Fantàsia #5 – Il dono

Questa è la parte 6 di 10 della serie Fantásia

di Blubear

Una vita con la solita routine può avere svolte inaspettate…

Capitolo 5 – Il dono

Faber est suae quisque fortunae.

Elannah si voltò molto lentamente portando al di sotto del seno la mano
che un attimo prima era tra le cosce di Inya, come a volerla proteggere;
il palmo rivolto in alto e chiuso a coppa conteneva ancora parte degli
umori raccolti durante quel massaggio intimo. Avanzò  verso di me
preceduta di un passo da due delle ancelle; si fermò a poca distanza dal
mio viso con le ancelle dietro le mie spalle, fece loro un cenno di
assenso con la testa.
-Ma che… AHI!!! Perché?- fu l’unica cosa che riuscii a dire poco prima
ritrovarmi, non so come, bloccato da loro in posizione inginocchiata con
il naso a sfiorare il  perfetto boschetto di Elannah: emanava un
profumo di puro sesso animale, era inebriante; avevo la tentazione di
affondare la lingua per assaporarne il gusto ma ne ero tenuto a debita
distanza. Abbassò lo sguardo e ordinò: -Guardami!-

Sollevai il viso, ebbi un brivido lungo la schiena quando incrociai i suoi occhi color smeraldo: una tigre che punta la preda.
Sorridendo in modo enigmatico intinse l’indice della mano libera nel
palmo di quella che teneva sotto al seno, come fosse un pennino nel
calamaio.
-Alla Prima Porta ti è stato donato l’Algiz, e lo hai accettato.-
sussurrò e con l’unghia del bagnata di umori mi tracciò una specie di B
spigolosa al di sopra del sopracciglio destro, quindi una freccia con la
punta rivolta verso l’alto sopra quello sinistro e infine terminò con
una X al centro della fronte.
-Sappi che ciò che hai chiesto ha un prezzo.- proseguì con un tono decisamente più inquietante.
-Ma io…- la protesta mi si ricacciò in gola sentendo il suo indice
scendere dal centro della fronte, lungo il naso per fermarsi a premere
le labbra.
-Oh, si che lo hai fatto!- disse con voce profonda, sensualmente severa e facendo cenno alle ancelle di rialzarmi.
Adesso ero in piedi, confuso più che mai, mentre Elannah abbassava la
mano intrisa dei residui umori di Inya ad afferrare ciò che in quel
momento pareva non essere nel pieno delle sue funzionalità; iniziò un
lento avanti indietro di una estenuante sega che lo fece propendere
verso una forma più consona a quella strana situazione. Non capivo il
senso di quella cerimonia, seppure sembrasse ne fossi la causa e neppure
cosa mi univa a quegli strani personaggi; però qualcosa doveva pur
esserci perché con il proseguire di quella sega e il montare del mio
piacere guardai alle spalle di Elannah: la giovane Inya, senza essere
sfiorata da alcuno, si contorceva come se stessero stimolando a lei le
parti intime; l’espressione del viso e gli occhi socchiusi mi fecero
immaginare una invisibile presenza intenta a procurare piacere. Il
desiderio di essere io quella entità combinato al trattamento che stavo
subendo in quel momento ebbero effetto: il cazzo eruttó nella mano che Elannah aveva posto davanti a
raccogliere il prodotto del mio orgasmo, proprio come aveva fatto poco
prima con l’adepta. Il rito avvenne in senso inverso, Inya si mise in
ginocchio mentre Elannah le si avvicinava, anche a lei segnò la fronte
come aveva fatto con me ma stavolta usando il mio di ‘inchiostro’.
Terminato il rito Elannah la fece rialzare porgendole entrambe le mani,
si inginocchió alle sue spalle e iniziò a spogliarla completamente: le
tolse una scarpa, quindi l’altra, fece scendere le calze accarezzandole
la pelle, si rialzó per togliere la veletta e infine le slacciò la
fascia al collo mentre lentamente le sussurrava qualcosa all’orecchio ma
non percepii cosa diceva: il brusio dei reattori copriva le parole,
cercai di interpretare il labiale e pareva dicesse: “Adesso sei libera,
segui entrambi con giudizio”.
Ynia, in punta di piedi come non avesse tolto le scarpe, mi osservava:
senza la veletta due smeraldi mi scandagliano tanto a fondo da mettermi a
disagio; l’istinto di coprire con le mani il pube era forte, una
sensazione che immagino possa essere la stessa che prova una donna
osservata insistentemente da un maschio.
Avanzò lentamente verso di me con l’incedere da passerella e si fermò
quando i capezzoli mi sfiorarono il petto. Guardò indietro, verso il
gruppo che aveva lasciato: sembrava volesse una conferma. Elannah le
fece un cenno di assenso e mi sembrò che ne fosse rincuorata perché
sospirò tornando a rivolgersi a me è mi abbracciò appoggiando la testa
sulla spalla.
Elannah e le altre si ritirarono, scomparendo alla nostra vista: ora eravamo relativamente soli.
Il respiro di Inya mi solleticava il collo, mi piaceva. Iniziò a muovere
la testa come un gatto che cerca carezze, chiusi gli occhi per
assaporare quel momento…

Il tocco divenne più deciso, mi scuoteva la spalla e il sussurro della
sua voce si fece sempre più chiaro: -…eur, …sieur, monsieur!
Aprii gli occhi un po’ rintronato, il viso della hostess che mi guardava.
-Monsieur, nous faisons notre descente finale, vous soulevez le dossier
du siège et attachez votre ceinture de sécurité, s’il vous plaît.
“E che cazzo, proprio adesso!”, dovevo essermi addormentato di botto,
non ricordavo nemmeno il momento dell’imbarco. Va beh, prepariamoci…

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