Una cugina da perderci la testa /2

[un nuovo capitolo viene pubblicato ogni pochi giorni! Torna all’indice][ti piace questo racconto? Dillo all’autore!]di iprimipassi

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Capitolo 2 – Un’interessante première

Percorrendo l’ampia rampa di scale che lo divideva dall’appartamento di Damiana, Paolo ripensava allo strano contatto telefonico avuto con sua cugina qualche giorno prima.
Il venerdi precedente, sopravvissuto ad estenuanti ore di attesa nell’aula 1 dell’università che frequentava al fine di poter sostenere l’odiato esame di diritto privato, una volta uscito da quella gabbia accademica, nel tardo pomeriggio, aveva riacceso il cellulare, ricevendo una decina di messaggi inviatigli durante la giornata. Tra questi, uno lo fece sobbalzare. Era passato oltre un anno dall’emozionante esperienza nella casa in campagna e, da allora, aveva visto Damiana solo un paio di volte, per pochi minuti, durante le festività, natalizie prima e pasquali poi. L’SMS che si ritrovò a leggere non lasciava trapelare alcunché di sensuale, eppure conoscerne la fonte causava nel ragazzo un certo turbamento. “Tesò, che sei un mago dei computer lo sappiamo, ma di televisori quanto te ne intendi?”. L’SMS riportava l’ora delle 11.07, erano quasi le sette di sera quando Paolo rispose: “Non molto, ma mi arrangio. Perché?”. La risposta arrivò in un lasso di tempo sorprendentemente breve: “Ho un nuovo DVD ma non riesco a vederlo, lo schermo è sempre nero. Io non ne capisco nulla, non è che hai tempo di dare un’occhiata in questi giorni?”. “Certo, però domattina parto, dovresti aspettare fino a lunedi”. “Nessun problema, tanto il disco da solo non dovrebbe riuscire a rotolare via”. “Ah ah ah, ci vediamo lunedi mattina attorno alle 10 allora. Che stai facendo?”. “Sesso”. Il cuore di Paolo prese a battergli nel petto con l’intensità di un tamburo. “Come??”. “Si, con Mario. Ci stiamo rivedendo da un po’”. Ancora Mario, l’ex storico di Damiana. In almeno cinque anni di relazione, sommando insieme i periodi nei quali erano concretamente stati insieme non si arrivava quasi a formare un mese. Un tira e molla infinito dal quale lei non riusciva mai a staccarsi del tutto. Paolo lo odiava da sempre. E non per gelosia. O, almeno, non solo per quella. Ma, soprattutto, per come lei ci restava male ad ogni litigio e per come lui, con quell’aria da stronzetto, trattava le donne, inclusa la sua adorata Damiana. Ricacciò dentro di sé ogni istinto di rispondere facendosi ispirare dalla rabbia che gli ribolliva dentro, limitandosi ad un più neutrale “Ma scusa, scrivi mentre scopi?”. “Si, è divertente”. Divertente un corno, pensò Paolo. Dopo un lungo sospiro riprese a scrivere: “Dai, forse è meglio che ti dedichi a una sola attività per volta. Ci vediamo lunedi”. “Ahahah, ti imbarazzi?”. “No, ma poi mi vengono pensieri strani e, al momento, non avrei modo di realizzarli. Quindi piantala!!”. “Ok, se è per un buon motivo ti lascio in pace… 🙂 A lunedi”. A quest’ultimo SMS Paolo non replicò, ripose il cellulare nella tasca dei jeans e, camminando verso la fermata del bus, non poté fare a meno di notare come il suo pene si fosse lievemente inturgidito mentre i suoi pensieri si concentravano sull’immagine di Damiana nuda e sudata dopo una lunga sessione di sesso sfrenato. Non con Mario, s’intende.
Rievocando questi recenti ricordi, salì distrattamente gli scalini che lo separavano dalla porta dell’appartamento di sua cugina, bussando appena giunto al suo cospetto. Quando Damiana aprì, Paolo restò a fissarla per qualche secondo, chiedendosi quante ragazze sarebbero state così incredibilmente sexy vestite con un pigiama dei Peanuts. Le bretelline sostenevano una maglia che le ricadeva ampia sul busto, fermandosi poco sotto l’ombelico ed evidenziando la generosità del suo seno, seppur costretto dalle coppe del reggiseno bianco che si indovinava attraverso il tessuto. Il pantaloncino, invece, le fasciava le cosce e il sedere, disegnando le sue forme e lasciando, in trasparenza, intuire il loro colorito roseo. Come lui, anche Damiana non era molto attratta dal mare, pertanto entrambi, nonostante fosse un settembre caldo dalle spiagge ancora affollate, mostravano una pelle quasi per nulla abbronzata, eccetto per quel poco di sole che si può catturare passeggiando per le vie del centro di tanto in tanto durante la stagione estiva. Il gradevole quadro di sua cugina in tenuta casalinga era completato dai suoi piedini che posavano sul pavimento liberi dalla costrizione delle pantofole. Persino i suoi piedi, piccoli e dalle dita un po’ paffute, attiravano l’attenzione di Paolo. Non c’era un solo centimetro del corpo di sua cugina che non anelasse toccare, baciare, leccare. Non ebbe, però, molto tempo per contemplare quella piccola meraviglia che gli si parò davanti, in quanto lei, dopo averlo abbracciato con entusiasmo, lo fece entrare e accomodare nella sua stanza, seguendolo.
«Scusa il disturbo», sentenziò Paolo una volta entrato in stanza. «Quale disturbo? Ti aspettavo!», rispose Damiana. «Non mi riferisco ad oggi, ma a venerdi», replicò il ragazzo, sorridendo. Damiana non rispose, solo gli sorrise di rimando, dandogli un pizzicotto su un braccio.
«E’ questa la TV che fa i capricci?» chiese Paolo, avvicinandosi al piccolo Mivar a tubo catodico che occupava il ripiano alto di un tavolino in vetro posto ai piedi del letto. «Si, è questa. Il lettore è sotto». «Amstrad?», chiese ironicamente il ragazzo, inarcando un sopracciglio. «Quello c’era in offerta. Non è una buona marca?». «Vent’anni fa non era male. Ora, decisamente no!». Portando avanti la discussione per alcuni minuti, Paolo armeggiava, intanto, con i due apparecchi, rendendosi ben presto conto che il problema era da imputarsi al cavo scart difettoso, presto sostituito con uno che la cugina aveva in più nel ripostiglio.
«Finito, ora ti potrai godere il tuo film!». «Vuoi vederlo anche tu? Tanto mia madre tornerà tra almeno un’ora, nel frattempo non ho nulla da fare». «Che roba è?». «Un film nuovo, Secretary. Non so di che parla, me l’ha passato Clara». «Chi?». «Ah, già, non la conosci. Un’amica della palestra. A lei è piaciuto». «Vabbè, mettilo va», sentenziò Paolo, prendendo la sedia posizionata accanto al PC di Damiana. Lei lo guardò, mentre inseriva il disco nel lettore. «Ma che, lo vuoi guardare sulla sedia? Mettiamoci sul letto, no?». Paolo ebbe la sensazione che tutto il sangue scivolasse via dal suo corpo. Fuori, la temperatura era di almeno trenta gradi ma lui, per un momento, si sentì gelare.
Si sedette su un bordo dell’ampio letto a due piazze mentre sua cugina, armeggiando col telecomando, vi si sdraiò perpendicolarmente alla direttrice principale. Le immagini del film presero a scorrere, ma Paolo non aveva ancora neanche alzato gli occhi in direzione dello schermo. Si beava della visuale di Damiana, sdraiata sul fianco sinistro, col sedere ben in evidenza e quel seno prorompente, la cui rotondità si intuiva chiaramente dal largo spazio tra l’ascella e l’inizio della stoffa del pigiama.
Damiana si voltò, proprio mentre Paolo era intento ad ammirare i suoi capelli adagiati in maniera scomposta sul materasso. I due si guardarono per un istante, un secondo che per Paolo sembrò durare un’eternità. Poi, la ragazza ruppe quel silenzio: «Ti metti comodo, che mi sto stancando solo a guardarti?». Soltanto allora, anche il ragazzo si sdraiò, parallelamente alla cugina, a una ventina di centimetri da quel corpo che lo attirava come una calamita.
Per quel poco che Paolo riusciva a concentrarsi sul film, poteva considerarlo una noia mortale. Ne era trascorso oltre la metà e la trama sembrava ancora non essere entrata nel vivo. Anche Damiana pareva essere dello stesso avviso. Più volte, difatti, a sottolineare il suo scarso interesse verso quella dozzinale opera cinematografica, protendeva all’indietro il suo braccio destro, stuzzicando il cugino con pizzicotti, solletico o piccole tirate di capelli. Tutti gesti ai quali Paolo rispondeva prontamente, rendendo pan per focaccia alla cugina e causando in lei contagiose risatine.
Poco per volta, i due si erano sempre più avvicinati e ormai i loro corpi erano quasi completamente a contatto.
Paolo, conscio dell’eccitazione che lo pervadeva da quando aveva messo piede in casa di Damiana, era sdraiato tenendo il busto leggermente all’indietro, cosicché avesse a contatto con sua cugina il torace e le gambe, ma non il bacino. Il sedere di Damiana si trovava, infatti, a distanza di sicurezza dal pene completamente eretto del ragazzo.
Più volte, Paolo si era mentalmente imposto di darsi una calmata per non rischiare figuracce, ma ogni tentativo era risultato vano. La vicinanza con Damiana, il fatto che con un braccio le cingesse la vita e col suo volto fosse vicinissimo a quello della ragazza, viso che non aveva smesso un momento di scrutare in ogni piega per bearsi di quella perfezione botticelliana, facevano si che lo stato di veglia del suo membro, seppur con ogni buona intenzione, non avesse modo di cessare.
Questa posizione strategica, assunta per non far notare le condizioni nelle quali versava, non durò però a lungo. In uno dei tentativi, da parte della ragazza, di fargli il solletico, Paolo fu colto di sorpresa e con un rapido colpo di reni distese la sua schiena, colpendo col suo bacino il sedere, proteso all’indietro, di Damiana.
A causa di questo movimento, il suo pene aderì completamente a quel delizioso mandolino di carne, posizionandosi esattamente nel solco al centro delle natiche della ragazza.
A quel punto, sebbene il jeans indossato da Paolo avesse delle cuciture sostanziose all’altezza del cavallo e della cerniera, lei non poteva non essersi resa conto della rigidità del ragazzo nella sua zona inguinale. Fece però finta di nulla, restando completamente immobile, con quel membro duro che pareva voler violare le sue intimità attraverso il tessuto.
Per qualche minuto, nessuno dei due si mosse. Poi fu Damiana a spostarsi ancor di più all’indietro, strisciando col suo corpo sul materasso. Nel farlo, il suo sedere sembrava quasi massaggiare il membro del cugino, il quale, per tutta reazione, fece più serrato il suo abbraccio, portando la sua mano al di sotto della maglia indossata dalla ragazza, a diretto contatto col suo pancino e con anulare e mignolo oltre l’altezza dell’elastico del pantaloncino. Attraverso il sottile tessuto dell’indumento, Paolo riusciva a percepire quello delle mutandine della cugina, mentre anche lui prese a muovere appena il suo bacino, sfregando in maniera quasi impercettibile il suo pene contro le natiche della sua affascinante parente.
Nel mentre, guardava con la coda dell’occhio Damiana, la quale, a sua volta, non distoglieva lo sguardo dallo schermo. Il suo stato d’animo, però, traspariva chiaramente dal respiro, fattosi più profondo, e dal fatto che si mordicchiasse continuamente il labbro inferiore.
Paolo, nel frattempo, imponeva un lieve massaggio con la sua mano, sfiorando la pelle di sua cugina dall’elastico dei pantaloncini fino alla bocca dello stomaco, ove il dorso del suo arto toccava il tessuto del reggiseno, percependone l’abbondante contenuto.
Il ragazzo era completamente rapito da quella situazione, immerso in un mondo di fantasie incestuose che ora, in qualche modo, sapeva di poter realizzare. In fondo, Damiana non sembrava infastidita da quanto stava avvenendo. Anzi, era stata lei stessa la principale artefice di quell’incredibile situazione e non stava neppure provando a farla cessare.
Con la sua mano ben salda attorno al busto della cugina, Paolo ne percepiva il respiro, sempre più profondo e affannato. In più, il suo lieve movimento di bacino era accompagnato da un altrettanto flebile movimento di rimando da parte di Damiana, in un’erotica danza appena accennata.
Nonostante il volume del televisore scandisse l’inesorabile trascorrere dei minuti, il tempo per Paolo e Damiana sembrava essersi fermato nel loro universo parallelo fatto di contatti ormai non più fugaci.
Un tintinnio metallico, però, ruppe quell’idillio. Le chiavi nella toppa della serratura annunciarono l’arrivo di Adele, madre di Damiana e zia di Paolo. I due, a malincuore, misero fine alla coinvolgente esperienza che stavano vivendo, allontanandosi l’uno dell’altra senza neppure guardarsi.
Appena prima che zia Adele si affacciasse nella stanza salutandoli, tuttavia, Paolo notò con piacere, oltre che con una nota di malinconia, l’espressione sconsolata di Damiana, simile a quella di una bambina che vede bruciare sotto i suoi occhi il suo giocattolo preferito. Le fece una lieve carezza su una guancia, continuando a scendere lungo il braccio e percependo il lieve spasmo causato alla ragazza da quel gesto. Nel mentre, i titoli di coda del film sembravano coronare la fine di quel lunedi mattina carico di emozioni.

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