DOLCETTI – Screzi condominiali

Questa è la parte 4 di 5 della serie DOLCETTI

di Cornelius Black

Bionda, elegante, tailleur grigio da donna manager, scarpe con tacco, ma non troppo alto esce dalla porta rossa entrando nel seminterrato e garage. Truccata, di classe.

«Brutta stronza maledetta, te e il tuo gatto!»

Il tatuato è seduto su un cubo di cemento armato con grate per l’aerazione. Indossa jeans, giubbotto di pelle e stivali neri da motociclista. La bionda s’avvicina con passi decisi, puntando lo sguardo dritto su di lui.

«Bastardo. La devi finire di bagnare le piante e colare sul mio terrazzo!»

Sono faccia a faccia. L’uomo la prende per i capelli e la gira faccia al muro.

«Io faccio il cazzo che voglio a casa mia!»

Le solleva la gonna. Afferra le mutande di pizzo e le strappa.

«Domani faccio un cazzo di esposto all’amministratore. Brutto coglione!» continua a sbraitare la bionda, mentre apre le cosce, non costretta.

Il tatuato tira i capelli indietro verso di sé, lei urla, fa malissimo quando ti tirano i capelli, inarca il collo, cerca di guardare alle proprie spalle, gira i grandi occhi verdi. Lui la prende da dietro.

«Tu sei la troia del gatto. Quella che ha sempre da ridire qualcosa, quella zoccola che avvisa l’amministratore ogni mosca che vola.»

«E tu sei il bastardo che piscia dal terrazzo di notte, rompi i coglioni con la musica e cammini con quei cazzo di stivali in casa.»

«Ti credi di poter fare il cazzo che vuoi solo perché sei bionda e fica? Il tuo gatto piscia sul mio di terrazzo. Puzza tutto di piscio.»

La bionda ansima, il suo sguardo è stravolto, mentre il tatuato la scopa da dietro tirando forte i capelli e schiacciandole la faccia contro il muro di cemento. Colpi più forti dal bacino del tatuato, mugolii di piacere dalla bocca della bionda.

«Sei una stronza patentata. Devi sempre farti i cazzi degli altri.»

«Infame cazzaro, non sei un cazzo di nessuno. Oh…mmio…ddio.»

Il tatuato emette un grugnito, la bionda geme, quasi guaisce. Tutto finisce.

«Ciao ricca troia altezzosa.»

«Ciao pezzente plebeo. Mi stai proprio sui coglioni, peccato che mi piaccia così tanto il tuo cazzo.»

Il tatuato ride di gusto.

«Alla prossima discussione.»

«A venerdì.»

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