Una cugina da perderci la testa

di iprimipassi

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Capitolo 1 – La siesta

Dopo un pranzo luculliano, niente è più soddisfacente e, al contempo, più malsano dell’atto di stravaccarsi sul divano in attesa che al senso di sazietà subentri la tipica voglia di chiudere gli occhi e lasciarsi andare alla pennica pomeridiana.
Tale sensazione, però, non sopraggiungeva in Paolo quel giorno, scalzata da una sorta di euforia che accompagnava il giovane da qualche ora a quella parte.
Il contesto era uno dei soliti pranzi domenicali presso la casa in campagna dei suoi nonni materni, con cugini, zii e parenti vari. Un pranzo come tanti altri vissuti durante i suoi primi diciotto anni di vita.
Un elemento, però, era nuovo rispetto alla consueta, piacevole routine: sua cugina Damiana.
I due erano praticamente cresciuti insieme, trascorrendo interi pomeriggi a giocare, passeggiare, fare i compiti. Questo almeno fino agli otto anni di Paolo. Dopodiché si erano un po’ persi di vista, complice, da un lato, il fatto che abitando distanti avevano iniziato a coltivare amicizie differenti e, dall’altro, l’età. La differenza di quasi quattro anni, difatti, fece si che Damiana, entrando nell’adolescenza ben prima di Paolo, perse rapidamente interesse nelle riunioni di famiglia per dedicarsi sempre più spesso alle uscite con gli amici. Tali circostanze comportarono che, per il successivo decennio, Paolo e Damiana riuscirono a vedersi non più di sei o sette volte in tutto, per lo più in occasione di ricorrenze importanti.
Ogni volta che questa opportunità d’incontro si presentava, però, Paolo ne era felice. Soprattutto per il forte legame emotivo esistente tra i due nonostante la lontananza fisica. Ma, ultimamente, c’era anche dell’altro. Damiana, che era sempre stata una bimba talmente bella da catalizzare le attenzioni e i complimenti da parte di chiunque la incontrasse, negli anni a seguire era sbocciata in una splendida ragazza, seppur ingiustamente complessata a causa della sua statura ridotta. I suoi vispi occhi azzurri, il suo nasino all’insù impreziosito da un piercing a brillantino fatto allo scoccare della maggiore età, e le sue labbra piene di un naturale rosso acceso, spiccavano su un volto incorniciato da una fluente chioma bionda che le ricadeva sulle spalle. Il suo corpo, poi, non era da meno. Racchiuso in poco più di centocinquanta centimetri d’altezza c’era un fisico a dir poco esplosivo, per di più tonificato da attività fisica non intensa ma costante: un seno almeno della quinta misura, un sedere talmente sodo e rotondo da sembrare disegnato col compasso, gambe e braccia snelle ed atletiche e, per finire, un pancino quasi piatto ma, allo stesso tempo, morbido e sensuale.
Insomma, al piacere di riallacciare gli sporadici rapporti con l’adorata cugina Damiana per parlare di ogni cosa come avevano sempre fatto, si aggiungeva quello di avere di fronte una delle ragazze più belle che Paolo avesse mai visto.
In queste condizioni, pensare di riposare dopo pranzo e perdersi anche solo un minuto in compagnia di Damiana gli sembrava a dir poco utopico, se non addirittura folle.
E infatti, mentre gli altri parenti si disperdevano per la campagna, chi per riassettare la cucina, chi per riposare in una delle stanze da letto dislocate lungo l’unico piano dell’abitazione, chi, semplicemente, per passeggiare lungo i viali alberati, Paolo e Damiana si accomodarono sul divano, seguiti dal cugino maggiore Giovanni, per colloquiare come sempre.
Mentre Giovanni, come d’abitudine, si addormentò nell’arco di pochi istanti, Paolo e Damiana erano ben svegli e iniziarono a ridere e scherzare.
Ogni volta, Paolo era incredulo nel notare come con Damiana, se anche non si incontrassero da mesi, o addirittura anni, quando erano a tu per tu sembrava fosse passato solo un istante. La loro confidenza, il loro affetto, il loro legame era più forte di qualsiasi barriera, temporale o spaziale.
A voce bassa per non svegliare Giovanni, si raccontarono tutti gli eventi più importanti dell’ultimo anno: le cotte, le delusioni, le soddisfazioni. Per nessuno dei due la vita era cambiata granché in quei mesi di lontananza, eppure ebbero a snocciolare eventi per svariati minuti, forse anche un’ora.
In quel lasso di tempo, come sempre accadeva, Damiana si era molto avvicinata a Paolo, fino ad appoggiargli la testa sulla spalla destra mentre lui le accarezzava i capelli, indugiando anche sulle guance. Non passò molto che Damiana si assopì tra le braccia di suo cugino. Paolo, invece, si sentiva come attraversato da scariche continue di adrenalina. Lei gli faceva questo effetto, anche solo a guardarla. Figuriamoci se poteva abbracciarla e accarezzarne i capelli e i contorni del viso, sbirciando, di tanto in tanto, nella generosa scollatura favorita dal clima caldo di quell’inizio estate. Sarebbe potuto andare avanti per ore, inebriato dal profumo di quei capelli lucenti, dal contatto con la pelle calda e morbida della cugina e dalla vista dei due seni grossi e sodi che sfioravano il suo torace.
Nel sonno, Damiana si mosse più volte, alcune impercettibilmente, altre in maniera più decisa. In una di queste, la sua gamba sinistra, coperta solo da ridotti shorts, si accavallò a quella destra di Paolo.
Il ragazzo ebbe un momento di panico, accompagnato da un moto d’eccitazione incontrollabile. Sentire quella gamba a diretto contatto con la sua, in un momento di casta intimità come quello che stavano vivendo, portò il suo pene ad indurirsi completamente e il suo respiro ad accelerare sensibilmente.
L’eccitazione prese il sopravvento e, dopo una rapida occhiata al cugino Giovanni che dormiva beato, mentre con la mano destra continuava ad accarezzare i capelli di Damiana, con la sinistra prese a sfiorarle la gamba accavallata. Usando solo la punta delle dita, risalì dal ginocchio lungo la gamba fino al confine segnato dal bordo inferiore degli shorts, per poi ridiscendere e ripetere nuovamente il percorso.
Ogni volta, il suo tocco si faceva leggermente più deciso, così da meglio saggiare la consistenza della pelle di Damiana. Non avvertendo alcun tipo di reazione, Paolo si spinse oltre, carezzando anche la zona interna della coscia, fin sotto il bordo del pantaloncino. Ad ogni passaggio risaliva di qualche millimetro, e ormai era ben oltre la mezza coscia.
Paolo sentiva il suo pene scoppiare nei calzoncini, a pochi centimetri dalla gamba di Damiana. La sua eccitazione, ormai, era alle stelle e ben evidente dal rossore sul suo volto e dal respiro sempre più breve ed affannato. Il calore percepibile nell’interno coscia della cugina era, per lui, un irresistibile invito a continuare, per bearsi delle grazie della dea addormentata al suo fianco.
Paolo sognava di raggiungere le mutandine di Damiana e, magari, continuare le sue carezze anche oltre quel piccolo lembo di stoffa, prendendo possesso del suo frutto proibito, mentre nella realtà continuava ad indugiare sull’interno di quelle cosce agili e morbide.
Perso nelle sue fantasie incestuose, venne riportato brutalmente alla realtà da un tonfo improvviso che rimbombò assordante nel salone nel quale si trovavano.
Proprio mentre Giovanni scattò quasi in piedi dal divano e Damiana sgranò gli occhi, Paolo, nell’unico barlume di lucidità avuto in quel caldo pomeriggio, scostò la sua mano dalla gamba della cugina prima che lei potesse rendersi conto di quell’audace contatto.
Pochi istanti dopo, la zia Elvira entrò nella stanza scusandosi per essersi fatta sfuggire dalle mani la pesante pentola metallica che stava asciugando. Paolo le rivolse un sorriso di circostanza, mascherando a fatica la delusione causata dall’aver dovuto interrompere quell’atto che tante emozioni gli stava regalando.
Solo allora, Damiana si rese conto della posizione scomposta nella quale si trovava e, imputando probabilmente il rossore e l’affanno del cugino al recente spavento subito, si alzò dal divano e sorridendogli si scusò per essersi messa così tanto comoda imprigionandolo sotto la sua gamba.
Paolo, ancora sconvolto dall’eccitazione provata e dal rischio di essere scoperto, non poté proferire verbo. Si limitò a un cenno d’assenso e si accorse di non riuscire a staccare gli occhi di dosso a Damiana mentre lei, ancheggiando, si dirigeva verso la porta del piccolo bagno alla loro destra.

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