveva fatti conoscere alla sua festa di compleanno, e quella vacanza insieme in montagna sembrava un’occasione quasi troppo perfetta. Victoria ammise tra sé che ci aveva pensato spesso, soprattutto negli ultimi giorni. Robert aveva molte qualità che Victoria apprezzava in Emma: intelligente, molto spiritoso, riflessivo, capace di darle serenità. Aveva 21 anni, tre più di lei – non una grande differenza di età, in fondo. C’era però un particolare che faceva tutta la differenza: al contrario di Emma, Robert la attraeva fisicamente. E molto. Victoria ripose un piatto sciacquato, chiedendosi a disagio se dovesse fare lei qualche prima mossa. In quel momento Robert entrò in cucina. “Ti hanno lasciata sola proprio quando c’era da lavorare?” chiese con un sorriso. “La scusa ufficiale erano gli orari dell’autobus, ma meglio così – mi trovo meglio a fare i lavori da sola.” Rispose Victoria. “In effetti stavo per proporti di aiutarti, ma in questo caso..” disse Robert. “Se vuoi darmi una mano asciugando quelle pentole non ti dico di no.” Victoria aveva parlato quasi senza pensare, e per un istante si stupì di aver sentito la propria voce. Robert non se lo fece ripetere: afferrò un canovaccio dal muro e si mise a fianco a lei cominciando ad asciugare la pentola più grande, con cui avevano fatto il risotto ai funghi. Sbirciandolo con la coda dell’occhio, Victoria notò che la maglietta che indossava gli metteva in risalto le belle spalle. In quel momento Victoria si rese conto anche di come lei era vestita: piedi scalzi, pantaloni di jeans molto corti e una vecchia camicia di jeans con le maniche arrotolate – e sotto la camicia niente. Arrossì, sperando che lui non lo notasse. “Hai trovato quello che cercavi di sopra?” gli chiese, per distrarre i propri pensieri. Robert, che nel frattempo aveva asciugato tutte le pentole, rispose “Bastoni da passeggio ne abbiamo a sufficienza, borracce anche. Abbiamo anche le corde da arrampicata per legare Alessio se riprova a farci assaggiare quella disgustosa grappa di suo nonno.” Victoria scoppiò a ridere, e così facendo urtò il getto del rubinetto con la mano e prendendosi una pioggia d’acqua negli occhi. Sentendosi terribilmente stupida e non riuscendo a vedere chiuse a tentoni il rubinetto e fece per portarsi le mani agli occhi. Robert però la precedette, e cominciò ad usare il canovaccio per asciugarle delicatamente il viso. Victoria in un primo momento fu sorpresa, ma lo lasciò fare. Quando riaprì gli occhi vide che Robert era solo a pochi centimetri da lei. Sentì il proprio cuore saltare un battito, poi spinta da una forza di cui ignorava l’origine si avvicinò a lui e lo baciò. Lui la ricambiò decisamente, e dopo pochi istanti sentì le sue braccia che la stringevano. Victoria allora si lasciò andare e lo baciò con più forza, premendo il proprio corpo contro il suo. Dopo un tempo che Victoria non avrebbe mai saputo calcolare si staccarono, guardandosi con sorrisi ansimanti. Robert, continuando a tenerla stretta, la portò fuori dalla cucina e nel soggiorno, dove si gettarono ridendo sul divano. Robert cominciò a baciarla sul collo, mentre le sue mani la esploravano. Respirando profondamente e con gli occhi chiusi, Victoria lo sentì accarezzarle una gamba per tutta la sua lunghezza, fermandosi poi più a lungo sulla natica. Quando tornò a baciarla sulla bocca, Victoria sentì che la sua mano le si stava avvicinando al seno. Mossa sempre da quella forza misteriosa, Victoria gli prese la mano e lo accompagnò lungo il percorso, portandola sul proprio petto. Robert allora la baciò con vigore, mentre delicatamente ma non troppo le stringeva il seno. Ora sicuramente si era accorto che sotto la camicia non indossava nulla, se ancora avesse avuto dei dubbi. Avvicinò la mano ai bottoni della camicia. In quel momento Victoria riuscì a trovare un lampo di lucidità, gli strinse il viso tra le mani e disse “Gli altri..tra poco torneranno..”. Vide che Robert aveva le fiamme negli occhi, mentre la guardava. Lui la baciò a lungo, poi le chiese “Andiamo in camera mia?”. Victoria pensò che in quel momento il tempo si fosse fermato. Gli sorrise e sussurrò “Sì.” Percorsero mano nella mano il corridoio che portava alle camere da letto. Victoria si sentiva quasi come fosse in un sogno, salvo quando un barlume di razionalità le tornò per ricordare quando si fosse fatta la doccia l’ultima volta: quella mattina, grazie a Dio. La camera di Robert era illuminata da una grande finestra che dava sul fiume, e in quel momento sembrava fatta solo di luce e silenzio. Victoria prese l’iniziativa e costrinse Robert a sedere sul letto, sedendosi a sua volta su di lui. Non voleva fingere di essere più esperta di quanto realmente fosse, cioè poco più di niente, e insieme all’eccitazione provava anche un po’di agitazione, ma non voleva nemmeno sembrare una ragazzina timida e impacciata. Erano passati solo tre mesi da quando il giorno del suo diciottesimo compleanno aveva promesso a sé stessa che non avrebbe più avuto paura della vita, e intendeva mantenere la parola. Prese a baciare Robert profondamente, mentre le mani di lui le esploravano la schiena. Sotto di sé, Victoria percepì che l’eccitazione di Robert si stava sviluppando, e fu presa da una curiosità irresistibile. Gli tolse la maglietta, o meglio lo convinse a togliersela, e finalmente poté ammirare quello che si era solo immaginata. Non era eccessivamente muscoloso, ma quel torace atletico e l’addome piatto le piacevano da impazzire. Gli accarezzò gli addominali, poi, con una calma che le costava notevole forza di volontà, gli sbottonò i pantaloni e infilò la mano sotto i suoi boxer. Sentì della peluria soffice, poi arrivò a quello che cercava. Accarezzandolo lentamente, cercò di nascondere il suo stupore: pur non sapendo bene cosa aspettarsi, le sembrò che il membro di Robert fosse piuttosto grosso. Guardando Robert negli occhi vide che quello che gli stava facendo gli piaceva, ma lo stava anche lentamente torturando. Sorridendo, Victoria lo baciò e ritrasse la mano. Ora toccava a lei. Sbottonò la camicia, sempre cercando di muoversi lentamente, e arrivata all’ultimo bottone se la lasciò scivolare giù dalle braccia. Ora era a torso nudo, sempre a cavalcioni di Robert. Lui per alcuni istanti la guardò incantato e quasi immobile. Poi cominciò ad accarezzarle i fianchi, il ventre, la baciò sotto al collo e cominciò a stringerle i seni, prima con tocco leggero, poi con più decisione. Quasi li strizzava, continuando a baciarli. “Sei stupenda..” le sussurrò. Victoria si sentì profondamente lusingata: pensava che la sua terza di seno scarsa non fosse niente di che, ma Robert sembrava apprezzarla molto. Quando lo sentì baciare, poi leccare, poi letteralmente succhiare i capezzoli, Victoria si lasciò sfuggire un gemito. Si afferrò a lui con forza, mentre Robert sembrava divorarle il seno destro  stringendole forte allo stesso tempo entrambe le natiche. Improvvisamente Robert la sollevò di peso con le braccia e la gettò distesa sul materasso, mettendosi sopra di lei. Victoria lo lasciò fare, godendo di quel momento in cui lui aveva preso il controllo. Robert continuò ancora qualche istante a baciarle e modellarle i seni, dopodiché cominciò a baciarle l’addome scendendo sempre più giù. Victoria per un breve istante si allarmò, ma si impose di rilassarsi e godersi ogni momento che stava vivendo. Lo sentì sfilarle velocemente gli shorts, poi, più lentamente, gli slip. Forse quello che avrebbe trovato non gli sarebbe piaciuto, pensò Victoria. Le cicatrici dell’incidente, e il pelo pubico che al contrario di molte sue amiche non aveva mai voluto rasare perché le permetteva di nascondere in parte la vista di quello che le era successo.. Robert ormai le aveva tolto anche l’ultimo indumento – era completamente nuda, sdraiata davanti a lui. Gli ultimi dubbi di Victoria su sé stessa sparirono quando Robert cominciò a baciarle l’interno delle cosce, poi l’inguine, salendo pian piano fino ad arrivare al centro esatto. Victoria sentì prima le sue labbra su di sé, poi la sua lingua. Chiuse gli occhi e cominciò ad ansimare profondamente, stringendo i capelli di Robert. Lo sentiva farsi strada dentro di lei, prima con la bocca poi anche con le dita. Victoria non si trattenne più “Continua…ti prego, ancora…” disse tra i gemiti, finché fu scossa da un brivido fortissimo e l’ultimo gemito si trasformò in un piccolo urlo. Aveva appena avuto un orgasmo. No – Robert le aveva appena dato un orgasmo, il più bello che lei avesse mai avuto. Lui se ne era reso conto e ora le stava dando un po’di tregua, cosa di cui Victoria era molto grata. Riprese fiato, aprì gli occhi e lo guardò. Le stava baciando un ginocchio, sorridendole orgoglioso. In quel momento meritava tutto l’orgoglio del mondo, pensò Victoria – e non solo. Si portò in ginocchio e lo baciò profondamente. “Via tutto” gli ordinò, e lui non se lo fece ripetere. In pochi istanti rimase anche lui nudo in ginocchio di fronte a lei: il suo membro era praticamente del tutto eretto, e Victoria non si era sbagliata nell’immaginare che fosse tutt’altro che sottile. Lo accarezzò con entrambe le mani, poi si chinò per baciarlo. Ricordando alcune cose che le aveva raccontato Emma cominciò dalla base, e dai gemiti di Robert capì che apprezzava particolarmente quando lei usava la punta della lingua. Usò quel trattamento sui testicoli e poi su tutta l’asta, fino alla punta. Fece allora un respiro profondo e cominciò a succhiare il suo membro, cercando di non fargli male e allo stesso tempo di non soffocare. Le piaceva sentirlo nella sua bocca, mentre le mani di Robert le stringevano forte i capelli sulla nuca. Cercò di prenderlo un po’ più a fondo, poi pensò che forse rischiava di esagerare. Delicatamente lo lasciò, tornò a baciare Robert sulle labbra e gli sussurrò “Ti voglio dentro di me”. Victoria si sdraiò sulla schiena, aprendo lentamente le gambe e tendendo le mani verso di lui. “Prendo qualcosa da usare” disse Robert e fece per alzarsi dal letto, ma lei lo trattenne per il polso. “Non serve…” gli rispose con voce in parte strozzata, toccando le cicatrici sul proprio ventre. In futuro non sarebbe stata così ingenuamente incauta, ma in quel momento sentiva che poteva fidarsi di lui. Robert si allungò su di lei, accarezzandola in viso e stringendola fra le braccia. Quanto le aveva fatto con la bocca era stato particolarmente efficace, perché prima ancora che Victoria potesse pensare di prepararsi lo sentì dentro di sé. Per un istante le sembrò di venire aperta in due. A causa dell’incidente, da anni non c’era più alcun imene a proteggerla – ciononostante Robert era il primo uomo che accoglieva in sé, e la sensazione all’inizio fu quasi scioccante. Lui percepì la sua tensione e per qualche istante rimase fermo, lasciando che lei si assestasse. Dopo alcuni secondi Victoria si tranquillizzò e lo baciò; a quel segno Robert sorrise e prese a muoversi ritmicamente dentro di lei. Osservando in basso, Victoria vedeva chiaramente il suo membro entrare dentro il suo corpo: contrariamente a quanto si aspettava non le fece impressione, ma le fece risalire l’eccitazione. Guardava rapita Robert negli occhi, mentre lui alternava lo sguardo tra la sua bocca e i suoi seni che vibravano alle spinte che le stava dando con sempre maggior vigore. Ansimando, le disse “Sei bellissima…è da quando ti ho vista la prima volta…che ti voglio…ti scoperei ogni giorno…ogni giorno…”. Victoria si stringeva forte alla sua schiena, adorando il suo corpo, la sua voce e le parole che le diceva. Baciandolo rispose “…sì…prendimi…sì…”. Ad ogni spinta gemeva più forte, ormai senza più vergogna o paura. D’un tratto Robert accelerò la velocità con cui la penetrava “Voglio venirti dentro…” le disse “Te lo do tutto…” Faticando a trovare il fiato per rispondere, Victoria disse solo “…vieni…”. Sentiva i suoi testicoli sbattere con sempre più forza sulle proprie natiche, finché Robert lanciò un urlo e Victoria sentì un’esplosione di calore dentro di sé. Rimasero immobili per alcuni istanti di pace assoluta, lui sdraiato su di lei. Dopo un po’ lui si ritrasse lentamente da lei e si mise al suo fianco, respirando affannosamente e accarezzandole i boccoli neri sudati sulla fronte. Victoria si strinse a lui. Non aveva mai provato tanta felicità come in quel momento. Intendeva rimanere lì accanto a lui il più a lungo possibile, sapendo che quei minuti insieme sarebbero stati un evento unico e irripetibile per tutta la sua vita. Robert la strinse a sé, facendole poggiare la testa sul proprio petto. “Sei davvero stupenda” le disse sottovoce. Victoria sorrise, sentendo una lacrima scenderle lungo la guancia e chiedendosi se stesse scoprendo cosa volesse dire essere innamorata.

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