DOLCETTI – Vorrei sapere perché capitano tutte a me
- DOLCETTI – Gisella
- DOLCETTI – Vorrei sapere perché capitano tutte a me
- DOLCETTI – Mattina in mostra
di: Cornelius Black
Era mattina inoltrata, sull’autobus ci si stava stretti e l’odore di sudore era fastidioso.
Io ero seduto, neanche farlo apposta una vecchietta aveva appena rifiutato il posto dicendomi che era ancora capace a stare in piedi da sola, quando a una fermata sale una donna, fasciata in una giacchetta ai fianchi arancione e una tuta overall corpo completo di maglina aderente azzurro tenue: un colpo al cuore.
Si piazza proprio di fianco al sedile dove sono seduto io, uno di quei sedili rialzati dal pavimento, così quasi quasi ci troviamo i visi alla stessa altezza.
Poco ci metto a notare che non indossa reggiseno sotto quella tuta tessuta a micro-righine: una maglina in poche parole.
Cerco di girarmi dall’altra parte, anzi lo faccio proprio, ma nel mentre l’autista prende una curva in discesa troppo velocemente e mi ritrovo in braccio lo schianto vicino a me.
-Ooops!- fa lei.
Io taccio, aspetto che si rimetta in piedi, ma no.
-Già che ci siamo, ti spiace se rimango qui? Mi trovo più comoda.-
Il mio cervello superiore va in pappa e quello inferiore comincia a funzionare.
-Se vuoi mi sistemo meglio- dice.
Ma non aspetta il mio consenso e si piazza dritta sulle mie gambe lasciando la mia erezione tra le sue natiche.
Fa piccoli movimenti impercettibili. Lo sta facendo a bella posta, ogni tanto si gira e mi sorride con quei denti fulgidi e il viso stupendamente ornato da occhi verdi e capelli biondi alle spalle.
Sorride e lascia che il movimento del mezzo la culli, sapendo che il suo fare piccolissimi, ma costanti, movimenti mi sta stimolando.
Si gira nuovamente e passa la lingua sulle labbra, in modo discreto, facendo in modo che sia solo io a vederla.
Il percorso tortuoso mi fa boccheggiare, ho il cazzo che esplode e sento quel culo supremo tormentarmi senza sosta, fino a che comincio a sentire l’onda.
L’autobus sta per fermarsi alla prima fermata in piano, dopo qualche chilometro di discesa con curve. La donna improvvisamente si alza.
-Devo scendere a questa. – mi dice sempre sorridendo.
Poi, probabilmente divertita dalla mia espressione di delusione si avvicina e mi sussurra con un fil di voce nell’orecchio…
-Buona sega!-