DOLCETTI – Vorrei sapere perché capitano tutte a me

Questa è la parte 5 di 5 della serie DOLCETTI

di: Cornelius Black

Era mattina inoltrata, sull’autobus ci si stava stretti e l’odore di sudore era fastidioso.

Io ero seduto, neanche farlo apposta una vecchietta aveva appena rifiutato il posto dicendomi che era ancora capace a stare in piedi da sola, quando a una fermata sale una donna, fasciata in una giacchetta ai fianchi arancione e una tuta overall corpo completo di maglina aderente azzurro tenue: un colpo al cuore.

Si piazza proprio di fianco al sedile dove sono seduto io, uno di quei sedili rialzati dal pavimento, così quasi quasi ci troviamo i visi alla stessa altezza.

Poco ci metto a notare che non indossa reggiseno sotto quella tuta tessuta a micro-righine: una maglina in poche parole.

Cerco di girarmi dall’altra parte, anzi lo faccio proprio, ma nel mentre l’autista prende una curva in discesa troppo velocemente e mi ritrovo in braccio lo schianto vicino a me.

-Ooops!- fa lei.

Io taccio, aspetto che si rimetta in piedi, ma no.

-Già che ci siamo, ti spiace se rimango qui? Mi trovo più comoda.-

Il mio cervello superiore va in pappa e quello inferiore comincia a funzionare.
-Se vuoi mi sistemo meglio- dice.

Ma non aspetta il mio consenso e si piazza dritta sulle mie gambe lasciando la mia erezione tra le sue natiche.

Fa piccoli movimenti impercettibili. Lo sta facendo a bella posta, ogni tanto si gira e mi sorride con quei denti fulgidi e il viso stupendamente ornato da occhi verdi e capelli biondi alle spalle.

Sorride e lascia che il movimento del mezzo la culli, sapendo che il suo fare piccolissimi, ma costanti, movimenti mi sta stimolando.

Si gira nuovamente e passa la lingua sulle labbra, in modo discreto, facendo in modo che sia solo io a vederla.

Il percorso tortuoso mi fa boccheggiare, ho il cazzo che esplode e sento quel culo supremo tormentarmi senza sosta, fino a che comincio a sentire l’onda.

L’autobus sta per fermarsi alla prima fermata in piano, dopo qualche chilometro di discesa con curve. La donna improvvisamente si alza.

-Devo scendere a questa. – mi dice sempre sorridendo.

Poi, probabilmente divertita dalla mia espressione di delusione si avvicina e mi sussurra con un fil di voce nell’orecchio…
-Buona sega!-

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